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FIERE

 


Big Show

 

Testo e foto di Alberto Sala

 



Il Bike Expo Show di Padova cresce a dismisura. Nato come fiera del custom, nel corso degli anni ha preso sempre più importanza, fino a sopravanzare il più 'storico' Motorshow di Bologna, tanto da annoverare la presenza di quasi tutte le case ufficiali, oltre che di ospiti importanti come Giancarlo Falappa, Pierfrancesco Chili e altri ancora. Harley Davidson, Ducati, Triumph, Yamaha (con un imponente stand dedicato soprattutto alla notevole MT-01), KTM, MV Agusta, Benelli, Kawasaki, e anche Aprilia e Moto Guzzi (grazie anche al supporto del concessionario Moto Service di Padova) hanno fatto bella mostra in mezzo a tantissimi produttori di parti speciali, accessori, abbigliamento e quant'altro piaccia alle nostre amate motociclette. In effetti, Padova cade sia geograficamente che temporalmente in mancanza di altri importanti eventi e ha caratteristiche (non ultime il prezzo d'ingresso, notevolmente inferiore) più affini alla moto rispetto alla fiera rivale bolognese, troppo caratterizzata verso le quattro ruote. Infine il fenomeno del tuning ha ormai un peso tale da influenzare anche la politica delle stesse case motociclistiche: la possibilità di elaborazione dei singoli modelli (e la presenza di produttori di parti speciali dedicate) è parametro importante per il successo.


I chopper e i bobber fanno da padrone, curatissimi e raffinati


Notevole questa rossa, con corona e disco freno riuniti insieme

Piacciano o no, sono curatissime (e a tratti impressionanti...)

Stupenda questa streetfighter su base Honda 6 cilindri!

La più bella (dopo Anima naturalmente!)

(mmm... ci starà questa gomma dietro il Centauro?)

 

Come dite? Non ve ne importa nulla? Volete sapere solo se c'erano Guzzi? Eh, certo, un momento, adesso ci arrivo. Dunque, come sapete di solito la presenza di Guzzi rispetto al resto è ridotta al lumicino, anche se grazie soprattutto al genio di Filippo Barbacane spesso fa più notizia del resto; questa volta qualcosina in più si è vista, anche per quanto riguarda la possibilità di elaborazioni, ma veniamo con ordine.

 

LO STAND MOTO GUZZI/MOTO SERVICE


La Breva 1100...


...e il Griso.

Mi ricredo: beige dal vivo è stupenda!

Sempre bellissima...

...

Insisto, portate pazienza ma merita.

Peccato per la posizione in sella.

Sua Maestà MGS-01

Questa la conosciamo bene... ;-)

