Editoriale 1

Italiani, popolo di arditi geni e abili frenatori

Editoriale 2

Ma la passione e' un handicap?

Editoriale 3

Fabbrica dei sogni

Editoriale 4

Voglia di... 4 valvole!

Editoriale 5

Identita' perduta

Editoriale 6

Uno strano dialogo...

Editoriale 7

Una questione di equilibrio

Editoriale 8

Voti a rendere

Editoriale 9

Via col vento

Editoriale 10

Il gusto delle cose

Editoriale 11

Il punto sul punto... vendita

Editoriale 12

Ghezzi in Guzzi

Editoriale 13

Raffreddati con l'aria

Editoriale 14

Pensieri e parole

Editoriale 15

Belve, Dei, adepti e sacrifici

Editoriale 16

Perdita d'identita'

Editoriale 17

Double face

Editoriale 18

Un anno vissuto appassionatamente - pure troppo

Editoriale 19

Crisi

Editoriale 20

Comunque vada, sara' un successo

Editoriale 21

Non svegliateci

Editoriale 22

Signore e signori, si cambia

Editoriale 23

Deccla

Editoriale 24

Buoni propositi

Editoriale 25

In difesa di Mandello; ovvero: sulla Tradizione

Editoriale 26

Come si resta indimenticabili?

Editoriale 27

Repetita iuvant

Editoriale 28

Sangue dalle rape

Editoriale 29

Design

Editoriale 30

L'insostenibile inconfutabilità di una congettura?

Editoriale 31

C'è un'anima nuova

Editoriale 32

MotoGuzziWorldChe???

Editoriale 33

Capitani paurosi

Editoriale 34

Destini incrociati

Editoriale 35

Dove vai, ora che le moto nuove ce le hai?

Editoriale 36

La matematica è un'opinione

Editoriale 37

Cosa vogliamo fare da grandi?

Editoriale 38

Compriamo moto o spot pubblicitari?

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Editoriale 39

Messaggi sussurrati

Editoriale 40

L'editto

Editoriale 41

Tre asterischi, una penna e un taccuino

Editoriale 42

Associazione

Editoriale 43

Un nome ingombrante

Editoriale 44

Sliding doors

Editoriale 45

Quando i sogni si avverano

Editoriale 46

Tiriamo la riga

Editoriale 47

Essenza e personalità

Editoriale 48

Niente

Editoriale 49

Manifesto

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N. 5 - 2 settembre 2002

 

Identità perduta

 

di Fange

 

Leggo da un inserto di Ruoteclassiche dell'ormai lontano 1993 dedicato alla Moto Guzzi:"A firmare il motore V7 è stato l'Ingegner Giulio Cesare Carcano, uno dei più grandi progettisti che mai si siano interessati alle cose motociclistiche, il più grande sulla scena italiana, motorista e telaista eccelso..."

Poi agguanto l'ultimo numero di Motociclismo d'Epoca e trovo un articolo su Lino Tonti scritto dal mitico Roberto Patrignani che recita più o meno su questo tono:"E' impossibile non cadere nell'enfasi ricordando Lino Tonti perchè ha rappresentato moltissimo nel nostro mondo per ingegno, spontaneità, passione allo stato puro, accompagnati da un magnifico umore e tanta onestà..."

Se poi a questi personaggi aggiungiamo Carlo Guzzi, colui che nel campo moto ha aperto l'era motoristica moderna e poi i vari Cantoni e Todero che per tanti anni hanno rappresentato l'anima tecnica della Moto Guzzi o ancora il Dr. John Wittner, l'uomo che ha reso possibile la creazione di quel gioiellino che era la Daytona da competizione, ci rendiamo conto che ogni singola era della casa motociclistica lariana è stata ben segnata da un personaggio di spicco piuttosto che da un altro.

Sono fermamente convinto che è grazie a questa sinergia di menti in successione che la Guzzi è riuscita a diventare un ‘unicum’, un caso a sé stante; potremmo addirittura definire il marchio dell'aquila come un fenomeno sociale che ha segnato la storia della moto fino alla fine degli anni '70 per cadere poi nell'assoluto immobilismo tecnico che ne ha decretato la recessione a meno nobili ranghi.

