Special
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Zero
Di Alberto Sala.
Foto di Marco Bonatti e Filippo Barbacane |
Puntuale come uno svizzero, Filippo Barbacane in occasione della fiera di Padova anche quest'anno ci delizia i nostri sensi con un altro suo gioiello. E come ogni volta, nasce il desiderio irrefrenabile di saziarci di dettagli e particolari: insomma, parliamone, non solo per soddisfare il nostro istinto onanistico ma anche per carpirne l'idea come i suggerimenti. Così eccoci di fronte a una bella snocciolata di maki (in compagnia anche di Paolo D'Alcini, suo braccio destro che si occupa di Rossopuro), tanto per soddisfare un'altra sua grande passione, lasciando che sia lui stavolta a descriverci il come e il perchè, e anche qualcosa di più.
Alberto: Da dove ti è venuta l'idea? Quale è stato lo spunto? Ricordo che quando parlavamo della Bellerofonte l'ispirazione ti era venuta da una moto vista su una rivista... è successo lo stesso anche stavolta?
Filippo: No, questa moto è stata legata al desiderio personale: volevo una moto che avesse una ciclistica buona e che potessi utilizzare tutti i giorni per divertirmici; la Griso esteticamente non è che non mi piaceva: non era quello che volevo io, troppo via di mezzo tra una custom e una sportiva, con una seduta troppo comodda... guardando la Griso smontata, senza la carrozzeria sopra, guardando quel telaio me la sono immaginata più streetfighter, più sportiva, che fosse più adatta a me, per andarci in montagna. L'idea è nata un po' così, anche perchè quando era uscita, la Griso non mi piaceva pur essendo una bella moto, ma poi il mio concessionario me l'ha lasciata in prova per un paio di giorni e io tutto mi sarei aspettato meno che una ciclistica così. Mi aspettavo un comportamento un po' come la Breva, invece ho fatto un giro con un mio amico che aveva una Buell e la moto andava da sola. Sembrava di portare una bicicletta! Quindi mi sono detto: voglio una moto 'cattiva' agile ma sulla base di questa moto, con questa ciclistica. Anima aveva un ottimo telaio però in quanto a utilizzo di tutti i giorni ha i suoi limiti, il telaio è molto rigido, il serbatoio fatto in questo modo ti vincolava con lo spazio... si vede che era una moto nata da una moto da corsa. L'ho chiamata Zero perchè man mano che la facevo mi ha dato l'idea di una cosa dalla quale 'ripartivamo'. Come se fosse un nuovo punto di partenza, che da ora cominciavamo a ragionare in un altro modo: ad esempio questa ha delle rifiniture che nessuna mia altra moto ha: per esempio ha l'apertura della sella con la sua chiave originale... ha tutta una serie di dettagli che la fanno sembrare come se fosse uscita così di fabbrica; le altre hanno caratteristiche più artigianali invece questa ha delle rifiniture nettamente superiori, anzi spero di poterla migliorare ancora. Credo sia un vero tratto distintivo: normalmente in giro trovi moto o assemblate da cataloghi (e non è il mio modo di fare), o trovi moto artigianali, che magari sono molto belle ma generalmente poco utili, tipo che non puoi togliere la sella perchè è avvitata, oppure il serbatoio è appoggiato ma non ha una struttura che lo regge bene... invece vorrei arrivare a fare una moto fatta con tutti i dettagli come dovrebbero essere, che però è artigianale...
A: e soprattutto unica.
F: certo, per artigianale intendo 'fatta con le mani': questa ha il serbatoio, le parti laterali, tutto il telaietto, il codone dietro, i collettori dello scarico, le piastre che ha disegnato Paolo, le pedane arretrate... tutto fatto artigianalmente, fatto solo per questa moto e non in una serie. Quindi in pratica la scelta di fondo è stata più semplice e meno filosofica, più pratica: volevo una moto per andare in giro.
