Racconti
Lo
spirito di Mandello
di Paolo Miolo
“Si va bene,
partiamo alle 8 domattina, mi faccio trovare pronta non ti preoccupare. Si lo so
l’Irlanda è lontana e il traghetto non ci aspetta”
Sono
le 3 del
pomeriggio, partiti da mezz’ora e il Le Mans va a uno.
Adesso
siamo
all’Autogrill: tutto il bagaglio sparso in giro, la pelle della tuta tutt’uno
con le palle. Ci saranno 40 gradi, ho voglia di bestemmiare, Roberta rompe e
insinua qualcosa sulle Guzzi (a lei sono sempre piaciute le BMW) capisce che è meglio
squagliarsi e coglie il latrato che le suggerisce di andare a cercarsi aria condizionata
e Fattoria e di farsi
vedere solo quando sentirà il 2 in 1. Si perché lo sentirà a costo di
scardinare tutti i cofani delle auto per trovare ciò che mi serve.
C’è una
rabbia sorda, qualcosa di davvero cattivo che sta montando. Devo stare
da solo. Al massimo
accetto la compagnia di un sigaro. Accendo e i primi puff mi fanno bene.
Dopo
il pieno si
avvicinano 4 enduromontati del tipo “quest’anno mi faccio le vacanze in
moto” si vede da come avevano piazzato il bagaglio e, con sorridente
gentilezza, uno di loro chiede:
“Ehi
serve
aiuto?“
“No, grazie è tutto
a posto” rispondo, per
la
verità forse in modo un po’ troppo asciutto.
Ecco
adesso lo dice, lo
so che lo dice, non farlo tipo, non oggi, oggi non è aria. Oggi non voglio
motociclistica solidarietà, non voglio commenti, per piacere non dirlo. Taci
se
puoi.
“Certo
che le Guzzi
ne hanno sempre una.”
L’ha
detto.
Parte il primo morso al
sigaro che prende anche il labbro
inferiore.
Hai sentito che lo ha
detto? lo sapevi che lo diceva, adesso
cosa gli facciamo? Lo sodomizziamo davanti ai suoi amici? Gli buttiamo in faccia
il serbatoio aperto e appena smontato e gli spegniamo in mezzo alla fronte il
Davidoff mezzo fumato e mezzo masticato?
Troppo semplice,
decidiamo di ignorarlo. Abbiamo un problema da risolvere.
Cavalletto,
scende dalla
moto, si avvicina, si accende una sigaretta.
Attento
amico, il
serbatoio è sempre aperto e smontato e, se sei tu a fumare, non sarebbe nemmeno
omicidio colposo. Sarebbe solo un incidente. Grave, ma solo un incidente.
“Hai
visto perde
olio da dietro.”
E’ sempre più
difficile ignorarti, io non ti conosco, non voglio parlare con te, io e il mio
Le Mans vogliamo solo risolvere il nostro problema e ripartire. Abbiamo bisogno
di calma, non è il mio lavoro, devo ragionare e fumare, fumare e masticare.
Maledizione a me non resisto e rispondo.
“Non è nulla è un piccolo
trafilaggio dal paraolio
della coppia conica”
Cretino!
Te le vai a cercare, prima i bagagli sparsi nel parcheggio, chiaro indizio
che qualcosa non
va, adesso gli hai anche risposto. Lo sai che non aspettava altro. Adesso
chiamerà gli amici, fino a quel momento defilati, per dare inizio al
teatrino...
“ Eh sì! Tutte le Guzzi perdono olio, a un mio amico
che ne aveva una gli è successo che…”
Io lo strangolo con il
ricambio della frizione, Dio del cielo chiama a raccolta tutti i Santi e Beati
del Paradiso mettetemi una mano
sulla testa e l’altra sul cacciavite, fate in modo che risolva questo problema
e possa ripartire. Date a questo essere la possibilità di salvarsi, ditegli che
se ne deve andare. Mandategli un segno.
Ma
il nostro problema
rimane lì.
Allora
mumble mumble…
ricapitoliamo la benza arriva, la corrente no. O meglio alla candela destra non
arriva. A sinistra tutto bene. Abbiamo fatto un passo avanti. Inizio a vedere un
po’ di luce. La speranza di venirne fuori si sta facendo strada.
“Dove state andando?”
“Irlanda. Abbiamo il traghetto domattina presto”
“E come fate? Avete un sacco di strada da fare, se la
moto non va non farete mai in tempo”
Lo
odio e lo guardo per
la prima volta. E’ giovane, lo
guardo con attenzione e ci vedo una faccia da pirla niente male.
Due
strade: gli pianto il cacciavite nel cuore e contemporaneamente applico
una torsione
al polso in
modo da provocare una ferita definitiva o impartisco le prime lezioni di
Guzzismo.
