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L'abbiamo fatta

da star

 

di Mauro Iosca, Alberto Sala, Roberto Masperi

 

 

TUTTO E' COMINCIATO CREDENDOCI E PER UNA VOLTA PROVANDO A FAR FINTA DI ESSERE NEL "FILM".


Mi chiama Roby: è telegrafico, mi avvisa che mi sta “girando un’ e-mail che gli è arrivata dalla Spagna, leggila” mi dice “e poi dimmi cosa ne pensi. Ciao ciao”.
Capisco immediatamente che chi gli ha scritto è Mauro Abbadini, ma ancora non riesco a immaginare cosa sta per succedere.
Mauro è un vero appassionato, un entusiasta dei peggiori, di quelli che ti contagiano, che ti fanno sorridere, che ti raccontano e ti fanno sognare; sì, Mauro è uno con cui non bisogna scherzare se pensi che le “cose” siano complicate, perché stai sicuro che lui non le vede così.
Rientro e corro ad accendere la “scatola” per leggere le ultime notizie dalla Spagna: il messaggio è breve ma efficace e dice: “ciao Roby …bla bla bla... facciamo questa gara di endurance a Settembre: “la sei ore di Cartagena”: perché non venite tu con Mauro (che sarei io) e magari con Alberto... sai ho visto i tempi che ha fatto a Monza durante le giornate Guzzi, quello lì è un bel manico, dai fate uno sforzo: la moto ve la do io, voi vi portate Bruno come meccanico e il gioco è fatto”.

 


