EVENTI
Convegno
sugli anni '70 a Milano
di Randagio e Marcello
Molteni
Data: Sabato 29 novembre
Luogo: Milano, Museo della Scienza e della Tecnica
Lo scopo della conferenza organizzata dallAISA (Associazione Italiana
per la Storia dell'Automobile) è la presentazione del libro "Matti
dalle gare" di Luca Delli Carri.
Niente da fare, del libro quasi non se ne parla. Gentilmente lautore
lascia la parola agli ospiti. Di questo lo ringrazio dicendogli (virtualmente)
che così si è conquistato un acquirente in più.
Dopo una breve introduzione dellIngegner Colombo, presidente (credo)
dellAISA ci raccogliamo in un momento di silenzio per onorare
la memoria di Nello Pagani.
I presenti sono Nico Cereghini, Mario Lega, Roberto Gallina e Luca
Delli Carri. Nico, che viene investito senza preavviso dellincarico di
condurre le danze, ricorda che un altro ospite è in arrivo:
Giacomo Agostini, in ritardo per via del traffico autostradale. Questi
arriva
comunque poco dopo e fa il suo ingresso accompagnato dagli applausi
dei presenti.
Come giustamente ha detto Marcello Molteni più che altro è stata
una chiacchierata da bar. Non si può descrivere meglio la
situazione che è andata creandosi. Quante volte tutti noi ci siamo
trovati a parlare di quei tempi doro del motociclismo, di quei
manici leggendari, di quelle moto artigianali che ci fanno brillare gli
occhi ancora oggi? Ai raduni, agli incontri, nella nostra officina di
fiducia: quante volte? Beh, stavolta quei gloriosi anni 70 e 80
del motociclismo non ce li raccontavamo tra di noi, ma erano i diretti
protagonisti a farlo. Dietro i microfoni cerano un totale di ben
18 titoli mondiali che parlavano in prima persona di cosa significava
essere piloti ventanni fa. Piloti vincenti.
I relatori:
Nico Cereghini, Mario Lega, Roberto Gallina, Giacomo Agostini,
Luca Delli Carri |
Nico Cereghini
e Mario Lega |
"Ago" e
Roberto Gallina |
I curriculum degli oratori sono di assoluto rispetto: Giacomo Agostini,
15 volte Campione del Mondo di motociclismo, Mario Lega, Campione
del mondo di Motociclismo classe 250 nel 1977, Nico Cereghini,
ex pilota
e giornalista tv, Roberto Gallina, ex pilota e manager del team Suzuki
Campione del Mondo 1981 e 1982 classe 500.
Non ho mai preso appunti né al liceo né alluniversità né al
lavoro (furbo eh?). Non lho fatto nemmeno stavolta. La mia memoria
fa pietà per cui non tento nemmeno di ricordare qualè stato
lordine temporale degli eventi, degli argomenti trattati, degli
aneddoti rivissuti dai protagonisti stessi. Non ho preso appunti perché non
volevo perdermi nemmeno le espressioni facciali di quelle persone che
stavano parlando. Le parole non le ricordo tutte, le sensazioni quelle
sì. Magari cerco di parlare con quelle.
Praticamente ha funzionato così: Nico Cereghini buttava lì con
sapienza un argomento e il microfono iniziava a girare tra gli
ospiti.
MARIO LEGA
<
Non è molto avvezzo ai microfoni, e questo amplia la sensazione
di semplicità che traspare da subito appena lo si incontra; dà quasi
limpressione di essere diventato Campione del Mondo delle 250 quasi
per caso, anche se sappiamo che non è così.> -
Marcello
Quando parla gli brillano talmente tanto gli occhi che sembra
ne abbia vinti 25 di titoli mondiali! Dimostra entusiasmo e umiltà allo
stesso tempo. E di Lugo di Romagna, ha vinto il Mondiale GP 250
nel 77. Qualche anno prima inizia a correre con la Yamaha nella
categoria Juniores comprando una delle 3 Yamaha appena arrivate dal Giappone
e vince a Monza. Ci racconta di come i suoi avversari protestarono per
le presunte irregolarità di quel mezzo e di come riuscirono a
far intervenire i commissari con lintento di dimostrare che la
moto non fosse uguale a quella di serie. Per pura fortuna Mario trova
fuori dal circuito uno spettatore svizzero che possiede una moto di serie
uguale alla sua, gli fornisce un pass, lo fa entrare ai paddock e invita
i commissari ad eseguire le misurazioni del caso. Le moto erano identiche,
la vittoria era regolare. Quel mezzo era un gradino sopra a tutte le
altre moto e Mario, racconta sorridendo, diventa così il primo
caso in cui si accusa un pilota di essere vincente solo per il fatto
di possedere la moto più veloce
A lui piace sottolineare che magari non era forte come Agostini
o come altri, ma lui dava tutto, voleva competere.
