CARTAGENA
SETTEMBRE 2004
di Orazio Lupis
- 365 giorni
Eh sì, la cosa è cominciata proprio un anno fa circa.
Mauro Abbadini, uno dei fondatori della Deccla, il club che organizza
la 6 ore a Cartagena ed altre gare di endurance in Spagna, colpito dalle
straordinarie prestazioni in quel di Monza durante le Giornate Mondiali
Guzzi, aveva invitato Alberto Sala, Mauro Iosca e Roberto Masperi a correre
la 6 ore con una delle moto, e che moto!, del loro Team.
I tre avevano, ovviamente accettato di corsa ed avevano disputato una
gara molto più che onorevole, conquistando un ottimo piazzamento,
considerando che avevano perso più di un ora al box per vari
problemi.
Il giovedì immediatamente successivo, al consueto aperitivo, Alberto
ha iniziato la sua implacabile azione di sgretolamento ai fianchi: Ma
dai, perché non vieni anche tu? In fondo il tuo Le Mans ha già il
motore preparato, levi le frecce e i fari e praticamente è pronta,
dico: ma
non son mai andato in pista, è pericoloso. ma va,
si va per divertirsi, non cè nessuno che tira veramente (questa
frase mi ritornerà molte volte in mente un anno dopo
).
Un piccolo ma inesorabile tarlo comincia a farsi strada nella mia mente:
correre in pista, e poi in un endurance, le gare che in fondo mi hanno
sempre affascinato, fin dai tempi della 24 ore di Le Mans con le sfide
Ferrari - Porsche. Ne accenno al Maestro Firmino, mio nume tutelare
e profeta motociclistico che, con il consueto tatto, provvede a dissuadermi. ma
che sei completamente rincoglionito? Alla tua età? Che non sei
mai stato in pista in vita tua? Che vai la e ti ammazzi, quelli corrono
sul serio, son mica mezze pippe
..
Ok, non se ne fa niente, è stata unidea un po così;
peccato, mi sarebbe piaciuto, guardo OAnimale con malinconia,
per lui in fondo mi spiace
- 253 giorni
Aperitivo del giovedì, Alberto è appena rientrato dalla
5 ore, sempre a Cartagena (a gennaio è più corta perché cè meno
luce), sempre con il team di Abbadini, sempre con una moto della madonna
(certe persone hanno più culo che anima), dove i tre Minchions
hanno addirittura vinto, complici anche alcuni ritiri degli equipaggi
favoriti ma, daltra parte, come si vedrà meglio in
seguito, le gare di durata sono di durata, se no le chiamavano
in un altro modo.
ma dài, perché non vieni anche tu? In fondo il tuo Le Mans ha
già il motore preparato, levi le frecce e i fari e praticamente è pronta,
.
Già levi le frecce e i fari, come se fosse semplice
Adesso è più di
un tarlo, in fondo loro sono andati già due volte ed è tutto
andato benissimo, anzi, hanno addirittura vinto, e poi è vero,
il mio motore è già pronto, mettere a posto il resto non
dovrebbe essere difficilissimo, esco, guardo O Animale, mi fa un
pò pena, così possente, muscoloso, girare per le vie di
Milano, a 20 allora, in mezzo a cazzoni scuterati, automobilisti
rincoglioniti, pavé e rotaie del tram
Monto in sella, avvio,
lui romba, e penso: Ti porterò a Cartagena è deciso.
(Patrignani mi perdonerà).
Per prima cosa provvedo ad informare il Maestro, in fondo sarà lui
a prepararmi la moto ed è bene accertarsi della sua disponibilità,
oltre a cominciare il fitto scambio didee, normalmente condito
da abbondanti vaffanculi, sulle modifiche da apportare alla bestia per
portare a termine dignitosamente la gara (non lho ancora detto,
ma io ho un ego smisurato, secondo solo ad alcuni guzzisti che conosco,
ed un senso della competizione assolutamente smodato, quasi morboso;
qualunque gara intraprendo, dalla corsa nei sacchi al torneo di briscola
chiamata, partecipo solo per vincere e, quando non vinco, il che in verità avviene
quasi sempre perché, come è noto, fra il dire e il fare
cè di mezzo il mare, ci rimango male, ma male, ma così male
)
Sto divagando.