Mentre sto già per archiviare il messaggio mi volto a sinistra e vedo la mia faccia riflessa nel vetro della vecchia cartina Michelin dell’Europa e comincio a pensare... uhm, Cartagena, La Manga, il Mar Menor… ci sono stato da ragazzo, sì nel ’87 dopo il diploma, senza una lira, mi ricordo mangiammo pane e pesche quella volta per giorni e giorni... La Manga è lì; ma sì ma certo, Cabo de Palos, è dove partì quello spagnolo, quello famoso che ha scoperto l’America, Cristobal Colon.
Ehi, un momento: ma nel 1987 io mica avevo questa faccia da “impiegato del catasto”!
Prendo il telefono e chiamo la Classic.Co (www.classicco.biz), il quartier generale di Mauro Abbadini: “Hola buenas tardes, soy Mauro de la Italia ...Mauro Abbadini estas?” “Oh ciao Mauro que tal?” “Bene bene grazie... hei -dico io- ho letto l’e-mail che hai mandato a Roby: ma dico stavi scherzando?” “Scherzando?!? No no Mauro, siete voi che scherzate: qui in Spagna si fa sul serio... sta a voi di decidere; per me è tutto pronto: se volete la moto c’è”. “Mi regali un sogno, lo sai Mauro? Devo ancora parlare con gli altri, ma per me io sono già lì”. “Fatemi sapere, vi aspetto, hasta pronto!”
Stavolta si fa !!! Devo convincerli, questa non scappa, solo un “minchia” non approfitta di un’occasione così. Chiamo Roby ma è sicuramente al lavoro, non posso chiamarlo in banca: sarà impegnato... me ne infischio della banca! “Tut-tuut! Sì buongiorno, è la Deutsche Bank? Saalve, sono il cardinal Tettamanzi, vorrei conferire con il signor Masperi...” “un momento glielo passo subito glielo ... he chi ? .. Mauro ?... Si ma non posso parlare molto... si come dobbiamo farlo?... Sì a tutti i costi, dobbiamo andare a fare la gara sisi d’accordo poi ti chiamo ciao ciiiaaooo!”
Roberto ci sta, sono sicuro che ci sta; controllerà i giorni di ferie che gli rimangono e poi lui per girare in pista di certo non si tira indietro.
Devo chiamare Alberto, lo devo convincere: poi domani vado in officina e parlo con Bruno.
Con Alberto devo fare in un altro modo, meglio andare da lui a casa tranquilli e esporre i fatti con calma; lui è un precisino: se lo chiamo ora eccitato come sono va a finire che non mi spiego bene e lui sicuramente mi manda a quel paese: meglio stasera. La sera stessa passo da casa di Alberto, ci sono anche Rosella (sempre sorridente, beata lei) e Lorenzo (amore grande, come lo chiamano mamma e papà): mi siedo a prendere il caffè, ora sono molto più calmo ed espongo “la novella” ad Alberto, lui mi ascolta placido e silenzioso, riesco a cogliere ogni minimo impercettibile movimento dei suoi muscoli facciali è come se stessi leggendo il suo recondito percorso emozionale e riconosco quel mezzo sorriso e l’occhietto lucido, so già che non mi dirà subito “va bene ci sto”, ma so che sarà “SI”; ne parleranno, lui e Rosella, Rosella si preoccuperà ma senza darlo troppo a vedere e non gli dirà di no; ne sono certo (è il premio that’s amore 2003!).
Il sabato è il giorno del caos in officina per parlare con lo “zio” (Bruno): meglio andare in mattinata, gli dico serio che devo parlargli di una cosa importante e che deve tenersi libero per pranzo; sennò il farfallone non m’ascolta con attenzione e chissà quanto ci metto a convincerlo. Mi fa segno di sì con la testa e continua la sua opera di convincimento di un avventore a cui sta spiegando che con il suo albero a camme non volano solo gli asini ma anche i Nevada.
Andiamo a mangiare al Disco Volante e io sto viaggiando su una nuvola; gli dico “Bruno dai, raccontami di quella volta del Bol D’Or... dai zio... che tempi eh, zio? Che forza quelle moto?... Ma senti un pò... ma cosa ne dici se ci fosse la possibilità di fare una gara così? Eh zio, come la vedi? no perché sai in Spagna... Mauro...”
Lui sorride, anzi ride, anzi fa quella specie di pernacchia o insomma ognuno ride come vuole; accampa qualche scusa poi ritorna serio e dice: “io lo farei ma deve venire anche Tiziano” Ah, sarebbe fantastico, un vero team al completo, ma non sarà facile convincerlo; per convincere Tiziano bisogna fare in modo che tutto sia a posto, tutti d’accordo a chiedere a gran voce che ci sia. Intanto lasciamo decantare qualche giorno, poi mercoledì sera c’è la riunione del Moto Club e lì tiriamo le somme.
E’ mercoledì sera e l’aria è calda, tutti sono seduti fuori dalla porta dell’officina con le sedie disposte in circolo. Sarà per le mamme che rincorrono i bambini o per la cinquecento del Renato tirata a lucido, come appena uscita dalla Fiat o per le paste mangiate così sotto le stelle, ma stasera sembra di essere davvero negli anni settanta o forse sono solo le seppie ripiene di mamma, che mi fanno vivere sempre nuove allucinazioni.
Arriva il momento a fine riunione in cui gli sguardi si trovano e i complici si spostano nell’ufficio del Bruno. “Ehi Tiziano, puoi venire qui un momento?” Arriva scrutandoci con sospetto, poi si siede e ascolta. Mentre gli spieghiamo le intenzioni fa come per trovare la solita sequela di obiezioni che in realtà non esistono, tutti sono lucidi e tutti lo guardano con amichevole severità: “se tu non vieni non si può fare!” Lui... abbassa la testa, prova a brontolare, ma non ce la fa e ride.
“ Cavolo ragazzi bisogna organizzarsi bene! Mica possiamo andare a fare figuracce!” Tutti ridono e con fare birichino, abbracci e pacche sulla spalla usciamo dall’ufficio con l’accordo raggiunto, SI VA!
E’ cosa fatta. Bisogna avvisare Mauro, prenotare volo e albergo, capire cosa come e quando, ma il più è fatto, niente dubbi nè incertezze, stavolta si fa!
E’ tempo di vacanze, di relax e spensieratezza e l’idea che Settembre presto arriva, per quest’anno non m’angoscia. So che una piccola riserva di immenso piacere, prima che l’inverno come sempre ci divori, mi sta aspettando e che sarà un sogno che s’avvera, fosse anche per una volta sola.

[Mauro]

 


GIOVEDÌ


Si parte! Dopo un breve volo atterriamo a Valencia, dove noleggeremo un auto per scendere fino a Cartagena. Appena scesi ci accoglie il magnifico clima spagnolo: qui è ancora estate, e soprattutto ci invade quello ‘spirito’ leggero, divertente e allegro che sembra regnare in ogni abitante di questo solare paese. Il viaggio contribuisce anche a rafforzare il nostro spirito di gruppo; non che ce ne fosse bisogno, ma vuoi la Spagna, vuoi il viaggio, vuoi il fatto che stavamo procedendo verso il nostro sogno… beh, era un ‘gasamento’ continuo a vicenda.

