Una volta un amico mi disse che si inizia ad
invecchiare quando si incomincia a ricordare con nostalgia il passato.
Ora dopo questa mia esperienza che mi sto accingendo a raccontare credo
invece che il passato, se ricordato con gioia e piacere, ci aiuti a
vivere meglio il presente e ci dia la spinta per affrontare il futuro.
Inizio queste mie righe con il ringraziare prima di tutto la Moto Guzzi
, senza la quale non ci sarebbe stata nemmeno la partenza di questa
lunga storia e in secondo luogo Anima Guzzista che mi ha dato quel
carburante per continuare il viaggio, o meglio riprenderlo dopo un
lungo periodo di appisolamento.
Ieri ho partecipato ad un incontro tra guzzisti dopo circa 7 anni di
quasi inattività motociclistica ed ho rivissuto momenti
dimenticati, immagini che si erano affievolite nella memoria e che sono
tornate a galla grazie ad alcuni di voi.
Tutto comincia agli inizi degli anni 80, io ero un ragazzino un po'
rompi, ma appassionato di moto come pochi, eravamo in due in quella
strada , io ed un certo Davide, ed entrambi non vedevamo che moto, solo
moto. Passavamo molto tempo insieme, come si dice dalle nostre parti,
abbiamo fatto i bambini insieme ed insieme abbiamo coltivato la nostra
passione per “e mutor”.
A me in particolare piacevano le Moto Guzzi, non so dire il
perchè, ma il rombo che usciva da quegli scarichi, il colore
rosso, le persone che giravano attorno a quella officina mi facevano
fantasticare, immaginare motociclette in gara oppure lunghi viaggi alla
scoperta di luoghi lontani, solo io e la mia Guzzi, io e la mia anima.
Allora la Moto Guzzi aveva ancora un largo seguito senza contare che
tutte le forze dell’ordine erano dotate di Guzzi, in officina
trovavi sempre qualche poliziotto municipale, noi li chiamavamo
“i Falconi” (anche se ormai avevano abbandonato
quella moto) con il quale scambiare quattro chiacchiere oppure un
carabiniere con il quale soddisfare le nostre curiosità a
volte impertinenti. C’era un gran giro attorno a quella
officina un via vai di moto, rombi che si allontanavano e rombi che si
avvicinavano in un susseguirsi di atterraggi e decolli, come solo delle
vere aquile possono e sanno fare.
Rompevo il concessionario quotidianamente, tutti i giorni ero da lui,
tutti i giorni guardavo e riguardavo le moto, le conoscevo a memoria,
il California 2, il Le Mans 1000, il V75, il Lario, l'Imola, le custom,
di loro ormai conoscevo ogni particolare ogni pregio ed anche ogni
difetto, parlando con il meccanico mi spiegava cosa non andava, cosa si
doveva fare per risolvere i problemi, ed anche se io sono stato sempre
imbranato nella meccanica lo ascoltavo e fantasticavo come solo a 14
anni si fa.
Poi grazie ad un amico di famiglia sia io che Davide iniziammo a fare
qualche giro in pista sugli 80 cc, cavolo per noi era il massimo ci
sentivamo dei campioni arrivati, a scuola facevamo gli sboroni con le
ragazze, perchè noi correvamo in pista con le moto, le
invitavamo a venire a vederci e come capita di solito a qualunque
maschio osservato da una femmina , andavamo ancora più
forte, rischiavamo ancora di più e volavamo su quelle gomme
strette strette iniziando ad imparare sin da giovani le dure leggi
dello sport, e della vita, la vittoria e la sconfitta.
Piano piano quelle gomme si sono allargata e qualche soddisfazione me
la sono tolta, sicuramente molte di meno di quante non se ne sia tolte
Davide, ma abbastanza per ricordare quegli anni (fino ai primi 90) come
favolosi.
Voglio però parlare della Moto Guzzi, della moto come
passione, del lato ludico della motocicletta e non di quello pistaiolo
(che è ludico pure, ma sotto altre vesti).
Nel 86 mi presi la patente e mi comprai la prima moto, finalmente
Vittorio (il conce) vedeva coronati tutti quegli anni di
disponibilità, quelle tonnellate di depliants regalati e
quelle interminabili, per lui, ore che passavo nell'officina.
Proprio per staccare nettamente con la pista e per convincere mio
padre, mi presi una custom, una Floriduccia 350, ricordo ancora la
lotta con mio padre che non voleva assolutamente che oltre alla pista
andassi in moto anche per strada, arrivò a promettermi una
Lancia Beta Zagato (ce n'era una in vendita sotto all'ufficio dove
lavorava) rossa e cabrio; io però ero inflessibile ed in
fondo i soldi li avevo guadagnati io (il bello della riviera era che in
una stagione da aiuto bagnino ti compravi una moto) ed io dovevo
decidere come spenderli.
Quindi Florida 350 comprata come tutte le mie moto in pieno inverno.
L'anno dopo primi viaggi, prima sperimentai un raduno a La Spezia per
farmi le ossa e capire un po’ meglio le dinamiche dei
viaggetti su due ruote, poi mi misi in testa di valicare le Alpi, il
mio primo vero viaggio iniziò lungo la statale del Brennero,
quindi arrivai ad Innsbruck, poi Garmish e dopo lungo la Romantische
Strasse arrivai al lago di Costanza ritornando per la Svizzera via
Lucerna, fu in quel viaggio che iniziai ad imparare cosa vuole dire
essere motociclista, a salutare chi si incrocia, a valutare la moto non
solo per quanto va, ma anche per dove va.
