Tre giorni e parecchie curve dopo
Ovvero, il mio report su "Aquile in Atlantide"
Vorrei poter dire che sono stati tre giorni di gente
simpatica, belle strade,
buone mangiate e bel tempo, ma non è andata così. In realtà,
sono stati tre
giorni di gente stupenda, strade fantastiche, mangiate
magnifiche e tempo
ottimo! Tutto questo, alla faccia di chi diceva "ma chi vuoi
che ci vada
in Sardegna".
Tutto comincia un venerdì pomeriggio, quando tre loschi
figuri si riuniscono
a Serravalle, per godersi insieme i pochi (ma gustosi)
chilometri che li
separano dall'imbarco in quel di Genova. Veloce sosta a casa
del sottoscritto,
giusto il tempo di riprendersi un minimo per chi arrivava da
un bel po' di
chilometri dritti e noiosi, e via. Doverosa visita al
panificio per comprare
la frugale cena composta da un chilo di focaccia (1) e in
men che non si
dica siamo all'imbarco con solo 50 minuti di ritardo, giusto
10 minuti prima
della partenza del traghetto. Una volta imbarcati, comincio
a conoscere un
po' meglio i miei compagni di avventura: di Mauro sapevo già
qualcosa, ma
la sensazione che fosse un ragazzo simpatico si rafforza, e
continuerà a
rafforzarsi fino a diventare certezza con l'andare dei
giorni. Steven invece
non l'ho mai visto, ma molto presto scopro che l'unica cosa
che gli manca
per essere un vero Guzzistalibero è avere una Guzzi. Solo
questi due incontri
varrebbero tutto il viaggio, ma le sorprese erano solo
iniziate. Allo sbarco
troviamo ad aspettarci un nutrito gruppo di indigeni, che ci
fanno assaporare
l'antipasto di quello che sarà un pranzo a base di curve
lungo tre giorni.
Viaggio tranquillo e ben intramezzato da un caffè e un paio
di birre. Ci
si ritrova con i gruppi di chi ha scelto di partire da
Livorno e Civitavecchia.
Venerdì pomeriggio il gruppone è formato! Partiamo e dopo un
bel po' di curve
(2) arriva un'altra sorpresa: l'agriturismo è un carcere! I
detenuti hanno
cucinato e le guardie ci hanno servito a tavola. Oltretutto
abbiamo mangiato
molto bene. Il porcetto era favoloso, la capra stupenda. Al
pomeriggio (3)
arriviamo al recidence, ci sistemiamo e chi ha le palle si
tuffa anche nella
piscina gelata (4). Sul giorno dopo c'è poco da dire. Non si
può spiegare
cos'è l'orientale sarda fatta in moto a chi non c'era.
Strada stupenda, asfalto
perfetto, niente traffico. Chilometri e chilometri di
orgasmo. Potrei dirvi
che abbiamo mangiato bene, ma anche qui niente di nuovo. Al
pomeriggio chi
ha potuto si è fatto ancora un giro, chi la sera suonava è
tornato un po'
prima(5). E questo ci porta al dopocena. Una menzione
d'onore merita la Guzzisti
Liberi Blues Band (6), di cui mi posso fregiare di essere
stato "guest star".
Nel dopo dopocena ci hanno fatto compagnia le vettovaglie
offerte da Valerio
e dai nostri impagabili ospiti sardi, ma il vero spettacolo
è stato Gianni
"dieci giorni" Zinfo. La mattina dopo eravamo troppo bolliti
per riuscire
ad andare in moto e perdiamo tempo (7) in spiaggia, mentre
alcuni temerari
sfidano i fumi residui dell'alcool della sera prima e
affrontano le ultime
curve. Alle 17 dobbiamo salutare tutti e prendere l'unica
strada senza curve
della Sardegna per andare a Porto Torres dove ci attende il
traghetto. Alle
19 saliamo, alle 20 ceniamo e alle 21 crolliamo sulle
poltrone. Purtroppo
sia Mauro che Steven devono tornare a casa e salta così il
pranzo a base
di crescentine.
Alle 13 devo essere a lavorare, ma neanche questo riesce a
togliermi il
sorrisone
da ebete che mi accompagnerà ancora per molto tempo.
D
(1) Ho vissuto a Rivarolo per 31 anni, e la focaccia l'ha
trovata Steven
che era la prima volta che ci veniva
(2) Tanto per cambiare
(3) Indovinate un po': come era la strada fino al residence?
(4) Solo perchè la sera prima non c'era Zinfo
(5) Strada bellissima comunque, a parte la mucca che mi
voleva caricare
(6) Per la cronaca: Toni alla tromba, Mauro alla chitarra,
Steven alla batteria,
Vladimiro alla voce, Ciro alla tastiera e a tutto il resto
(7) Il termine esatto è "ci siamo fatti mangiare il belino
dalle mosche" |