Allo stand, di dimensioni e foggia importanti, erano esposte oltre alla gamma attuale la Breva 1100, la Griso in versione beige (devo dire notevole, mooolto meglio che in fotografia), la MGS-01 in versione definitiva con a fianco quella a noi 'familiare' utilizzata ad Albacete e suo fantasma V11 Scura R. Le due moto ancora nel limbo sono state prese d'assalto dai numerosi visitatori, che hanno commentato, palpato, sbirciato, saggiato per quel che potevano (e anche oltre, visto il faretto posteriore della Griso ridotto male) i due prototipi ormai in versione pressochè definitiva, soprattutto per quanto riguarda la Breva 1100. Ho piacevolmente trascorso un po' di tempo 'ascultando' il calore e i commenti del popolo, e se per la Brevona i commenti positivi non cambiavano dopo averci poggiato sopra le sacre terga, non si può dire lo stesso per quanto riguarda la Griso. Per molti il notevole entusiasmo iniziale si è un po' spento appena saggiata la posizione di guida, che secondo me (e non solo) è assai perfettibile. Difatti le pedane sono un po' altine e soprattutto un po' troppo avanzate; in più le ginocchia trovano spazio nelle svasature del serbatoio solo a patto di non avanzare sulla sella, come verrebbe naturale fare per agguantare il largo (troppo?) manubrio, solo che o si sta con le ginocchia a posto ma con le braccia completamente stese (non esattamente il massimo, anzi) o si avanza sulla sella per trovare la necessaria determinazione e ergonomia di braccia col manubrio, ma a patto di stare larghi di gambe come dal ginecologo. Delle due l'una: o si montano raiser più lunghi al manubrio, o si arretrano le pedane (il che non mi pare impossibile, visto che stanno su una piastrina separata dalle grosse piastre laterali del telaio). Facendo un rapido confronto con la concorrenza più agguerrita, tipo in casa Yamaha, non c'è storia: sulla MT-01 si sta seduti così naturali che sembra esserci nati sopra. Voglio sperare che l'esperienza del Centauro porti a rivedere in tempo questo difetto non da poco, anche perchè veramente la Griso è un gioiello, di quelli che si vedono di rado. Dall'enorme tappo del serbatoio, all'altrettando mastodontico trombone di scarico al meraviglioso percorso dei cicciosissimi collettori al massiccio monobraccio posteriore, è un orgasmo unico, e sul treno al ritorno ho quasi paura a svolgere il posterone dedicato per evitare sussulti imbarazzanti...


SPECIAL


Filippo Barbacane, tanto per cambiare, ci ha stupito per l'ennesima volta. Potremmo dire 'senza effetti speciali', nel senso che stavolta la sua creazione per la fiera di Padova non ha l'effetto strabiliante di una Bellerofonte o lo spiccato anticonformismo della cruiser dello scorso anno: stavolta è semplicemente una nuda, perdippiù grigia. Ma più la si guarda attentamente, soffermandosi dapprima sui tantissimi particolari degni di nota e opera diretta delle sue mani, fino a riportare lo sguardo a ri-contemplarla globalmente, più ci si rende conto di essere al cospetto dell'ennesimo capolavoro, capace di stagliarsi anche questa volta su tutto il recinto delle aspiranti regine del salone.

 

ANIMA

 

Il resto nel prossimo 'Special' dedicato!

 

"Ho iniziato a pensarci sei mesi fa, senza un'idea precisa, se non che fosse funzionante: sono salito sul telaio Ghezzi&Brian e ho iniziato a pensarla da sopra. E poi ho finito per terminarla come sempre il giorno prima, con una gestazione lunga: questa moto mi è uscita dall'anima, ecco perchè si chiama così". E dietro a queste semplici parole c'è un lavoro immenso e peculiare, perchè non è da tutti, per avere a tutti i costi quello che si ha in mente, prendere un paio di cerchi a raggi tubeless e segarli letteralmente a metà per allargarli o stringerli e risaldarli a seconda di dove andranno a finire (all'anteriore il 4" originale è diventato un 3,5" e al posteriore si è meravigliosamente allargato a 5,5"). Già basterebbe questo per capire la ricchezza, il talento e la capacità risolutiva del folletto pescarese: se poi si prosegue nell'analisi dei dettagli buonanotte, ma voglio lasciare l'analisi di tutto questo ben di Filippo dove si deve: nel prossimo articolo come Special. Intanto sono sicuro che apprezzerete il nome... ;-)

 

A poca distanza da "Anima" risplende la seconda creatura di Filippo, stavolta usando come base una Yamaha bicilindrica: tanto per confermare per l'ennesima volta il suo gran buon gusto e equilibrio, qualunque sia la base utilizzata. Gran bella!

 


Questa è la special su base Yamaha


Una linea invidiabile!

Ha già promesso che rialza i fari... :-)

Come uccidere un California.