Vado da Firmino e gli espongo la cosa; solito garbato tentativo
di farmi cambiare idea: ma che sei completamente
rincoglionito? Alla tua età? Che non sei mai stato in
pista in vita tua? Che vai là e
ti ammazzi, quelli corrono sul serio, son mica mezze pippe
Ma
stavolta son preparato: Maestro gli dico ho
quasi 50 anni, è capitata questa opportunità,
se non vado adesso, quando? A 65 anni con la prostata infiammata,
il catetere sotto il sellino
e un principio di Parkinson che mi fa andare la moto a balzelloni?
(si scoprirà più tardi che per questo non è obbligatorio
il Parkinson
).
Capisce che sono determinato, ma iniziano subito i casini:
lui non può preparami
la moto: ha venduto lofficina, lo hanno appena operato e per di
più la mamma è in fin di vita.
Da solo non ce la posso fare, mi mancano alcune conoscenze
meccaniche fondamentali; decidiamo di trovare qualcuno che
dia una mano,
Firmino fungerà da consulente ed il lavoro sarà fatto nel
mio box. Contattiamo Luca Formenti, guzzista munito di 1100 Sport
che ha
lavorato
per qualche mese con Firmino dopo la laurea. Accetta, si parte.
Da 253 a 30
Comincia lavventura e comincia la scoperta di un mondo magico e
sotterraneo di cui ignoravo completamente lesistenza: il mondo
delle moto depoca da competizione.
Innanzitutto smontiamo completamente OAnimale e imballiamo con
cura ogni singolo pezzo nella plastica a bolle. Lidea è,
fatta la gara, di rimontarlo pari pari comera prima; non ho alcuna
intenzione di rovinare il mio Le Mans I n. 316, bellissimo, più bello
di quello che cè al museo Guzzi, più bello
perfino (mi tremano i polsi al solo pensarlo) di quello
di Fange!
Contemporaneamente si dà il via alla raccolta dei pezzi necessari
alla bisogna. Vengono coinvolti un po tutti:
Da Firmino:
- Consulenza tecnica
- Dissuasione permanente
- Cerchio anteriore Borrani Competizione del V7 Sport.
- Carburatori da 40 (senza pompa di ripresa, mi raccomando!?)
- Cambio modificato ad innesti ravvicinati (il dentidritti
non me lha
voluto dare, un po perché non ha voglia di tirarlo giù da
una delle sue moto da corsa, un po perché è convinto
che, alla prima sfollatona, glielo avremmo disintegrato)
- Scarichi aperti (che poi non monteremo)
- Pezzi vari ed assortiti: pompa e tubi freni, leve,
batteria, semimanubri, ecc.
Da Bruno Scola:
- Consulenza tecnica
- Incitamento permanente
- Cerchio posteriore completo
- Flange, distanziali, rondelle e rettifiche varie
per la ruota anteriore
- Sellino in neoprene.
Da Mauro Abbadini:
- Tutta la carrozzeria in vetroresina
- Comandi arretrati
Da Motocicli Veloci:
- Pneumatici
- Contagiri elettronico
- Leveraggi vari
- Verniciatura carrozzeria
- Supporto per il cupolino (fatto apposta)
E così cominciano i sabati mattina chiusi nel box, si monta, si
smonta, si rimonta, si prova, si riprova e, invariabilmente, ogni settimana
si chiude con la consapevolezza che non ce la faremo mai, che sarà un
miracolo riuscire a portare la moto in Spagna in tempo.
I nostri obiettivi ci sono molto chiari.
1. portare la moto a Cartagena, possibilmente
funzionante
2. completare la gara senza farsi male
3. magari lottare per arrivare non proprio
ultimi.
Intanto si comincia a pensare al team:
una gara di endurance non si può affrontare
da soli, ci vogliono tre piloti ed almeno due tre
persone che diano una mano ai box.
Due piloti ci sono (o almeno ci sarebbero
dovuti essere, lesperienza
insegnerà che in queste cose non ci sono mai certezze), io e Luca,
manca il terzo. Mi piacerebbe coinvolgere Marcello Macho Molteni,
innanzitutto un amico, lo corteggio fino al raduno di Trevignano ma non
cè niente da fare, non cede, non ho capito bene perché ma
non se la sente. Propongo allora la cosa al Marchino, un simpatico ducatista
che gravita comunque nellorbita del Maestro, che
accetta con slancio.
