8° Trofeo Deccla Cartagena 2005

- Incontro con il Team Guzzi Motobox

- Report No Hay Problema Team -prima parte-

- Report Minchions

- Report Wil Coyote Corse

- Report Team Moretti

VIII° TROFEO DECCLA, Cartagena 28/29 Gennaio 2005

 

 

Senza titolo.

Solo metallo e gasolina

 Testo di Paolo Gambarelli. Foto di Ledzep

 

Non è un report, né un racconto e nemmeno un resoconto... è solo leggenda!

APPUNTI DI STORIA

Bene! Detto ciò, bisogna subito dire che tutta questa storia iniziata a Settembre ma anche parecchi mesi prima, non sarebbe stata possibile senza una persona che risponde al nome di Roberto Freddi. Potremmo anche dire famiglia Freddi, oppure famiglia Moretti, o meglio, come molti recitano: storica concessionaria Primo Moretti di Macerata.

E siccome a me piace cavalcare non solo il genere umano e quello meccanico, ma anche quello della Storia, eccomi qua a dispiegare questo filo d'Arianna.

Eh già! perché quando dici "storica concessionaria" dici tutto e puoi dire niente. Per me, ora come anni fa, tutto è rappresentato da quel leggero aumento del battito cardiaco nell'oltrepassare la facciata di quella vetrina in legno dalle fine modanature dipinte di rosso e sovrastate dalla scritta "Primo Moretti" in oro con vetro originale su fondo nero. Forse, magari esagerando, ma uno degli angoli di architettura meglio conservati di tutta Macerata.

Sarà deformazione professionale, ma la foto di Tenni, appesa in ufficio con la dedica al giovane amico pilota e collega guzzista, Giovanni Moretti, altro non è che la riconferma dell'unicità di quello stato d'animo già assorbito all'entrata.

LE ORIGINI DEL CICLO OTTO

Pur avendo vissuto per tanti anni in una città dove al massimo si va in barca o a piedi, alcuni anni fa decido di ritornare a Fano. Per intenderci, Fano si è sempre trovata a cento chilometri a sud di Forlì e del grande e indimenticabile Sergio Valentini, Zigolo, e a cento chilometri a nord di Roberto Moretti, come lo chiamo io. Di matematica so poco, ma so che 1+1 comunemente fa quasi sempre tre; e così io e il mio compare Maurizio Pambieri, alias Micio (che purtroppo non era con noi a Gennaio) un bel giorno decidiamo di intraprendere le impervie, faticose quanto spesso desolate strade guzzovigliose del caso.

http://www.guzzisti.it/incontri/racconti/Gambarelli_Pambieri/Lanostrastoria.htm

Chi l'avrebbe mai detto che ti avremmo addirittura portata in terra iberica!

Così è iniziata la storia, e per fortuna di tutti noi, Roberto ha aggiunto la sua.

Il Moretti Team ha così ululato i suoi primi vagiti per poi entrare a far parte dell'Olimpo degli Dei. (In do maggiore: gli Dei sono tanti, miglioni di miglioni...gli Dei dei minchioni... pistoni e qualità...).

La moto, per arrivare a Cartagena, ha subito nel frattempo le ulteriori inevitabili, amputazioni e modifiche del caso, soprattutto dalle raffinate mani dell'unico maestro del mestiere, ma anche, ahimè, da quelle volgarmente assai più approssimative e pericolose del sottoscritto e del suo compare sopra citato. Fatto sta che è ancora lì tutta insieme, funzionante e quasi vincente. Certo, finché non verrà il giorno in cui con un finto fanale, quattro frecce, una targa e del nastro americano, dovremo pur fare un girello appenninico molto probabilmente senza ritorno... vedremo.

                  

Nel frattempo, e scusatemi se vado un po' fuori tema, pur non evendo udito buone notizie in merito alla fattibilità della prossima Sfida di Adria, (ma dico subito che non ci ho creduto) ho comunque l'obbligo e il dovere morale, di notificarvi che l'assenza di Micio dalla gara di Gennaio ha comunque partorito l'ennesima incontenibile belva d'altri tempi. Ragion per cui, tremino pure tutti i moderni centauri dai cilindri a forma di V10, V11, V12, e V13 così come quelli più mosci di quelle strane moto d'oltrecortina o d'oltre oceano! Tremate fratelli tutti! Tremate ignavi guzzisti dei giorni di sfida!

