N.
11 - 10 marzo 2003
Il
punto sul punto (vendita)
di Alberto Sala
Facendo visita a Ercole Maffezzini e scambiando con lui quattro chiacchiere
notavo che non si è ancora visto un progetto serio riguardante
la rete vendita; un progetto in grado di portare una ventata di novità,
fosse anche solo una mano di vernice a una rete che nel
passato sappiamo essere stata lasciata in stato di abbandono.
Difatti, nonostante il discreto volume di vendite di Ercole (che se
non erro è il secondo in Italia) la sua concessionaria è
evidentemente a gestione prettamente familiare (come del resto lo
stesso Simonelli, top seller italiano).
Certo, probabilmente anche proprio laspetto familiare
è una delle caratteristiche care ai guzzisti, per carità:
fa estremamente piacere essere accolti con una bottiglia di vino e
una torta come ha fatto Ercole, fa estremamente piacere trovare anche
lì quel clima da bar Sport della moto, con tanti
appassionati al sabato pomeriggio dediti al più puro cazzeggio
guzzista, come succede anche da Scola e chissà in quanti altri
concessionari Guzzi; fa piacere sapere che è Ercole stesso,
proprio come Bruno o Claudio Guareschi in persona a mettere mano alla
tua moto, e così via. Questo calore unico fa sorvolare noi
guzzisti sullaspetto esteriore un po trasandato, caotico,
senza una identità, senza unimmagine capace di dire Moto
Guzzi al primo sguardo (come lo è ad esempio Numero Uno)
e soprattutto senza una attenzione volta non tanto al bello esteriore
fine a sé stesso, ma finalizzato a valorizzare le moto, a renderli
gioielli attraenti e non impilati lì dietro la porta di ingresso
con una densità per metro quadro da far concorrenza al centro
di Tokyo, magari con delle luci più efficaci dei neon da officina,
e così via.
Lo stesso Ercole mi confida che si aspetterebbe tranquillamente da
parte della Guzzi una formazione più qualificante, atta a migliorarli
da un punto di vista imprenditoriale, ad uscire dalla stretta dimensione
familiare, a superare i loro naturali limiti e magari aiutarli a ristrutturare
l'ambiente per renderlo più appetibile a tutti, non solo ai
guzzisti. Certo, nelle fiere si è visto negli stand il Guzzi
shop: a parte il detestabile e ingiustificabile inglese (mal
adoperato pure nel nuovo sito internet) quando allestero adorano
il nostro italiano (officina Guzzi non andava bene, per
esempio, tanto per dire il primo che mi viene in mente?), che fine
ha fatto quel progetto? Forse un po troppo laccato, un po
troppo boutique, può darsi, ma sicuramente molto
meglio del presente fatto di moto accatastate a caso, pavimenti sale&pepe,
espositori diversi di diverse epoche che fanno a cazzotti tra loro,
manifesti con slogan rivelatesi palesemente sbagliati come i vari
rocknrun
Per ora lunica operazione visibile e compiuta dalla Guzzi per
allargare il suo pubblico attraverso i punti vendita è stata
loperazione Pogliani, operazione che forse, probabilmente, magari,
facendo vedere sotto il naso le Guzzi ai motociclisti che frequentano
il famoso punto vendita a nord di Milano, porterà qualche nuovo
guzzista nel branco, ma forse, prima di aprire a un supermercato
del genere (senza tra laltro farlo come Guzzi Shop) io avrei
cercato di valorizzare la rete che, nel bene e nel male ha retto la
baracca delle vendite fino ad adesso, attraverso una riqualificazione
e una ristrutturazione con un progetto unitario e valido teso a valorizzare
le peculiarità delle Moto Guzzi che non sono come le altre
moto. Uno sforzo che deve essere compiuto sia dalla casa che dai concessionari,
teso a rispecchiare anche nei luoghi le caratteristiche di calore,
unicità, sapore, passione che ci danno le nostre adorate moto.
Nella speranza che la prossima volta che passeremo davanti a un concessionario
Numero Uno o Numero Tre non ci colga ancora una vena di tristezza
pensando a quello che da noi ancora non cè.
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