Questa
e' una storia vera, di quelle tramandate in famiglia come un cimelio
prezioso, di tempi antichi. Una storia di uomini, di passioni, di moto.
Di MotoGuzzi.
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L'ho
sempre chiamato Zio Bigin, anche se non era propriamente mio
"zio".
Era
parente acquisito, fratello della moglie di mio zio paterno e compagno
d'infanzia di mio padre; tanto bastava allora, nelle famiglie che si
ritrovavano puntualmente, Natale un matrimonio un funerale, nel basso
Piemonte di tanto tanto tempo fa... Quando noi tutti "cuginetti"
ci trovavamo a ruzzare gridare e farci dispetti, e dopo una certa eta'
ad amoreggiare di nascosto...
Dunque,
zio Bigμn. Tanto amico di mio padre con lui erano cresciuti insieme;
vita da contadini di una volta, gia' grandi quando adesso si e' ancora
alle medie, lavorare fuori casa alla vendemmia, alla mietitura alla
mungitura per avere qualche lira da spendere liberamente e fare mostra
da spavaldi, la bicicletta sportiva (Gloria, la marca di allora) per
girare le balere della pianura, coltello in tasca tanto per darsi delle
arie, le prime scazzottate coi fascisti o per difendere la piu' bella,
quella che poi sposava il fattore ricco e magari dopo di notte ti apriva
di nascosto la porticina del retro... Storie raccontate ammiccando, le
donne aggruppate a chiaccherare e non sentire - o forse a far finta di
non sentire - e noi ragazzini li' intorno divisi per gruppi di
interesse, naturalmente i grandicelli coi maschi a bersi i racconti e i
discorsi...
Discussioni
animate: Guzzi e Bartali, Coppi e Gilera, Anquetil e Magni, e Mondial e
Maserati e Ferrari...
La
guerra no, stranamente di quella non parlavano gli uomini, delle
sofferenze la prigionia la liberazione seppi solo piu' tardi, dei
rastrellamenti le bombe le armate di passaggio solo le donne anziane si
rammentavano a vicenda.
Zio
Bigin e la sua passione segreta. Lui che era uomo tutto d'un pezzo,
niente osteria ne' carte ne' "case"; vita tranquilla, lavoro
tanto, la cascina alzarsi prima dell'alba le vacche i vecchi da accudire
la bella moglie, saggia e lavoratrice anche lei da accontentare e i
figli da crescere.
Poi,
un giorno la tragedia; venne convocato il consiglio di famiglia e papa'
parti' d'urgenza: la zia, cioe' sua moglie, voleva separarsi, aveva
scoperto il tradimento, era tornata in casa dai genitori e sbraitava che
il marito era pazzo uno scriteriato insomma un rovinafamiglie...
Sapemmo
tutto al ritorno di papa', che nel duplice ruolo di amico d'infanza del
marito ma anche parente autorevole della moglie era stato eletto arbitro
naturale. Tornato dalla guerra smagrito e sofferente ma figlio unico e
coi genitori piu' malconci di lui, Zio Bigin si era messo a lavorare e
ritirare su' la cascina.
Soddisfazioni
solo dal frutto del duro lavoro e poche distrazioni: solo, la balera il
sabato, e per andarci le alternative erano poche; in bici, e via in
gruppo ma poca confidenza, uomini e donne separati e solo qualche
battuta; oppure la moto, e rimediavi la piu' bella da accompagnare e poi
darci un appuntamento....
Con
due soldi ereditati e le economie dei genitori lui compro' un Airone
Guzzi , bello rosso e cromato, veloce come il vento per quanto le strade
allora consentivano.
Gia',
le strade: tutte rovinate dalla guerra, bombe e carrarmati, pietre
sporgenti, forature assicurate e camere d'aria introvabili.