 

In attesa dell'imbarco i consigli di Bruno

Gasati in viaggio per Cartagena


Prima di arrivare al nostro Hotel ci fermiamo nei pressi di Murcia, dove incontriamo Mauro Abbadini, che dopo i rituali abbracci ci conduce da Miguel Angel, suo compagno nell’organizzazione della gara, e soprattutto malato perso di moto italiane. Le loro simpatiche e gentilissime consorti ci rifocillano in abbondanza, ma il ‘pieno’ lo facciamo quando Miguel Angel ci apre le porte del suo garage, che sarebbe più appropriato definire ‘atelier’. Alla vista del contenuto si sentono cinque ‘TOK!’. Sono le nostre mascelle cadute a terra dallo stupore e meraviglia nel vedere (e odorare) Ducati, Laverda e Moto Morini della nostra epoca motociclistica preferita (i mitici anni ’70). Spettacolari. Peccato che manchino Moto Guzzi, ma Miguel Angel non apprezza il cardano…

 

Il box delle meraviglie...

La Laverda quasi pronta


Raggiungiamo dopo esserci congedati l’Hotel, dove ci addormentiamo pervasi dall’atmosfera bellissima appena vissuta, e pregustandoci (senza però immaginare davvero quanto) le giornate seguenti.

[Alberto]

 


VENERDÌ


Stranamente il venerdi appena alzati non si registrava una tensione apparente: tutti erano calmi e rilassati. Uno dei momenti più belli è stato quando siamo arrivati al paddock del circuito. Era deserto, ma l'atmosfera che si respirava una volta entrati ed avvicinatici ai box era di quelle mai provate!!
Effettivamente si stava realizzando per noi un qualcosa che mai e poi mai ci saremmo immaginati di vivere in prima persona. La nostra voglia di cominciare era così alta che siamo arrivati almeno due ore prima di tutti gli altri partecipanti!!!
Allora ci siamo rilassati sia preparando le nostre tute da gara che chiaccherando tra di noi: Bruno ha aperto il libro dei ricordi e... ci sembrava di essere fuori dal tempo in un altra vita meravigliosa, in cui potevamo fare finalmente una delle cose da noi preferite: guidare una moto in pista.
Abbiamo vissuto quattro giorni in uno spazio temporale separato dalla nostra vita quotidiana!!!
Man mano che i vari partecipanti alla competizione cominciavano ad arrivare l'adrenalina in corpo saliva sempre più fino all'arrivo di Mauro con il suo prezioso carico: ben quattro moto, di cui una tutta per noi.
Ci siamo svegliati dal nostro sogno ma... era tutto vero!!! E c'era anche da lavorare: scaricare le moto, allestire il box, fare le iscrizioni etc. etc.
Per noi era tutto nuovo ma molto stimolante, un pò meno nuovo ma comunque stimolante per Bruno e Tiziano che si sono ritrovati per le mani una moto fantastica ma con qualche acciacco dovuto ad una precedente caduta.
La mattina è volata in un attimo aiutando sia Bruno che Tiziano nei loro lavori...

[Roberto]

 

Appena arrivati al circuito, con Mauro Abbadini (sant'uomo, perchè a dare in mano a 'sti tre una moto, beh...)

Le moto dei favoriti Javier e Alberto

Bruno comincia ad armeggiare sulla nostra moto

Questa Honda è semplicemente da urlo!

Oops la candela... :-(

Impegnati nella messa a punto...

 

Le Guzzi preparate sono tutte più o meno con le stesse basi: telaio tipo Le Mans con la culla inferiore segata, qualcuna con il canotto di sterzo risaldato più chiuso, motori pompati assai, teste a doppia candela, valvole maggiorate e così via di questo passo, con Bruno che inizia a fiutare suoi componenti e gli vedi gli occhi che brillano, mentre noi ci limitiamo ad ammirarle da un punto di vista estetico. Il fascino di queste moto è semplicemente irresistibile. Sono le moto da gara più belle che abbiamo mai visto, e ognuna di queste meriterebbe la copertina di Cafè Racer, tanto sono curate e spigliate, leggere nella linea ed essenziali nella loro destinazione d’uso. Che meraviglia…!
Mentre Bruno e Tiziano, come due chirurghi di fama mondiale cominciano ad armeggiare con gli attrezzi per la messa a punto, Mauro Iosca mi invita a fare un giro di pista a piedi, tanto per dare una prima occhiata, e così, a torso nudo per gustarci il caldo sole spagnolo percorriamo la pista, che subito si rivela bellissima e difficile, con una dozzina di curve (!), alcune in saliscendi e almeno due staccate in piega difficili da capire appieno, come poi constateremo in sella al bolide. Il gasamento sale sempre di più…
Rientriamo ai box mentre i nostri ‘dottori’ cominciano a sistemare la nostra moto, la Guzzi numero 5, dalla bellissima livrea bicolore rossonera divisa a metà da una fascia bianca, che a seconda del lato in cui la osservi dà l’impressione di vedere due moto diverse. Mauro Abbadini ci spiega che è appena caduto con questa moto, e che quindi ha bisogno di un po’ di cure. Poco male. Ci poteva portare anche un catafalco devastato che non avremmo battuto ciglio, pur di poterlo pilotare lungo quelle curve là dietro le gobbe del terreno. Nel frattempo il paddock si riempie di moto… di moto… di motociclette bellissime, sempre di più, e riempendosi assume le fattezze d'autentico paradiso motociclistico. Guzzi sempre più affascinanti, una Honda CB750 gialla di una bellezza mozzafiato, due Laverda meravigliose, soprattutto quella di Miguel Angel che pare una bomboniera, Norton a profusione, Ossa e Bultaco che non farei quasi uscire dal box per paura di danneggiarle... Invece qui le moto le usano, e meno male, e la passione e semplicità di tutti ci mette talmente a nostro agio che inevitabilmente ci chiediamo perché da noi (inteso come Italia) riscontriamo spesso tanto fighettismo inutile. Mah. Qui è meraviglioso, si sta tanto bene, sembrano tutti amici. E lo sono.