    

LO ZOO DI CARTAGENA

In verità mi piacerebbe raccontare di Settembre, forse perché noi eravamo in tre, forse perché era la prima volta, ma soprattutto perchè le emozioni, le incertezze e gli incasinamenti vari sono stati veramente tanti. Pur tuttavia, (e credo di interpretare anche il pensiero di Roberto) com'è naturale che sia, questa volta ho avuto la possibilità di conoscere e parlare con più serenità e meno affanno con un po' di voi. Ma è una di quelle cose di cui non si è mai abbastanza soddisfatti e ne vorresti sempre di più. Ragione per cui non posso far altro che provare a ricordarne i volti e le.... memorabili gesta.

Primo fra tutti il Polifemo monoilluminante di rosso vestito. Ne sono rimasto scosso... un mito!            

      

Io, primo ed ultimo patacca di turno, che mi permetto verso fine gara, di dare una tredici al Maestro Firmino, ordinandogli di controllare il serraggio del collettore della marmitta destra che si era completamente disintegrata. Gli avessi almeno chiesto di controllare una parte del motore! Macché, un volgarissimo e maleodorante collettore. (gioventù senza rispetto!!!)

E poi Garibaldi, avete presente vero? Troppo forte. Da dietro, un po' come un Chupa Chups alla liquirizia.

E il nostro fotografo ufficiale, Ledzep, compagno di stanza delle mie russate. Cappello rosso bordeaux, barba e lunghi capelli arruffati dal vento, una sacca sulle spalle. Praticamente, viste le condizioni generali e non solo climatiche, uno sherpa che indomito sbucava da ogni dove in cerca della via migliore per la vetta. Credo si sia preso pure un bel raffreddore e quindi le sue foto valgono sicuramente il doppio, se non il triplo. Diciamo che, da quanto sono belle, possono essere a pieno titolo considerate delle vere e proprie foto stroboscopiche.  

C'era, per la verità, anche un altro sherpa, invero un po' più meccanizzato, che alla fine di ogni tappa amava sfoggiare uno strano copricapo tibetano in finta lana di neoprene grigio con due cordicelle fluenti ai lati di ciascun orecchio. Purtroppo anche lui come altri è rimasto al campo base. Ma, dato che la conquista della vetta è sempre merito del gruppo, sappiano, i vincitori, di essere comunque con lui in debito.

      

A un certo punto ho avuto anche paura.

Vado al muretto e vedo uno tutto imbacuccato e assolutamente imperscrutabile. Piumino nero, cappello nero, occhiali neri, orologio nero, orizzonte nero, nuvole nere, asfalto nero e almeno quattro dispositivi a timer allineati uno a fianco all'altro! Mi pare neri pure loro. Mi sono detto: CACCHIO!!! Qui fanno sul serio.... Poi ho saputo che era Paperinik del Team Wil Coyote e Maga Magò e allora mi sono tranquillizzato. E' vero, per un po' mi sono tranquillizzato, ma quando ho sentito girare il loro motore non nascondo che è sopraggiunta subito quell'ansia prestazionale con la quale spesso, per una ragione o per l'altra, devi andare alla toilette. In ogni caso, almeno in quel frangente, era più preoccupante la visione apodittica avuta al muretto. Fatto sta, che siamo riusciti ad arginare anche questo inaspettato pericolo grazie ad Andrea, ormai nostro insostituibile dodicenne uomo del muretto. Ancora una volta non ha sgarrato un giro e pur essendo in due a correre eravamo sempre al corrente di tutto quello che stava accadendo.

Problema ben più grave sono stati invece i continui attacchi psicologici e le ripetute manomissioni della nostra moto al box. Opera del caro, si fa per dire, amico Fabio Forlati, il quale, dentro la sua tuta gialla e nera era costantemente mimetizzato come un vero sabotatore dietro alla gialla Orazio Bike dell'omonimo complice. Anche in questo caso la fortuna ci ha affidato il fondamentale aiuto di Graziano di Genova sempre bene attento sia alle nostre che alle altrui malefatte.


L'uomo nero


L'uomo giallo e i suoi complici


Il responsabile di tutto: il capo banda Orazius in fuga

 

C'erano anche due professionisti del mondo motociclistico insieme ad un terzo giovane assai promettente. Non faccio il loro nome altrimenti rischio che mi chiedano i diritti. Due piloti anche loro italiani. Si capiva subito che sapevano da che parte girava il mondo; i soliti piloti che tutti noi vorremmo essere per almeno una giornata. Altroché i miti anni settanta e le loro donne.

