Moto Salon 2004
Sotto un cielo plumbeo ma asciutto ci rechiamo giuoiuosi
al Moto Salon, manifestazione parigina molto bella e
simpatica, di dimensioni contenute rispetto a un grande
salone come Intermot o Monaco (praticamente paragonabile
al Bike Expo Show di Padova come dimensioni) ma in ogni
caso peculiare e assai seguita (è venerdì pomeriggio
e si fa già fatica a girare).
La composizione è un po' diversa: una buona metà è riservata
all'esposizione vera e propria di moto sia storiche che
moderne e elaborazioni; l'altra è mercato stile
Novegro, con tantissimo materiale di ogni tipo riguardante
le motociclette.
Veniamo all'esposizione: notiamo che c'è un tema
comune nell'ampio salone introduttivo: per ogni marca
sono esposti un modello significativo recente accompagnato
dal modello del passato dal quale trae ispirazione, o
col quale condivide almeno il 'sapore', creando così una
vista particolarmente evocativa e fluida capace di dare
ancor più valore alle marche. Ad esempio Ducati
schiera la stupenda Ducati MH900 con vicino la 1000
Mike Hailwood Replica, ispirata alla moto vincitrice
nel '78 al TT con alla guida il compianto campione inglese.
A poca distanza vediamo la stupenda Voxan Black Magic
con la sua fonte ispiratrice: Sua Maestà Norton
Manx. In effetti, vederle vicine fa un bell'effetto.
La Black Magic è a mio parere una delle nude più belle
in circolazione. Da urlo alcuni dettagli, come la sella
e gli scarichi. Eppoi contiene ottimamente quel giusto
sapore di vissuto e 'visto' senza limitare in alcun modo
la sua attualità. La Triumph invece è presente
con uno stand di ragguardevoli dimensioni dove espone
quasi
tutta la gamma, con particolare risalto all'ultima versione
della Speed Triple (niente male, anche se continuo a
preferire la prima 955).
La Guzzi... ehm... beh, nel tema di moto moderna e ispiratrice,
ecco una Ballabio accanto a una V7 Sport finto telaio
rosso e finto verde Legnano :-((
Certo che, nel momento in cui si lancia la vendita della
MGS, magari poteva essere una buona ed abbordabile occasione
di promuoverla, visto che la fiera ha una bella risonanza
e siamo a Parigi... pazienza.

L'affascinante
Ducati MH900... |

... e la sua
ispirazione |

La
stupenda Voxan Black Magic... |

...
e la sua musa, Sua Maestà Norton Manx |

Ed
ecco la Ballabio affiancata alla V7 |

Non
esattamente originale... |
La carenza di Guzzi si avverte anche allo stand di
HT Moto, concessionario multimarche tra cui la nostra preferita,
che esponeva invece una nutrita serie di bellissime
Voxan
(ma non era in crisi?), tra cui la notevole Scrambler
e una affascinante Cafè Racer arancione molto
curata. Meno male allo stand MRC c'è una splendida
V7 Sport carenata stile Bol d'Or veramente notevole e
ben curata, dalla classica livrea Verde Legnano impreziosita
da cromature nelle svasature del bel serbatoio e da tanti
particolari degni di nota, come le sospensioni White
Power, la coppa dell'olio maggiorata con filtro esterno
anteriore, camma Scola KS, distribuzione e volano in
ergal, bielle Carrillo, accensione Dyna, valvole 44/39...
insomma bella pepatina! E mi sa che non è stata
condita solo per esposizione...
Presente anche il Motoclub Guzzi France con un loro stand
allietato dalla presenza di bellissimi disegni applicabili
su tessuto.

Premiata
Gioielleria Borile
|

Il ricco
stand Triumph con la nuova Speed in bella
evidenza
|

Lo
stand del Moto Guzzi France col presidente
Jean Pierre Bourgery
|

Molto
carini i disegni esposti
|

Come
farsi una maglietta originale!
|

Naturalmente
non poteva mancare la nostra delegazione
Anima Guzzista France, con Salvatore e Fabienne,
sempre deliziosi!
|
Ultima presenza mandelliana: un Gambalunga in vendita.
Non sto scherzando: almeno così pare come potete
vedere in fotografia: era in ottime condizioni e chiedeva
38.000 euro. Se è veramente originale neanche
tantissimo: facciamo una colletta?

