N.
9 - 14 Dicembre 2002
Via
col Vento
di Goffredo Puccetti
Venerdì 6 dicembre ore 6:30.
Aeroporto di Orly, Parigi.
Tra i miei osanna alla neonata Airlibexpress che mi porterà in Italia
a prezzo stracciato, inizia il mio viaggio verso il Motorshow 2002.
Mentre rifiuto la colazione a bordo, consapevole del mio prossimo atterraggio
nella terra del cappuccino fatto come si deve, mi domando se tutto sommato
ne valesse davvero la pena di andare fino a Bologna per rivedere - così pensavo
- una replica di quanto già mostrato ad Intermot ed a Mandello.
Ne valeva la pena. Decisamente. Per le novità presentate, per leleganza
di uno stand tra i più belli e più frequentati, ma soprattutto
per poter prendere in prima persona una bella boccata di questaria nuova
che si respira in casa Guzzi.
La cartella stampa, preparata con una cura davvero notevole, dice che Un
nuovo vento si leva da Mandello del Lario.
E proprio da qui vorrei partire: dal modo scelto dalla Guzzi per presentarsi
a stampa e addetti ai lavori, dalle parole con le quali mamma Guzzi si racconta.
Per segnalare quelli che sono, a mio avviso, degli elementi di novità importantissimi;
dei segnali di un cambiamento - tante volte sognato in passato ma mai realizzatosi
compiutamente e che adesso è inequivocabilmente in atto.
Chi segue Anima Guzzista sa che, negli ultimi due anni, le azioni della nuova
gestione sono state seguite e scrutinate con maniacale attenzione: oggetto
di editoriali e di interviste, dibattute più volte sul forum e sulle
mailing list, alle volte applaudite, altre apertamente osteggiate e criticate
spietatamente.
Lo stand di Bologna mi ha offerto diversi spunti di riflessione. Non è certo
tempo di bilanci, anzi! Ma a chiusura di un anno così intenso per la
nostra amata Aquila, vediamo un po in concreto come stanno le cose.
Quelle che seguono sono le prime frasi prese dalla Cartella Stampa Moto Guzzi
2003, Edizione Motorshow. Leggiamole insieme:
La Moto Guzzi è un patrimonio collettivo nel panorama delle due
ruote, che sta vivendo un momento di grande entusiasmo. Dopo un passato glorioso,
seguito da un periodo di declino e vicissitudini, da due anni è alla ricerca
di una nuova identità, per recuperare un ruolo internazionale prestigioso.
Un progetto indubbiamente ambizioso, che è stato però affrontato
con grande umiltà e concretezza, e dovrà essere realizzato gradualmente,
con la politica dei piccoli passi.
Ecco qui: parole semplici, quasi ovvie per noi che di passione Guzzista ci
nutriamo quotidianamente. La novità è che queste parole adesso
arrivano dallalto: da una dirigenza finalmente consapevole della sua missione,
consapevole della responsabilità che grava sulle spalle
di chi ha deciso di prendere il marchio Moto Guzzi in mano e riportarlo ad
essere sinonimo di eccellenza motociclistica. I segni di questa concretezza
erano tutti evidentissimi a Bologna: la Breva, che sarà in vendita a
partire dalla prossima primavera, era lì, bella e discreta, a colmare
un vuoto di gamma lamentato dai Guzzisti da oltre un decennio. La gamma V11 sì:
solo V11, niente Sport Naked, era ora!! si arrichisce di unaltra
serie speciale, una di quelle da pensieri impuri; e di nuove colorazioni -
finalmente più serie - e di un catalogo di accessori molto interessante.
Ah! Sulle colorazioni della V11, una piccolissima digressione: La V11Sport è la
moto di maggior successo per la Guzzi degli ultimi anni. Successo che si deve
- e parlo per la prima serie soprattutto - non certo alle qualità dinamiche
della ciclistica, ma semplicemente alla struggente bellezza di quella linea
unica. Linea che merita una livrea uniforme. Sfidiamo apertamente la Moto Guzzi
a trovare un solo Guzzista che dica di apprezzare la livrea bicolore del codone!
Forza, birra pagata! Noi, da parte nostra potremmo citare le decine e decine
di Guzzisti che si sono riverniciati il codone in tinta unita... Fine della
digressione.
Sulla tendenza Guzzi degli ultimi anni di battezzare i model year ogni volta
con nomi diversi non mi sbilancio più di tanto: personalmente, a livello
emotivo direi, la cosa non mi piace. Mi piacerebbe poter parlare solo di California,
V11 e così via senza dover impazzire nel tentativo di ricordarmi che
la Cali Touring Sport Stone è praticamente la Aluminium Ev con le borse
della Jackal Titanium ma col manubrio del girello di zia Rosina; e che la V11
Cafe Sport è un evoluzione della V11Sport fu Naked già Bellabio
coniugata Rosso Corsa, e che è sì scura ma non come la Scura...Uff!
Daltra parte, so bene quanto a noi Guzzisti piaccia poter parlare di
esclusività e sentirsi possessori di mezzi rari..Mah, direi che i dati
di vendita confermano che questo susseguirsi di serie più o meno speciali
porta bene alla Guzzi; mi inchino di fronte ai risultati e mi ritiro in buon
ordine in sella alla mia V11 - prima serie, eh, non confondiamoci! :-).