...Come va? Bene bene! No hay problema! Ebbene si, ogni volta era la stessa risposta, per ore e ore, una dopo l'altra. Io con le mani zozze di grasso da far schifo a me stesso, loro al bar, con le donne, bionde e rossorame e per giunta anche belle. Con le birre, il caffè, il sole, i piedi all'aria e i guanti in mano in attesa che arrivasse il Tir con moto e tutto il necessaire. Cacchio che vita, la vita del Pilota. La moto è poi arrivata, ma, a detta di tutti, era un mezzo cesso. Loro, essendo veri piloti, era come se sapessero già tutto: nessuna piega, nessuna incertezza. Nessuna esitazione traspariva dai loro volti ormai completamente assiderati dal sole d'inizio stagione agonistica. Del resto oltre alle donne avevano a loro disposizione anche la crema dei meccanici internazionali del Circus. Così sono partiti, sono tornati, sono caduti, si sono rialzati, sono volati e sono arrivati indomiti alla vetta finale. Hanno corso come dovevano correre, bravi!!!


La foto verità

    

Quello che invece avrei voluto non vedere è stata la scivolata, non so se di Davide o qualcun'altro, dell'ormai famoso Votantonio Racing Team. E sì perché io ero all'interno e lui all'esterno in uscita della curva di ingresso al rettilineo. L'ho visto cadere in pieno, con il posteriore gommato prima e il posteriore incarnato poi, che se ne andavano, scivolando, inesorabilmente in terra. Ho pensato fosse colpa mia, ma non lo era;   poi ho visto che la scivolata era senza sbavature e quindi senza nessun tipo di conseguenza ben più pericolosa. Sono così passato al muretto con il pollice alzato bene in evidenza, come per dire che era comunque tutto OK. Poi ripensandoci a fine rettilineo, e non senza affanno, mi è venuto in mente che quel gesto avrebbe potuto benissimo significare: tutto OK uno in meno.... AHHH quanto amo le gare!!!


Fotomontaggio motosolidale

    

Io il terremoto non l'ho sentito. Forse le mie emorroidi erano già appagate.

Una delle cose più piacevoli che mi è capitata è stato durante i saluti prima di uscire dall'albergo. ...Ciao, allora a presto, alla prossima., andate piano, ci si vede a Valencia... Ad un certo punto mi si avvicina un ragazzo molto giovane, col quale non avevo ancora avuto modo di parlare. Molto semplicemente mi saluta, mi fa i complimenti, saluta tutti e se ne va. Un'immagine per me molto bella e vi dirò che la cosa mi fatto non poco piacere. Non so se era il giovane Paolo Stagi o l'altrettanto giovane Flavio di Castri. Non importa, erano comunque entrambi dei giovani già con dello stile in tasca.

Poi ci sono anche quelli che fregano le battute e fanno le copertine dei loro report. Ma sono io l'unico ad aver visto tutte le puntate di "ER medici in prima linea"! Non dimenticatelo! Mi hanno parlato, al riguardo, di un certo Goffredo l'Usurpatore. Se così fosse, allora diciamo comunque che vale ciò che in altre pagine ho già scritto: "Un guzzista creativo dice per conto suo ciò che un altro ha già detto prima di lui. Per contro, un altro può imitare dei pensieri che devono ancora venire in mente a un guzzista creativo". Così sia!

In ultimo, la premiazione e l'indimenticabile trenino dei Pinguini dalle Anime Guzziste capeggiato dall'Alberto in fascie di costrizione... Solo adesso capisco perché era sempre l'ultimo ad allontanarsi dalla vasca dei suoi amici pinguini antartici dell'acquario di Valencia! Eppure l'ho visto sempre sorridente e disponibile in ogni circostanza e non credo sia stato per lui così facile.

I pinguini dalle Anime Guzziste


Alberto a colloquio con un suo amico antartico

 

APPUNTI DI GARA NEUROTONICI

E' già stato scritto più di una volta che questa edizione è stata un po' un massacro per tutti. Noi per fortuna l'abbiamo scampata bella ed anzi Roberto mi pare che abbia girato con tempi ben oltre ogni aspettativa soprattutto considerando i mille e più chilometri fatti in furgone per portare il motore.