Manca il resto del team; chiedo a Davide
ed Ilenia di darci una mano ai box come
meccanico e cronometrista,
accettano
subito entusiasti. Luca Coluke si
offre di aiutarci con i rifornimenti: il team è fatto.
Nel frattempo mi sovviene che non sarebbe
stato proprio il massimo presentarsi
per la prima
volta in pista
direttamente in gara,
così approfitto
dellopportunità data dalla Sfida di Adria
e mi iscrivo a due turni con il Ducati.
La prima volta in pista non la dimenticherò mai: imbarazzante
per me e, soprattutto, per chi guardava e assolutamente sconvolgente;
non credo di aver mai avuto così paura in vita mia, dire che sono
legato è un eufemismo. Comunque, nonostante la paura e la figuraccia,
metabolizzo e decido che si può fare, archiviando
nella mente alcune considerazioni che poi verranno buone
a Cartagena.
Nonostante tutto a fine luglio la moto è, per la gran parte, completata;
mancano ancora un po di cose, cupolino, contagiri,
verniciatura, messa a punto, ma per settembre dovremmo
farcela.
Contemporaneamente arriva la prima tegola,
avvisaglia di un settembre rosso shocking:
Marchino, girando
a Brno nel
corso
di un raduno
Ducati, cade sullolio e si rompe la clavicola! Lui ritiene di potercela
fare in tempo, in fondo mancano ancora 60 giorni. Certo, non dovesse
farcela, oltre alla mancanza di un pilota si porrebbe il problema del
trasporto: infatti, in quanto possessore di un carrello, si era offerto
di portare giù la bestia.
Nuvole nere si addensano allorizzonte. Si va in ferie.
Da 30 a 2
Come previsto al rientro dalle ferie cominciano i casini veri:
Primo casino: Marchino non ce la fa; la clavicola non si è saldata
bene e quindi non potrà essere della partita. Improvvisamente
manca un pilota ed il mezzo per portare giù la moto.
In preda a depressione parlo con Alberto che immediatamente, mi offre
il suo camper Westfalia, appena comprato ma munito di gancio, per
il viaggio e si attiva per cercare un pilota sostitutivo: salta fuori
il nome di Fabio Forlati, nome darte Natalino Balasso, un mio simpatico
coetaneo che avevo conosciuto a Mandello quando, con la sua Daytona customizzata
aveva vinto il primo premio per la più bella special. Alberto
mi dice che è uno che va in circuito abbastanza spesso con una
Ducati 900; penso, peggio di me sarà impossibile, in realtà mai
e poi mai mi sarei aspettato la sua eccezionale performance in gara.
Porto la moto da Firmino per lassemblaggio finale e la messa a
punto quando salta fuori, assolutamente inaspettato, il secondo casino:
Luca Formenti mi comunica che non verrà, accampando scuse assolutamente
improbabili: improvvisamente non ha più i soldi per venire, non
si fida più della moto che lui stesso ha preparato, gli si è rotto
il computer,
Ancora oggi non ho capito bene cosa gli sia successo,
fatto sta che lui ha collezionato una figura di merda eccezionale
e mi ha lasciato completamente in brache di tela.
Comincia laffannosa ricerca del terzo pilota (mancano non più di
due settimane alla gara) ma anche Alberto, inaspettatamente si trova
in difficoltà (molti penseranno: ma Alberto che centra,
non fa parte di un altro team? Alberto centra, centra sempre,
ma ne parleremo più avanti).
Mentre lui cerca di convincere un suo amico Yamahamunito, io
provo a coinvolgere Davide, allo stato nostro meccanico, che
non è mai
stato in pista ma che voci di corridoio danno per buon pilota. Davide
accetterebbe, ma un veto familiare lo blocca. Siamo a sei giorni
dal limite ultimo per iscriversi ed ancora in alto mare.
Intanto da Firmino si lavora intensamente per completare la
moto. Lui ha la schiena bloccata, cerco di dargli una mano
come posso.
