Abruzzo 2007
Gnappo
Perchè
ho aspettato tanto a scrivere questo report (di cui, peraltro, non
interesserà niente a nessuno)? Avrei voluto scrivere questo
report di getto, subito dopo il ritorno, ma sarebbe stato troppo
traviato dall'emozione del momento, fatto sull'onda dell'entusiasmo e
non su quello dei veri ricordi, quelli che ti restano anche dopo un po'.
DDay -3: tutto da fare
Con la cura e il tempismo che mi contraddistingue, dopodomani devo
partire e manco ho ancora fatto la lavatrice con la roba che mi devo
portare. E si, perchè le magliette non le metto solo ai raduni,
ma anche per andare a lavorare, in giro con la famiglia, ai
matrimoni... Uno dei piccoli vantaggi di fare l'operaio. Nell'armadio
un magliette, felpe e jeans invece di completi, cravatte e camicie.
Fatto sta che, comunque, faccio la lavatrice alla sera e la stendo di
notte,
sperando che non piova: questa volta giove pluvio è stato
clemente. La pagherò in seguito, ma in quel momento ancora non
lo sapevo.
DDay -2: è sempre tutto da fare
Perchè rimandare a oggi quello che puoi fare domani? E infatti,
il giorno prima della partenza riesco a malapena a tirare dentro la
roba stesa, perchè mentre vestivamo Alice per portarla all'asilo
ci accorgiamo di certe brigoline sospette. Una veloce telefonata al
pediatra e mi fissa
l'appuntamento per le 10. La mattinata è persa, ma almeno posso
uscire a comprare il S.Olcese da portarmi dietro. Durante la visita i
nostri sospetti vengono confermati: varicella.
Fortunatamente è in una forma lieve, poche pustole, niente
febbre, niente dolori articolari e mal di testa. In pratica, a parte un
leggero prurito, non ha niente, e qui viene il bello. Cercate voi di
convincere una bambina di 3 anni che deve stare una settimana in casa
mentre fuori c'è il sole
perchè, anche se si sente bene, è malata... anche il
pomeriggio è perso, ma in compenso mi sono goduto la mia piccola
prima di partire. Le valigie le farò prima di andare a dormire.
Impresa più che titanica, visto che la sveglia è puntata
alle 6:30 e qualche oretta di sonno "di scorta" mi farebbe comodo per i
giorni a seguire. Detto fatto, manco avevo ancora deciso cosa portare
ma in un'ora riesco a preparare le borse e alle 21:30 sono a nanna.
Considerando che di solito dormo 5/6 ore a notte, dovrei riuscire ad
accumulare qualcosa per il raduno.
DDay -1: La compagnia del Budello si forma
La sveglia suona che sono già sveglio da un pezzo. Un po'
perchè non sono abituato a dormire così tanto, un po' per
l'eccitazione della partenza, un po' perchè mi scappava la
pipì... Vabbè, mi attacco al PC, due fregnacce in lista,
mi vesto, vado a fre il pieno alla moto e parto. Nel frattempo, si
svegliano anche Cristina ed Alice. Le saluto, contento di partire con
un bacio della mia piccola sulla guancia, ed esco in perfetto orario.
Mentre mi chiudo la porta alle spalle mi vengono in mente strani
pensieri... pensieri tipo "se mi dovesse succedere qualcosa almeno sono
riuscito a salutarle l'ultima volta"... bah, sarà che adesso ho
una figlia ma prima quando
partivo per un raduno le uniche parole che mi venivano in mente erano "Gas" e "Alcool".
Salgo in sella, accendo e parto. Ora sono da solo, ma tra meno di due ore ci si becca coi milanesi!
Incredibile ma vero, sono in orario. Se non ho sbagliato a fare i
conti, dovrei essere all'appuntamento non in orario, ma con ben 15
minuti di anticipo!!! Già mi assaporavo la faccia di quei
malpensanti quando mi avrebbero trovato già li ad aspettarli. Il
problema è chi nasce tondo non muore quadrato, e se non mi ci
metto io ci si mette la mia proverbiale mancanza di senso
dell'orientamento: al bivio A21-A1 prendo in direzione nord. Quando
vedo il cartello che indica la distanza per Brescia capisco l'errore.
Ormai l'anticipo è andato, anzi sono in ritardo. Esco a Caorso,
mentre pago al casello chiamo Mauro (non ho avuto il coraggio di
chiamare Antoine, il palermitano dalla precisione teutonica... )
rientro a Caorso con lo strisciante dubbio di aver di nuovo preso in
direzione nord, ma trovo le indicazioni per Bologna. Ce l'ho fatta! ho
cambiato tre autostrade e sbagliato strada una vola sola, incredibile!
