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FIERE

 


Merveilles Parisiennes

 

di Alberto Sala

 



Moto Salon 2004
Sotto un cielo plumbeo ma asciutto ci rechiamo giuoiuosi al Moto Salon, manifestazione parigina molto bella e simpatica, di dimensioni contenute rispetto a un grande salone come Intermot o Monaco (praticamente paragonabile al Bike Expo Show di Padova come dimensioni) ma in ogni caso peculiare e assai seguita (è venerdì pomeriggio e si fa già fatica a girare).
La composizione è un po' diversa: una buona metà è riservata all'esposizione vera e propria di moto sia storiche che moderne e elaborazioni; l'altra è mercato stile Novegro, con tantissimo materiale di ogni tipo riguardante le motociclette.
Veniamo all'esposizione: notiamo che c'è un tema comune nell'ampio salone introduttivo: per ogni marca sono esposti un modello significativo recente accompagnato dal modello del passato dal quale trae ispirazione, o col quale condivide almeno il 'sapore', creando così una vista particolarmente evocativa e fluida capace di dare ancor più valore alle marche. Ad esempio Ducati schiera la stupenda Ducati MH900 con vicino la 1000 Mike Hailwood Replica, ispirata alla moto vincitrice nel '78 al TT con alla guida il compianto campione inglese.
A poca distanza vediamo la stupenda Voxan Black Magic con la sua fonte ispiratrice: Sua Maestà Norton Manx. In effetti, vederle vicine fa un bell'effetto. La Black Magic è a mio parere una delle nude più belle in circolazione. Da urlo alcuni dettagli, come la sella e gli scarichi. Eppoi contiene ottimamente quel giusto sapore di vissuto e 'visto' senza limitare in alcun modo la sua attualità. La Triumph invece è presente con uno stand di ragguardevoli dimensioni dove espone quasi tutta la gamma, con particolare risalto all'ultima versione della Speed Triple (niente male, anche se continuo a preferire la prima 955).
La Guzzi... ehm... beh, nel tema di moto moderna e ispiratrice, ecco una Ballabio accanto a una V7 Sport finto telaio rosso e finto verde Legnano :-((
Certo che, nel momento in cui si lancia la vendita della MGS, magari poteva essere una buona ed abbordabile occasione di promuoverla, visto che la fiera ha una bella risonanza e siamo a Parigi... pazienza.

L'affascinante Ducati MH900...

... e la sua ispirazione

La stupenda Voxan Black Magic...

... e la sua musa, Sua Maestà Norton Manx

Ed ecco la Ballabio affiancata alla V7

Non esattamente originale...


La carenza di Guzzi si avverte anche allo stand di HT Moto, concessionario multimarche tra cui la nostra preferita, che esponeva invece una nutrita serie di bellissime Voxan (ma non era in crisi?), tra cui la notevole Scrambler e una affascinante Cafè Racer arancione molto curata. Meno male allo stand MRC c'è una splendida V7 Sport carenata stile Bol d'Or veramente notevole e ben curata, dalla classica livrea Verde Legnano impreziosita da cromature nelle svasature del bel serbatoio e da tanti particolari degni di nota, come le sospensioni White Power, la coppa dell'olio maggiorata con filtro esterno anteriore, camma Scola KS, distribuzione e volano in ergal, bielle Carrillo, accensione Dyna, valvole 44/39... insomma bella pepatina! E mi sa che non è stata condita solo per esposizione...
Presente anche il Motoclub Guzzi France con un loro stand allietato dalla presenza di bellissimi disegni applicabili su tessuto.

Premiata Gioielleria Borile


Il ricco stand Triumph con la nuova Speed in bella evidenza

Lo stand del Moto Guzzi France col presidente Jean Pierre Bourgery

Molto carini i disegni esposti

Come farsi una maglietta originale!

Naturalmente non poteva mancare la nostra delegazione Anima Guzzista France, con Salvatore e Fabienne, sempre deliziosi!


Ultima presenza mandelliana: un Gambalunga in vendita. Non sto scherzando: almeno così pare come potete vedere in fotografia: era in ottime condizioni e chiedeva 38.000 euro. Se è veramente originale neanche tantissimo: facciamo una colletta?

Toh, un Gambalunga!

Che volete che siano 38.000 euro? Bazzecole, no?

Uhm... RC30 (sempre spettacolari) affiancate a Gambalunga... dove ho già sentito questo accoppiamento?

Non mancano preparazioni 'hard', come questa bruciante V-Max con compressore volumetrico. Molto prese d'assalto a colpi di Nox anche diverse Hayabusa

Allo stand di HT Moto grande esposizione di Voxan

Non mancano preziosi reperti d'archeologia motociclistica...

Bellissima.

Forse grandicello il portanumero ma gran bel cul... ehm, codino!

La lunga scheda tecnica testimonia una preparazione sopraffina...

 

Moto Bel'
Non esiste che mi faccio novecento chilometri (ho capito, in aereo mica si guida, ma sono sempre novecento chilometri!) e mi perdo l'occasione di 'lumarmi' la Daytona più potente e spettacolare dell'universo: eccoci al concessionario Moto Bel', atelier delle prestanti idee di Messieur Jacques Ifrah, colui che cava equini dal quattro valvole come fossero noccioline.
Cominciamo dalla Daytona vincitrice nel 1999 del campionato Supertwins francese con Christophe Charles Artigues, avendo la meglio su Ducati 916, Aprilia RSV, Suzuki TL1000 e così via (mica cancellini, eh?). Questa moto è stata letteralmente smontata e ripensata per trasformarla da anatroccolo sportivo in vera belva da pista. Poco o niente si è salvato dalla cura dimagrante, rinforzante, ringalluzzente di Ifrah. E si è cercato il massimo da ogni apparentemente insignificante dettaglio (come fanno i migliori nelle competizioni): nuovo telaio più corto e leggero, sempre monotrave ma in cromo-molibdeno, con nuove triangolazioni anteriori; angolo di sterzo limitato a 22,5° per arrivare al magico interasse di 1450 mm, grazie anche al blocco motore e cambio più corto di 1,5 cm, rubati in zona frizione rifacendola monodisco garantendo allo stesso tempo la resistenza all'incremento notevole di potenza (40 cavalli in più). Nuovo forcellone interamente in alluminio, cerchi in magnesio, telaio posteriore in titanio... insomma nulla è rimasto come prima, compresi gli attacchi del monoammortizzatore posteriore.

