Italiani,
popolo di arditi geni e abili frenatori
La notizia dell'accordo strategico tra Aprilia e Piaggio stretto il 15 febbraio
giunge in un momento opportuno sotto certi punti di vista, ma anche in
un momento di pausa ed attesa nel rilancio della nostra amata aquila, e
inevitabilmente fa correre qualche brivido ai 'pasionari' appassionati
guzzisti.
Ma
andiamo con ordine. L'accordo sembrerebbe una tempestivissima quanto
inaspettata operazione di 'leccaggio delle ferite' per casa Aprilia:
difatti l'anno 2001 si e' chiuso con un calo del mercato degli
scooteroni del 9%, e soprattutto con un autentico tracollo del
42% degli scooter 50cc fabbricati in Italia che ha bastonato ferocemente
l'Aprilia, che nonostante i buoni successi delle mille sportive
si regge fondamentalmente sugli scooter.
Considerando le facilmente intuibili ripercussioni sulle tappe di rinascita
della Guzzi, l'accordo con Piaggio, finalizzato alla acquisizione comune di
forniture di materiali e allo sviluppo di parti comuni, sembra un colpo provvidenziale
in grado di dare una botta per aiutare il rientro in carreggiata di Aprilia
e riprendere a dare ossigeno vitale al pennuto a noi caro.
Bene.
Verrebbe da chiudere qui il pensierino, ma un tarlo, soprattutto per i meno
giovani, si insinua fastidiosetto, riaffiorando ricordi non proprio esattamente
esaltanti sull'ultima casa motociclistica (oddio, a dire il vero penultima,
ma escludiamo le recenti voci di inciuci Castiglionensi) che ha subito
il tocco genovese.
Una recente intervista apparsa su 'Motociclismo d'Epoca' all'ingegner Piazza,
progettista della Gilera negli anni d'oro oltreche' fulgido esempio di ardito
genio da copertina, ha riaperto il cassetto dei ricordi 'scomodi'; quelli dei
progetti splendidi non capiti, o addirittura ostacolati o limati e deviati
da ingerenze e burogigionazie tipiche dei secondi protagonisti del titolo:
gli abili frenatori; personaggi e situazioni che - ho un vago sospetto- noi
guzzisti abbiamo avuto modo di conoscere a fondo.
Perche' se c'e' un filo immaginario che lega insieme i nostri piu' fulgidi
esempi di arditi geni, partendo da Carlo Guzzi e proseguendo con i vari fratelli
Benelli, Carcano, Alfonso Morini, Piazza stesso, Taglioni e cosi' via, d'altra
parte duole ricordare le tante occasioni sprecate, fatte di atavica burocrazia,
di scelte piu' 'politiche' che tecniche e funzionali, di grossolani errori
di tempi e modi, come per esempio l'inutile attesa della messa in produzione
del LeMans? E rileggendo le amare riflessioni dell'ingegner Piazza sulla scellerata
convocazione di tecnici giapponesi per realizzare un motore di gran lunga peggio
di quello che Piazza stesso aveva gia' brillantemente realizzato, o la scelta
all'epoca di spostare parte della produzione a fornitori esterni motivata da
palese motivo parentelare (!), ci trasporta ad immaginare scenari futuri di
imperanti "faso tuto mi'", o addirittura a nuove Moto Guzzi nate
sulle sponde del... mar ligure (esagero, neh!), e un brivido ci corre per la
schiena, con breve ma intensa pausa sul pube per poi precipitarsi fino agli
alluci allucinati.
Eh si, perche' un'altra nostra storica pecca e' quello di far poco tesoro della
storia, e di spostamenti di produzioni e di decisioni 'a priori', oltre al
burocrantismo dorico ne abbiamo piene le enciclopedie. Come non pensare a quel
di buono e tenace che ha conservato Mandello (e parlo oltreche' di uomini anche
di progetti, come il famoso VA10) senza alla luce degli ultimi tempi avere
un poco di apprensione?
Le
basi per una inversione di tendenza non mancano. Speriamo che la
nuova dirigenza non si faccia inebriare troppo dalla loro genetica
tendenza accentratrice, ma che la base di ogni strategia interna
sia frutto di analisi delle migliori forze ed energie, indipendentemente
dalla casacca, che se pur malandata sono convinto abbia ancora
energie inespresse (secolari energie inespresse).
Speriamo.
Anzi, piu' che speranza: fiducia.
Alberto
Sala
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