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Credo sia Amore

 

di Daniele Bogani(StepV11)


Quella mattina pioveva forte, si sentiva il ticchettio della pioggia che aumentava e diminuiva seguendo le folate di vento.
Avevo i piedi al calduccio e solo spostarli dalla loro posizione mi creava un fastidio insopportabile. Insomma era possibile prendere il mio V11 ed andare al raduno? Una cazzata bella e buona. E allora non ci si può tirare indietro. Fin da ragazzo chi non si presentava agli appuntamenti in moto per il cattivo tempo veniva punito con una settimana di prese per il culo. Stavolta sono solo, ma anche solo davanti a me stesso non posso rinunciare
Tralascio lo sguardo di mia moglie quando vede che mi vesto per uscire in moto. Per la cronaca meteo il SUUNTO mi indica 6° C.

 Al solito il V11 parte alla prima, lo faccio scaldare al minimo appena una decina di secondi e poi do i soliti due colpi di gas: la risposta non si fa attendere, si sposta sempre a destra in segno di gioia, non c’è niente da fare sarà un gran viaggio.

Arrivo al casello che viene giù il mondo, in pratica piove a sassate. E qui faccio il primo errore: sotto la pensilina mi tolgo i guanti per intascare il tagliando e quando me li rimetto li calzo accuratamente sopra le maniche della Spidi H2OUT. Vedremo in seguito come pagherò sì tale errore.

Parto gasato come pochi, in una sorta di mista consapevolezza di essere un bischero da una parte ed un grande dall’altra. Entro tranquillo nello svincolo e poi mi appare il nastro d’asfalto nuovo di pacca.
Questo asfalto drenante è eccezionale, niente aquaplaning, la moto scorre come sull’asciutto e solleva pochissimi spruzzi. Ed allora gas. 110, 130, 160…… e mi sembra di essere in Westfalia mentre provo la moto d’estate. Godo molto anche perché l’abbigliamento, casco compreso funge alla grande, niente incertezze quindi.

Che dire, il V11 mi da grandi soddisfazioni, mi metto sulla corsia di sorpasso e supero una ad una tutte le macchine che trovo, ma poi il tratto di asfalto nuovo finisce e contemporaneamente iniziano i problemi.
Le macchine davanti alzano notevoli nubi di acqua, e mi sembra di sentire una persistente e pungente sensazione di bagnato al polso sinistro. Maledizione l’acqua mi sta colando dalla giacca dentro i guanti.
Sulla Bonnie il manubrio era più alto e il guanti li portavo sopra le maniche così l’acqua scorreva via, sul V11 è esattamente il contrario. Sono fatto, in pochi km la felpa dei guanti è fradicia e inizio a sentire un po’ di freddo.

Poi vedo un autobus e mi accodo a debita distanza, va sui 100 e mi protegge dalla pioggia incessante che tira a vento frontalmente.
Sono pellegrini macedoni, ed a gruppi di tre-quattro si avvicendano al finestrino posteriore per vedere quel coglione che va in moto sotto quel diluvio. Dopo un po’, esaurito il pubblico, sfilo il bus e riparto verso il primo grill. I guanti sono fradici e le mani ghiacciate. Infatti prendo un caffè e li strizzo per bene.
Sia chiaro indietro non si torna. Sono a metà strada e non smette un attimo di piovere. E’ bellissimo viaggiare sotto l’acqua battente una volta che ti sei abituato alla situazione ed hai preso confidenza con l’insieme moto/asfalto, e sul bagnato il bestio è una roccia, finalmente i suoi 230 kg mi tornano utili sotto forma di una stabilità impressionante. Venite, venite giapponesi, che vi curo io.

Esco dall’autostrada e leggo il termometro:12° C, le mani non le perdo più, evvai.
Sulla Provinciale trovo un gruppo di motociclisti che si riparano sotto un cavalcavia e mentre li saluto non posso fare a mano di esaltarmi, io ed il mio V11 non ci fermiamo per due gocce di pioggia, e se non era per la cazzata dei guanti non ci si fermava nemmeno al grill. Infatti quando siamo ripartiti mi è parso un po’ stizzito, e non si è avviato alla prima come al solito. Nessuna moto mi ha mai fatto pensare questo. Credo sia amore.

Due ore di viaggio  e sono arrivato. Parcheggio la moto in fila alle altre Guzzi, e rifletto: avrò anche fatto una bischerata, ma averla fatta, al solito, è stato bellissimo.

© Anima Guzzista