Con solo 15 minuti di ritardo sono arrivato ala stazione di servizio
Arda Ovest! Trovo Mauro a fare la guardia alle moto mentre Steven e
Antoine sono a fare colazione. Tornano, baci e abbracci ed è il
turno di Mauro e mio. Caffè, brioscina, paglia (per Mauro, io ho
smesso) e siamo fuori tutti belli pronti per fare il pieno. A causa
dello shock di dover pagare la benzina quasi non mi accorgo di Antoine
che sta sbraitando che siamo in ritardo di 45 minuti sulla tabella di
marcia.
(Nota a margine: Antò, Milano ti ha rovinato! sei l'unico sudico
(leggasi uomo del sud) che vive con l'ansia dell'orologio. )
L'autostrada scorre dritta e menosa fino a rimini sud, casello
designato per l'attacco alla curva della compagnia del budello. Non
chiedetemi dove siamo passati, vi direi delle cazzate, so solo che
abbiamo mangiato asfalto fermandoci solo per riempire il serbatoio fino
all'inizio della mitica Viamaggio. Qui, dietro una curva, Antoine si
attacca ai freni e io, che gli stavo attaccato alle chiappe, devo
aggrapparmi ancora di più ai freni per riuscire a fermarmi (e
comunque devo scartare per non cannonarlo). Il motivo di tale frenata
lo scopro subito: Al lato della strada, di fianco al suo "Le Mans serie
piccola" c'è il Reverendo, ormai sansepolcrino di adozione in
perfetta tenuta da motociclista: maglietta, paraschiena, pantaloni
dell'esercito, scarpe da ginnastica e felpa legata in vita. Baci e
abbracci bis, poi la curva ci chiama. Per un po' sta davanti il
Reverendo, che ci segnala in tempo tutti gli autovelox fissi e i punti
dove spesso si trovano quelli mobili. Complice il sole e l'assenza di
traffico, nel secondo pezzo ci si mette un po' a tirare. Per la paura
di perdermi o di bucare qualche incrocio seguo Antoine per un pezzo,
poi all'improvviso vedo una BMW un paio di curve davanti a noi. A
quasto punto scatta la sindrome del "cavallo da corsa": finchè
un cavallo è da solo passeggia placidamente, ma appena vede un
altro cavallo gli viene una voglia di partire al galoppo e superarlo.
Fatto sta che due curve dopo gli stavo al culo, col bmwista che tira
sui dritti per non farmi passare... Peccato (per lui) che arriviamo in
una curva con piena visibilità, in cui posso rischiare un po' di
più e passarlo in staccata. Detto fatto, ad ogni curva gli
rosicchio metri, e quando sparisce dagli specchietti decido di fermarmi
ad aspettare gli altri. Quando l'ho visto arrivare dietro la curva il
primo istinto è stato quello di ributtare dentro la prima e
ripassarlo, ma mi sono trattenuto. Fatto sta che ricompattato il
gruppo, proseguiamo fino alla fine della Viamaggio e ci troviamo di
fronte ad un bivio, sia reale che decisionale. Proseguire per Roma e
pranzare con un panino al volo o fare una piccola deviazione per
S.Sepolcro e mettere le gambe sotto al tavolo di un convento di
cappuccini al seguito del Reverendo?
Antoine morde il freno, ma alla fine si convince e cede alla
maggioranza. Il pranzo (e che pranzo!) scorre via bene, il cibo
è ottimo e il conto è ancora meglio: 8 euro per pasta al
ragù, porchetta con contorno e vino a profusione.
Ripartiamo alla volta di roma per strade e paesi bellissimi (come
prima, non chiedetemi dove siamo passati...) fino al grande raccordo
anulare. Qui, nell'ultima sosta prima di entrare, Antoine con
un'espressione abbastanza inquietante sul volto ci chiede se vogliamo
fare ancora due curve o prendere la strada più breve... Noi,
sconvolti da quasi dieci ore di moto e curve non ne abbiamo voglia, ma
la strada la sa lui quindi questa volta la maggioranza non vince. Nota
di colore il cambiamento di Fabio e Antoine una volta entrati in Roma.
Cambiano totalmente modo di guidare: passano sui marciapiedi,
contromano, col giallo (e col rosso!) come se fosse verde... Io che
sono abituato a girare nel traffico faccio molta fatica a stargli
dietro. E dire che il Reverendo ha qualche problema con l'Imoletta!
