169 km. Questo recita il parziale della mia
"BiCi Brevola" alle 18.30 di domenica 29/10. Una giornata passata a
scorrazzare per le colline e le prime montagne intorno a Torino...
La giornata inizia presto, alle 7.40 suona la sveglia. L'entusiasmo
è alle stelle, finalmente ho tutto il necessario: Moto,
assicurazione e foglio rosa... oggi il primo vero giro con la mia nuova
"belva", il cavallo d'acciaio che ho aspettato per anni...
Mi preparo con calma, mi vesto da vero biker consumato ( laugh.gif
¨ ) salgo in sella e, dopo aver fatto il pieno, raggiungo il
secondo componente della "compagnia dell'anello". Fabio è
l'unico "vero" motociclista del gruppo, biker da quando era un
ragazzino, ha avuto praticamente ogni tipo di moto. Arrivo a casa sua
in leggero anticipo e lo trovo ancora in pigiama, e candidamente mi
sorride e dice "stavo guardando in tv Pippi Calzelunge, due minuti e
sono pronto...".
Ci conosciamo da anni, dalle superiori, e comunque continua a stupirmi
simpaticamente ogni giorno che passa... E' il classico "bravo ragazzo",
se non lo hai mai visto guidare qualcosa a motore... allora si
trasforma in una specie di chimera metà Tazio Nuvolari e
metà Valentino Rossi... E' l'essenza del vero boy scout,
senza mai esserlo stato (credo). La sua parola è una roccia,
'amicizia un valore fondamentale...
Esce dal garage in sella al suo rumoroso bolide (Husqvarna SM610), una
motard estrema tappezzata di adesivi misti tra il metallaro e
l'appassionato di motocross. Ci aspetta una "tappa di trasferimento" di
una trentina di km, che ci porterà sotto la collina di
Superga, dove ci incontreremo con il terzo componente della banda.
Per fortuna la domenica mattina è abbastanza "spenta" in
città, e sulle strade non troviamo traffico. Come da
accordi, alle 9.45 siamo alla Dentera (per i non Torinesi, un trenino
che collega la città con la basilica di Superga), in attesa
di Federico.
Federico...un minimo di presentazione. Ci siamo conosciuti in ufficio,
circa 4/5 anni fa (forse di +), e c'è stata intesa fin da
subito... lui è l'estensione esterna della mia parte
creativa... E' un vero giramondo, nel senso che, per divertimento o
avvetura o piacere personale, ogni tanto sceglie una nazione a caso
sulla faccia del pianeta e ci si TRASFERISCE fino a che non si stufa.
Poi rientra in Italia, medita per qualche tempo, e poi via di nuovo...
Vorrei avere anche solo un quinto del suo fegato (anche xkè
quel quinto sarebbe comunque distrutto dalla birra).
Il giovanotto (abbiamo la stessa età, ma mi piace pensare
che il mio essere vecchio dentro abbia anche un effetto all'anagrafe)
ha una caratteristica distintiva... come sceglie il paese per il
prossimo viaggio, sceglie di giorno in giorno su quale fuso orario
fasarsi... e normalmente non è mai GMT+1, il nostro...
Alle 10.15 vediamo un puntino giallo all'orizzonte che viene nella
nostra direzione (telefono ovviamente spento o non raggiungibile) e che
ci saluta allegramente. La sua cavalcatura è un Gilera
Runner 200... insomma, il gruppo PIU' ETEROGENEO POSSIBILE!!! (tutte
italiane però!!!)
Facciamo colazione e il barman ci stupisce con effetti speciali di
notevole effetto, che ci sentiamo in dovere di documentare
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poi foto di rito prima di partire
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e via destinazione Superga.
La strada che porta alla basilica, fino a domenica, l'avevo sempre
percorsa in auto, e siccome c'è sempre il nonnino in
pellegrinaggio che ti guida una "127 rustica" a 30km/h davanti, il
tragitto arriva a durare anche una ventina di minuti... ecco, imparo
immediatamente che la moto ha un altro metro di misura del rapporto
spazio/tempo. In 5 minuti siamo alla basilica. Che facciamo? Due foto e
via? ok...
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"Allora? Direzione Colle della Maddalena? Dai dai, che c'è
la strada panoramica, se mi ricordo bene, che è una
meraviglia..."
