Orosei report 4 - il gran giorno
La sera di giovedì arriva dopo una giornata in cui ho fatto
un milione di
cose, arrivo a letto come un automa.
I bagagli li porterà Rita con l'auto, quindi preparo solo
tuta e scarponi.
La sveglia suona alle 5,10. Gli occhi non vogliono aprirsi,
ma sono già in
bagno.
Mi preparo di tutto punto e vado a cercare la cartina in
macchina. La
cartina non c'è.
Eh sì, perchè la settimana scorsa ho distrutto la macchina
della moglie ed
ho dovuto cederle manu militari la mia vecchia Volvo. E lei
l'ha trasformata
nella Sua macchina, togliendo (e mettendo chi sa dove) le
mie cose.
Vabbè, ho perso un sacco di tempo, sono passate le 6 e
mezza, ho 130 km. da
fare per arrivare al porto di Olbia, quelli sbarcano tra
mezz'ora...
Ne comprerò un'altra al più presto.
Metto in moto.
Cioè: avvio la procedura perchè la moto parta. Ma la moto
non parte, come
sempre, al secondo gnec gnec gnec.
Lascio riposare un attimo e riprovo. Eddire che il ducatista
(meccanico ex
ducati della concessionaria Guzzi di Pigi Corda) m'aveva
detto che non avrei
avuto problemi. Massì, di solito non lo faccio mai, ma tiro
lo starter. gnec
gnec gnec. Niente. Manco uno sputazzo. Aritolgo l'aria, la
rimetto, invoco
santantonio...
Calma.
Devo mantenere la calma.
In quattro anni ha semnpre acceso al primo colpo.
Lo farà anche oggi.
La guardo, controllo le pipette...
Sembra tutto a posto. La pompa della benza si accende
regolarmente.
Riprovo.
Niente.
Sudo.
Bestemmio.
Mi pento di averlo fatto.
Mi pento di essermi pentito.
Nel frattempo il motorino gira come non fosse collegato al
bicilindrico...
Mi tolgo il giubbotto, il casco e sento Rita che mi chiama
dal balcone. Si è
svegliata per via del motorino che girava inutilmente. "Se
non parte prendi
la macchina" sentenzia con grande buonsenso.
Ma i guzzisti, per definizione, buonsenso non ne hanno.
Sono le sette meno dieci ed in paradiso anche Carlo Guzzi si
dev'essere
ormai svegliato. Infatti, quando ormai immagino sceneri di
ducatisti
sbranati e di orientale da percorrere con la nuova SW che
nel frattempo ho
comprato...
Faccio l'ultimo tentativo.
La batteria è ormai al digestivo, il primo giro è
penosamente lento ed
incerte ma al secondo...
sputa, tossicchia, scoppietta, peta ma...
PARTE!
va ad un cilindro, ma è accesa. Accelero con cautela e pian
piano,
gradualmente, il secondo cilindro si sveglia anche lui.
Forse hanno ragione
i cilindri, non sono ore di partire queste...
Ore??
Guardo l'orologio: le sette!!!
Oddio, se il buongiorno si vede dal mattino...
Decido di passare dal porto industriale e prendere la nuova
superstrada:
niente semafori o centri abitati ne' controlli di polizia.
Mentre passo al
porto industriale vedo entrare la nave su cui ci sono Gnappo
Mauro e Steven.
Per un attimo mi passa per la testa di aspettarli ma poi
penso al gruppone
dei 40 e più al porto di Olbia che sta sbarcando in quel
momento. Se ora mi
fermassi Li lascierei nelle mani di Pedro. Quello li
porterebbe al primo
bar, offrirebbe da bere a tutti...
Incubi popolati da guzzisti ubriachi che imperversano per le
strade della
Gallura oramai irrimediabilmente persi nelle nebbie di bacco
si affollano
nella mia mente. Già vedo il tatuato in piedi sulla sella
della moto in
corsa che tenta di abbracciare Marcello che scappa a gambe
levate inseguito
da Antonella con il mattarello...
Do gas, sempre di più, e vado. tanto gas, anche perchè agli
alti regimi la
moto va bene.
