N. 43 - 28 febbraio 2008
Un nome ingombrante
di Mauro Iosca

In un tempo in cui i sentimenti sono un peso insostenibile, in un mondo che velocemente ridisegna i confini della storia, sembra sia errato persino dire pizza = Napoli. Già, perchè se è vero che nel “bel paese” non ci sono dubbi a riguardo, basta attraversare l’Atlantico per scoprire che la pizza è un’invenzione californiana! Punti di vista? No, semplice ignoranza storica.
Così allo stesso modo, quando le avversità atmosferiche rovinano il raccolto, è abbastanza probabile che al contadino scemi l’entusiasmo. Quando il contadino però semina nel vento confortato dagli astanti al grido di “ottimismo, per Dio!”diventa più difficile prendersela con la tempesta e il raccolto disastroso sarà il pegno da pagare.
E’ passato un altro anno, già si avvicina il tempo dei bilanci e in questa parte di mondo fatta di industria e - ancora per il momento - di ricchezza si tirano le somme, si spiegano i risultati. Da sempre, quando i risultati sono buoni, si esulta “evviva tutti evviva il re”, ma se così non è tutto si complica: qualcuno se ne va, qualcun altro ce lo mandano, e i “dati” - misura unica e spietata della verità - appena si sussurrano. Si bisbigliano a bassa voce perché si sa che in questo mondo, che ha spazio solo per i vincenti, la verità scomoda viene nascosta, almeno finché il capo non ne parla.
Lo scorso venerdì si è tenuta in quel di Milano la Convention annuale del gruppo Piaggio. Molti i presenti, tutti direttamente coinvolti, tutti evidentemente interessati.
E mentre un'inarrestabile ventata di successo accarezza la discesa in campo di “Junior” come capolista alla Camera per il PD, Il boss parla asciuttamente del duemilaesette.
Che anno il 2007 però! Quanti viaggi, quante personalità abbiamo incontrato, convinto... quanti contratti e quante nuove fabbriche abbiamo avviato, iniziato... ma che entusiasmo in India e in Cina! La Cina, il nuovo mondo è laggiù e come pulsa, come spinge lì la voglia di futuro… Numeri, lì si fanno i numeri: fatturare, organizzare, produrre, vendere, fatturare e via di seguito.
Certo che invece da noi… come si farà? “Signori, in conclusione il 2007 è stato un anno memorabile: il nostro gruppo ha il vento in poppa, la nostra espansione mondiale procede spedita. Tutto perfetto, se non fosse per un piccolo problema”.
Il Direttore generale illustra il piano per il futuro, lui sa parlare alla platea, sa quali parole muovono le corde delle emozioni più profonde, e se solo non fosse per quei maledetti grafici, c’era da emozionarsi davvero.
Un nuovo modello ogni anno, sì!
Rinnovamento della gamma, sì!
Una nuova California finalmente, sì!!!
Cresceremo in tutti i segmenti, nelle tourer, nelle cruiser, nell’enduro, nelle naked, ma dài, nelle Classic… “Classic”?!? Ma da quando le Classic sono un segmento? Ah forse da quando andava di moda il vintage, il modernariato post-moderno restyled...
Ma scusate e le sportive ?!? Non vorrei essere inopportuno, ma almeno - che ne so - una sport-tourer ?!?
"Bene, passiamo a vedere cosa succede in casa Apriliaaah…"
Ma come, non sei contento ?!? Il “gruppo” è in grande spolvero.
Ma come, non gioisci ?!? Siamo una grande famiglia e siamo in grande espansione.
Ma come, non ti esalti ?!? Aumenteremo il nostro share nelle Filippine.
Ma insomma Ottimismo! Ci vuole O T T I M I S M O !!!
Vediamo ora di capirci, e - dato che lo ha detto anche il Presidente che “abbiamo un problema”- di spiegare perché Moto Guzzi è un problema.
"Moto Guzzi è un problema di tipo geografico. E’ situata in un’area industrialmente sconveniente."
Bene, andate a dirlo alla Gilardoni o alla Lafranconi oppure alla Cemb ed altre floridissime aziende che da Mandello forniscono altre aziende in tutto il mondo, producendo ricchezza ed eccellente made in Italy (che fa moda).
"Moto Guzzi è un problema di ristrutturazione degli stabili."
Bene, ma questo è un problema di destinazione di fondi e se i fondi non li si vogliono impegnare, allora è la stessa storia di sempre, altro che grande gruppo.
"Moto Guzzi ha un problema di vendite."
Vero, soprattutto se con una moto sportiva che è un “manifesto all’arretratezza tecnologica” si è vinto tutto quello che poteva vincere nelle competizioni a cui poteva partecipare e ha ben figurato nelle categorie superiori, mentre la Breva (che secondo qualcuno “fa benissimo il suo dovere”, dimenticando che il “suo dovere” come bene di produzione industriale era di essere ampiamente gradita dal mondo motociclistico e non divertire “quattro” fanatici bontemponi) non ha fatto nulla più che raggiungere le stesse vendite del V11 (e, nel caso in cui si abbia ancora voglia di fare comparazioni con BMW: R1200R = più di 3.000 moto vendute solo in Italia).
"Moto Guzzi ha scarsa copertura dei punti vendita sul territorio"
Non direi, dato che i concessionari sono aumentati, col risultato che ora sono tutti più "poveri".
"Moto Guzzi ha scarsa visibilità"
Eppure mai come nell'ultimo anno, magari in controtempo, magari fatte male, si sono viste così tante campagne pubblicitarie votate al lancio delle nuove moto.
"Moto Guzzi ha un problema di futuro."
Già, è così e dato che con questo andazzo molte risorse umane (come già detto quelle necessarie, non i “paracarri”) se ne vanno, allora il problema di futuro esiste davvero.
Moto Guzzi infatti è sì un problema, ma solo un piccolo problema.
Perché di per sé il problema cosa muove? D’accordo le risorse, gli investimenti... ma in fin dei conti di quanto si parla, quanti occupati saranno? Quanti pezzi prodotti ? Ma dài, ma cosa sono rispetto al gruppo ? Un’inezia ! Certo se fosse stata - che ne so - la Ural, con tutto il rispetto uno spegneva la luce, chiudeva la porta e attraversata la strada buttava le chiavi nel lago e finiva lì, invece maledizione a lei, a lui, a quel nome…
|