N.
17 - 4 novembre 2003
Double
Face
di Fange
Il mondo Guzzi sta vivendo un periodo veramente
incandescente. E' molto tempo che mi tengo affacciato alla finestra a guardare,
a vedere cosa succede fuori cercando di mantenere l'occhio più distaccato
possibile dalla mia insaziabile fede guzzista. E devo dire che negli ultimi due
anni da questa finestra di cose da raccontare se ne sono viste molte e ci sono
tutti i presupposti per dire che se ne vedranno ancora tante. Anche se ci
troviamo ancora nel bel mezzo del ciclone vorrei provare, quasi per gioco, a
tracciare il punto di questa rivoluzione in atto.
Dopo un primo periodo di evidente disorientamento
da parte dei personaggi che avevano preso in mano le redini della
Guzzi con l'avvento Aprilia (vedi utilizzo infausto del nome Le Mans o
Tenni), la rivoluzione comincia sicuramente con un nome, anzi una
sigla: MGS-01 da tutti interpretata come Moto Guzzi Sport. Una moto da
togliere il fiato, da restarci svegli la notte, da dover mettere una
bacinella a terra per la bava che scende dalla bocca quando ce l'hai
davanti (bleah!). Alla sua presentazione in Inghilterra pare che si
sia assistito a scene di panico, gente che voleva dare indietro la
moglie per averla e altri finiti in cura psichiatrica per la sindrome
di Stendhal (scompenso psichico acuto che coglie alcuni individui in
contemplazione di una meravigliosa opera d'arte).
Contemporaneamente alla MGS veniva proposta al pubblico
anche la Griso, altro prototipo stupendo (inizialmente chiamato Technocustom)
che ha ulteriormente fatto sognare gli appassionati di tutto il mondo. Per
questa moto non trovo altra definizione che quella sentita da più parti: la
Griso è una moto veramente Guzzi!
Questi due esemplari hanno gettato nel panico i
guzzisti conservatori, quelli che per anni hanno avuto di che
lamentarsi dell'operato della Moto Guzzi e trovavano nelle loro
rimostranze degli argomenti validi per interagire con la Casa. Di
colpo tutti si sono resi conto che in Guzzi si era tornati a pensare
in grande, a lavorare a progetti nuovi, a guardare avanti, pur avendo
sempre tra le mani quel portentoso motore alato pensato e costruito
per la prima volta nel 1965.
A guardar bene dietro questi due progetti c'è da rimanere
molto soddisfatti. Le mosse fatte dai dirigenti Guzzi sono state veramente
giuste e logiche. Finalmente si è gettato un occhio fuori dalla fabbrica per
valutare cosa c'è di buono nell'infinito sottobosco di gente che passa le
giornate a elaborare, fresare, alesare, segare, saldare, lucidare e sperimentare
nuove soluzioni motoristiche e telaistiche addosso alle povere Guzzi di
turno.
Ed è così che in Guzzi è arrivato Ghezzi. Una
assonanza di nomi quasi comica che evidentemente aveva in sé un
destino di collaborazione. Ma non basta. La Griso prima e la Breva poi
sono uscite dallo studio della Marabese Design dove Marabese in
persona ed il suo collaboratore Rodolfo Frascoli si danno da fare
anche adesso che sto scrivendo per definire le linee delle future
Guzzi che vedremo nel prossimo futuro. Quindi in sostanza si è
lasciato che gente competente facesse il proprio lavoro intorno alle
nuove moto. Agendo in questo modo il risultato non può che essere
ottimo. Anche le moto in listino hanno subito netti miglioramenti, a
parte l'adeguamento alle varie normative EURO 1 e 2 (3 per la Brevona),
l'erogazione del poderoso bicilindrico è stata resa docile come un
cucciolo di vojano (e che è? e che ne so? però rendeva l'idea!). Il
V11, nelle sue infinite versioni ha ricevuto cure amorevoli tanto da
diventare una moto adatta a tutte le circostanze: turismo, passi di
montagna, autostrada e persino qualche puntatina in pista.