E a volte gli riusciva anche di superarli quei mostri sacri.
Sono gli anni delle moto senza elettronica, dei circuiti stradali
che da una parte hanno la roccia della montagna e dallaltra un burrone.
I circuiti dedicati sono pochi e quelli che esistono sono lontani anni
luce dalla definizione di piste sicure. Qualcuno racconta
di un circuito (in Jugoslavia mi pare) sul quale in pieno rettilineo
la gomma posteriore slittava. Mario dice che preferiva proprio quel tipo
di circuiti stradali perché erano simili alle strade sulle quali
lui si allenava. Altro che piste private. Si parla anche di soldi, di
ingaggi. Sorride. Il suo sponsor era la SIP, lazienda per
la quale lavorava e per la quale ha continuato a lavorare anche
quando
correva
ROBERTO GALLINA
< Scoperta umana piacevolissima, intelligente, simpatico e umano.
Buon comunicatore, spara un aneddoto dietro laltro e descrive con
grande realismo lambiente delle corse che lo hanno visto
protagonista prima come pilota e poi come team manager due volte
Campione del Mondo
delle 500 con Lucchinelli e Uncini.
Quando traccia il profilo umano dei suoi piloti e collaboratori
dimostra che se si vuol essere un buon manager bisogna essere
anche un po psicologi. > -
Marcello
Già! come quando il suo pilota Virginio Ferrari si ferma durante
una gara decisiva per il mondiale, rientra ai box dopo aver accusato
problemi al motore ed esprimendo il suo disappunto dicendo Lo sapevo
che si rompeva!!! Dopo aver smontato il motore e non aver trovato
nessun guasto, il team decide di non dire a Ferrari la verità e
cioè che la moto si era semplicemente spenta, magari per un suo
errore. Ago interviene stupito e chiede a Gallina Ma scusa, perché non
glielo avete detto? Perché da buon psicologo appunto non
voleva rischiare di demoralizzare il pilota magari facendogli perdere
fiducia in sè stesso. Laspetto umano di un mondo fatto di
pazzi che di umano hanno ben poco. Degli alieni proprio! Unumanità che
si è espressa soprattutto quando, dopo il terribile incidente
di Uncini, il suo Team decide di aspettare il rientro del loro pilota: Non
come oggi che non appena ti succede qualcosa ti mettono da parte perché la
moto deve correre sempre, ogni gara.
Due dei numerosi aneddoti con cui ci ha allietato Roberto:
E stato il suo team ad inventare quello che oggi si chiama Motorhome
ed è stato lui per la prima volta ad invitare il dottor Costa
a seguirlo in una gara fuori da Imola (era a Daytona per la cronaca),
ponendo così i presupposti per la nascita della clinica
mobile.
Cerano gare in cui si verificavano anche 50 cadute. Parla della
Paton, di notti insonni con gli unici quattro membri del team a lavorare
ininterrottamente per preparare la moto per il giorno dopo (Non
come oggi che ci sono 40 meccanici che girano intorno alla moto e che
lavorano fino alle otto e poi smettono). E poi le partenze a spinta,
gare di durata di 24 ore di cui 23 percorse sotto la pioggia, di sponsorizzazioni
appena appena sufficienti per tirare la fine del campionato, di trasferte
in Giappone, in un mondo e in una cultura completamente diversa dalla
nostra, per trattare con i nuovi colossi del mondo dei motori. Roberto è sempre
sorridente, bonario, si diverte a raccontare le cose e ripete più volte
che ci sarebbero tanti altri aneddoti da narrare. Ha proprio voglia di
condividere con noi le sue esperienze. Trasuda passione e ce la trasmette
con estrema facilità.