Nel mondo motociclistico moderno, l'identità di una moto o di un marchio è divenuta quasi una necessità. La selva di modelli, di case, di architetture costruttive e di varietà di cilindrate impone ai produttori di moto di dare ai propri modelli una qualche personalità. Il motociclista oggi non usa più la moto per una mera utilità - questo oramai lo possiamo considerare un luogo comune - ma cerca nella moto una sorgente di emozioni, una compagna di avventure o di scorribande, un mezzo che gli permetta di sentirsi diverso da tutti e, nello stesso tempo, di far parte di un mondo strano e difficilmente comprensibile ai più che è quello dei Motociclisti.

Considerando tutto questo l'identità del mezzo che si cavalca è diventata praticamente indispensabile.

Ebbene, personalmente penso che l'eredità dei tempi d'oro della Moto Guzzi è oggi perfettamente interpretata dalla Ducati. Di ogni suo moderno modello gli appassionati conoscono la storia, le evoluzioni, i particolari; ma soprattutto conoscono il suo progettista: che la 916 sia stata realizzata sotto la direzione dell'Ing. Tamburini lo sanno anche le pietre e allo stesso modo a pochi sfugge anche la storia precedente, quelle straordinarie quanto rivoluzionarie macchine da guerra che rispondono ai nomi di 851 prima e di 888 poi. Se si pensa che dietro a quei progetti lavoravano menti come quelle dell'Ing. Taglioni e dell'Ing. Bordi, il risultato era praticamente annunciato. E c’è forse qualcuno che ancora non sa che il disegnatore della Monster è stato Miguel Galluzzi, o che il restiling della serie SS e l'ultima 999 si debbano al designer Pierre Terblanche?…

Ma torniamo alla Moto Guzzi. Non conosco il progettista della Nevada; non so chi ne ha curato il restiling del modello 2002, o chi ha progettato le valvole idrauliche dell'ultima versione California o ancora chi ha rivisto il progetto V11 tra la prima e la seconda serie. Tutto quello che so sui tecnici che lavorano in Moto Guzzi lo so  ascoltando voci di corridoio che lasciano sempre un dubbio sulla loro veridicità.

Ma perchè tutto questo si tiene nascosto agli appassionati? La fidelizzazione dei clienti per una casa particolare come la Moto Guzzi dovrebbe prevedere, a mio avviso, che l'appassionato venga fatto partecipe dei progetti che si intendono intraprendere ed a chi i nuovi progetti vengono affidati. Creare nel popolo degli estimatori delle Guzzi entusiasmi, aspettative e partecipazione ad un nuovo progetto, ritengo sia quanto di più salutare si possa fare per tenere vicini i vecchi clienti ma soprattutto per attrarne dei nuovi. Non fare questo potrebbe essere interpretato dagli osservatori distratti come un segno di debolezza, potrebbe esprimere un certo disorientamento interno 'Non dico nulla perchè non so neanche io dove devo andare'. Che poi la situazione sia realmente questa oppure no conta poco in relazione all'immagine che si trasmette al popolo dei motociclisti.

Se è vero che oggi la casa sta spendendo risorse ed energie per risollevarsi dalla difficile situazione in cui si trova, sono però convinto che non può prescindere dal ricreare intorno a se quella forte identità che la contraddistingueva in passato. Quell'immagine di azienda che lavora per il futuro, che investe facendo sapere a tutti che presto avranno un temibile concorrente a soffiargli sul collo, questa è la vera filosofia del 'nostro' marchio. La Ducati oggi ha fatto sua questa filosofia che un tempo apparteneva a noi dimostrando che è ancora una validissima politica da portare avanti. Recentissimo esempio ne è il clamore provocato dalla nascita del 'Desmosedici', mossa senza dubbio rischiosa da parte della Ducati ma che dimostra che chi vuole stare al vertice deve 'osare'!

Quindi mi auguro che la Moto Guzzi si dimostri coraggiosa e ci faccia sapere cosa sta combinando, dove sta andando e soprattutto a quali personaggi chiave oggi è affidato il destino della nostra Aquila. L'attesa di una nuova moto che faccia il 'miracolo' in casa Guzzi ormai ci ha sfiancato e molti di quelli che aspettavano se ne sono andati....

 

Fange


© Anima Guzzista