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L'AGILE STABILITA'

 

di Fange

 

 

L'EFFETTO RADDRIZZANTE

 

Vediamo nel modo più semplice e spero immediato cosa è l’avancorsa e quali sono i parametri che influenzano la guidabilità di una moto.

Il fattore che permette alla moto di procedere dritta senza mandarci a sbattere alla prima perturbazione che proviene dalla strada è l’effetto raddrizzante.

Si tratta di una forza fisica che si genera ogni qualvolta la ruota anteriore ha uno spostamento di tipo “strisciante”, cioè ogni volta che viene ruotata rispetto all’asse verticale. Quindi quando giriamo il manubrio verso destra o verso sinistra si genera una forza contraria che si oppone a questa rotazione e tende a mantenere la ruota nella sua originaria direzione di marcia.

Se potessimo lavorare su questo effetto raddrizzante, potremmo aumentarlo per dare alla moto una maggiore stabilità, oppure al contrario potremmo diminuirlo per donare alla moto una maggiore facilità nel curvare.

Ebbene la gestione di questo effetto raddrizzante rientra nelle nostre facoltà, o meglio nelle facoltà di chi le moto le progetta e può quindi impostare a priori una maggiore stabilità o una maggiore agilità. E ora non so a voi ma a me la domanda che è sorta spontanea a questo punto è stata: "Su che cosa devo agire io per modificare quanto stabilito dal progettista e rendere la moto più stabile o più agile?".

Ebbene ecco le risposte che poi sono il vero cuore di questo articolo.

Ribadendo che in questa sede non facciamo trattati di fisica anche perché non ne saremmo all’altezza, ma cerchiamo di scremare i concetti fino a far sopravvivere quegli aspetti di utilità pratica, diremo che l’effetto raddrizzante è condizionato da due grandezze “vitali” per la moto: l’avancorsa ed i fattori dinamici.

Ora descriveremo brevemente l’una e l’altra grandezza e capiremo su cosa e come agire per modificare l’assetto della moto.

 

L'AVANCORSA

 

L’avancorsa ce l’hanno spiegata tutte le riviste di moto in tutte le salse, con diagrammi, disegni, schemi, aneddoti ma ogni volta che arrivavo alla fine dell’articolo che raccontava con ricchezza di particolari cosa fosse l’avancorsa mi chiedevo sempre la stessa cosa: ”Emmò che ce faccio con tutte stè nozioni?” (ebbene si, io penso in romanesco!!). Ecco allora che sento la necessità di spiegare anche io cosa sia l’avancorsa, ma finalizzando la spiegazione agli aspetti pratici per poterci poi mettere le mani.

 

Fig.: Misure caratteristiche dell'avancorsa

L'avancorsa è una grandezza "virtuale" determinata da una distanza espressa in millimetri tra due punti.

E quali sono questi due punti? Uno è determinato da una linea immaginaria che attraversa il centro del cannotto di sterzo da sopra a sotto e si prolunga fino a terra (la lunga linea tratteggiata in figura). Ecco, il punto in cui tocca terra è uno dei due punti che interessano a noi.

L'altro punto è ancora più semplice da immaginare, partendo dal perno della ruota anteriore tirate con la mente una linea che va verso terra, perfettamente verticale (la linea R in figura). Ecco, quando la linea tocca terra avete trovato il secondo punto che ci interessa.

La distanza tra il primo punto ed il secondo è la misura dell'avancorsa (A in figura).

E pur ripetendomi vi dirò che è proprio a questo punto che leggendo i tanti articoli sull'argomento mi sono sempre chiesto: ”Emmò che ce faccio"?

Riprendendo il quadro iniziale ricordiamoci che siamo partiti con il parlare dell'effetto raddrizzante. Più è forte questo effetto e più la moto è stabile sul dritto, viceversa la moto diventa più maneggevole se rendo l'effetto raddrizzante più debole. L'avancorsa condiziona pesantemente questo effetto, quindi se vario l'avancorsa varierò anche la "maneggevolezza" della moto o se vogliamo dirla in maniera un pò più prudente, la renderò meno stabile.

 

N.B. Una cosa importantissima da tenere in considerazione è che diminuendo l'avancorsa aumentiamo la maneggevolezza del motociclo, ma poichè l'avancorsa può diminuire anche per cause momentanee dovute alla marcia (un tombino che sporge dall'asfalto, una buca a spigolo vivo ecc), se l'avancorsa è già troppo bassa e in quall'istante in cui si verifica la situazione imprevista diventa negativa, l'effetto raddrizzante si tramuterà in un "effetto torcente" che anziché opporsi alla rotazione del manubrio la favorirà col risultato di ritrovarsi lo sterzo a fondo corsa a destra o a sinistra che sia, con poche possibilità di recupero.