Vogliamo parlare poi dell'attività che Moto Guzzi ha fatto
"tra la gente"? Le nuove moto sono state portate in giro in Italia in
lungo e in largo per farle provare, ammirare, toccare. Il povero Idà si sarà
sparato migliaia di chilometri accompagnando in giro i gruppi di persone che
volevano provare i V11, le Breva750, le California e le Nevada. E a quanto pare
i risultati di vendite stanno premiando questi sforzi.
Quindi ciò a cui stiamo assistendo non è semplicemente la
nascita di una nuova moto o il miglioramento di una già esistente. Stiamo
assistendo ad un radicale cambiamento di mentalità e sinceramente era la cosa
di cui la Moto Guzzi aveva più bisogno e che anche dopo l'avvento di Aprilia ha
necessitato comunque di tempo per prendere forma.
Quindi la Guzzi sta rinascendo, si vedono nuove
moto, nuovi investimenti e persino nuovi brevetti.
Ma allora siamo a posto, la Guzzi torna a volare, la gente
che ci lavora è in gamba e via discorrendo....
E invece non siamo a posto manco per nulla (lo so, sono
delicato!!).
Forse non è molto chiaro che queste moto vanno vendute,
assistite, curate e mantenute. E non è tutto. Anche il Guzzista, nuovo o
vecchio che sia, va 'acchiappato' o 'riacchiappato', curato, assistito e
mantenuto. E questo oggi non avviene assolutamente. Quello che il motociclista o
l'aspirante motociclista vede e tocca con mano non è la simpatia dei Guzzisti o
quanto è bello andare alle GMG a Mandello per vedere migliaia di appassionati
tutti insieme. Quello che si tocca con mano sono i concessionari ed in questo
permettetemi di esprimere tutto il mio dissenso rispetto alla situazione
attuale.
Una espressione che uso spesso è che la rete dei
concessionari rappresenta il 'braccio armato' della Casa. Non capire
questo significa non avere capito come si crea il prestigio di un marchio. Se la
Guzzi mi sforna una moto eccezionale come la MGS e mi viene voglia di
acquistarla, ma poi trovo dei concessionari demotivati, scarsamente interessati
a vendere Guzzi, spesso addirittura incavolati con la Casa madre per problemi
che non mi è dato sapere, la voglia di spendere 20.000 euro probabilmente mi
passa velocemente. E ancor più mi viene rabbia quando invece li ho già spesi e
poi scopro che l'assistenza non è all'altezza, che non c'è organizzazione tra
la rete che è a contatto con il pubblico e la struttura centrale che dovrebbe
gestire il tutto.
Come considerare il fatto che una cittadina di 'soli'
cinque o sei milioni di abitanti come Roma, sia coperta da pochissimi
concessionari e da una quasi totale assenza di assistenza? In tutta Roma, le
officine autorizzate dalla Moto Guzzi che non siano anche concessionari sono la
bellezza di... una!
Se la Casa Madre vuole che il Marchio Guzzi torni ad essere
considerato come un vero punto di arrivo, se vuole che i motociclisti che
comprano la jappettina di turno guardino con invidia e con desiderio la Guzzi
come alla moto a cui magari un giorno arriveranno, allora bisogna che il
rapporto che la casa ha con il pubblico-cliente venga rivisto profondamente. In
Italia c'è tutto un mondo di concessionari appassionatissimi che magari stanno
lì da generazioni, che sanno cosa è il Guzzismo, che buttano soldi ed energie
per correre nella Naked, che sanno come si registrano le puntine di un Le Mans
(850 chiaramente!) ma che sanno anche come si rimappa la centralina di un V11 e
questi costituiscono un vero e proprio tesoro da cui attingere per capire come
dovrebbe essere la 'Bottega Moto Guzzi' del futuro.
Penso che quando il rapporto Casa Madre-Concessionario
tornerà a funzionare veramente ed in maniera efficiente, solo allora si potrà
dire che le basi per un totale rilancio della Moto Guzzi sono state gettate. Mi
duole dirlo ma per ora siamo ancora lontani!!
Fange
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