Appena
vede il nostro telaietto portasella urla disgustato di buttarlo
via (effettivamente
non era granché) ed in un ora lo rifà. La carrozzeria ancora
non cè, arriverà il venerdì prima della
gara, Tiziano si mette in gioco personalmente e riesce a farmi fare
il sellino
in neoprene in meno di due ore.
Siamo ancora senza il terzo pilota; Tiziano prova a parlare
con un suo amico, Alessandro Carà, un ragazzo che gira spesso in
pista con la sua R1. Ci vediamo il sabato mattina e, grazie anche
al contributo
di tutti i guzzisti entusiasti presenti da Scola, accetta!
Siamo salvi, il team si è riformato. Il 15 settembre, ultimo
giorno utile, ci iscriviamo ufficialmente: Il Wil Coyote Corse Team
esiste.
In mezzo a tutti i casini mi era completamente sfuggito che
mancava il carrello. Mi dicono che Davide De Martin ne
ha uno ma lo chiamo
troppo
in ritardo: un suo amico con cui lo ha in comproprietà, laveva
già prenotato per andare ad Adria e quindi non è disponibile.
Sono completamente nellammerda!
Carrelli non se ne trovano e manca meno di una settimana
alla partenza; decido di noleggiare un furgone; lo trovo
ma, anche
con le tariffe
aziendali, la spesa è considerevole.
In preda alla più profonda depressione il lunedì, a due
giorni dalla partenza, mi viene in mente che forse il carrello si può affittare;
comincio a chiamare tutti i noleggiatori di moto ma la risposta è sempre:
mi spiace, non affittiamo i carrelli.
Allultimo tentativo un pò di fortuna: il ragazzo, gentilissimo,
dallaltra parte del telefono mi dice che il carrello ce lhanno,
ma non me lo può affittare, però me lo può prestare!
Incredulo, mi metto daccordo per ritirarlo la mattina dopo.
Alla mattina del martedì, recuperato il Camper di Alberto, attacco
il carrello, carico la moto, mi lancio in unaffannosa ricerca di
candele adatte (nella concitazione me ne ero dimenticato) preparo i bagagli
e sono pronto, domattina si parte. Apprendo anche che Coluke ha problemi
personali e non sarà della partita: peccato, ma oramai è tardi
per trovare un sostituto, vedremo di reclutare qualcuno sul posto.
In serata, quando oramai credo di avercela fatta, arriva
un SMS da Davide: giovedì ha una riunione di lavoro e non crede che riuscirà a
prendere in tempo laereo.
Sono allo stremo: chiamo Ilenia, le chiedo comè la situazione
e se può fare qualcosa; mi dice che farà tutto quanto in
suo potere che, evidentemente non è poco perché, alla fine,
entrambi saliranno su quellaereo.
Da 2 a 0
Mercoledì 22 settembre 2004, alle ore 8.00 imbocco lautostrada
con il camper strapieno di tute, caschi, cavalletti, taniche, pezzi di
ricambio, ecc. ed anche il compressore. Tiziano mi dirà ma
che cazzo te lo porti a fare il compressore? Devo dire, ad onor
del vero, che non è stato il primo a venirmelo
a chiedere in prestito, ma il secondo!
Sul viaggio cè poco da dire: 1600 km in un giorno e mezzo,
controllando ogni tanto nello specchietto che OAnimale fosse sempre
al suo posto, sono passati abbastanza velocemente. Arrivo a Cartagena
alle 15,30 del giovedì e mi fiondo subito
in circuito.
Il circuito è deserto, nel senso che non cè nessuno,
e nel deserto, nel senso che non cè un filo derba:
solo sabbia e sassi ed una solitaria palma in corrispondenza della famosa curva
della palma, appunto, curvetta un pò stronza,
ad onor del vero.
Però è bello, latmosfera molto rilassante, cè un
gran silenzio. Mi guardo un pò intorno, bevo
una coca e torno in albergo.
Davanti allalbergo incontro il team Moretti. Li riconosco, ceravamo
visti ad Adria. Scopriamo di avere il box in comune e allora mi accodo
per tornare in circuito e scaricare la moto ed il materiale. Chiedo: ma
dovè la moto? Nel bagagliaio della macchina mi
rispondono in coro.