Anche dentro il motore la faida di pezzi originali ha sfiorato la strage. Unico superstite: l'albero motore, naturalmente alleggerito, lucidato e bilanciato a dovere, e il basamento (accorciato, appunto). Le bielle sono in titanio, i pistoni naturalmente rifatti, cilindri idem, con canne in alluminio, valvole da 38 mm. sempre in titanio, bilancieri delle valvole rifatti, cammes fatte apposta... tutte modifiche naturalmente (anche se purtroppo per noi) non fatte pensando alla commercializzazione, per cui scordatevi di poterle adottare (sigh! Io che mi ero presentato col carrello della spesa...).
Risultato: 162 chili per 140 cavalli, ottenuti oltretutto non a regimi stratosferici, ma a 9000 giri con cilindrata 1100. Ciò ha garantito anche una notevole affidabilità: il motore non ha mai rotto nella stagione vincente. Fantastico. E il bello è che ancor oggi non ha perso del tutto competitività: paragonando i tempi che facevano nel 1999 sulla pista del Bol d'Or sono quelli di un 10-12° posto se avesse ipoteticamente corso quest'anno.
"Non è una moto con la quale si può vincere un Bol d'Or ma sicuramente si può fare molto di più di quanto fatto fin'ora". Già.

Ecce Daytona.


Gran bella vista!

Cominciamo a sbirciare i particolari... coppa dell'olio più capiente e leggera...

... coprivalvole in magnesio (per restare solo in superficie...)

Forcellone in alluminio e scarico a sogliola...

... tutto il telaio è stato rifatto interamente, prosciutti compresi.

Naturalmente i cerchi sono in magnesio.

Anche qui, tutto nuovo e leggerissimo. Sotto la strumentazione il radiatore e il recupero olio

Altri particolari del telaio al cromo-molibdeno e gli attacchi del mono posteriore. Esilissima la struttura del codino!

Altro curioso sguardo al motore...

Ed eccola in azione!

Charles Artigues. L'ultimo pilota titolato Moto Guzzi.

 


Accanto a questo splendore ecco un altro gioiellino: la Le Mans III approntata per il Bol d'Or Classic, dove nel 2003 naturalmente ha vinto (!) con sempre alla guida il missile Artigues, e quest'anno se non fosse incappato nella caduta sotto il diluvio avrebbe sicuramente ripetuto l'impresa (mica contro minchioni come noi: al Bol d'Or Classic si 'menano' in pista piloti veri e le preparazioni di case come Honda e Triumph non scherzano!).

Innanzitutto la livrea è semplicemente stupenda: ancor più che con la Daytona il bianco perla impreziosito dalla striscia rossa longitudinale dona da matti. Per il resto questo splendore ha per noi minchiones un sapore molto famigliare e ci troviamo con la tentazione continua di alzare la gamba e saltare su al volo dando gaaaaas! Ehm, ci ricomponiamo subito e notiamo che il telaio ha pressapoco le nostre stesse modifiche anche se con alcune interessanti varianti: culla inferiore segata, attacchi anteriori al motore che scendono fino alla parte bassa del basamento e traverso di rinforzo... e c'è da dire che in realtà questa moto è quella che guidano i giornalisti, la 'seconda' moto: quella di Christophe Charles Artigues è più estrema come quote e 'pepatura'...
La cilindrata effettiva è di 1050 cc (diametro pistone 93,5, corsa 78 mm.), valvole prese dal Le Mans 1000; albero a camme artigianale, albero motore alleggerito e lucidato, volano alleggerito, terna in ergal... qui abbiamo un po' più familiarità sulle modifiche, più semplici e soprattutto ben meno costose che sulla Daytona. Davvero meritevoli di menzione gli scarichi realizzati con cura e moolto belli e la notevole carenatura, provvista anche di deflettori interni in grado di deviare maggiore aria sulle teste in corrispondenza dell'attacco degli scarichi, notoriamente il punto più caliente dei nostri motori.

 

Ecce Le Mans.


Al Bol d'Or Classic, anche se le manches durano poco, si corre anche al buio.

Bellissima la carena avvolgente.

Cominciamo con le finezze: ecco il deflettore interno alla carena per convogliare maggiore aria alle teste.

Affascinante.

Parecchio rinforzati gli attacchi della triangolazione anteriore

Non dovendo affrontare lunghe ore il serbatoio è un normale serbatoio Le Mans

Scarichi e pedane realizzati con estrema cura.

Sbirciatina anche sulle gomme, tanto per scopiazzare un po'...

E questa era la 'seconda' moto, quella affidata ai giornalisti... la prima è più estrema.

Ifrah, la moglie Nicole e i soliti pirlùn.

 

 

Un ringraziamento particolare a Jacques Ifrah per la sua disponibilità e per averci permesso di sbirciare dentro i suoi gioielli, col sogno di rivedere in qualche modo in pista la sua bellissima e cattivissima quattro valvole.

 

Leggi la precedente intervista a Jacques Ifrah

 

 

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