A: un po' l'idea di portare il design 'puro' verso una moto utilizzabile a tutti gli effetti...
F: sì. Quello che tu vedi spesso nelle maquette nelle fiere raramente arriva alla produzione: guarda ad esempio il primo prototipo della Yamaha MT-01: era bellissima da paura, poi esce davvero e ti chiedi: ma la moto che avevo visto dov'è? La sfida è quella, cercare di non scendere a compromessi, senza esagerare con i costi, che abbia le caratteristiche dell'unicità ma con finiture e funzionalità da perfezione, che pure questa è ancora ben lontana... ci sono dei piccoli difetti che stanno uscendo man mano che la uso però rispetto alle altre non c'è paragone.
A: mi stupisco che dici che ha difetti, quando a guardarla mi sembra talmente ben rifinita...
F: sì ma ad esempio lo scarico posteriore passa in uno spazio angusto vicino all'impianto elettrico e naturalmente alla sella: io lì ho usato un materiale innovativo che si usa per isolare gli scarichi che è impressionante: tu lo metti sopra una piastra di alluminio scaldato a 800 gradi e tu non li senti, però questo materiale e come è stato applicato non è una cosa da tutti i giorni, si potrebbe rovinare, ci può andare dell'acqua e per me questo è un limite. Voglio fare qualcosa di più rifinito di questa; ma ci arrivo, non ti preoccupare!
...la conversazione divaga un attimo, anche a causa del luogo (siamo al Sushi Bar di Piazza delle Bande Nere a Milano, in compagnia anche di Giuseppe), verso il Giappone, altra grande passione di Filippo...
A: C'è una cosa che lega, guardando questa Zero, al resto... ok, hai voluto fare una moto da usare tutti i giorni, ma si vede uno stile, in parte legato al mondo custom... uso la parola 'custom' per dare l'idea, forse non è la parola adatta... ma le tue moto hanno sempre un sapore un po' americano...
F: io voglio riportare quello che fanno gli americani da molto tempo con le Harley: rifinire la moto all'eccesso, in tutti i particolari, e portarlo sulle moto sportive, che normalmente sono grezze, non si curano i particolari: si cura che sia leggera ed efficace. Invece quel sapore Hot Rod delle moto...
A: Ecco! Il termine Hot Rod è già più azzeccato.
F: perchè sa unire quella linea tra sportività e cura. E' quello che stanno facendo un po' anche i giapponesi: guarda la nuova R1. Anzi guarda la prima, e guarda quella di adesso: la differenza è impressionante. Le finiture, le carene dove finiscono, come si aggancia il codino... il modo in cui le plastiche coprono... prima non le rifinivano così. Ora stanno guardando tutte queste cose a cui prima non facevano caso. Alcune le guardi e sembrano delle special. Cosa che ha fatto anche la MV con la Brutale, che per me rimane una delle moto più belle che abbiano mai fatto. Per me è stata anche fonte di ispirazione. Se guardi molte moto che faccio io sono come quella: tutta caricata in avanti e dietro piccolina. Sai... io non riesco ancora a fare per me la moto perfetta, la moto che da qualsiasi angolo la guardi ti piace. Tutte le moto che ho fatto hanno una qualche angolazione dalla quale non mi piace. Invece la Brutale, da qualsiasi parte la guardi (forse non proprio tutte ma quasi) è bellissima. E' bella dal lato del cavalletto e anche dall'altro. Quello è un limite delle Guzzi: dal lato dove si appoggia il cavalletto (questa è una fissa mia) vedendo il cilindro da sopra che si 'schiaccia', è come se vedessi qualcosa di piatto che esce dalla moto, mi dà la sensazione di qualcosa di sbagliato. Invece dall'altra parte è molto bello, con questo cilindro che si staglia verso l'alto... Anche la Zero, di tre quarti dove sta il cavalletto non mi piace. Tu dirai che è una fissa assurda, eppure questo per me è un limite di tutte le moto che ho fatto. C'è sempre qualche parte che non mi piace. Poi una impressione che avevamo è che fosse troppo lunga... il telaio in effetti è lungo di suo, è difficile farne una moto cattiva: la moto cattiva è tozza, corta, come un animale; quando abbiamo 'cacciato' fuori la moto dall'officina ci è sembrata un'altra moto. Una volta inserita nell'ambiente, rapportata al marciapiede, alla strada, era diventata giusta. Un'altra cosa che non tutti fanno è disegnare la moto con la persona sopra. Se tu guardi la Buell nuova, la XB, la S però, la nuda, così vista da sola è carina (oddio per me è troppo 'coperta', un motore importante come l'Harley deve stare più in vista): se la guardi con una persona su fa ridere, è sproporzionata. La persona esce fuori dalla moto dal busto in su completamente.
