Rinaz me lo immaginavo con la faccia da asceta,
sorpresa: è un omone grosso e
trasbordante, trasbordante di emozioni, di entusiasmo di gioia di
vivere, un
tipo che metterebbe di buon umore anche uno su Ducati.
E le emozioni sono forti, quel cupo brontolio che sale dalla vallata,
sembra un
tuono che si arrotola e si fa strada, cresce, cresce, diventa fragore:
le prime
moto appaiono sul rettifilo in salita che porta in paese e in poco
tempo sono
una mandria di bisonti nelle praterie del west, una moltitudine che
avanza,
diventa la piena di un fiume che tutto riempie. La moto in testa si
mette di
traverso sulla strada, a bloccare il traffico in arrivo mentre il
branco freme,
palpita, e lentamente si ferma, si allarga come acqua che tutto occupa,
sembra
un tutt’uno, un essere vivente.
Qualcuno urla le indicazioni, avanza un camion strapieno di pacchi, si
ferma,
dalle sacche escono pacchetti che si aggiungono al carico, macchine
piene di
regali per suor Lucia e le creature di cui si prende cura. Qualcuno
grida “c’è
un camion da scaricare”: mai nessun lavoro fu fatto con tanta
allegria e
leggerezza.
Ci sono un sacco di cugini HD, qualche Jappo simpatico e …
ma si, c’è l’anima
guzzista! I gruppi si compongono, vecchi amici si rivedono, pacche e
manate,
squillanti ciao. Cerco Rinaz, presentami nonnoenio, cavoli sono venuto
fin
quassù per conoscerlo, come me lo immaginavo, imponente e
fiero, che gioia, gli
amici lo stringono, qualche affettuoso sfottò.
Le ragazzine sono attirate dalle jappo parcheggiate nel cortile, ma si,
dai,
ammettiamolo, i biker jappo sono ragazzi giovanissimi, pulitini e
bellini e
fanno un po’ di ruota, ma oggi c’è una
regola ideata da nonnoenio: “non si legge
quello che c’è scritto sul serbatoio”.
Suor Lucia, che dire, sembra onnipresente, in tutti i gruppi, una
suorina
filiforme, con gli occhi ridenti, parli con lei due secondi e ti senti
leggero e
appagato, porcaccio mondo se al mondo ci fossero più persone
come lei, tutti ne
sono affascinati, si muove come se il suo muoversi fosse un abbraccio a
tutti.
Tutti parlano con tutti, non ci sono “marchi” che
dividono, si forma la fila per
la pastasciutta, ottima e abbondante, una ressa indicibile, il salone e
strapieno, metà si siedono fuori, con il piatto in mano,
sulle panchinette
dell’istituto, a caso, si commenta con il vicino, biker mai
visto, si discute di
moto e di personaggi mitici visti sulla strada; che buona la
pastasciutta, è
condita con l’amore di Suor Lucia e con il calore dei nuovi
amici, le bambinette
passano con vassoi di panini, te lo offrono con un sorriso che lo
insaporisce,
passano con la coca e l’aranciata, ti offrono una fetta di
torta, intanto il
sole splende, la temperature è mite a coronare
l’incontro.
Si fanno quattro chiacchiere, un sacco di personaggi incredibili, non
faccio
nomi, sono tanti, ma molti di voi sicuramente li conoscete:
c’è un tipo con un
impermiabile alla matrik, un gruppo di bambinette lo guarda tra
l’affascinato e
il timore, le mille toppe con i bambinetti che chiedono cosa sono, e
gli omoni,
bruttisporchicattivi, a spiegare e a sorridere con loro. Una incredibile
bambinetta alta un soldo di cacio si è arrampicata su una
moto, vuole
accenderla, qualche motore tuona, i ragazzini e le ragazzine
accerchiano le moto
vogliono salirci, cento piccoli episodi gratificanti, per qualche ora
siamo
stati tutti bambini … e i bambini sognano.
Si, c’è un momento triste, l’annuncio
della morte di un amico, di un fratello
per molti, ma oggi è anche nostro fratello, oggi
è qui, e qui con noi, e anche
chi non lo conosce lo sente vicino.
A Suor Lucia viene regalato il calendario, sulla busta la firma di
tutti i
partecipanti a ricordo di una giornata, un ricordo che il tempo non
cancellerà.
Tra le mille cose successe c’è anche la presenza
di una bellissima “centaura”,
come lei si è definita, è su una sedia a rotelle,
ma il suo spirito e sulle ali
dell’aquila, abbattuta? Neanche per idea, piuttosto ancora
incazzatissima perché
a ridurla così è stato uno scuterista, a un
bambinetto che candidamente gli
chiede come fa a camminare senza una gamba gli risponde con un grande
sorriso
“ma io c’è l’ho, è
bionica e quando la metto vado fortissimo”. Direi che lo
spirito della giornata è stato questo: fieri di esserci,
indomabili, liberi.
GIANNI.