8° Trofeo Deccla Cartagena 2005

- Incontro con il Team Guzzi Motobox

- Report No Hay Problema Team -prima parte-

- Report Minchions

- Report Wil Coyote Corse

- Report Team Moretti

VIII° TROFEO DECCLA, Cartagena 28/29 Gennaio 2005

 

 

I signori delle gare

 Testo di Orazio Lupis. Foto di Ledzep, Luca Innocenti e Deccla

 



Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, sì:
“Alla mattina riparto per i 1600 km che mi riporteranno a casa, ma già pensando alle modifiche da apportare a O’ Animale: in fondo gennaio non è così lontano.”
Eh si, gennaio non era poi così lontano. Questa volta, però, la preparazione non è stata così concitata come la prima volta. Con Fabio avevamo già pensato alle modifiche da apportare a O’Animale per renderlo vieppiù brillante e competitivo e quindi si trattava solo di operare.
La tranquillità (relativa) derivava anche dal fatto che questa volta, la bestia sarebbe stata preparata direttamente dal Maestro e quindi, c’era poco da aggiungere.
Avevamo deciso che la modifica principale doveva interessare soprattutto la forcella (quella di serie essendosi dimostrata piuttosto inadeguata alla bisogna) oltre naturalmente ad alcune modeste ma significative varianti all’accensione,alimentazione, scarichi, acceleratore, comandi, ecc…
A fine ottobre la moto era da Firmino e Fabio si è scatenato. Per chi non lo conoscesse, bisogna sapere che Fabio non solo conosce il nome e la posizione di ogni singola vite, bullone, guarnizione, molletta e contromolletta presente nel bicilindrico Guzzi, ma anche l’elenco completo dei produttori mondiali di ogni più modesto particolare. Sono stato subissato di mail, messaggini e telefonate che denunciavano la presenza di forcelle in tutto l’orbe terracqueo. Alla fine ne ho trovata una, che poi si è rivelata perfetta, a 200 m da casa mia.
Acquistate quelle altre due o tre cosine che ci servivano e recapitate prontamente dal vinaio del Maestro (i modi per mettersi in contatto col Firmi sono innumerevoli ed insondabili) Lui si è messo all’opera: all’inizio di gennaio la moto era pronta bellissima e, all’apparenza, estremamente performante
.


La mia totale serenità era data essenzialmente da un fatto: il Maestro sarebbe venuto a Cartagena! Messo di fronte al fatto compiuto (sventolio della prenotazione del biglietto aereo sotto il naso) dopo aver opposto una timida resistenza ha ceduto ed ha detto SI! Questo mi tranquillizzava completamente: avremmo potuto affrontare qualunque avversità (e non è che se ne siano presentate poche!).


Intanto si ricostituiva il team: di solito squadra che vince non si tocca ma, in questo caso, alcune dfaillances mi hanno costretto a trovare sostituiti adeguati. Per sopperire ad alcune indecisioni che si erano verificate a settembre e che mi avevano costretto a sguainare il randello, propongo la cosa ad un mio amico, gran pianificatore, con l’intenzione di affidargli il controllo del box (forse ad alcuni ancora il concetto sfugge, sono tentato di pensare volutamente, ma trattasi di gara vera e l’organizzazione al box conta parecchio) e lui accetta. Manca il sesto per muretto ed aiuto al Maestro, con la schiena che si ritrova può bloccarsi da un momento all’altro; per fortuna mi chiama Six che ha intenzione di venire, gli propongo di aggregarsi, lui ci sta, ancora una volta il team è fatto.


Questa volta le moto andranno tutte insieme in furgone e noi si va in aereo. Il sabato prima scarico da Bruno tonnellate di materiale, taniche, cavalletti, cassoni e il leggendario compressore (forse non l’ho detto ma, come Valentino, cui ovviamente mi ispiro, sono estremamente scaramantico, se una cosa ha funzionato in un certo modo deve essere ripetuta, stessi adesivi, stesse mutande, stessa maglietta per la corsa e, quindi, stesso mitico compressore!).
Lunedì, naturalmente, sembrava tutto troppo facile, il mio amico da forfait, pena divorzio, e quindi ci manca una persona. Amen, cercheremo di risolvere in circuito. Giovedì a pranzo passo a prendere Six ed il Maestro e si va.

