N.
26 - 27 aprile 2005
Come si resta indimenticabili?
di Mauro Iosca
Per tutti quelli che capiscono l’importanza di competere
Per tutti quelli a cui non importa nulla di una moto alla moda
Per tutti quelli che non sono solo moto-turisti
Per tutti quelli che l’emozione è anche andare forte
Per tutti quelli che non accettano la rassegnazione di non avere la “raffreddata a liquido”
Per tutti quelli che non pensano che far parte di un gruppo significhi accettare scelte sbagliate
Per tutti quelli che amano le moto giapponesi ma non le compreranno mai
Per tutti quelli la cui moto non assomiglia a nessun’altra
Per tutti quelli che non sognano perché ci credono;
A tutti questi è dedicata la vittoria di domenica al Mugello.
Una vittoria, due giorni fantastici, uno scenario magico, un circuito il cui nome riecheggia intorno al mondo, una moto “modesta” ma straordinaria che da oggi è gia indimenticabile.
Ho vissuto due giornate di gioia e rabbia; sarei banale a parlarvi della gioia,vi dico cosa mi ha fatto rabbia:
mi ha fatto rabbia pensare ad una moto che contiene il “sangue puro” il cui nome giusto sarebbe stato V12 Le Mans, se qualcuno non l’avesse buttato via in mezzo a troppe inutili cilecche.
Mi ha fatto rabbia vederla accudita dai soliti quattro gatti volenterosi e senza dio.
Mi ha fatto rabbia vedere attorno a lei sguardi increduli, a tratti allucinati.
Mi ha fatto rabbia pensare quanto sarebbe stato inutile quel correre così forte, così troppo forte al punto che nessuno l’avrebbe poi veramente vista. Così come quel vincere con tanto distacco da sembrare un trucco, una non-Guzzi.
Mi ha fatto rabbia l’idea che nessuno ascolterà i lamenti dei moltissimi venuti a reclamarne una da portarsi a casa.
Mi ha fatto una gran rabbia il non saper che dire.
E poi, ancora, quanto fiato sprecato a criticare, a dare addosso a chi non c’era, a chi non c’è mai;
ma se non ci sono mai è perché non gli interessa e se non gli interessa allora è questo quel che meritano… che ci meritiamo.
E intanto il tempo passa, cambiano le giacche, cambiano le cravatte ma non cambia il fatto che non ci siamo, continuiamo a “non esserci”.
MGS-01. Una sigla che appella una moto figlia di N.N. Una moto apparsa sulle prime pagine di tutte le riviste del mondo, che è stata provata in lungo e in largo da tester di ogni foggia senza mai sortire una critica negativa nemmeno per scherzo; una moto sognata e desiderata da ogni motociclista di buon gusto e oggi già oggetto di culto universalmente riconosciuto; una moto che è già un’icona di un certo spirito motocicilistico. Quella moto per cui tutti sbandano e che, ne sono certo, alla BMW ci invidiano ma non solo, certamente la invidiano in Aprilia e, oggi come oggi, probabilmente anche in Ducati. È questa la MGS-01. E quindi, che si fa?
Nulla!
Ma allora perché non si fa nulla? Oppure si sta pensando a come sarà o come dovrebbe essere la Moto Guzzi di domani: i concessionari reclamano a gran voce una turistica carenata per riprendersi quei clienti persi venti e più anni or sono e mentre tutti i fighetti hanno appesa in ufficio la foto della Griso rubata al salone, noi, seduti al paddock, aspettiamo.
Il mondo della moto di oggi non ha più bisogno di modernariato né di scopiazzature; gli ispiratori non sono gli altri, ma quelli che hanno un dono raro e prezioso: il saper fare moto uniche.
Il mondo della moto oggi è pieno d’insuccessi e chi il successo lo ha non lo vede. Che rabbia.
Meno male che almeno domenica al Mugello c’è stata la gara, e che gara!
Una gara indimenticabile.
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