Era da tre
anni che ci volevo andare e non ci ero mai riuscito. Quest’anno
sembrava quello buono e poi ci si sono messi gli impegni di lavoro e
all’ultimo anche il tempo. Tutto incerto fino all’ultimo
minuto. E mi sono detto che l’elefanten è così, e
va metabolizzata questa filosofia. Volerci essere ed essere pronti ad
affrontare le incertezze e gli eventi. E’ Martedì. Preparo
la meticolosamente la moto, rabbocco d’olio, controllata alle
candele, regolazione punterie, coprimanopole montati e pronti
all’uso e per finire un abbondante strato di silicone spray su
tutto.
Il giorno dopo sarò proprio a Monaco per lavoro e non so ancora se riesco a rientrare.
Giovedì sera invece riesco a saltare su un volo di rientro
e arrivando a casa sento già l’agitazione della partenza.
Io con il rischio di ghiaccio ho paura, non semplice paura, me la
faccio proprio sotto.
Va beh, non pensiamoci e a nanna.
Alla mattina di venerdì sono sveglio prima della sveglia, una
occhiata fuori… azz!!! Ha nevicato… uno straterello
bianco copre tetti e prato… ma non la strada!! Un attimo di
riflessione e poi prendo la decisione. Vado!!! Se va male
tornerò indietro ma non posso rinunciare adesso. Mia moglie
terrorizzata mi saluta e sicuramente ha pensato che sono pazzo. Faccio
del mio meglio per tranquillizzarla ma dubito di esserci riuscito. E a
48 anni compiuti sto per partire per il mio primo Elefantentreffen.
Mi preparo, pronto in un lampo e via al punto di incontro davanti a
Pogliani a Sesto. Lungo la strada all’agitazione della partenza
subentra una sorta di eccitazione, sto andando davvero!!! Stento ancora
a crederci.
L’appuntamento è con un veterano dell’Elefanten che
scrive su QdE, “il franz” e con chi altri non lo so ancora.
Il motto è “chi c’è ,c’è”.
Arrivo ben prima dell’ora fissata e mentre mi fumo la prima
sigaretta mi accorgo che le “liquid chain” (quella pasta
che stesa sul pneumatico bagnato dovrebbe solidificare funzionando come
una vera catena) le ho lasciate a casa.
Sto ancora riflettendo sulla grande filosofia dell’essere un
minchia che arrivano i due soci della prima parte del viaggio. Il franz
e wolf, BMW R1100RT e Kawasaki Ninja 900 (!!)
A parte i commenti sulla Kawa del Wolf protetta da improbabili
“cuscini” tenuti da cinghie nella speranza di proteggere la
carena da eventuali scivolate, e con paramani artigianali
“costruiti” ad hoc, partiamo sotto il nevischio che a
intervalli ci accompagnerà per tutta la strada. Ma prima
abbraccio un caro amico, veterano dell’Elefanten che
quest’anno non potendo partecipare è passato a salutare!!
A Trento Nord ci congiungiamo con altri tre compagni d’avventura
e proseguiamo verso il Brennero con la temperatura che progressivamente
si abbassa (-4, -6, -8°C) e continua e nevicare fine.
Fortunatamente la strada rimane sufficientemente pulita. Verso Insbruck
inizia ad esserci un po’ più di neve e il freddo inizia a
farsi sentire nonostante gli strati di materiale tecnico. Le uniche
calde sono le mani grazie a manopole riscaldate più
coprimanopole e i piedi grazie anche al paraspruzzi della Norge. Il
viaggio a parte il freddo si svolge senza particolari problemi e verso
le 5 del pomeriggio arriviamo al bed and breakfast conosciuto dal
franz. Un piccolo problema per le stanze prenotate che erano state per
errore assegnate ad altri ma alla fine troviamo tutti posto letto.
Doccia bollente e riscaldati tutti nella stube sottostante dove
troviamo che ci aveva inconsapevolmente ciulato le stanze. Il lambretta
club Lombardia. Tre lambrette e una vespa PX
all’Elefantentreffen!!! Dei miti, simpaticissimi. Insomma la
serata con una bella tavolata è volata tra stinchi, gulasch e
birre!!!
Alla mattina, il risveglio assaporando il giro fino alla fossa, viene
interrotto dal primo sguardo fuori……..uno spesso strato
di neve copre tutto incluse le moto!!!