Il Maestro sembra in partenza per Disneyland; scopro che, all’alba dei 62 anni, è la prima volta che vola, sprizza eccitazione da tutti i pori!
Arrivati all’aeroporto incontriamo tutti gli altri, fra cui Francesco “Paperinik” che viene immediatamente cooptato come cronometrista anche perché dotato di una cinquantina di cronometri variamente disposti in un considerevole numero di scatolette.
Partiamo e quindi arriviamo.
Ritenendo la costruzione del team uno degli aspetti fondamentali della cosa, ho prenotato una stanza per cinque, in modo da dormire tutti insieme. La cosa ha funzionato all’80%, ma sono problemini che conto di risolvere per la prossima volta.
Si va cena con Led Zep e Paolo Gambarelli (Moretti Team) e poi a nanna, domani si fa sul serio.

 


Prove Libere
Arriviamo in circuito alle nove e fa un freddo porco! Gli amici spagnoli ci informano gentilmente che erano cent’anni che non si registravano temperature di quel genere (4 – 5 gradi) al sud della Spagna.
Che culo eh?
Per fortuna dividiamo ancora il box col Moretti Team, ridotto per l’occasione a solo due persone.
Siamo consapevoli che mentre a settembre eravamo visti un po’ come Cenerentola che solo grazie alla fata è riuscita trasformare una zucca in moto, adesso molti … sanno! E ci guardano di conseguenza! Bene, quando il gioco si fa duro …….
Cominciano le danze!
Esce Ale, fa qualche giro, poi torna piuttosto soddisfatto: la moto va come una bestia e già dai primi giri, con gomme fredde e freddo anche tutto il resto, si viaggia intorno ai 2’ netti, cosa che a settembre non era neanche pensabile. Si comincia a fare qualche regolazione alla forcella (ora possiamo!), modificare qualcosina qui e la, esce Fabio, fa tre giri e sparisce.
Cazzo!
In pochi minuti mi passano per la mente pensieri orribili: è caduto, cazzo, speriamo non si sia fatto male, cazzo, ha fuso, cazzo, ha rotto tutto, stracazzo!
Vediamo il camioncino portarottami che si inerpica verso la parte più lontana del circuito; dopo un po’ ricompare; forse è lui, deve essere lui, sarà dentro, sarà …
Ci precipitiamo sul piazzale. Alla fantastica velocità di 15 km/h dopo circa 10 minuti di ansia devastante il trabiccolo arriva, si aprono le porte e ne scendono Fabio e la Bestia, apparentemente integri.
“ Si è spenta” dice Natalino.
La portiamo dentro. Il Maestro traffica, tocca due fili, impone le mani ed accende: sembra tutto a posto.
Fabio risale e riparte, non prima di aver sorriso a quarantaquattro denti alla Tv locale (è proprio davanti al nostro box e mi riprende in continuazione, forse perché sono l’unico pirla che si aggira in tuta e casco aspettando un turno che non verrà mai); lo vediamo affrontare la prima in fondo al rettilineo come un matto, poi giù per la discesa, poi la seconda a sinistra , poi …… sparisce!
Ansia, depressione, il carro della merda che riparte, solito quarto d’ora d’attesa, solito arrivo cigolante, solite speranze (cazzo!), solita discesa dei due eroi ….
“ Si è spenta di nuovo!”
Il Maestro è pensieroso. Riportiamo O’Animale ferito in box, Lui guarda, borbotta, sacramenta, svita, avvita poi sentenzia:
“ E’ partita la centralina di alimentazione”
Depressione, profonda. Un po’ mi sento in colpa: avevo comperato l’accensione elettronica più economica, mi avevano giurato che andava benissimo, invece, magari si rompeva anche quell’altra, chi può dirlo, fatto sta che siamo fermi, il turno della mattina è finito, abbiamo fatto in tutto cinque giri ed io non sono neanche salito.


Sottofondo: Getsemani – da Jesus Christ Superstar
La luce si fa più fioca, il gelo aumenta, siamo sgomenti ed attoniti.
Maestro, che possiamo fare?” dico
Bisogna rimontare puntine e condensatori” dice lui
Maestro” dico io “ma non abbiamo nulla, come faremo?
Abbi fede” dice lui


e compie il miracolo.