Penso mi stiano prendendo per i fondelli; arriviamo
in circuito e scopro che è vero. La moto è,
completamente smontata, NEL BAGAGLIAIO
DELLA MACCHINA!
Incredibile! Tirano fuori telaio con motore, forcelle,
ruote, ammortizzatori, carrozzeria e tutto il resto
e si mettono
al lavoro: in meno di unora
la moto è pronta e loro son lì a provarla
nel piazzale del parcheggio!
Arriva Miguel Angel; scambiamo dodici parole (parla
solo spagnolo!) e mi permette di fare il giro a
piedi della
pista. Stacco un
ottimo tempo:
circa 30 minuti per fare i 3500 metri del giro
completo (quasi come in gara!).
A vederla da vicino il timore aumenta: salite,
discese, curve in salita, in discesa, cieche, tornantini,
esse, insomma,
tutto lambaradan
di una bella pista tecnica.
Pensieroso torno in albergo dove incontro Gas Gas
e signora, Fange con CiPi e Peppe. Ceniamo insieme
al
ristorante
dellalbergo (non un
granché davvero); atmosfera molto soft, rilassata. Più che
una gara sembra di essere ad un raduno. Si va a nanna. Alle tre e mezza
vengo svegliato dai miei compagni di stanza, in arrivo dalla Malpensa.
Per un pò li sento armeggiare, poi crollo
nel sonno dei giusti: domattina si comincia!
Ora 0
Alle 8.30 siamo in pista! La prima cosa che mi
colpisce è che
si tratta di gara vera. Il paddock è pieno
di camion, camioncini, carrelli, i box sono
strapieni di gente, moto, ferri, cavalletti.
Le moto urlano con i loro scarichi aperti,
la gente cerca di urlare ancora di più per farsi sentire: assolutamente eccitante; non vivevo
unatmosfera del genere da quando da ragazzo,
insieme a Camillo (Benso Conte di Cavour) andavamo
a Monza a vedere i GP di F1.
Si comincia a provare, le moto entrano ed
escono dai box. Noi siamo impegnati a seguire
la nostra
e riceviamo
un
sacco di
complimenti per la livrea
tutta gialla (fedeli al primo comandamento
del Maestro che recita: La
moto può anche non accendersi ma deve essere comunque dignitosa).
Con la coda dellocchio mi accorgo nei box vicini di valvole piegate,
aste sbarellate, cambi sfollanti, ecc... insomma, tutti a cercare di
sistemare i propri guai meglio che si può, in unatmosfera
di grande comunità: ci si presta attrezzi, consigli, manodopera,
si rincuora chi è in ambasce e si fanno
sempre i complimenti alla moto del vicino.
Accendiamo la moto, parte! Già questo è un
successo, la cosa non era assolutamente scontata.
Esce Ale per primo; sarei
dovuto uscire io, visto che ero responsabile
del montaggio, ma le gambe non
sono ancora ben stabili. Ale completa il primo
giro e scopriamo che:
1. La moto funziona benissimo
2. Ale va come una bestia e già dai primi giri si colloca intorno
ai 2.08 2.10.
Tocca a Fabio e scopriamo che
1. La moto continua a funzionare benissimo
2. Fabio va come un disperato e stampa
tempi simili a quelli di Ale.
Salgo io e scopro che
1. La moto funzione benissimo, se non
si sta attenti si arriva facilmente
agli 8000.
2. Segno tempi ridicoli, però sono abbastanza
tranquillo, non me lo sarei aspettato.
Nel pomeriggio cominciano i problemi
anche per noi: Ale torna al box con
il cambio
bloccato! Per un attimo
mi
prende lo
sconforto più totale;
fare tutta quella strada e non riuscire neanche a partire! Grazie al
cielo scopriamo che è solo la leva che si è grippata sul
supporto (per fortuna a noi è capitato in prova; ai Minchions,
che montavano gli stessi comandi, è successo in gara e Iosca ne
porta ancora i segni). Smontiamo tutto, Fabio si arma di lima, recuperata
da Nello, credo, ed in quattro e quattrotto il problema è risolto.