    

In griglia di partenza eravano sesti davanti a D'Angelo e Valentini col Bimota motore Kawa 4 cilindri. Una mezza bomba sicuramente più adatta ai circuiti veloci con cui D'Angelo fa il campionato OPEN GP del Gruppo 5. Devo ammettere che un po' ho gongolato, cosi come si dice in questi tempi di idiozie televisive. Mi è sembrato addirittura che in partenza ci guardassero, diciamo, un po' infastiditi, ma è stata sicuramente una mia errata impressione; anche perché sono persone veramente simpatiche che avevo conosciuto con Micio la scorsa estate a Magione.

Fatto è che parte Roberto.

    

Io, dopo la performance settembrina decido di limitarmi, ma vi assicuro che poteva accadere l'incredibile. Alla seconda o terza falcata anche lui ha una evidente, seppur controllata, incertezza deambulatoria. Mi dico: cazzo nooooo!!!   ...Mi ha forse preso per il culo??? Non faccio comunque in tempo a carpire i segni sul suo volto che da il gas e sgomma via mentre io rimango col dubbio ed il cuore in mano. Poi la frizione slitta e rislitta come a Settembre e si fa superare da qualche spavaldo inconsapevole... Nessun problema. Inizia così la sua gara. Poi la mia, poi la sua, poi la nostra. Vengono fuori tempi per noi a dir poco stratosferici e l'adrenalina sembra sempre più sopperire al carente grado termico del sole cartaginese. Quello delle candele sembra invece sia corretto.

La gara si snoda così tra curve e tornanti e visto che sto iniziando a fare il giornalista la chiudo qui.

Cos'altro aggiungere. La moto da Settembre non aveva subito alcuna modifica e per la seconda volta è arrivata in fondo più che dignitosamente. Anzi, diciamo che di più proprio non si poteva fare. Abbiamo solo cercato di migliorare la logistica (non so bene cosa significhi ma mi adeguo ai dettami del Circus motocicloide) e i rifornimenti ai box che sempre a Settembre sono stati veramente ridicoli... diciamo simpatici. L'Arma Letale per il rifornimento rapido da 35 euri ha funzionato senza esitazioni (19 litri in 5 secondi) e tranne la marmitta destra che si è disintegrata sicuramente per l'eccessiva potenza di fuoco della benzina preparata da un mio carissimo amico chimico, tutto è filato liscio e siamo arrivati quinti. In realtà ci sarebbero stati anche alcuni problemi alla terza, alla quarta e, come già detto, alla frizione decisamente alla frutta; ma non è certo il caso di stare qui a rosicare dato che queste sono cose del tutto secondarie per una Guzzi. C'è da dire comunque che pur essendo un piazzamento più che giusto viste le forze in campo, abbiamo battagliato fino alla fine per il terzo e quarto posto.

EPILOGO

Poi rimangono comunque i Segarra...già i Segarra.... Grandi!

   

Al riguardo mi viene in mente un aneddoto.

La storia è accaduta in Marocco ad una ricercatrice occidentale credo antropologa. In sostanza, per mesi, lei fece vedere a diversi gruppi di bambini che abitavano in zone desertiche, un video di parecchi minuti con un'inquadratura fissa verso il piatto orizzonte di una qualche zona del Marocco priva di esseri viventi e di vegetazione. Una minchiata del tipo: vedi il tuo mondo attraverso l'amplificazione di una scatola elettrica e poi vediamo cosa succede. Da questa visione avrebbe dovuto raccogliere tutta una serie di dati sulle impressioni e le emozioni dei bambini in questo contesto... più o meno. Fatto sta, che tutti, nessuno escluso e in qualsiasi zona del Marocco, dopo pochi minuti si mettevano a ridere a crepapelle senza riuscire a contenersi. Non riuscendo a capirne il perché, e passato del tempo, pensò bene di cercare spiegazioni. Le dissero che seppure lei non lo vedesse, forse per causa del suo miope occhio occidentale, per tutta la durata del filmato c'era un'imperturbabile gallina che all'orizzonte attraversava lo schermo televisivo da destra a sinistra e questo causava l'evidente ilarità dei bimbi presenti assai più allenati a vedere il nulla.

Ebbene, solo ora credo di sentirmi sempre meno ricercatore e sempre più bambino. Spesso mi capita di ridere in pista. Forse perché solo ora, e sempre più, mi pare di intravedere l'altrettanto imperturbabile sagoma dei Segarra all'orizzonte delle desolate dune cartaginesi.

   

Hasta la vista a todos los amigos


 


 

© Anima Guzzista