Spesso gli ospiti si guardano fra di loro e si dicono Ti ricordi?
Eh, te lo ricordi vero? come tra amici, come quando tra reduci
ci si ricorda dei bei vecchi tempi. Per noi ascoltatori è manna
dal cielo, seduti comodi sulle nostre sedie ci godiamo lo spettacolo.
Ma per noi arriva anche il momento triste del ricordo del tragico incidente
di Monza del 73, che coinvolse parecchi piloti, tra i quali Walter
Villa, Pasolini e Jarno Saarinen, in seguito al quale gli ultimi due
persero la vita. A Roberto andò bene. Lui entrò in quella
curva con una velocità contenuta per via di noie meccaniche
che gli fecero decidere di non rischiare troppo la rottura definitiva
del
motore e non fu coinvolto. Destino.
NICO CEREGHINI
<
Grande comunicatore, lo conosciamo tutti
E stato un discreto
pilota, ma credo abbia trovato la sua giusta dimensione in quel tipo
di giornalismo un po fuori dagli schemi
> - Marcello
Fa bene il suo mestiere, coinvolge tutti gli ospiti allo stesso
modo, punzecchia spesso Giacomo Agostini accennando ai suoi guadagni,
alle
donne, alla vita un po più agiata rispetto a quella dei
suoi colleghi di allora, ai suoi ridicoli tentativi nel mondo del cinema.
Ago non si fa pregare e risponde a tono, lasciando intendere che forse
a Nico gli rode il fatto che andava più piano
siparietto.
E poi...
GIACOMO AGOSTINI
<
Che dire? E stato il più grande, un monumento, un totem
e ancora oggi ha un carisma straordinario
> - Marcello
Il più grande davvero, un vincente, uno di razza. Uno che andava
al TT per i fatti suoi per imparare il circuito, uno che Mike Hailwood
nominò vincitore morale di quel TT quando Mino gli era davanti
e gli si ruppe la catena a pochi chilomentri dal traguardo consegnando
la vittoria a The Bike.
Mario Lega gli fa i complimenti a posteriori. Gli
dice di aver capito pienamente la grandezza di Giacomo sullIsola
di Man solo pochissimi anni fa quando, ospite al paddock della
gara più pazza
del mondo, ha visto con i suoi occhi cosa in realtà è il
Tourist Trophy. Mino ripete più volte che è stato
un favorito, uno che ha avuto più possibilità degli
altri di vincere per via dei mezzi che gli venivano forniti.
Roberto Gallina con estrema
sintesi gli ricorda che avrà anche avuto le moto migliori
ma le case che producono le moto migliori vanno a cercarsi
proprio i piloti
migliori... Ma Ago lo sa. Magari se lè tirata
un po.
Beh, con 15 mondiali sulla gobba lo farei anchio. Se
penso a quanto me la tiro io con gli amici del bar semplicemente
per aver preso
bene
una curva su in val Trebbia
Ago parla con la calma del saggio, ci sa fare anche col microfono.
Rievoca divertito lincontro con il bizzarro conte Agusta, che dopo averlo
contattato gli diede appuntamento nel primo pomeriggio concedendogli
udienza solo a tarda notte dicendogli Signor Agostini, cosa vuole
lei da me?; le sfide con Mike "The Bike" Hailwood, Phil
Read, la tragedia di Sarineen e del Paso, la sofferta decisione di lasciare
la MV che era diventata come una famiglia, il travagliato passaggio alla
Yamaha, centinaia di Gp vinti, la bella vita, la tv, sponsor milionari
ed infine il ricordo del triste tentativo di passare alle
quattro ruote a fine carriera, per riempire il tempo.
Ha vinto tutto Giacomo Agostini, ha battuto i più forti, è andato
più veloce di tutti su tutte le piste. Ed è per questo
che sabato, al termine della conferenza, si è meritato unonorificenza
in più: la maglietta di Anima Guzzista!!!!
Il nostro
Macio consegna il trofeo più ambito: la nostra maglietta! |
© Anima
Guzzista

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