Tornando a parlare di concretezza mi ha fatto piacere vedere, oltre alla Breva,
labbandono della nefasta vernice goffrata per tutti i modelli. Mi sono
ritornate in mente le parole di Jacques Ifrah, storico concessionario Guzzi
in Francia, intervistato da Anima Guzzista sette mesi fa (http://www.guzzisti.it/maestri/jacques_ifrah/intervista_ifrah_body.htm).
Ne riporto un passo significativo:
G: La storia della Voxan (recentemente fallita ed ora in mano ad una cordata
di finanziatori svizzeri) insegna che la passione non basta, il mercato può essere
spietato. La Guzzi è stata sull'orlo del fallimento. Che cosa serve
adesso per il rilancio?
J: Allargare la gamma, senza dubbio, subito, subito. Una moto più piccola,
agile.
G: Anche partendo dal piccolo 750 così com'è?
J: Ma sì, ma sì! Rivisto però, non come è adesso.
Ma più che altro deve cambiare il processo col quale la casa madre segue
lo sviluppo delle moto... Mi spiego, in tutte le moto del mondo ci sono difetti.
Sempre. Vengono fuori su una prima serie, il cliente se ne accorge, il concessionario
ripara in garanzia e segnala alla casa et voilà: la seconda serie non
presenta il difetto.
G: Non fa una grinza.
J: Eh, non farà una grinza ma in Guzzi non è mai accaduto!!
C'era un particolare sbagliato su una moto? Beh, ci potevi scommettere che
sarebbe rimasto con quella moto fino all'ultima prodotta!! E poi le evoluzione
dei gusti, del mercato, delle tecnologie... Noi avevamo l'impressione che la
Fabbrica a Mandello fosse sotto una campana di vetro, separata dal mondo reale,
dal mondo di chi le moto le deve far piacere e vendere...
Così si parlava e ahimè, non senza ragione - di Guzzi,
solo sette mesi fa. Confrontando le sagge parole di Monsieur Ifrah con quanto
visto e sentito a Bologna, si percepisce la portata della trasformazione in
atto e lentusiasmo delle persone coinvolte nelloperazione, tangibile
e positivamente contagioso: abbiamo adesso una Casa Madre più attenta
ai segnali che le arrivano dallesterno, dai Guzzisti, dai concessionari
e dai preparatori. Chi si ricorda le ultime presentazioni dei modelli delle
passate gestioni (es: Centauro, V11, Quota ES) sta cominciando a tornare ottimista:
la campana di vetro è stata rimossa, ventanni di Guzzismo inespresso,
sedato, castrato e umiliato si sono fatti breccia dentro la Moto Guzzi e, superato
lo choc da overdose, la Fabbrica adesso sta rispondendo a tono.
Il segno esteriore più bello di questa rinascita è affidato a
due moto sublimi.
La prima è la Griso.
Tra Mandello e Bologna si è concessa un tour promozionale negli Stati
Uniti dove ha riscosso un successo incredibile. Identica a nessunaltra
moto, bassa e lunga, così incredibilmente nuova eppure allo stesso tempo
così assolutamente Guzzi. Vedrà mai la luce? Sappiamo che quel
telaio è una realtà, che quello stupendo monobraccio è una
realtà e ci è stato di nuovo detto quanto stanno lavorando sul
quattro valvole. Le nostre dita sono incrociate allo spasimo.
La seconda è la moto che avrebbe dovuto chiamarsi Le Mans. O Tenni.
La MGS01 - lei sì! - avrebbe potuto fregiarsi di tali nomi. È splendida,
compatta e cattiva. A Birmingham limportatore inglese ha faticato a contenere
leuforia degli appassionati locali; si parla di assegni in bianco lasciati
allo stand: faccia lei il prezzo, ma me ne dia una per il prossimo TT .
Della MGS01 abbiamo parlato a lungo con il suo artefice, il geniale Giuseppe
Ghezzi. Scalpita; è consapevole di aver creato una moto incredibile
e, come tutti noi, è spaventato dai segnali che ci dicono di difficoltà (le
stesse della Griso) che il prototipo sta incontrando nella sua messa in strada. È confortante
sapere che questo laboratorio di stile ha già di fatto generato
soluzioni tecniche che verranno adottate su altri modelli, esistenti e futuri. È emozionante
vedere Giuseppe Ghezzi allo stand ufficiale Moto Guzzi intento a presentare
la sua creatura: non sono poi passati secoli da quando le imprese di Ghezzi
venivano sistematicamente ignorate a Mandello. Tutto questo è innegabile.
I piccoli passi si vedono e stanno lasciando unimpronta netta
e profonda.
Però, e intanto lo sguardo torna a posarsi sui bellissimi poster di
Griso e MGS01, sarebbe davvero triste vedere la luce di queste due gemme affievolirsi
pian piano, fino a spegnersi tra le pagine di una monografia Guzzi alla voce: "prototipi
mai realizzati"
Forza Guzzi, regalaci un sogno. Anzi, due!
G.
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