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Diamante

 

Testo e foto di Alberto Sala

 

 

 

VERONA, MOTOR BIKE EXPO 2009.

 
"Ciao Alberto, ci sei a Verona? Porterò la mia ultima moto, stavolta non ho foto in anteprima perchè la finirò all'ultimo, ti posso solo dire che si chiamerà "Diamante". Ti aspetto!"


Ecco, c'è qualcuno che è capace di sorprenderti sempre. Come sua abitudine.
Perchè quel qualcuno si spinge sempre un po' più avanti. Non si accontenta di ciò che ha già raggiunto. Sposta sempre un pochetto più su l'asticella. Restando in ambito sportivo ma avvicinandoci più al nostro mondo, è un po' come quando si dice che a due secondi dai migliori piloti ci possono arrivare in tanti. Il problema è scendere dentro quei due secondi. Ogni decimo è una sfida che richiede talento e forza che hanno in pochi, in pochissimi.
E anche stavolta, pur nei limiti dell'incompiutezza dell'ultima ora, lo stupore Filippo Barbacane me l'ha garantito. Anche se quest'ultimo gioiello ha avuto per me bisogno di decantare, come serve a volte ai vini di maggior carattere.
La base di partenza è sempre lei, la Griso, la moto forse più di rottura dell'intera storia Guzzi. In particolar modo il suo telaio e -a volerla dire proprio tutta- gli interrogativi che suscita. "Perchè tagliare i tubi e dover usare poi tappi invece di lasciarli proseguire in maniera più dinamica?"



Cosa riesce a vedere questo personaggio ogni volta mi lascia di sasso. Quando lo sento cerco sempre di rovistargli i cassetti alla ricerca dei suoi lampi e delle sue scintille, della sua genesi. Ciò che sta dietro la contingenza di un cliente particolare, desideroso di qualcosa di unico, a briglia sciolta ma che - magari con alcuni limiti - resti cavalcabile, pur se poco oltre i confini della città. Ciò che sta dietro al nome che ha determinato gli spigoli e l'andamento, ma che non basta per tutto quello che questa creazione racchiude. Entriamo nel dettaglio.


La cosa che forse più balza all'occhio è il motore Big Bore. O no, forse le ruote, entrambe a sbalzo. Che dico, la forcella. No, è il codino che più rastremato non si può. Ma vogliamo dimenticare lo scarico?
"Quando hai un'idea la realizzi, quando ne hai 100 è un casino".
Ecco, che sia questo il suo segreto? Il suo enigma? Il pentolone di Filippo non ribolle mai di un solo ingrediente ma - come ogni piatto d'eccellenza che si degni di tale qualifica - più idee si amalgamano e lui ti frega col suo totale che le racchiude tutte senza squilibri. Alle spalle di Diamante, nello stand di Millepercento/Bicilindrica che ha ospitato il pescarese, c'era un poster con raffigurate le sue creazioni principali. Sono tutte così, in grado di esprimere un pensiero unico frutto dello sforzo di un insieme eterogeneo ed equilibrato. Dipinti pieni di dettagli ove ogni buon feticista si getta con eccitazione. Guardate le ruote. Ma dove caspita le ha prese? Eh no, non le ha semplicemente "prese". Le ha fatte. Ruote fatte a fettine e laddove necessario dilatate. Ricavate dal pieno delle ruote originali della Gilera CX, dalla quale proviene anche la forcella/monobraccio anteriore, col fodero centrale rifatto che ha portato poi alla conseguente fresatura del canotto di sterzo che ospita cuscinetti appositamente recuperati oltreoceano.


Prima parlavo di "codino". Vaneggiavo. Qui oltre alla sella non perviene nulla. E già a parlare di "sella" viene da chiedersi come si possa farne una più striminzita di così. Sella che cela tra l'altro il serbatoio della benzina, dalle dimensioni tali da non far certo arricchire il benzinaio nè sognare lunghi viaggi: non sono questi gli ideali da realizzare. Guardo il serbatoio che già sapete tale non essere, e pur non amando gli spigoli vivi non posso che perdermi nello scrutare ogni passaggio in linee tese a formare aperture e rilievi. E godo delle ombre oblique che creano così come da grafico dei filetti, della font e dei rari e preziosi tocchi di rosso. Tutto meravigliosamente pulito.


Guardo più avanti. Che qualcuno mi dica se non è cyber del futuro la piastra della forcella e l'essenziale strumentazione, così come lo sono gli sbalzi delle ruote e la forcella stessa.
Guardo i due scarichi farsi una cosa sola come due amanti per far capolino dall'altra parte con discrezione. Mi allontano e da dietro riconosco la postura tipica di tante moto di Filippo, caricata in avanti, così come avverto la suggestione della mancanza data dagli sbalzi di entrambe le due ruote. La ciliegina? Le quote ciclistiche e dei pneumatici sono quelli della Griso di serie.

Sì, Filippo ha limato ancora qualche decimo. E' sempre là, davanti. Dura per tutti inseguirlo. Meglio tifare per lui.

 

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