Come
prima optiamo per
la soluzione più complicata.
“Le Guzzi hanno tanti difetti
ma con un po’ di
passione e pazienza ti portano ovunque. Questi motori parlano italiano. Quando
c’è qualcosa che non va è più facile capirsi.”
Intanto
monto la candela
di scorta sulla pipetta …
“Ma ti sei portato anche la candela di scorta?”
“Due.”
Avvicino
la candela al
coperchio delle valvole, mi raccomando a San Cristoforo e… accensione! Niente
scintilla. Groppo in gola e un sapore davvero cattivo in bocca. Fumo e mastico.
“Perché due?”
“Non si sa mai…”
Forse è il
cavo o la
pipetta. In effetti verso
l’interno è un po’ screpolato. Nuova accensione, ma non vedo scintille a
zonzo. Comunque sia srotolo la custodia dei ferri e dei ricambi, taglio a misura
il cavo di scorta e monto la pipetta nuova in silicone. Mi guarda incuriosito
mentre armeggio e scruta attentamente ferri e i ricambi.
“Hai davvero un’officina
al seguito…”
Inizio
a notare un
cambio di atteggiamento. E’ qualcosa di impercettibile forse è una punta di
rispetto. Oppure i miei giocattoli sono più belli dei suoi. O forse lui non li
ha. O non sapeva di desiderarli, almeno fino a oggi.
Carica,
carica, carico da undici subito. Senza aspettare un attimo. Caro vecchio
Le Mans questa mano è
nostra. E’ solo questione di tempo.
Ripenso
alle parole
dell’Ercole “portati bobina,
condensatore e puntine tanto prima o poi uno dei tre ti frega”. Bastardi è 10 anni che vi porto in giro dappertutto, ho cambiato tre Guzzi e voi sempre
dietro. Adesso è venuto il vostro momento. Facciamola fuori ‘sta storia.
Sfilo
la bobina dalla custodia in panno rosso con movimenti volutamente studiati
più o meno come se
fosse una Colt 45 cromata del 1911. Il tipo non capisce più niente, ora si
avvicina di più e non è solo curiosità. Lui giocattoli così non li ha mai
visti e non ci sa giocare. Però gli piacerebbe. Ormai è nostro.
“Che
cos’è?”
Chiede indicando la bobina.
“E’ per
la
corrente. Per cortesia passami il cacciavite.” E il cacciavite arriva immediatamente. E’ nostro schiavo.
Ma
il problema rimane, è solo cambiata l’aria intorno, c’è qualcosa di vivo che inizia a
sentirsi. Stavolta niente San Cristoforo, l’antico Spirito di Mandello è già qui
intorno e si sente.
Due
puff ben fatti creano una fumosa atmosfera, lo Spirito gradisce, non mastico
più.
Via la vecchia bobina
dentro la nuova.
Accensione,
il motorino di avviamento ingrana e gira. Avvicino la candela al coperchio
delle valvole. Il
tempo di scorgere tre-quattro scintille e io penso a quanto è grande la Guzzi.
Il
tipo non nota nulla.
Io non dico nulla. D’accordo con il Le Mans decidiamo per un’uscita di scena
alla grande.
Inizio
con studiata calma a rimontare i fianchetti, il serbatoio, le borse laterali.
Il tipo è
sempre lì. Ripongo i quattro
attrezzi usati nella custodia di panno rosso. La riavvolgo come si fa con il
tappeto di preghiera.
“Rimonti
tutto? Chiami il carro attrezzi?”
“E’ a
posto.”
“Come è a posto?”
“E’ a
posto.”
“Ma
non la provi
prima di caricare?”
“E’ a
posto”
Mi rimetto la giacca
della tuta, foulard, casco e guanti.
Il
tipo non accenna a
muoversi: è lì impalato che mi guarda. Se adesso se ne andasse ci rimarrei
male. Salgo in moto, apro i rubinetti e attendo immobile che le vaschette si
riempiano bene.
Giro la chiave, quadro,
accensione. Gas!
Non
so se è stato il
riverbero dei muri o delle superfici vetrate verso i quali era puntato lo
scarico, o perché era un’ora che la sentivo andare a uno, o forse solo la mia
immaginazione, ma di colpo è stato
come quando un temporale ti sorprende in montagna, ci sei giusto dentro, non
sopra o sotto ma dentro e non puoi farci nulla, è così e basta.
Roberta
arriva subito,
sale e si sistema. Tiro le prime marce un po’ di più del solito poi la quinta.
Centotrenta.
“Allora
tutto a
posto?”
“Si.
Tutto a
posto.”
“Com’erano
i
ragazzi che hai conosciuto?”
“Simpatici.”
Paolino
© Anima
Guzzista
|