Toh,
un Gambalunga!
|

Che
volete che siano 38.000 euro? Bazzecole,
no?
|

Uhm...
RC30 (sempre spettacolari) affiancate a
Gambalunga... dove ho già sentito questo
accoppiamento?
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Non
mancano preparazioni 'hard', come questa
bruciante V-Max con compressore volumetrico.
Molto prese d'assalto a colpi di Nox anche
diverse Hayabusa
|

Allo
stand di HT Moto grande esposizione di
Voxan
|

Non
mancano preziosi reperti d'archeologia
motociclistica...
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Bellissima. |

Forse
grandicello il portanumero ma gran bel cul...
ehm, codino! |

La
lunga scheda tecnica testimonia una preparazione
sopraffina... |
Moto Bel'
Non esiste che mi faccio novecento
chilometri (ho capito, in aereo mica si guida, ma sono sempre
novecento chilometri!) e mi perdo l'occasione di 'lumarmi'
la Daytona più potente e spettacolare dell'universo: eccoci
al concessionario Moto Bel', atelier delle prestanti idee
di Messieur Jacques Ifrah, colui che cava equini dal quattro
valvole come fossero noccioline.
Cominciamo dalla Daytona vincitrice nel 1999 del campionato
Supertwins francese con Christophe Charles Artigues, avendo
la meglio su Ducati 916, Aprilia RSV, Suzuki TL1000 e così via
(mica cancellini, eh?). Questa moto è stata letteralmente smontata
e ripensata per trasformarla da anatroccolo sportivo in vera
belva da pista. Poco o niente si è salvato dalla cura dimagrante,
rinforzante, ringalluzzente di Ifrah. E si è cercato il massimo
da ogni apparentemente insignificante dettaglio (come fanno
i migliori nelle competizioni): nuovo telaio più corto e
leggero, sempre monotrave ma in cromo-molibdeno, con nuove
triangolazioni anteriori; angolo di sterzo limitato a 22,5°
per arrivare al magico interasse di 1450 mm, grazie anche
al blocco motore e cambio più corto
di 1,5 cm, rubati in zona frizione rifacendola monodisco
garantendo allo stesso tempo la resistenza all'incremento
notevole di potenza
(40 cavalli in più). Nuovo forcellone interamente in alluminio,
cerchi in magnesio, telaio posteriore in titanio... insomma
nulla è rimasto come prima, compresi gli attacchi del monoammortizzatore
posteriore.
Anche dentro il motore la faida di pezzi
originali ha sfiorato la strage. Unico superstite: l'albero
motore, naturalmente alleggerito, lucidato e bilanciato
a dovere, e il basamento (accorciato, appunto). Le bielle
sono in titanio, i pistoni naturalmente rifatti, cilindri
idem, con canne in alluminio, valvole da 38 mm. sempre
in titanio, bilancieri delle valvole rifatti, cammes
fatte apposta... tutte modifiche naturalmente (anche
se purtroppo per
noi) non
fatte pensando alla commercializzazione, per cui scordatevi
di poterle adottare (sigh! Io che mi ero presentato col
carrello della spesa...).
Risultato: 162 chili per 140 cavalli, ottenuti oltretutto
non a regimi stratosferici, ma a 9000 giri con cilindrata
1100. Ciò ha garantito anche una notevole affidabilità: il
motore non ha mai rotto nella stagione vincente. Fantastico.
E il bello è che ancor
oggi non ha perso del tutto competitività: paragonando i
tempi che facevano nel 1999 sulla pista del Bol d'Or sono
quelli di un 10-12° posto se avesse ipoteticamente corso
quest'anno.
"Non è una moto con la quale si può vincere
un Bol d'Or ma sicuramente si può fare molto di più di
quanto fatto fin'ora". Già.