Scendiamo dopo
colazione e la situazione è critica. Girello a piedi per
verificare le strade. Impossibile muoversi. Solo “Pier il
polso” con il suo 1200GS prova a fissare dei ragni alla ruota
posteriore e tenta l’avventura. Sapremo poi che è dovuto
tornare indietro dopo poco tempo. E se è tornato indietro
lui……
Gli altri si
dividono e la decisione è di arrivare alla fossa anche a piedi
(15Km). Io e il mio “socio” (Bebba) partiamo e iniziamo a
camminare. Secondo atto del minchia è stato dimenticare a casa
anche un cappello qualunque….Compro in fretta e furia un
cappellino con visiera e ci incamminiamo. Riusciamo ad evitare qualche
kilometro soprattutto grazie a un camionista tedesco con un carico di
birra che ci dà un passaggio per un tratto, fumando e bevendo
birra e guidando a velocità folle sulle strade coperte di neve e
ghiaccio. Ancora vivi nonostante l’esperienza, dopo gli ultimi
3Km con una salita al 14%, fatta a piedi, riusciamo ad arrivare alla
fossa e le gambe paralizzate riprendono vigore.
E’
davvero un colpo d’occhio unico. Tra moto e sidecar che tentano
di affrontare l’uscita verso la strada spinti dagli uomini
dell’organizzazione, la gente che si assiepa per
l’iscrizione, le foto di rito sotto lo striscione, i fuochi
accesi con il fumo che si alza in cielo, le bandiere nazionali dove
sono raccolti i gruppi più numerosi. Le moto e i personaggi
più strani.
Ma arrivano anche i lambrettisti. Dei miti viventi. Sono riusciti ad arrivare alla fossa dove gli enduroni hanno fallito!!
E non possiamo dimenticare il manipolo di eroici disperati che è arrivato dall’Italia con il Ciao Piaggio….
Le sensazioni
sono uniche. L’atmosfera sembra surreale e fuori dal tempo.
Giriamo dentro al raduno godendo lo spettacolo variegato che offre,
inclusi i preparativi per pranzi non esattamente dietetici.
Il rientro in
albergo è stato celebrato con un’altra mitica tavolata e
da una piacevolissima serata pur nell’incertezza sulla
possibilità di ripartire il giorno successivo, per la neve che
continuava a cadere, se pur meno intensamente.
Ma alla mattina le strade erano decenti e dopo i primi chilometri
prudenti per raggiungere l’autostrada ci siamo messi in marcia
abbastanza spediti nonostante il vento fortissimo che ci ha
accompagnati fino a Rosenheim. E proprio il vento molto forte complice
anche una nostra leggerezza mi ha fatto finire la benzina mentre ero in
coda al gruppo. Inutili i lampeggi per avvisare chi mi precedeva, la
moto si ferma e la spingo in una area pic nic poco distante attendendo
che qualcuno torni indietro. Ma nel frattempo si ferma una giovane
coppia in macchina. Il ragazzo, in inglese, anticipa la mia spiegazione
e tira fuori dal bagagliaio una tanica di benzina che versa nel
serbatoio della Norge mentre mi dice che avendomi visto spingere ha
fatto inversione di marcia ed è tornato indietro. Era molto
orgoglioso di avermi aiutato e ho faticato non poco per fargli
accettare almeno 5 euro (non voleva categoricamente di più). Mi
ha solo chiesto “quando vedrai un motociclista tedesco in
difficoltà in Italia ricordati di aiutarlo”
Incredibile.
Da lì in poi, a parte la fatica, è andato tutto liscio
fino a casa, con gli addii che si sono disseminati sulla strada a
seconda delle mete finali di ciascuno e i quasi continui saluti agli
motociclisti che rientravano. Era quasi un’altra festa nella
festa!
Per queste ore non ci sono stati schieramenti di marche, di tipi di
moto (bellissimo passare il gruppo dei Ciao salutando con il massimo
rispetto) eravamo tutti uguali e solidali, tutti motociclisti. E
soprattutto eravamo lì, La gente per strada che ti chiede da
dove vieni, dove si trova il raduno, ascolta le risposte….e ti
sorride facendo i complimenti e forse sognando l’avventura.
Immaginavo potesse essere così ma esserci stato per me
è stata una soddisfazione incredibile e ha cambiato alcune cose
dentro di me.
Questa impressione unita alla soddisfazione di avere affrontato la
paura del ghiaccio e di cadere mi rimarrà profondamente scolpita
nell’anima.
Un ringraziamento ai miei incredibili compagni di viaggio, il franz,
bebba, pier il polso, wolf e anche a tutti gli altri dei quali (mi
scuso) non ricordo i nomi.
L’anno prossimo ritornerò.