Leggo da un inserto di
Ruoteclassiche dell'ormai lontano 1993 dedicato alla Moto Guzzi:"A
firmare il motore V7 è stato l'Ingegner Giulio
Cesare Carcano, uno dei più grandi progettisti
che mai si siano interessati alle cose
motociclistiche, il più grande sulla scena
italiana, motorista e telaista eccelso..."
Poi agguanto l'ultimo numero
di Motociclismo d'Epoca e trovo un articolo su
Lino Tonti scritto dal mitico Roberto Patrignani che
recita più o meno su questo tono:"E'
impossibile non cadere nell'enfasi ricordando
Lino Tonti perchè ha rappresentato moltissimo
nel nostro mondo per ingegno, spontaneità,
passione allo stato puro, accompagnati da un
magnifico umore e tanta onestà..."
Se poi a questi personaggi
aggiungiamo Carlo Guzzi, colui che nel campo
moto ha aperto l'era motoristica moderna e poi i
vari Cantoni e Todero che per tanti anni hanno
rappresentato l'anima tecnica della Moto Guzzi o
ancora il Dr. John Wittner, l'uomo che ha reso
possibile la creazione di quel gioiellino che
era la Daytona da competizione, ci rendiamo
conto che
ogni singola era della casa motociclistica
lariana è stata ben segnata da un personaggio
di spicco piuttosto che da un altro.
Sono fermamente convinto che
è grazie a questa sinergia di menti in
successione che la Guzzi è riuscita a diventare
un ‘unicum’, un caso a sé stante; potremmo
addirittura definire il marchio dell'aquila come
un fenomeno sociale che ha segnato la storia
della moto fino alla fine degli anni '70 per
cadere poi nell'assoluto immobilismo tecnico che
ne ha decretato la recessione a meno nobili
ranghi.
Nel mondo motociclistico
moderno, l'identità di una moto o di un marchio
è divenuta quasi una necessità. La selva di
modelli, di case, di architetture costruttive e
di varietà di cilindrate impone ai produttori
di moto di dare ai propri modelli una qualche
personalità. Il motociclista oggi non usa più
la moto per una mera utilità - questo oramai lo
possiamo considerare un luogo comune - ma cerca
nella moto una sorgente di emozioni, una
compagna di avventure o di scorribande, un mezzo
che gli permetta di sentirsi diverso da tutti e,
nello stesso tempo, di far parte di un mondo
strano e difficilmente comprensibile ai più che
è quello dei Motociclisti.
Considerando tutto questo
l'identità del mezzo che si cavalca è
diventata praticamente indispensabile.
Ebbene, personalmente penso
che l'eredità dei tempi
d'oro della Moto Guzzi è oggi perfettamente
interpretata dalla Ducati. Di ogni suo moderno
modello gli appassionati conoscono la storia, le
evoluzioni, i particolari; ma soprattutto
conoscono il suo progettista: che la 916 sia
stata realizzata sotto la direzione dell'Ing.
Tamburini lo sanno anche le pietre e allo stesso
modo a pochi sfugge anche la storia precedente,
quelle straordinarie quanto rivoluzionarie
macchine da guerra che rispondono ai nomi di 851
prima e di 888 poi. Se si pensa che dietro a
quei progetti lavoravano menti come quelle dell'Ing.
Taglioni e dell'Ing. Bordi, il risultato era
praticamente annunciato. E c’è forse qualcuno
che ancora non sa che il disegnatore della
Monster è stato Miguel Galluzzi, o che il
restiling della serie SS e l'ultima 999 si
debbano al designer Pierre Terblanche?…
Ma torniamo alla Moto Guzzi.
Non conosco il progettista della Nevada; non so
chi ne ha curato il restiling del modello 2002,
o chi ha progettato le valvole idrauliche
dell'ultima versione California o ancora chi ha
rivisto il progetto V11 tra la prima e la
seconda serie. Tutto quello che so sui tecnici
che lavorano in Moto Guzzi lo so
ascoltando voci di corridoio che lasciano sempre
un dubbio sulla loro veridicità.
Ma perchè tutto questo si
tiene nascosto agli appassionati? La
fidelizzazione dei clienti per una casa
particolare come la Moto Guzzi dovrebbe
prevedere, a mio avviso, che l'appassionato
venga fatto partecipe dei progetti che si
intendono intraprendere ed a chi i nuovi
progetti vengono affidati. Creare nel popolo degli
estimatori delle Guzzi entusiasmi,
aspettative e partecipazione ad un nuovo
progetto, ritengo sia quanto di più salutare si
possa fare per tenere vicini i vecchi clienti ma
soprattutto per attrarne dei nuovi. Non fare
questo potrebbe essere interpretato dagli
osservatori distratti come un segno di
debolezza, potrebbe esprimere un certo
disorientamento interno 'Non dico nulla perchè
non so neanche io dove devo andare'. Che poi la
situazione sia realmente questa oppure no conta
poco in relazione all'immagine che si trasmette
al popolo dei motociclisti.
Se è vero che oggi la casa
sta spendendo risorse ed energie per
risollevarsi dalla difficile situazione in cui
si trova, sono però convinto che non può
prescindere dal ricreare intorno a se quella
forte identità che la contraddistingueva in
passato. Quell'immagine di azienda che lavora
per il futuro, che investe facendo sapere a
tutti che presto avranno un temibile concorrente
a soffiargli sul collo, questa è la vera filosofia
del 'nostro' marchio. La Ducati oggi ha fatto
sua questa filosofia che un tempo apparteneva a
noi dimostrando che è ancora una validissima
politica da portare avanti. Recentissimo esempio
ne è il clamore provocato dalla nascita del 'Desmosedici',
mossa senza dubbio rischiosa da parte della
Ducati ma che dimostra che chi vuole stare al
vertice deve 'osare'!
Quindi mi auguro che la Moto
Guzzi si dimostri coraggiosa e ci faccia sapere
cosa sta combinando, dove sta andando e
soprattutto a quali personaggi chiave oggi è
affidato il destino della nostra Aquila.
L'attesa di una nuova moto che faccia il 'miracolo'
in casa Guzzi ormai ci ha
sfiancato e molti di quelli che aspettavano se ne sono
andati....
Fange