Al bivio per Olbia raggiungo Fabrizio Kingfaber. Ci fermiamo
un attimo: "Ma
non dovevi venire più tardi?" gli chiedo. Mi fa notare che
E' GIA' "più
tardi"!
Non ricordo bene la strada da Codrongianusa ad Olbia.
Ricordo solo che
Fabrizio non riusciva a starmi dietro. Di solito è il
contrario.
160 - 180 e spesso, soprattutto nelle discese in rettilineo
anche di più.
Almeno così dice il tachimetro che guardo solo ogni tanto,
con qualche
paura.
Alle 8 ed un quarto avvisto sul piazzale dell'isola bianca
un gruppo di
moto. Avvicinandomi mi accerto che siano guzzoni.
Arrivo, mi fermo, mi guardo intorno.
In un attimo i timori, le preoccupazioni, la tensione
provata guidando come
non si dovrebbe, sono dimenticati.
Mi guardo intorno e vengo circondato e sommerso da Fange,
Goffredo, Valerio,
Andrea, il Comandante, Micky, Luca, Macho, Ciro, Pascquale...
ma anche
Raffa, Francesca, Antonella, Giorgia, Stefania, Enza...eppoi
tanti, tanti
altri.
Viene veramente difficile descriverlo, ma quello, per me, è
stato il momento
più bello del raduno.
Finalmente, dopo tanto tempo ed almeno un precedente
tentativo andato a
vuoto, ci sono riuscito.
I miei amici, tutti insieme (o quasi) per trascorrere
qualche ora insieme
sulla "mia" terra. Sono frastornato dai saluti, dagli
abbracci...
Con la scusa della congiuntivite mi asciugo gli occhi.
Ed ancora adesso, ripensando a quel momento, mi commuovo di
nuovo.
Sto decisamente invecchiando.
Chi c'era sa che c'ho messo un po' a capire che Pedro non
era ancora
arrivato, che qualcuno aveva bisogno di una farmacia, che
tutti erano
stanchi di aspettare come scemi lì sul piazzale del porto...
Dopo qualche minuto arriva Pedro. Porta via Valerio in
macchina: vanno a
prendere il maresciallo (il T5 ex caramba che Pedro presterà
a Valerio).
Appuntamento in un rifornitore sul lungomare di Olbia. Prima
di partire
chiedo a Fabrizio di mettersi in testa e mi incarico di
chiudere la colonna
e di tenere d'occhio la Brava con Stefania e Valentina
Cottini e Raffa e
Michela Annino.
Dopo poche centinaia di metri mi rendo conto che si è perso
nei
sottopassaggi e stiamo puntando direttamente verso Orosei.
Accelero, la moto
smette di starnutire e, pian piano, in mezzo al treffico,
guadagno la testa
della colonna e la conduco ad un distributore che vagamente
ricordo sia ad
un paio di Km a sud di Olbia.
Tento disperatamente di telefonare a Pedro per dirgli del
forzato cambio di
programma mentre tutti riempiono i serbatoi, ma non
risponde. Ovviamente: è
in moto e non può sentire la suoneria. mando anche un
messaggino. Ma intanto
aspettiamo sotto un sole che comincia a diventare caldo.
Finalmente arrivano Pedro e Valerio e possiamo andare verso
la Costa
Smeralda. Ci alterniamo alla testa del gruppo. Vado piano
perchè l'auto in
coda può perderci di vista, e faccio un paio di soste per
riunire il gruppo.
In una di queste, fatta su un piazzale che è un belvedere
sul golfo di
Cugnana si scatenano (giustamente) le macchine fotografiche.
Arriviamo a Porto Cervo e mollo il gruppo èper portare in
farmacia le
persone che hanno dimenticato farmaci che non possono
smettere di prendere.
Quando raggiungo gli altri al porto dò un'occhiata al
cellulare e...
Cazzo! il mio capo ed il presidente del tribunale. DEVO
richiamarli. La cosa
fa incazzare Pedro che ha (giustammente) fretta. In realtà
mi rendo conto
che sia Lui che Kingfaber sono preoccupati per l'enormità e
per la lentezza
del convoglio. E dobbiamo macinare ancora tanti km....
