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Esclusiva

 

E' ancora un sogno? Oppure...

 

Di Mauro Iosca

 

 

 

Il freddo è arrivato tutto d’un tratto e comincia a pungere il maledetto; solo questo basta a toglierti energia, e poi quanta concentrazione in più ci vuole d’inverno, sempre li’ con la speranza che dietro la curva non ci sia fango, acqua o un mucchietto di foglie appena cadute col loro velo di rugiada; ma non era meglio appassionarsi alla fotografia?
Arrivi a casa e lo shock termico ti avvisa che il freddo che hai preso è ancora lì ed è molto di più di quello che pensavi e non sarà facile mandarlo via; quindi doccia bollente e panni caldi: è l’ora del relax.
La cena, il notiziario, le notizie tutte uguali… possibile che il tempo passi cosi’ attraverso giorni tutti uguali, senza infamia e senza lode, e le macchine per strada… ehi! Ma dico: hai visto il traffico che c’era oggi ? Possibile che per avere la mia dose minima d’umanità debba andare in officina e debba sfidare tutto questo? Vorrà dire che darò un’occhiata alla rivista giapponese di moto che mi ha portato John da Tokio e buonanotte… TRIIIN! Rispondo al trillo del telefono: Tiziano dall’altra parte mi dice: “Che fai oggi per pranzo? Ti andrebbe di venire con noi? Si va a trovare Giuseppe nella fabbrica nuova a Missaglia… allora che ne dici?”
Quando il vostro lavoro non vi costringe in un ufficio può accedere che, con l’aiuto del caso, una proposta così vi trasformi la giornata.
Missaglia è un bel paesino: è immerso in quella parte di Brianza che se non fosse in Lombardia sarebbe Umbria o Toscana: li’ c’e’ ancora un pò di verde e colline, e li’ sulla strada del cimitero, a due passi dal centro del paese, si e’ nascosto il diavolaccio.

Parata di meraviglie

Belle da ogni angolazione


Entriamo e subito ci dicono che Giuseppe sta arrivando; nell’attesa curiosiamo per i locali. Adesso lo spazio e’ molto di più: i banchi di montaggio sono diventati quattro, tutto e’ meglio organizzato e stipato con logica, ma a onor del vero non si prova più la sensazione da “sala operatoria” che si avvertiva nei locali vecchi… un momento: cosa c’è dietro quella porta? Sergio, il meccanico collaudatore mi dice: “vuoi vedere la MGS 01 smontata?” Cosaaa?!? Presto: entriamo! Eccola la “sala operatoria”; ecco dove nascono i prototipi: ecco i segreti di Stato, altro che Sisde e Sismi!

Scorcio dell'interno della nuova sede

Il nuovo reparto tecnico

Sergio tiene a bada una Furia appena partorita!


Nel centro del locale, tra quattro pareti bianche, troneggia l’unico esemplare di MGS 01 esistente. Se ne sta li’ pronto ad essere rimontato e spedito alla prossima fiera di Birmingham dove continuerà tronfio a pavoneggiarsi tra gli sguardi degli astanti; cosi’ e’ stato a Monaco e cosi’ sara’ in Inghilterra.

Si comincia da un bel disegno...

Si assemblano gli ingredienti...

E si cucina il tutto a fuoco lento...


Si trova qui, da “papa’ Giuseppe” che la sta perfezionando. Mentre osserviamo accuratamente la creatura Giuseppe arriva, ci squadra e poi sorride. Iniziano le spiegazioni attraverso gli occhi di un uomo che ha visioni piu’ grandi e lontane di quanto almeno io possa realizzare e mi ritrovo come a scuola a chiedere: “Scusi prof, puo’ ripetere l’ultimo passaggio: non l’ho capito…”.
Stanno provandogli un nuovissimo air-box in carbonio da 18,5 litri (nemmeno a Monaco s’era visto). Il serbatoio a nudo senza carena è geniale: 19 litri di capacità, è saldato direttamente al telaio ed ha una geometria razionale e pulita; ingloba all’interno il serbatoio di abbattimento dei vapori dell’olio che entrano dal basso e fuoriescono dall’alto per essere riportati in circolo; inoltre sempre sul serbatoio sono gia’ saldati gli attacchi per il fissaggio della carenatura.