Dopo un pò arriva il secondo problema: a 6000 giri il motore comincia
a scoppiettare. Coinvolgiamo un pò tutti, Bruno e Tiziano, i Moretti,
Mauro Abba, Davide dà prova di perizia inaspettata e vengono sostituite,
nellordine: candele, getti, puntine e condensatori (fornite da
Abbadini), bobine (gentilmente prestate da team Moretti), ma non cè un
cazzo da fare, la moto scoppietta e continuerà per
tutta la gara. Probabilmente entra aria da
qualche parte ma non riusciamo
a trovare
la falla.
Gara!
E finalmente ci siamo:
Con la moto scoppiettante, ma che
comunque, a fatica, riesce a
prendere ancora
i 7500, Fabio
stampa uno
straordinario 2.05.756 che ci vale
il 12° posto in griglia. Su 38 partenti non è davvero male. Siamo
increduli e felici, ma cè poco
tempo per gioire; dopo poco parte
il giro di riscaldamento
e la gara prende il via.
La partenza è bellissima:
i piloti che corrono verso le moto
accese e poi un rombo
incredibile,
trentotto assatanati che si fiondano
verso
la prima curva in fondo al rettilineo
in un rumore assordante.
Per noi parte Ale; gli facciamo
tutte le raccomandazioni del
caso: vai
tranquillo, la gara dura sei
ore, non val la pena
intrupparsi alla prima
curva, ma lui è freddissimo, partirà alla grande ed al
primo passaggio manterrà la
dodicesima posizione.
La gara si snoda. Passiamo ventiduesimi
alla prima ora, ma poi ci manterremo
sempre fra
lundicesima
e la tredicesima posizione.
Intanto cominciano i primi
ritiri: la n. 1 non è neanche partita
che è già ferma ai box; sapremo dopo che gli succederà di
tutto, compresa una caduta del
povero Iosca per il grippaggio
della leva del cambio, appunto.
La Fange-Peppe-CP moto va come
un treno e i tre tirano come
dannati,
riescono
ad arrivare
fino
alle prime
posizioni, poi un grippaggio
del motore, probabilmente stressato
dal quintalaggio dei piloti,
li costringe al ritiro.
Il Team Moretti è inarrestabile, lunico di noi che si permette
di scender sotto il muro dei due minuti. Purtroppo nellultima mezzora,
quando oramai il quarto posto è ampiamente
alla loro portata, problemi prima
alla batteria e poi al cambio gli
faranno perdere
alcune posizioni. Concluderanno
comunque settimi e primi dei Team
italiani.
I Votantonio vanno bene.
Viaggiano più o meno intorno alle nostre
posizioni. Verso metà gara gli succede una cosa incredibile: BUCANO!
Per fortuna i Minchions gli prestano la loro ruota posteriore che però,
essendo più larga, tocca sul forcellone e li rallenta un pò.
Nello e la sua band sono
straordinari con una moto
un pochino in
ritardo di preparazione
(manca anche
il contagiri).
Gas Gas purtroppo
cade
in una curva secca in salita
che a me non è mai piaciuta (ma io non
faccio testo, si sa) e fra recupero della moto, riparazioni al comando
del cambio, disintegratosi, e ripartenza, perdono un fracasso di tempo.
Gas è bianco come un lenzuolo, in fondo è il decano del
gruppo, ma, stoicamente, dice che sta benissimo, solo qualche piccolo
dolorino. Si scoprirà poi
che ha tre costole incrinate oltre
a botte ed ematomi
di vario tipo.
E noi?
Come detto veleggiamo intorno
alla dodicesima posizione.
Ale e Fabio
vanno come dei
matti (a sei giri dalla
fine Ale stabilirà il
nostro miglior tempo in 2.03.196,
fantastico, considerando che la
bestia continua
a scoppiettare).
Io vado pianissimo, praticamente
ho il passo dei peggiori
della 250. Mi
impegno,
ma i
tempi non
calano. Comunque
vado, non
rischio molto,
a parte un bel folle
alla staccata in fondo
al rettilineo,
e non
credo di aver
rotto
troppo
i maroni agli altri.