Partivo sempre solo, tanto sapevo che lungo la strada avrei sempre
trovato qualche altro motociclista che per un pezzo di viaggio mi
avrebbe fatto compagnia, e così i viaggi si moltiplicavano;
anche in autunno sentivo il bisogno di partire, stavo a casa da scuola
una settimana e me ne andavo in Yugoslavia (allora c'era ancora),
oppure in Francia o in Italia stessa a zonzo per il bel paese, idem in
primavera e via così.
Gli anni passavano ed appena fu possibile cambiare moto, cambiai solo
cilindrata, prendendomi un Florida 650, ma non cambiarono le mie
abitudini si partiva sempre io e lei, anche quando la morosa c'era (e
non era purtroppo una costante) me ne partivo solo, magari anche per 4
o 5 giorni, ma solo.
Con una cilindrata più corposa iniziai ad osare un po' di
più, ed allora Francia, Spagna, Austria, Germania
diventarono mete molto più accessibili, è
impossibile raccontare tutti gli episodi vissuti, ma alcuni sono
talmente vivi nella mia mente da sembrare accaduti ieri, come quello di
un trasportatore tedesco che fermandosi e vedendomi senza benzina,
chiamò al cb un suo collega che venne con rimorchio cisterna
e mi riempì il serbatoio o come i due gendarme francesi che
mi inseguirono sulla statale tra Besancon e Dijon, andavo talmente
forte che non me ne accorsi e mi presero solo quando , a detta loro
dopo venti minuti, mi fermai a fare rifornimento, erano tanto stanchi
che dopo avermi chiesto i documenti mi dissero che il mio nome non era
Andrea, ma che avrei dovuto chiamarmi gasgas e ridendo mi lasciarono
andare; sono decine gli episodi occorsi, alcuni dei quali non
raccontabili in un sito pubblico frequentato anche da bambini, e tutti
hanno lo stesso comune denominatore il piacere di vivere ed il piacere
di andare in moto.
I viaggi mi appassionavano sempre di più, ero quasi drogato
dai viaggi e dalle moto, quindi decisi che era momento di cambiare
anche il tipo di moto e presi la SPIII (moto che ancora possiedo), con
quella bestiolina coronai i miei sogni, Olanda, Danimarca, Svezia,
Portogallo, Grecia, per ogni viaggio serbo dei ricordi, in ogni
occasione ho trovato degli amici; solo Capo Nord non riuscii mai ad
agguantare, forse più per pigrizia che per reale
impossibilità, ma tant’è ci si deve
accontentare ed il gusto di viaggiare era sempre come la prima volta,
ogni partenza aveva il brivido della novità.
Che bello fermarsi in una osteria e fare amicizia con delle persone che
come te condividono una passione, la moto; che bello parlare per ore
con degli sconosciuti come se facessero parte della tua vita da decine
di anni, aiutare ed essere aiutati, soccorrere ed essere soccorsi per
il solo motivo di essere motociclisti, di vivere sulla e per la strada
emozioni che non si possono raccontare ne si possono capire senza
averle mai vissute; in più la Moto Guzzi ti da quello che
altre marche non ti danno, ti da uno spirito di appartenenza
incredibile, i guzzisti amano la loro moto ed amano il loro motore,
amando ognuno la stessa cosa è come se un po’ ci
amassimo tra di noi, ci stimiamo senza conoscerci in virtù
di scelte condivise.
Gli anni avanzavano e come si usa dire si doveva mettere la testa a
posto, pensare alla famiglia, sposarsi e vivere più
tranquillamente, ed è questo che anche io feci, la moto
(sempre la SPIII) fu un po' dimenticata , mai abbandonata, ma lasciata
in disparte sì, sempre curata, come quando si serba una cosa
per un evento, un qualcosa che non si sa quando accadrà ma
di cui si è certi che, prima o poi, ci sarà.
Ieri grazie ad un incontro organizzato dalle anime guzziste siciliane,
a cui ho partecipato, il primo dopo tanti anni, ho rivissuto emozioni
sopite, piaceri che avevo dimenticato, gioie che solo l'essere
motociclisti (specie se guzzisti) può fare provare,
quell’evento tanto atteso sulla cui esistenza ero certo
è finalmente arrivato.
Ho ritrovato la moto, ho ritrovato i motociclisti, ho ritrovato il
piacere di condividere una passione, ognuno di loro ha dei ricordi
più o meno indietro nel tempo, ognuno di loro ha delle
esperienze ed ognuno di loro ha voglia di condividerle, ci siamo
ritrovati da ogni angolo della Sicilia (alcuni hanno fatto
più di 500 chilometri) per partecipare a questo incontro e
con ognuno di loro, ma veramente con ognuno, era come se ci si
conoscesse da una vita, come se ci si ritrovasse dopo un tempo
trascorso in lontananza.
Gli aneddoti si sono sprecati e la cosa strana, ma poi non
così tanto, è che ad ognuno di noi sono spesso
capitate le stesse cose, spesso abbiamo vissuto le medesime esperienze
a testimoniare che la vita di un motociclista passa per ben determinati
passaggi, è connotata da strade assai simili seppure
provenienti da angoli opposti
Ad una prima lettura il mio entusiasmo potrà esservi
sembrato esagerato, ma è la verità, ho ripercorso
con la mente tanti anni passati, sono riaffiorati decine di ricordi, ed
il fatto di avere utilizzato ancora quella moto, la SPIII , mi ha
veramente riportato indietro negli anni, certo il raffronto
è impietoso, i pochi capelli rimasti ed i 20 chili in
più sono tutti lì a testimoniare che il tempo
è passato, ma in alcuni momenti della giornata mi sono
sentito tornare un ragazzino, un ragazzino pronto a scrivere dei suoi
primi 40 anni e dei suoi oltre 250.000 chilometri vissuti sulle Moto
Guzzi.
Grazie a tutti.