A: questo particolare non l'hai notato un po' anche con la Brutale? Io quando la vedo da sola OK è bella; la vedo con su qualcuno e mi sembra troppo piccola, compressa.
F: mmm... mai come con una Buell. Certo, è comunque una moto piccola; se fai una moto piccola avrai sempre questo problema. Io ultimamente cerco di farci sedere l'amico sopra la moto, perchè la moto quando va in giro mica ci va da sola! Questo è un aspetto a cui cerco di farci più caso di prima. Ci sono arrivato col tempo, delle cose me ne accorgo man mano che mi succedono. Ci siamo un po' persi via dal punto di partenza...
A... la cultura Hot Rod...
F: ecco. E' uno stile appariscente, esagerato, che deve stupire per forza, certe volte è eccessivo, però se tu guardi quando la cultura Hot Rod è applicata a delle cose più semplici, diventano eccezionali. Se tu vedi una macchina fatta in quel modo, nera, col profilo delle fiamme viola e basta, senza cromature, è bellissima. Io amo il design italiano, però quando vedo una Mustang non posso non dire che è eccezionale: non sarà una Ferrari, ma...
A: è uno stile diverso, è meno... è meno...
F: raffinato?
A: no, non tanto quello... ecco, è meno essenziale. Il design in genere punta all'essenzialità: riuscire a fare qualcosa di bello con due linee. Lì no, ci deve essere quel qualcosa in più che la rende esagerata.
Paolo: a cominciare dalla cilindrata... (risate).
F: E' americana. Loro mettevano gomme enormi già trenta anni fa, cose che puoi vedere ora solo su una Gallardo...
A: ecco, questa non è una cosa che ti fa un po' incazzare? Non poter mettere un gommone gigantesco sotto la Zero?
F: è un limite. L'Harley ti fa la moto in modo che il mondo dell'aftermarket possa seguire; lo stesso lo sta facendo la Ducati. La Guzzi no. Guarda le pedane della Griso e guarda come le hanno fatte ora sulla 940; non potevano pensarci subito anche per la Griso?
P: Perchè tutte le pedane di tutte le moto sportive partono da due punti di fissaggio, in modo che si possa modificarle a piacere e invece sulle Guzzi no?
F: già! Che è stato un casino inventarsi il sistema per arretrare le pedane del V11 quando poteva essere tutto più semplice... anche sulla Griso: non potevano fare il telaietto posteriore svitabile? Questo limita un po' anche chi vuole comprare la moto. Diverse persone mi hanno chiamato dopo aver visto la Zero chiedendomi quelle modifiche, ma al momento in cui gli dico che deve tagliare il telaio per farle, proprio perchè il telaietto posteriore non è smontabile, si bloccano. Anche sul California non si può praticamente fare niente.
A: l'unico telaio nel quale eri riuscito a piazzare un bel gommone era quello Ghezzi & Brian...
F: già, ma ho già in mente qualcosa di simile su un'altra moto...
Ma questo sarà argomento della prossima volta, ben sapendo che, come sempre, saprà stupirci ancora una volta.
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Anima Guzzista
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