Imbocciamo la panoramica che collega la basilica di Superga al Colle
della Maddalena, senza prestare attenzione ad un cartello di "divieto
di accesso ai motocicli" di circa 50cm di diametro... ci accorgiamo
dello sbaglio quando, ormai a metà strada, ci rendiamo conto
che i frequentatori di quella strada sono principalmete ciclisti e
corridori, che giustamente, ci guardano come un orso potrebbe guardarti
mentre gli rubi il miele... e vabbè, ormai siamo in ballo...
arriviamo fino alla fine...
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Arriviamo a destinazione... di nuovo in un tempo ridottissimo. Quello
che io avevo pensato come un bel giro di una mattinata, si stava
rivelando un giro di pochi minuti... TERRORE!!! TUTTA STA STRADA PER
NIENTE?!?!?!
NO, OGGI DOBBIAMO INDOLENZIRCI LE CHIAPPE, SENNO' CHE SIAMO VENUTI A
FARE?
Avanti, due foto e poi si torna verso le montagne...
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(Fabio, io (Giuseppe/Patato), Federico)
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Purtroppo, come già la mattina, ritornare verso la valle di
Susa richiede il noiosissimo passaggio dalla tangenziale di Torino, ma
non ci abbattiamo e, alla folle velocità di 110/120 km/h
percorriamo i 30 km che ci portano ad Avigliana.
Ora si può iniziare il vero giro piacevole.
Fino a quì, la maggior parte della mia attenzione era stata
catturata dal pedale del cambio e dalla frizione, misto al dover
frenare con una mano ed un piede, IL TUTTO CERCANDO DI RISPETTARE IL
CODICE DELLA STRADA (frecce, precedenze, semafori...). E' davvero dura
essere un neofita...
Ma le cose cominciamo a cambiare... il piede adesso trova da solo le
marce in accordo con la mano sinistra, la destra dosa in gas con
dovizia...
però, non è poi così difficile, magari
posso guardare anche il posto oltre che la strada...
E quì inizia un nuovo mondo. Gli occhi si schiudono ad una
dimensione mai vista o provata prima. Tutti i sensi rispondono
all'appello festosi. Quella strada percorsa decine di volte diventa ad
un tratto nuova, ricca di profumi e di colori, di sensazioni forti e
sottili mescolate in un cocktail di strada, uomo e moto.
Ed è quì che veramente mi rendo conto, che
realizzo che quello che era stato un sogno fino ad ora, adesso
è una realtà...
I tornanti si susseguono mentre saliamo lungo il monte Pirchiriano,
passando in mezzo al bosco dai quali alberi cadono centinaia, migliaia
di foglie... il passare delle ruote sull'asfalto le solleva in vortici,
e il forte odore di sottobosco si infila nel casco. Quando arriviamo in
cima sono in silenzio...
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Non mi basta... NE VOGLIO ANCORA... Proseguiamo fino al culmine della
strada, sul colle Braida e poi giù fino a Giaveno. La (mia)
mogliettina ci aspetta con la pappa pronta intorno alle 13.30.
Arriviamo a casa, siamo tutti e tre elettrici (anche Fabio che, nella
mia testa, avrebbe dovuto essere più refrattario, data
l'esperienza di anni in sella). Mangiamo raccontando il giro a Simona,
che ci guarda come la mamma che sente il resoconto della partita di
pallone del figlio 15enne. Sono davvero contento, quella
felicità incontrollata e scalpitante che non provavo dalle
prime tagliate (marinare la scuola/bigiare/fare sega) a scuola per
andare a giocare con gli amici.
Il pomeriggio ci porterà ancora a Forno di Coazze
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ma io termino quì il mio racconto, una storia semplice ma
vera, una realtà fatta di amicizia costruita in tanti anni,
tra alti e bassi, tra risate e birre, che oggi si arricchisce di nuove
emozioni, legate ad un mezzo che mi sta dando grande gioia. Emozioni
condivise con qualcuno che le apprezza e che ha il potere di
arricchirle, nei miei ricordi e nel mio cuore, di tanti dettagli
speciali.
Grazie Fabio, grazie Federico.
Ciao a tutti.