Editoriale 1

• Italiani, popolo di arditi geni e abili frenatori

Editoriale 2

• Ma la passione e' un handicap?

Editoriale 3

• Fabbrica dei sogni

Editoriale 4

• Voglia di... 4 valvole!

Editoriale 5

• Identita' perduta

Editoriale 6

• Uno strano dialogo...

Editoriale 7

• Una questione di equilibrio

Editoriale 8

• Voti a rendere

Editoriale 9

• Via col vento

Editoriale 10

• Il gusto delle cose

Editoriale 11

• Il punto sul punto... vendita

Editoriale 12

• Ghezzi in Guzzi

Editoriale 13

• Raffreddati con l'aria

Editoriale 14

• Pensieri e parole

Editoriale 15

• Belve, Dei, adepti e sacrifici

Editoriale 16

• Perdita d'identita'

Editoriale 17

• Double face

Editoriale 18

• Un anno vissuto appassionatamente - pure troppo

Editoriale 19

• Crisi

Editoriale 20

• Comunque vada, sara' un successo

Editoriale 21

• Non svegliateci

Editoriale 22

• Signore e signori, si cambia

Editoriale 23

• Deccla

Editoriale 24

• Buoni propositi

Editoriale 25

• In difesa di Mandello; ovvero: sulla Tradizione

Editoriale 26

• Come si resta indimenticabili?

Editoriale 27

• Repetita iuvant

Editoriale 28

• Sangue dalle rape

Editoriale 29

• Design

Editoriale 30

• L'insostenibile inconfutabilitΰ di una congettura?

Editoriale 31

• C'θ un'anima nuova

Editoriale 32

• MotoGuzziWorldChe???

Editoriale 33

• Capitani paurosi

Editoriale 34

• Destini incrociati

Editoriale 35

• Dove vai, ora che le moto nuove ce le hai?

Editoriale 36

• La matematica θ un'opinione

Editoriale 37

• Cosa vogliamo fare da grandi?

Editoriale 38

• Compriamo moto o spot pubblicitari?

• English version

Editoriale 39

• Messaggi sussurrati

Editoriale 40

• L'editto

Editoriale 41

• Tre asterischi, una penna e un taccuino

Editoriale 42

• Associazione

Editoriale 43

• Un nome ingombrante

Editoriale 44

• Sliding doors

Editoriale 45

• Quando i sogni si avverano

Editoriale 46

• Tiriamo la riga

Editoriale 47

• Essenza e personalitΰ

Editoriale 48

• Niente

Editoriale 49

• Manifesto

N. 25 - 11 febbraio 2005

 

In difesa di Mandello (ovvero: sulla Tradizione)

di Roberto Ruggeri

 

 

 

Cosa è la tradizione, lo si capisce al meglio visitando uno di quei bellissimi college inglesi che ne sono un così bel simbolo.

Il padre ci porta il figlio, sapendo che per quei corridoi è passato suo padre prima di lui, ci passerà suo nipote dopo suo figlio. Quello che passa da una generazione all'altra, creando qualcosa di amato da tutte loro è una tradizione, dal latino traditio, trasmettere, passare di mano.
Una tradizione è una cosa bella, e rara. Ci vuole molto a crearla, ma una sola decisione sbagliata la può distruggere.
Per questa ragione, le tradizioni sono rare e hanno sempre affascinato in modo sottile e magico; attraversando le generazioni, esse vanno al di là della nostra piccola e limitata vicenda umana e ci proiettano in una dimensione molto più grande, che supera la morte e sfida i secoli; o come diceva una fortunata pubblicità, "ci sono cose che il tempo non cambia".

Tutto questo avviene, a mio avviso, un pò per tutti e un pò per tutto, ma è particolarmente valido, e magico, per un produtttore di moto che fa della tradizione un suo argomento di vendita. Perchè è un richiamo universale, cui tantissimi rispondono.

Tutto questo avviene, e può avvenire in misura molto maggiore se valorizzato, per Mandello.

Di tutto quello che fa la Moto Guzzi, tutto prima o poi è passato (passano i nomi, passano le moto, cambiano i tempi e i costumi); perfino Guzzi, Carcano, Tenni, Tonti.
Una cosa sola è rimasta sempre. Evolvendo, cambiando, ingrandendosi, cambiando ma in fondo restando sempre se stessa.
La sede. Che è tanto.

Io sarò un sentimentalone, ma per me è importante che una tradizione (come per il College che mi emoziona visitare) sia qualcosa che puoi vedere e toccare, respirare, immergertici. L'idea che generazioni passano di lì, che qualcosa starà sempre lì. Che quello, e non un altro, è il posto.

Da questo portone, mi dico, è passato Omobono, chissà quante volte. Questo corridoio, questo vialetto, hanno conosciuto il passo di Carlo Guzzi, di Giulio Cesare Carcano. Su questo piazzale, e non in qualche squallido posto della squallida Brianza senza storia, senza nome e senza anima, si sono accese discussioni su cosa fare e non fare; e gli scherzi e le risa, le litigate e le vittorie e le sconfitte.
Questi monti e non una pianura triste e piatta li salutavano tutte le mattine e questo lago li vedeva la sera tornare a casa; lo stesso sulla riva del quale io ora cammino e sento questa tradizione viva in me, che all'epoca non ero nemmeno nato.
Su queste strade sono passati correndo generazioni di piloti e collaudatori, alcuni ci sono morti, tutti hanno contribuito a costruire il Mito. Qui, a Mandello e non altrove. Una generazione dopo l'altra. Qualcosa che è così lungo creare e così facile distruggere.
Per questo una tradizione è difficile che sorga.
Ma quando c'è si passa di mano, si rispetta e onora e non si butta via.