Guido il plotone fino all'entrata di Olbia. Lì mi dà il
cambio Pedro e,
nell'attraversare i sottopassaggi appena inaugurati dal
Berlusca (porterà
sfiga?) mentre la testa va (presumubilmente) verso Lòiri ed
Alà dei Sardi,
la coda, seguendo non si sa bene cosa, ha imboccato di nuovo
la strada
versop orosei. Fabrizio se ne accorge, mi spetta, mi
informa.
Ci lanciamo all'inseguimento e li raggiungiamo poco prima di
Porto San
Paolo. Ricordo vagamente di una stradinache da lì porta a
Loiri. Chiedo ad
un locale e me lo conferma. E' una stradina di penetrazione
agraria larga
circa tre metri, ma asfaltata. Andiamo.
Siamo con il gruppo dei più lenti e meno esperti di strade
con curve. Si
procede a passo ridotto. Arriviamo finalmente a Loiri. E'
già l'una, fa
caldo, ho sete e sono stanco. Decido democraticamente
d'autorità una sosta
in un baretto dove mi scolo circa un litro di bibite. Vedo
che anche gli
altri sono contenti della pausa: l'unico che brontola e
grufola al
telefonino è Pedro che mi rampogna per il ritardo. Evabbè,
chi glielo spiega
come stanno le cose?
Gli dico dell'appuntamento al nuraghe dopo Buddusò: lì lo
aspetta il gruppo
proveniente da Porto Torres. Gli dico di andare direttamente
a Mamone (sede
del pranzo) dove li raggiungerò appena possibile.
Ripartiamo e ci dirigiamo verso Alà. La strada sembra non
finire mai ma, una
curva dietro l'altra (e, talora, con la curva dentro la
curva) superiamo Alà
e Buddusò. La strada si fa sempre più bella, i tornanti si
snodano tra le
leccete; siamo quasi a mille metri di altitudine e le strade
sono
assolutamente deserte.
Quando arriviamo alla centrale di Mamone (Casa di
Reclusione, galera,
insomma) vedo gli altri che mi guardano strano.
Eh sì. Solo Fange e Goffredo sanno che il pranzo lo faremo
in un carcere.
Dopo una dozzina di km. finalmente arriviamo alla
Diramazione (sede
secondaria) dove è stato allestito il banchetto. Sono stanco
morto e
nell'accedere al parcheggio, ingannato dal passaggio
luce-ombra, prendo in
pieno la ruota posteriore di un Nevada, abbattendolo al
primo colpo.
Scoprirò solo dopo che è quello di Nico Praticò, moro di
origine calabra. Se
non altro, mi consolo, sarà più facile gestire la pratica di
risrcimento dei
danni.
Arrivo ai tavoli in uno stato mentale pietoso: mi metto
addirittura a
concionare per ringraziare il personale del carcere ed i
detenuti che hanno
allestito un pranzo a base di porcetto arrosto e pecora
bollita. Abbiamo
preparato una traga ricordo che un imbarazzatissimo Fange
(pomposamente: "il
nostro Presidente") consegna al direttore del carcere.
Mangiamo, ci rilassiamo (il peggio è passato: tra settanta
km siamo ad
Orosei ed i vari gruppi si sono riuniti) ed assaporiamo i
digestivi.
Al termine il momento più bello: I detenuti girano per il
parcheggio delle
moto, ammirandole come se si trovassero ad un qualsiasi
motoraduno. Una
boccata di "normalità" in un periodo della loro vita
certamente non facile.
Noi siamo in mezzo a loro, rispondiamo alle loro domande, o
come si direbbe
nel burocratese carcerario: "socializziamo".
Alla fine ci lasceremo dopo una foto di gruppo che, nel suo
simbolismo...
un momnento!
che cavolo sto scrivendo? Simbolismo?
Insomma, volevo dire...
Guardie, ladri e comuni cittadini, per qualche minuto tutti
insieme per
dimenticare le pene di tutti i giorni.
E' un altro momento delle Aquile in Atlantide che ricorderò
a lungo.
Quello di cui, forse, c'è da essere veramente orgogliosi.
4 - continua
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