Ecce
Daytona.
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Gran bella
vista!
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Cominciamo
a sbirciare i particolari... coppa dell'olio
più capiente e leggera...
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...
coprivalvole in magnesio (per restare solo
in superficie...)
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Forcellone
in alluminio e scarico a sogliola...
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...
tutto il telaio è stato rifatto interamente,
prosciutti compresi.
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Naturalmente
i cerchi sono in magnesio.
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Anche
qui, tutto nuovo e leggerissimo. Sotto la
strumentazione il radiatore e il recupero
olio
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Altri
particolari del telaio al cromo-molibdeno
e gli attacchi del mono posteriore. Esilissima
la struttura del codino!
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Altro
curioso sguardo al motore... |

Ed
eccola in azione! |

Charles
Artigues. L'ultimo pilota titolato Moto Guzzi. |
Accanto a questo splendore ecco un altro gioiellino: la Le Mans III approntata
per il Bol d'Or Classic, dove nel 2003 naturalmente ha vinto (!) con sempre
alla guida il missile Artigues, e quest'anno se non fosse incappato nella
caduta sotto il diluvio avrebbe sicuramente ripetuto l'impresa (mica contro
minchioni come noi: al Bol d'Or Classic si 'menano' in pista piloti veri
e le preparazioni di case come Honda e Triumph non scherzano!).
Innanzitutto la livrea
è semplicemente stupenda: ancor più che con la Daytona
il bianco perla impreziosito dalla striscia rossa longitudinale
dona da matti. Per il resto questo splendore ha per noi
minchiones un sapore molto famigliare e ci troviamo con
la tentazione continua di alzare la gamba e saltare su
al volo dando gaaaaas! Ehm, ci ricomponiamo subito e
notiamo che il telaio ha pressapoco le nostre stesse
modifiche anche se con alcune interessanti varianti:
culla inferiore segata, attacchi anteriori al motore
che scendono fino
alla parte bassa del basamento e traverso di rinforzo...
e c'è da
dire che in realtà questa
moto è quella che guidano i giornalisti, la 'seconda' moto:
quella di Christophe Charles Artigues è più estrema
come quote e 'pepatura'...
La cilindrata effettiva è di 1050 cc (diametro pistone
93,5, corsa 78 mm.), valvole prese dal
Le Mans 1000; albero a camme artigianale, albero motore alleggerito
e lucidato, volano alleggerito, terna in ergal... qui abbiamo
un po' più familiarità sulle modifiche, più semplici
e soprattutto ben meno costose che sulla Daytona. Davvero
meritevoli di
menzione gli scarichi realizzati con cura e moolto
belli e la notevole carenatura, provvista anche
di deflettori interni in grado di deviare maggiore aria sulle
teste in
corrispondenza dell'attacco degli scarichi, notoriamente
il punto più caliente dei nostri motori.

Ecce
Le Mans.
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Al
Bol d'Or Classic, anche se le manches durano poco,
si corre anche al buio.
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Bellissima
la carena avvolgente.
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Cominciamo
con le finezze: ecco il deflettore interno
alla carena per convogliare maggiore aria
alle teste.
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Affascinante.
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Parecchio
rinforzati gli attacchi della triangolazione
anteriore
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Non
dovendo affrontare lunghe ore il serbatoio
è un normale serbatoio Le Mans
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Scarichi
e pedane realizzati con estrema cura.
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Sbirciatina
anche sulle gomme, tanto per scopiazzare
un po'...
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E
questa era la 'seconda' moto, quella affidata
ai giornalisti... la prima è più estrema.
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Ifrah,
la moglie Nicole e i soliti pirlùn.
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Un ringraziamento
particolare a Jacques Ifrah per la sua disponibilità
e per averci permesso di sbirciare dentro i suoi gioielli,
col sogno di rivedere in qualche modo in pista la sua
bellissima e cattivissima quattro valvole.
Leggi la precedente
intervista a Jacques Ifrah