E allora diventa un pezzo di Storia e di Patria e di Mito, qualcosa che sta attaccato a ogni Moto Guzzi e che fa la Moto Guzzi diversa da ogni altra. Vi siete chiesti da dove viene, la famosa "anima" delle Moto Guzzi? Ma proprio dall'essere unite a una storia unica, in un posto unico e famoso nel mondo.

Per questo bene immateriale chiamato Tradizione, è bene dirlo, un sacco di gente paga.
Non paga automaticamente. Paga se questa tradizione viene valorizzata, pubblicizzata, resa parte integrante e inscindibile del prodotto che viene offerto. Quando compri un Rolex, un Vacheron Constantin, un Patek Philippe, compri assieme all'orologio una tradizione non ricostruibile con nessuna campagna pubblicitaria.
Questa unicità, questa non riproducibilità in provetta o alla tivvù, si paga e in tanti pagano volentieri per averla.

E Mandello non sta nemmeno, come al limite una Maranello, in un posto che in sè si sarebbe al limite tentati di definire scadente o insignificante.
Sta incastonata in uno scenario naturale assolutamente grandioso, è l'Arma Finale del Marketing Italofilo. E' pieno il mondo di gente che ammira tutto ciò che è italiano! Valorizzate bene Mandello e date ai clienti moto serie e le adoreranno già solo per far parte del ristretto club di chi ha la moto fabbricata in un paradiso del genere!

Lo stabilimento di Mandello è un'incredibile storia di passione in un incredibile scenario naturale. Assolutamente unico al mondo, mai più replicabile da nessun'altro. E' un Miracolo nel Miracolo.

Valorizzare questo asset unico (se la qualità del prodotto ovviamente è adeguata) può dare risultati enormi, per la Moto Guzzi e ovviamente per tutta Mandello e l'economia locale.
Cinque milioni di motociclisti solo in Germania, tantissimi amano l'Italia con l'amore disperato con cui ami quel che sai che non sarai mai; di questi, quasi tutti amano la zona dei Laghi.
Chissà in quanti non sanno nemmeno che la Moto Guzzi ha sede a Mandello.
Ora immaginiamo che Mandello venga pubblicizzata, coccolata, valorizzata, messa in prima pagina come si fa con la modella famosa, o con la moto nuova. In tanti la visiterebbero. Per tantissimi, come per me fu e resta il 25 Aprile 2002, sarebbe il Giorno Che Non Dimentichi.

Buongiorno, sono Carlo Guzzi.
Benvenuto nel mio mondo.

Il fascino del Made in Italy, più il fascino dei "monti sorgenti dall'acque ed elevati al cielo" (altro elemento unicissimo anche se meno accessibile agli stranieri), più la passione italiana, il rosso del serbatoio, il sole, la gente, il lago.
In più, lo stabilimento: leggenda eppure vivo; sacrario e fucina; vecchio e sempre giovane, da cui escono moto nuove e moderne e efficienti come uscirono i Falcone e gli Airone.
Di generazione in generazione. Perchè ci sono cose che il tempo non cambia.

Come lo so, che funzionerebbe?

Ma perchè ho vissuto undici anni in Germania. Perchè vedo il fascino incredibile che ha Moto Guzzi, un prestigio quassù ancora oggi non inferiore a quello di Ducati e al quale solo la leggendaria incapacità di generazioni di produttori, di distributori e di concessionari impedisce di esplodere in un mito paragonabile a quello della Ferrari. Una vecchia T3 e a tantissimi tedeschi luccicano gli occhi. Perchè è Italia, perchè è passione, storia, tutto un mondo di sapori, di idee, di profumo nell'aria che la loro BMW non potrà dare mai.
Certo, oggi comprano BMW. E' naturale, le Guzzi sono a volte non più all'altezza, sono distribuite da distributori fantasiosamente incapaci e vendute da concessionari mediocri o disonesti.
Poi le frizioni, le bolle, le bugie, tutto l'armamentario di stupidaggini sfoggiato negli ultimi decenni.
Il rimedio? Moto serie e ben fatte e anche a 300 o 500 euro in più; notorietà per il sito di Mandello; visita in famiglia, con raduno o senza, e visita al Museo e comincerà una magia che resterà per sempre.

Come lo so, che funzionerebbe?
Perchè nessuno, come l'Italiano all'estero, si rende conto di quale immenso fascino eserciti l'"Italianità". Esattamente come un'Aquila non può sapere di essere ammirata. L'Italia viene unita, automaticamente, a un mondo fatto di amore, di passione, di raffinatezza, di eleganza, di allegria, di vino rosso e gioia di vivere.
" Ah, questi Italiani...".
Unite al pregiudizio positivo un Mito Inimitabile; un prodotto onesto e affidabile; un profumo esclusivo di "alto di gamma", di distinzione che è però intellettuale e di modo di vita prima ancora che economica; un'esperienza unica di una fabbrica di tradizione unica in uno scenario di una bellezza unica!
Bingo.

Come lo so, che funzionerebbe?
Ma perchè io stesso sono in causa con la Guzzi (per via delle prodezze descritte sopra) eppure sono qui a trepidare per Mandello, per il portone e la storia, Guzzi e Carcano, i monti e il lago. Eppure di marche di moto ce ne sono tante e di motivi di arrabbiarmi e dimenticare la Guzzi ne ho da regalare. Però ci sono Carlo Guzzi, e Carcano e Tonti e Omobono e quel portone e quella via e quel lago e quei monti. Quelle cose che il tempo non ha cambiato.

Moto Guzzi è, in tutto, unica.
Cominciando e non finendo dallo stabilimento.
Buttare via questa unicità sarebbe un sacrilegio imperdonabile e ai miei occhi anche una bestemmia in termini economici e di marketing.



© Anima Guzzista