Sottofondo: We are the Champions – The Queen


Esprimendosi esclusivamente in stretto dialetto Cinisellese inizia ad intavolare pittoresche trattative con tedeschi, spagnoli, inglesi, Bruno e Tiziano, ed alla fine si presenta con tutti i pezzi necessari.
Inizia l’operazione a cuore aperto: pezzi di motore sparsi per tutta la Pit Lane, Firmino, perfettamente coadiuvato da Six (i due sembrano aver lavorato insieme per gli ultimi vent’anni) opera con perizia, smonta, rimonta, cerca la fase, la trova, la perde, la ritrova.
Siamo appesi ad un filo ( ma non così tanto da dimenticarci di mangiare un panino!). Intanto approfittiamo della pausa per montare da un garrulo gommista espagnuolo le gomme da gara.
Alle 14.00 la Pit Lane riapre: il Maestro non ha mangiato. Sfiora il pulsante d’accensione, il ruggito di O’Animale squarcia l’aria dai suoi tubi aperti:
Funziona!
Finalmente possiamo provare: Ale e Fabio scendono sistematicamente sotto i 2 minuti: 1 e 59, 1 e 58, e, incredibile, 1 e 57 alto (come dice Reggiani)! Straordinario!
Finalmente provo anch’io e miglioro! Sono sempre fermo, però miglioro e son contento.
Intanto agli altri ne succedono di tutti i colori! Cadono tutti, Alberto purtroppo si rompe una clavicola gettando nello sconforto tutto il paddock, Indaco disintegra la forcella del LM di Davide, (Davide non fa un plissè, ma di questo parleremo dopo), Gas e Goff, dopo aver aspettato la moto per tutta la mattina scoprono che la frizione è distrutta ed il cambio ha solo tre marce (talora) utilizzabili). I Moretti vanno come delle madonne, ma questa non è una novità, però si vede che puntano al podio (e se lo meriterebbero).
Ma la gara è gara, anche noi abbiamo i nostri casini. Mentre Paperinik, imbacuccato come Amudsen, non si schioda dal muretto e cronometra tutto quel che passa (a un certo punto ho l’impressione che sia andato in ipotermia, controllo, è vivo e non molla!), Fabio rientra lentamente con la moto che scoppietta e spernacchia sguaiatamente.
“ che è successo?” chiedo oramai allo stremo
“ Ha sparato una candela!” dice lui impassibile.
Incredibile ma vero! La candela destra è stata sparata fuori ed il filetto non esiste più! (mi era successa una cosa analoga a quindici anni verso Paestum con il Corsarino 50 e nessuno ci aveva mai voluto credere). E ora che facciamo? Chiedo disperato. “Rifilettiamo e mettiamo l’elicoide” dice il Firmi. Chiama Bruno, i due ci danno dentro per un venti minuti ed alla fine tutto va a posto.
Nel frattempo Fabio mi racconta che, al curvone, la moto gli si è intraversata, ha sbandierato a destra e a sinistra, lui è saltato sul sellino aggrappandosi ai semimanubri fino a stortare i supporti del cupolino e non è caduto solo perché terrorizzato dal mazzo che gli avrei fatto io dopo.
Controlliamo tutto e scopriamo che il garrulo gommista espagnuolo ha gonfiato gli pneumatici circa un atmosfera in più del dovuto costringendo Fabio a guidare su due pezzi di ferro!
Ristabiliamo la pressione corretta e la giornata faticosamente si chiude.
In albergo ci informiamo sulle condizioni di Alberto: sta bene, compatibilmente con il fatto che si è sgarrupato una clavicola, l’ospedale lo ha già dimesso ed è in camera a riposarsi. Andiamo a cena con il Moretti Team, cui si sono aggiunti signora Freddi e figlio, in un bel ristorante in centro a Cartagena e poi a dormire, domani si fa sul serio.