Il V35 di un componente delle Aquile del Seprio

 

 

 

Rarissime le altre Guzzi presenti nel padiglione del concorso: un California dal colore improbabile e con borse Harley Davidson (come snaturarne l'anima), un V35 un po' troppo americaneggiante e appesantito per i miei gusti, la Le Mans di Stile Italiano già vista due anni fa e soprattutto:

 

MEXICANA








 

 

Creare una custom Guzzi di buon gusto è secondo me impresa difficile. Nella stragrande maggioranza dei casi si scade nel clone Harley, finindo in quel noioso purgatorio che è il "vorrei ma non posso". Oppure si carica magari un serie piccola di così tanto acciaio cromato addosso da dover gonfiare le gomme a 5 atmosfere per reggerla in piedi, in un truce effetto 'albero di natale'. Tutto quello che non è Mexicana. La splendida creatura di Maurizio Moschen di Bolzano nasce da una V7 Special del '69, ma soprattutto nasce da tanto buon gusto e dal senso dell'essenzialità, elemento purtroppo raro soprattutto in ambito custom. E infine (but not least) nasce da un'idea, non che abbia avuto modo di sincerarmene personalmente col creatore, ma basta una fugace occhiata per rendersene conto. Questa moto sa di americano quel tanto che basta, ed è talmente centrata con l'ambiente che evoca il suo nome (nonostante non abbia necessariamente i dettami classici del genere) da immaginarci facilmente sopra un Havana fumante aspirato con gusto dal Che, o da un campesiño dalla pelle color deserto e stivali a punta. Pur trasudando Guzzi da ogni poro dello scarico a colabrodo. Infine, tanto per sottolinearlo ancora, a volte la differenza le fanno le rifiniture, e qui come non apprezzare piacevolmente la verniciatura del carter, cambio e coppia conica di un morbido grigio ghisa naturale? Apprezzate, apprezzate!

 

ROSSOPURO

Concludo con un paio di stand dedicati prevalentemente alla nostra marca del cuore: capita piuttosto di rado di trovare produttori delle tanto agognate parti speciali per Guzzi che non si può non ammirarne il coraggio: Filippo Barbacane ha esposto (oltre alla Bellerofonte e al Cyclope) la sua linea di prodotti (creati in collaborazione con Paolo D'Alcini) dedicati alle nostre pupattole come autentici gioielli capaci di esaltare di brutto la bellezza del V11 e dei California (e anche delle altre piccine, tranquilli!), come la spettacolare asta di reazione, o le piastre di sterzo raffinate come poche, i portaspie anodizzati, e via di questo passo... a me hanno particolarmente colpito le bellissime pedane e comandi, sempre per il V11: intelligente l'idea di sfruttare i bulloni esistenti riuscendo con un 'trucchetto' a innalzare ed arretrare pedane e comandi (il tutto sempre con buon gusto e raffinatezza) per consentirci una guida più cattivella e tanta, tanta luce a terra per tutti!

Filippo è una persona d'oro. Tanta passione, simpatia innata, talento e creatività, piacevolmente confermati dalla simpatia e dal 'rumore' del suo enturage, che abbiamo avuto modo di conoscere bene al nostro raduno a Trevignano e peccato che non possa mostrarvi cosa hanno combinato la sera prima con la camera dell'albergo dove erano ospitati...

 

ASATEK

In mezzo a una marea di produttori e preparatori che espongono moto di ogni genere per dimostrare le loro creazioni, trovarne uno che usa allo scopo una California e una Breva è eccezione assoluta: questi gentilissimi produttori di Mandello ricavano dal pieno di ergal una gamma di ammortizzatori posteriori per Moto Guzzi di rara bellezza e raffinatezza, dandoci un'alternativa (e a volte una possibilità, vista la rarità) agli ammortizzatori di serie. Presente anche una variante per abbassare il retrotreno del California per gli amanti della guida rasoterra e una versione espressamente dedicata alle Breva 750.

 


Lo stand di Rossopuro


Ce n'è per tutti i gusti.

Lo stand Asatek...

...e i loro splendidi ammortizzatori

 

 

 

 

 

© Anima Guzzista