...Et voila'. Ecco cucinato a dovere il telaio della MGS-01

La cura e' impressionante. Notate le saldature attorno al polmoncino di recupero vapori dell'olio

Il filtro prima che venga inghiottito dal gigantesco air-box


La geometria del serbatoio e’ pensata per ospitare oltre alla batteria tutto l’apparato elettrico più la centralina. La razionalita’ di questo progetto e’ disarmante; tutto e’ ridotto e posizionato come nemmeno il piu’ zelante degli ingegneri tedeschi avrebbe saputo concepire.
Abbiamo gia’ detto di quanto emozionante risulti la moto vestita, probabilmente per ragioni che si allontanano da una mera valutazione tecnica; sappiate che anche spogliata (mentre Giuseppe continua a spiegare il perche’ di questo e quel passaggio) la MGS 01 affascina di brutto.
La grande notizia e’ che il forcellone e la flangia di fissaggio che lo fissa alla scatola cambio (particolari che hanno fatto storcere il naso ai più “tecnici”) hanno superato brillantemente tutti i cicli di stress, fugando cosi’ ogni dubbio di solidita’.

Questo e' il forcellone in fase di assemblaggio


La piastra d’ancoraggio e’ ricavata dal pieno, ma Giuseppe ci garantisce che se si volesse pensare ad una produzione normale (non a tiratura limitata tipo 100 pezzi e arrivederci) si puo’ tranquillamente produrre in pressofusione.
“Le progettazioni moderne, come ben sapete, per garantire massima stabilità ed efficacia di trazione devono rispettare la regola del forcellone lungo e quanto più possibile avanzato vicino all’organo di trasmissione secondaria. Capirete come questo risulti arduo per una Guzzi con la scatola cambio dietro al motore che arretra di fatto tutta l’architettura della moto stessa.” L’idea di Ghezzi e Brian non ci sembra solo logica ma anche bella e raffinata: il cardano scompare dietro al forcellone e la coppia conica nera come il cerchio si mimetizza in modo impressionante.
“Tra un mese cominciamo a testarla con prove dinamiche su strada e in pista... altro che esercizio di stile: la moto funziona!” ci dice Giuseppe con sorriso sornione. Le prove in pista serviranno anche per dimostrare che il 4 valvole non è un oggettino delicato come qualcuno si ostina ancora a considerarlo, ma che se raffinato in alcuni punti chiave potrebbe essere ancora più affidabile e performante.

Anche il motore e' sotto esame...

Un 'artifizio' per smaltire il calore in eccesso dalle teste...

Cosa ci fa questo tendicatena nel 4 valvole?!?


La lezione infatti si sposta in un angolo della sala dove su un trespolo e’ montato un motore a cuore aperto su cui, ci dicono i ragazzi con rispetto reverenziale, “qui ci lavora solo lui” (lui ovviamente è Giuseppe); una delle teste e’ in morsa e ci fa notare come l’uscita dei gas di scarico sia stata profondamente fresata per l’inserimento di un “cannocchiale” che agevoli il trasferimento di calore verso l’esterno. Un’altra fase d’approfondimento sono le punterie: infatti stanno pensando ad una modifica dei cilindretti che in fase di salita dovrebbero ruotare in modo da attenuare l’attrito di contatto (e la relativa usura) con le camme.

L’atmosfera qui e’ molto frizzante: mentre continuiamo a commentare Giuseppe viene interrotto e da’ indicazioni; c’e’ chi prende a saldare, chi parte per far verniciare particolari, chi avanza idee di modifiche da sperimentare... L’operosità e’ ‘brianzola’: lo staff e’ giovane, l’argomento e’ la moto: a voi non resta che immaginare. Io provo invidia.

Per ora fermiamoci qui, anche perche’ la pausa pranzo sta finendo e non vorremmo fare indigestione! Il sapore di quanto assaggiato comunque non andra’ via tanto in fretta e l’idea che questo progetto stia proseguendo ci da’ gusto, ma ancora non placa la fame di riscossa: grazie ragazzi, grazie Giuseppe e avanti cosi’!!!


GALLERY

Giuseppe Ghezzi con Arnold Barnhart, l'importatore americano

Arnold e' colui che portera' in pista la ProThunder, ve la ricordate?

Questa splendida Furia rosso fuoco e' pronta per partire alla volta di New York

E' talmente bella, anche nuda-nuda!

Qui siamo ormai alla pornografia...

In bella vista gli splendidi OZ

Il banco del 'geniaccio'

...e questa e' la visione che vorremmo trovarci davanti tutti i giorni!



© Anima Guzzista