 

 

 

Gara.
Finalmente si va. Tutto sembra funzionare, fa ancora un freddo maiale ma quasi non si avverte.
Il tempo di scaldare le gomme e si va alle prove cronometrate: segniamo 1’59” e rotti, ultimo team a scendere sotto i 2’, ottavo tempo assoluto e, soprattutto, davanti ai Minchions che, in assenza di Alberto, devono correre in due.
E’ il momento, piloti schierati, Six tiene la moto, Firmino non se la sentiva, bandiera a scacchi, corsa, rombo incredibile di 41 motori 41 a scarichi aperti, e si va!
Parte Ale (come al solito) e mantiene l’ottava posizione per i primi giri, poi si attesta fra il nono ed il decimo posto.
Salgo io, mi sembra di andare bene per le mie possibilità, sale Fabio e va, al solito, come un matto: i miei due compagni scendono spesso sotto i due ed alla fine faremo il giro più veloce in 1 e 58 e pippi.
La corsa si snoda: qualche rottura e molte cadute, due volte entra in pista la Safety Car, una per una caduta di Roberto, niente di grave ma ritiro per i Minchions. I Votantonio non sono neanche partiti: pur essendo riusciti a sostituire la forcella completamente sbananata, nelle prove del mattino un’ulteriore scivolata li taglia completamente fuori. Nohayproblema fanno un’ottima gara, considerando che hanno praticamente un Monza di serie con tre marce che entrano (ed escono) quando vogliono loro. Faccio un giro dietro Goffredo ma poi lui si allontana.
La nostra corsa continua, i cambi si susseguono con regolarità, solo una volta Ale torna indietro praticamente senza benzina, ma arriva fino al box e non perdiamo molto tempo, solo quello che serve a me per prepararmi visto che non lo aspettavo!
A mezz’ora dalla fine siamo ottavi assoluti, un risultato straordinario, quando il diavolo ci mette lo zampino: Fabio torna al box a 40 all’ora: si è rotto uno dei fili del gas! Massima concitazione: la moto viene portata nel box (non si può operare sulla pit lane) e Firmino, Bruno e Tiziano si avventano sul mezzo con la foga e la professionalità degna di un mondiale. Incredibile, i tre meccanici Guzzi più famosi ed indubbiamente più bravi che conosca che lavorano in sincrono sulla nostra moto!
Dopo cinque minuti di sosta ripartiamo, ma abbiamo perso tre posizioni. Chiuderemo all’undicesimo posto assoluto e nono di classe, un risultato ottimo considerando la qualità molto alta dei team che hanno partecipato a questa edizione, ma resta un po’ d’amaro in bocca per quell’ottavo posto sfumato quando sembrava oramai acquisito.
Cena con medaglie e piatto (che amo considerare “d’argento”) “Premio Especial” chiudono degnamente questa fantastica edizione. L’indomani una Paella prima di salire in aereo ci farà accomiatare degnamente dalla Spagna.


In aereo sono seduto con Mauro e Fabio …
E già si parla, si programma, si pianifica …
In fondo settembre non è così lontano.

 

I signori delle gare
I più attenti avranno notato che questo è il titolo del report. In effetti non volevo scrivere un vero report, solo qualche commento, poi la prosa mi ha preso la mano.!
E vabbè! E’ andata così.
Quello che però volevo fare era tributare un sincero omaggio ad alcuni amici il cui comportamento e soprattutto, la cui signorilità merita di essere sottolineata.
Mi sono infatti reso conto che l’ambito competitivo esalta ed amplifica quelli che sono alcuni aspetti latenti nella personalità di ognuno di noi.
Voglio quindi ricordare, in rigoroso ordine alfabetico, Davide De Martin (micidiale il suo aplomb anglosassone quando gli hanno recapitato in box la “sua” moto disintegrata), Fabio Forlati (un anno fa non sapevo chi fosse, ora posso dire che siamo amici, l’uomo che mentendo e sapendo di mentire, mi ha detto: “se tu non corri non corro neanch’io), Mauro Iosca (un grandissimo che condivide con me lo sforzo di tenere insieme un Team, mai una parola sopra le righe, mai un eccesso, e si che ne avremmo di cose da dire), Roberto Freddi (un nuovo amico ma soprattutto una gran persona; non l’ho mai sentito alzare il tono di voce e mi resterà sempre in mente quando in un lampo mi prestò le sue bobine) e Stefano Indaco (ci siamo conosciuti nel ’99, alla “Calata delle Aquile” se non sbaglio, e in tutti questi anni mai una nota stonata), autentici “signori delle gare” che, nonostante lo stress e la tensione della competizione, non hanno mai perso il controllo e la buona educazione, mai “oltre”.
Mi scuso per altri, sicuramente meritevoli, che non cito, ma questi sono quelli che più mi sono rimasti nella memoria e, parafrasando Tom Hanks in “Apollo 13”:
“Signori, è stato un privilegio gareggiare con voi”


 


 

© Anima Guzzista