I cambi ed i rifornimenti
vanno via che è una meraviglia (se non
si conta un versamento di benzina sulle teste roventi che per un pò non
mè venuto linfarto). Un grandissimo ringraziamento
al papà di Ale che, per fortuna, ha avuto la brillante idea di
accompagnare il figlio ed è stato immediatamente cooptato per
aiutarci nei rifornimenti. Senza di lui probabilmente ci saremmo fermati
a metà gara per mancanza
di benzina!
Alla quinta ora litigo
un pò con la direzione corse, peraltro
perfetta nelle prime tre ore, recupero il foglio dei tempi e scopro che
siamo dodicesimi a meno di 7 secondi da Davide-Indaco-Adelio. Parlo con
Ale che deve fare lultimo
turno, gli chiedo di fare uno sforzo
per tirare 40 minuti
e, soprattutto,
gli dico di puntare il 14!
Non so cosa è successo in quegli ultimi quaranta minuti. Fatto
sta che la bandiera a scacchi arriva come una liberazione: sei ore sono
tante e la tensione non è stata poca. Cè grande festa,
tutti (più o meno) sono soddisfatti, cominciano le foto di gruppo
ed arrivano i risultati finali: siamo decimi assoluti e settimi di classe,
secondi solo ai Moretti fra i team italiani. Non riesco a crederci! Ancora
incredulo chiamo immediatamente il Maestro che quasi piange nel telefono,
non ci crede nemmeno lui ma se lo meritava, ha messo giù veramente
una gran moto. Chiamo anche mia moglie, ovviamente, non solo per comunicare
il risultato, essenzialmente a mio figlio che al ritorno a casa mi farà trovare
anche una coppa!, ma soprattutto per informarla che la gara è finita,
io sono tutto intero e nessuno si è fatto
male.
Finale di giornata
con grande festa, cena,
premiazioni,
medaglie, complimenti,
battutacce,
degna conclusione
di unesperienza
indimenticabile.
Alla mattina riparto
per i 1600 km che mi
riporteranno
a casa,
ma già pensando
alle modifiche da apportare a O Animale: in fondo gennaio non è così lontano.
O.
Si ringraziano:
Alberto Sala
ALBERTO CE, ALBERTO
, CE (direbbe Guido Meda).
Alberto cè sempre, quando pensi che non ce la farai, ti
manca un pilota, un carrello, un pulmino, devi verniciare la carrozzeria
di domenica o fare la tabella portanumeri, ... Alberto cè.
Un grande amico ed anche un gran pilota, peccato corra per un altro
team.
Firmino Gulmini
Un eccezionale meccanico, un amico ma soprattutto una persona straordinaria.
Senza di lui tutto questo non sarebbe stato neanche pensabile.
Bruno Scola e Tiziano Di Castri
E vero, faccio parte del loro motoclub, ma non sono un loro cliente
in senso stretto. Eppure si sono sbattuti come dei matti per darci lopportunità di
partecipare, non lesinando aiuti e consigli anche durante la gara.
Grandissimi.
Mauro Iosca
Tre telefonate che mi hanno salvato la vita. Ho imparato che
su di lui si può sempre contare. Un amico in più.
Il Team
Semplicemente fantastici, hanno dato lanima ed anche più.
Se tutto è filato liscio lo devo essenzialmente a loro: Fabio
ed Ale piloti straordinari, Davide che si è dimostrato un meccanico
di tutto rispetto (da un ingegnere non me lo sarei mai aspettato!) Ile
che ha tenuto incrollabile la sua postazione al muretto per sei ore cronometrando,
segnalando (con il cartello BOX più vezzoso di tutto
il Paddock), rifocillando e rincuorando i piloti consumati dal caldo
e dallo sforzo, ed il sig. Carà che, venuto probabilmente con
lidea di farsi una vacanza, alla fine era più sudato
di tutti noi. Incommensurabili.
Mia moglie
So che ha passato due giorni nellansia più totale pregando
tutti i santi che non mi succedesse nulla, ma non ha mai fatto né detto
niente per impedirmi di partecipare a questa follia, probabilmente conscia
che la passione per la moto è sì costosa e pericolosa,
ma indubbiamente meno costosa di un analista e molto, molto meno pericolosa
di unamante diciottenne.
© Anima
Guzzista
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