Cosi'
un giorno, sposato da poco e padrone assoluto della cascina con tutto
quel che comportava, la prima tragedia: e' il '47, una strada alzaia, di
quelle dritte che costeggiano i canali; la moto lanciata, un carro da
fieno che balza con la rincorsa per superare l'erta fangosa... Le gomme
rappezzate oltre il limite non tengono piu' la frenata e scoppiano, la
moto si infila sotto il carro e zio Bigμn che vola e ricasca malamente:
due gambe spezzate in piu' punti, la rovina se non ci fosse l'ospedale
da campo americano, che stava smobilitando. Lo trasportano, lo salvano;
dopo qualche mese le gambe sono a posto, almeno per quanto si poteva
pretendere di quei tempi.
Anche
allora, consiglio di famiglia: un fattore e padre di famiglia
che
resta invalido e' una tragedia, il benessere sta appeso a un filo e
terra, bestiame, lavorare duro e buona salute sono la sola previdenza
conosciuta... Promette di vendere la moto e mai piu' salire sopra uno di
quei mostri; rinsavira' e fara' vita seria, solo lavoro lavoro e
risparmiare, ma...
Ma
non puoi vivere come se fossi gia' morto, a 30 anni; Bigin non conosceva
altro che il lavoro e la famiglia, mai visto all'osteria con le carte o
un bicchiere in mano fuori pasto, braghe e scarpe nuove solo quando
necessarie, figurarsi poi le donne d'altri...
L'Airone
rimase, nascosto nel fienile sotto un telo, celato tra le balle di
fieno, in paziente attesa. Magari accarezzato di nascosto prima
dell'alba, complici le vacche silenziose e con la moglie impegnata tra
pollame e conigli dall'altra parte del cortile...
Messa
all'alba e lavoro anche la domenica, le bestie hanno sempre fame e il
bisogno di mungerle non conosce festa. Solo un giorno l'anno la zia
mollava la sorveglianza: la domenica di Pasqua, messa grande alle 10 poi
un dito di vermuth e biscottini con le amiche, a casa per mezzogiorno. E
in quelle poche ore frenetiche presto, rimontare candela e batteria
controllare l'olio due colpi di pedale... e via, inutile raccontare a
motociclisti COSA si poteva godere anche se per poche, fuggevoli ore
l'anno...Il pieno per i prossimi 364 giorni...Finche' un giorno, nel
'61, una vicina pettegola che ritarda alla Messa...
Sbollita
la furia, rientrato lo scandalo, riappacificati gli animi: grazie anche
a papa' che in moto - Gilera lui - ci andava ancora regolarmente, Bigin
ottiene la grazia: potra' usare la moto in determinate date, Pasqua e
poche altre, ufficialmente e alla luce del sole.
E
cosi' quando una domenica, dopo tanti anni, io che finalmente guidavo,
torniamo a trovarli, lui ormai piccolo e magro mi porta al fienile,
piano e amorevolmente sposta le balle solleva il telo...
Lucida
e perfetta, ancora nuova con le cromature e gli ori dei filetti e le
guance nere, le manopole bianche tese all'infuori come un paio d'ali e
il faro ammiccante che ti invita a partire... E' cosi' che ho conosciuto
la moto dello zio; il bellissimo Airone 250 e' poi restato li', i figli
irremovibili a vendermelo ed io con il rimpianto...
Ma
forse e' stato meglio cosi', non avrei saputo conservarla e magari
l'avrei rovinata nell'incoscienza giovanile e nel traffico di Milano.
Zio
Bigin da lassu' ora puo' rimirarsi la sua moto, e magari discutere con
papa' su quanto sia meglio dell'ottobulloni Gilera, magari insieme a
Omobono Tenni (pilota Guzzi) e tutti gli altri guzzisti e gileristi...
Ciao
zio Bigin, ciao papa', che possiate cavalcare in eterno le strade del
cielo; dove Golf e scooteroni non saranno mai ammessi...
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Vabbe'
scusatemi, ma 'sta storia si vede che bolliva dentro da tanto
tempo.
Mettetemi
pure in moderazione per un anno, cambiate sito segretamente
per
togliermi di torno... ma prima o poi doveva uscire!!