 

Oggi l'avancorsa è utilizzata sempre con valori compresi tra 40 e 110 mm a seconda della destinazione d'uso della moto. Le moto con grandi prestazioni che siano da turismo o supersportive tendono sempre ad avere una avancorsa abbondante (tra 80 e 110). Questo per evitare che si possano verificare situazioni di pericolo come spiegato in precedenza, che unite alla potenza ed alla grande velocità potrebbero provocare incidenti gravissimi. 

 

Da cosa è condizionata l'avancorsa?

Da tre parametri: il raggio della ruota, l'angolo di inclinazione del cannotto di sterzo e l'offset che volgarmente sarebbe l'avanzamento del perno ruota rispetto all'asse del cannotto di sterzo (indicato con a in figura) e si ottiene o con le piastre di sterzo che "impugnano" le forcelle in posizione più avanzata rispetto al cannotto, oppure con l'attacco del perno ruota posto dietro o avanti ai foderi della forcella (quasi tutte le enduro ce l'hanno davanti), o anche con un mix delle due possibilità.

Il raggio del cerchio è direttamente proporzionale all'avancorsa, se lo aumento aumenta anche l'avancorsa.

L'angolo di inclinazione del cannotto è direttamente proporzionale all'avancorsa, se lo aumento aumenta anche l'avancorsa.

L'offset o avanzamento del perno ruota è inversamente proporzionale all'avancorsa, se lo aumento l'avancorsa diminuisce e viceversa.

In generale:

L'avancorsa è direttamente proporzionale all'effetto raddrizzante, quindi se aumento l'avancorsa l'effetto raddrizzante aumenta e se la diminuisco l'effetto raddrizzante diminuisce.

 

I FATTORI DINAMICI

 

L'altra "famiglia" di parametri che incidono pesantemente sull'effetto raddrizzante che è il filo conduttore di questa trattazione sono i fattori dinamici, o per meglio dire il fattore dinamico, caratterizzato a sua volta da tre parametri fondamentali.

Li definiamo dinamici perchè variano con il variare delle condizioni di moto del veicolo, a differenza dei parametri che determinano l'avancorsa che invece sono sempre quelli anche quando la moto è ferma, in realtà questo non è completamente vero in quanto l'inclinazione del cannotto di sterzo varia con l'affondamento della forcella ma lo vedremo dopo.

Il fattore dinamico è caratterizzato dal peso, dalla velocità di avanzamento e dal coefficiente di attrito delle gomme.

Tutte queste misure sono proporzionali all'effetto raddrizzante, quindi se aumentano aumenta pure la stabilità della moto.

 

LA CURVA

 

Fino ad ora abbiamo visto che tutti i parametri descritti influiscono su stò ormai famoso effetto raddrizzante che serve per far andare la moto dritta anche se lasciamo il manubrio.

Ma c'è qualcuno di questi parametri che più degli altri condiziona la moto quando affronta una curva? La risposta è si, ed è l'inclinazione del cannotto di sterzo.

Noi possiamo stabilire tutti i parametri a tavolino cercando di ottenere un buon compromesso tra stabilità e maneggevolezza. Ma se l'effetto raddrizzante garantirà una buona stabilità alla macchina, potrebbe rappresentare ancora un ostacolo eccessivo alla volontà del pilota di curvare. A questo problema viene in soccorso la sospensione anteriore che pur essendo ritenuta vecchia e superata di fatto non ha ancora trovato un sostituto altrettanto valido e semplice.

L'azione di frenatura che il guidatore immancabilmente effettua negli istanti precedenti l'entrata in curva, determina un affondamento della sospensione anteriore ed un alleggerimento del retrotreno. Questa nuova situazione implica di per se una diminuzione dell'angolo del cannotto di sterzo rispetto alla verticale di tre/quattro gradi. Riprendendo le nozioni viste in precedenza, diminuendo l'angolo di sterzo diminuisce l'avancorsa e di conseguenza diminuirà l'effetto raddrizzante. Ci troveremo quindi con una diminuita tendenza della moto a raddrizzarsi proprio nel momento in cui dobbiamo entrare in curva. Si direbbe che meglio di così non possa andare. Non solo, ma durante la percorrenza della curva ci penserà la forza centrifuga a comprimere ancora le sospensioni e continuare in questa favorevole azione. In uscita di curva, quando si tende a ridare gas, avverrà l'esatto contrario, la sospensione anteriore si distenderà mentre quella posteriore si comprimerà aumentando l'angolo di sterzo, donando alla moto una stabilità superiore alla normalità che ci consentirà una tranquilla accelerazione in piena stabilità.

