Tornato da militare, avevo ormai il demone della Guzzi ben radicato
dentro: dopo le prime esperienze con la Sport 15 sidecar dello zio (a 12
anni) avevo guidato il Superalce, mitico "enduro" che
arrampicava dappertutto...
No volevo cagafumo leggeri e isterici, DOVEVO avere un
monocilindrico: orizzontale, e di 500cc!
Seppi da amici che a Chivasso c’era uno dei tanti che pescavano
alle aste militari e aveva rimediato diverse moto tra cui una decina di
Falconi, e corsi ad accaparrarmela.
Fui fortunato - cosi’ credevo - perche’ mi capito’ uno Sport,
ex-Polstrada con tanto di parabrezza e porta-moschetto, appena radiato
dal servizio. Diedi fondo ai risparmi di anni (allora 800mila lire erano
ca 8/10 milioni di oggi) e saltai in sella col batticuore per l’emozione.
Fu feeling immediato, ma feci in tempo a goderla pochi mesi prima di
rendermi definitivamente conto che, a meno di un radicale restauro, il
mezzo era troppo sfiancato e usurato per sopravvivere al traffico di
Milano.
Non il poderoso motore, ma le minutaglie quotidiane: leva frizione,
rinvio del cambio, pedale freno erano triboli continui pulire, cambiare,
registrare, oliare...
Vendutolo, presi il NuovoFalcone, nuovo, fondo di magazzino dal
Conce, avanzato da un lotto dei Vigili Urbani.
Era bianco, con le borse in lamiera originali. Aveva paragambe,
paracilindro, scatola del carburatore tutti in lamiera: non prendevi uno
schizzo, pulito come uno sccoter. Le selle erano separate, la posteriore
fissata al porta-pacchi (porta radio nell’originale) che poteva
sopportare ben oltre un quintale, ci trainai un’auto in salita dal
garage sotterraneo di un amico. Anche cavalletti e pedane erano di
pesante acciaio, forgiato e non stampato o di tubo cavo...
Era una moto evidentemente fatta per giovani reclute inesperte, da
prendere a calci, sbagliare tutto e cadere allegramente che’ mica si
rompeva nulla... Il Civile non mi piaceva, con quell’aria da
"Stornello" cresciutello, il serbatoio affusolato e basso
raccordato alla sella, pareva un ragazzino d’una volta con gli abiti
troppo stretti e le maniche corte... e poi il filtro aria appiccicato al
tromboncino e quegli scarichi finti snelli e il contagiri da moto
finto-sportiva... Anche se aveva l’avviamento elettrico, che io NON
VOLLI mai, anche quando divenne accessorio d’uso comune. Per i profani
o Guzzisti "a V", ricordo che la messa in moto, rigorosamente
a pedale, era un momento esaltante (ma da NON ripetersi spesso, o in
mezzo al traffico...): issato sul cavalletto centrale, tanto largo e
solido da poterci ballare in piedi sulle selle in due come successomi a
Carnevale; arrampicato sul lato sinistro, piede sinistro sulla pedana,
destro sulla pedivella, ricerca del P.M. superiore, alzavalvola un
accenno di gas e poi... GIU’ con tutto il peso, mollare l’alzavalvola
e scendere con un salto per evitare eventuali "calci" che
mandavano all’ospedale tanti motopesantisti...
Se la manovra era precisa, oltre allo sguardo di ammirazione delle
fanciulle che si radunavano (eh si, facevi colpo allora, altro che
Fantic Caballero...) ti gustavi per premio un minimo dalla sonorita’
suadente, che regolato bene a 600 giri faceva uno scoppio ogni quinto di
secondo (avendo un giro "utile" su due, fanno 600/2=300/60
secondi al minuto...), perfettamente udibile come una nota di ¼ di un
"andante".
Pareva un gatto che fa le fusa, e non mancava un colpo, anche se
decidevi di accompagnare a piedi la bella che aveva paura di salirci...
in prima a 4 km. ora, senza bisogno di sfrizionare e docile nei suoi 215
kg.!!!
E poi. la ripresa, molto piu’ decisa dell’accelerazione da fermo,
il tiro dei 25 hp che sembrano pochi ma con tanti chilogrammetri
dietro... il ronfare da locomotiva a vapore, il clac-clac del cambio
nello scalare, bilanciere prima indietro, guai alle staccate decise con
12,5 kg di imbiellaggio che si mettevano ad urlare per protesta insieme
al castello delle punterie!!
Dopo l’acquisto, come tutti provai a vedere quanto
"tirava": tolto il parabrezza, lo lanciai al massimo, credo
oltre i 4.500, il cambio era piu’ corto del Civile che sfiorava i 140,
forse arrivavo a 125-130 max. Perfettamente stabile, ad un certo punto
mi trovai con lo sguardo appannato; fermo, controlla gli occhiali che
sono perfettamente puliti, riparti rilancia... mica tirare le marce,
solo in quarta deciso insisto spalanco sempre di piu’ e ritorna la
nebbia allo sguardo... due, tre volte poi capisco, anche i piedi
scivolano dalle pedane, e una volta ho guidato un Manx da corsa: sono le
VIBRAZIONI che scombussolano la vista...
Rimpiango tuttora di averlo dovuto vendere, anzi "dar
dentro": credo che, se fosse stato una moto americana, lo avrebbero
prodotto ancora oggi, con freni a disco accensione elettronica e cinghia
di kevlar... Ma il mio faceva parte di un lotto difettoso, richiamato
dalla Guzzi con la sostituzione gratuita del blocco motore(!!!) ma il
Conce non se n’era accorto, e per evitare che gli facessi causa mi
accordo’ un favoloso sconto su una favolosa V850Gt Ambassador: ma
questa e’ un’altra storia...
Bene mi fermo; mi e’ tornata voglia di Falcone, quasi quasi, il
garage e’ ampio, la moglie "invecchia" (= si intenerisce,
che avete capito??).
Ammazzali ‘sti vecchi!!! e quanto rompono co’ li ricordi de
quanno che ereno pischelli!!!
Ma forse... ho annoiato?
Lampi... a 1500 watt!!