 

Mauro racconta a Miguel Angel quanto vive la sua performance

Intanto un minchia dà istruzioni tecniche ai meccanici...

Ma noi, quanto valiamo?

Bellezze in posa

Bellezze in posa

Ennesima bellezza

 

Purtroppo la messa a punto dura parecchio, anche per via di una candela col filetto spanato, e Tiziano è costretto a piazzarci un bullone per tappare il buco (si tratta della seconda candela, per cui giriamo in pratica con tre candele, un nuovo trend, dopotutto noi valiamo :-)), e inoltre uno degli attacchi del collettore di scarico alla testa cede, ma l'altro regge a sufficienza. Alla fine, quando manca solo un'ora e mezza alla fine delle prove libere del venerdì incominciamo a girare, con la moto che dimostra immediatamente di avere tonnellate di coppia e stabilità notevole, ma anche di essere piuttosto 'maschia' nei cambi di direzione, e spara certe rivoltellate in rilascio che parecchia gente alza le mani istintivamente! Giusto il tempo di assaggiare la pista, di capire che è bellissima e a tratti veramente difficile, con pochi punti di riferimento (è talmente secco che mancano anche i sassi, mannaggia), curve a raggio alquanto variabile e almeno un paio di staccate in piega, le più difficili. Però si gode di brutto, si sta ginocchio a terra per la maggior parte del tempo (se non erro le curve sono dodici) con un unico rettilineo degno di tal nome.

Insomma: a fine prove, pur col dispiacere di non essere riusciti a girare molto (mentre Bruno e Tiziano hanno lavorato senza sosta) siamo comunque assai soddisfatti, e prima di lasciare il circuito giriamo tra i box con la luce ormai al tramonto per gustare l'atmosfera della vigilia, con diversi team impegnati nelle ultime operazioni di messa a punto e con improvvisati accampamenti di sedie dove le donne passano il tempo chiacchierando allegramente... insomma, se avessimo lì da mangiare e qualche branda probabilmente non ci saremmo manco mossi di lì.

Invece facciamo in tempo, nonostante la grande stanchezza, ad assaporare una fetta della festa di Cartagena, con chilometriche sfilate di centurioni, donne in costume romanico e barbaro e così via, assai suggestive come sempre in terra spagnola, e a meritarci una cena deliziosa in un ristorante del centro. Prima di crollare a letto, in attesa del grande giorno.

[Alberto]

 

Impazienti.

Molto bella questa teutonica

Altra meraviglia.

Apparente disordine

La Laverda di Miguel Angel in grande spolvero.

Davvero meravigliosa. E fila come un treno!

Giuoia, ma guavda come mi calza...!

Ogni Guzzi presente è semplicemente irresistibile.

Mica siamo i soli coi problemi... (complimenti alla Montesa)

Non mancano le Norton all'appello.

Peccato, qualche problema anche per loro

Ehm... direi *molti* problemi...

Bella l'atmosfera la sera nei box

Anche in città, però!

Gli spagnoli (e le spagnole) non scherzano...

 

TEMPI DI VENERDÌ (MOTO 1)

Mauro

1. giro
2. giro 2'26"
3. giro 2'20"
4. giro 2'19"

Roberto

1. giro
2. giro 2'21"
3. giro 2'19"
4. giro 2'23"

Alberto

1. giro
2. giro 2'15"
3. giro 2'13"
4. giro 2'10"

 

 

 

II° parte

 

 

 

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