 

CONCLUSIONI

 

Se vogliamo rendere la moto più agile possiamo agire sui seguenti parametri:

 

Diminuire l'angolo del cannotto di sterzo rispetto alla verticale

Certo questo aspetto non è immediato, ma ci sono moto dotate di una boccola eccentrica sul cannotto che permette di scegliere tra due angolazioni diverse per adattare l'avancorsa ai gusti del pilota. Una di queste per esempio è la Ducati 999 ma ce ne sono altre. Se non abbiamo questa possibilità possiamo ricorrere ai cuscinetti "asimmetrici". Sostituendoli agli originali possiamo avere una variazione di circa un grado in più o in meno rispetto al valore iniziale. Altri modi per variare l'angolo di sterzo purtroppo non mi risultano, se non quello di segare il cannotto e saldarne al telaio uno nuovo nella posizione voluta. Io l'ho fatto e vi posso dire che funziona, ma quella moto non circola su strade aperte al traffico!

 

Diminuire il raggio della ruota

Il raggio della ruota non è un buon parametro su cui agire perchè le moto sono costruite per lavorare con ruote di un certo diametro che ormai si è standardizzato tra i 17 ed i 18 pollici. Persino le moto da GP non scendono sotto i 16 pollici e mezzo di diametro. Tutta la ricerca sui pneumatici si svolge su questi diametri e quindi è autolesionistico uscire da queste misure.

 

Aumentare l'offset delle piastre di sterzo o del perno ruota

Probabilmente questa è la strada più praticabile. Sostituendo le piastre di sterzo con altre di diversa geometria si può ottenere un buon risultato. Questo è anche uno dei motivi per cui nei cataloghi di parti after market si trovano molti modelli di piastre che oltre a soddisfare il desiderio di abbellimento della moto permettono anche di avere a disposizione diversi avanzamenti per variare la geometria originale. Purtroppo però mi è capitato ben due volte di trovarmi davanti ad una errata interpretazione di questo parametro, ossia con l'intento di aumentare l'agilità erano state adottate piastre di sterzo più arretrate, cioè con un offset inferiore all'originale. Siccome col diminuire dell'offset l'avancorsa aumenta, in pratica quelle moto erano diventate una specie di chopper, anche se le intenzioni sia dei proprietari che dei meccanici che avevano fatto l'intervento erano di tutt'altro tipo. Erano tutti convinti che mettendo piastre con meno avanzamento la moto si accorciasse e divenisse più agile. Purtroppo il ragionamento era tutto sbagliato. Anche per questo parametro esistono moto che adottano di serie sistemi per variarlo, una di queste è la Ducati 749R.

 

Diminuire il peso

Bhè, qui i commenti penso siano superfli. Alleggerire la moto è l'eterno obiettivo che tutti gli smanettoni hanno, è quasi una missione di vita, ma non scartate l'ipotesi di alleggerire anche la pancia del pilota!!!

 

Tra i parametri presi in esame lasciamo fuori la velocità di avanzamento ed il coefficiente di attrito delle gomme che direi più ce n'è e meglio è.

Per il resto c'è ancora qualche commento da fare.

Come avete avuto modo di leggere c'è una misura che non viene mai citata ma che riveste invece una enorme importanza nelle discussioni portate avanti da esimi ingegneri e progettisti soprattutto se laureati ai banconi di bar e pub dove si servono ettolitri di birra. :-)) Tale misura è l'interasse. L'influenza dell'interasse sulla "maneggevolezza" di una moto è minima rispetto agli altri parametri esposti. Chi ha visto in azione le Guzzi California sulle tortuose strade sarde durante l'Incontro di primavera 2005 di Anima Guzzista, si sarà reso conto di quanto fosse poco importante l'interasse...

 

Di cose da dire ce ne sarebbero ancora tante, il discorso è vastissimo, qui lo abbiamo semplificato molto, ma ancora oggi la ricerca scopre nuove cose in questo campo. E' questo il motivo, unitamente alla ricerca sui motori e sulle sospensioni, per cui ogni anno le MotoGp vanno sempre più forte.

Concludo dicendo per esperienza personale che se vi volete avventurare nel fantastico mondo del tuning per quanto riguarda le quote vitali della vostra moto, l'unico metodo che porta a qualche risultato è quello di fare una modifica per volta, pensare bene alla modifica da fare e poi provare e riprovare la moto per capire cosa è successo. Se avete voglia di fare anche dei calcoli a tavolino prima di modificare materialmente la moto vi sarà di enorme aiuto il testo che mi ha guidato nelle mie preparazioni e che è segnalato nella nostra ricca Bibliomototeca:

Effetto moto - Dinamica e tecnica della motocicletta

Gaetano Cocco

Giorgio Nada Editore

 

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