Fatto sta che riusciamo in qualche modo, dopo più di 12 ore di
moto, ad arrivare nella splendida casa della mamma di Antoine
(perdonatemi, ma non mi ricordo come si chiama!) e del suo compagno
Luigi a Rocca di Papa. Tempo di sistemarci nelle camere e la cena
è servita. Bucatini all'Amatriciana, preludio di quelli che ci
aspetteranno domani, carne alla brace, vino e liquori vari fanno da
contorno alla affabilità dei padroni di casa: Luigi che ci
cattura tutti con le sue storie di moto e di sidecar da corsa, storie
d'altri tempi che prima che di moto parlano di moticiclisti, la mamma
di Antonio che ci dimostra cosa è davvero l'ospitalità.
Fanno presto ad arrivare le due di notte, e noi domani dobbiamo
svegliarci presto perchè la strada per Amatrice è lunga,
ancora prima di noi deve svegliarsi il Reverendo per riuscire a mettere
in piedi l'Imoletta.
DDay: Ma quanti siamo?
La sveglia è puntata alle 6:30, e ci mette troppo poco ad
arrivare. La mamma di Antonio, da vera donna del Sud, è
già sveglia quando noi ci alziamo e ci fa trovare il
caffè pronto. Nel frattempo, Fabio è già dietro a
smontare i carburatori, non trovando niente di anomalo. Si dice che se
gli errori sono troppo grandi si fa fatica a trovarli, ed infatti: dopo
un quarto d'ora a smaneggiare il carburatore non ci eravamo accorti che
il problema era il manicotto, aperto a metà! Un tapullo con il
nastro isolante e via, si parte! Appena fuori Roma, incrociamo un
kawatappi rosso. Che sia il Ciampoli? è proprio lui, e subito
dopo becchiamo anche Gianni Cesaroni con la moto anfibia (cha abbia
ragione lui? lo scopriremo solo in seguito!)
La strada prosegue curvosa, e ben presto le numerose soste per
caffè-pisciatina-pieno-telefonata a Vladi-foto ci fanno perdere
il contatto con Paolo e Gianni. Poco male, li reincontreremo più
avanti. Ben presto perdiamo anche il nostro tour operator Antonio, che
non si accorge di una sosta caffè e ci passa a poca distanza che
tirava per riprenderci, pensando di essere rimasto indietro.
Impensabile salire in moto e rincorrerlo, reincontreremo anche lui
più avanti.
Ripartiamo, e tra una curva e l'altra ben presto prendiamo l'ultimo
della fila: il berghella, e chi sennò? per salutarlo mentre lo
supero mi distraggo e per poco non mi spetascio contro il muro!
Alla stazione di servizio successiva, inizia il delirio. Sardi, romani,
abruzzesi, gente del forum, tante facce nuove e quelle care, buone,
vecchie TDC (le originali!) di GuzzistiLiberi. Dietro di me sento
gridare "oh Gnappo!", mi giro e vedo un omaccione di fianco ad un SP
marlboro... Piero non può essere... ha detto che aveva un
convegno... però la moto... si ma non ha la barba... Scambiamo
due parole e scopro subito l'arcano. è un signore che gli
assomiglia molto ma che non ha la barba, e per puro caso ha una moto
identica alla sua. Del resto, non potrebbe essere Piero: non è
potuto andare al convegno perchè è sotto mutua, quindi
non è lui... Capisc'amme. .. Baci, abbracci, pieno e sigaretta
(io no che ho smesso) e si riparte alla volta di Amatrice. Arrivati nel
parcheggio del ristorante la vista è impressionante: non pensavo
che ci fossero così tante moto, dopo i due anni col botto della
Sardegna sembrava impossibile fare di più ma a quanto pare le
premesse sono ottime...
Faccio il giro del parcheggio a guardare le moto, ma soprattutto chi le
guida. Tante, tantissime facce nuove, sicuramente non riuscirò a
conoscere tutti, ma so già che qualche nuova amicizia la
farò. Tra una cazzata e l'altra, viene l'ora di sedersi a
tavola. Caso vuole che trovi un posto a sedere senza dover spodestare
nessuno, tanto meno la versione Gallurese dell'orso marsicano.
Mi ritrovo seduto tra Zinfo e Tonirag: pranzo con spettacolo! Il pranzo
scorre via tra spaghetti all'amatriciana (bucatini per Zinfo), salami,
salamini e salamelle, formaggi vari, un ricotta tanto fresca che era
ancora calda e foto di culi mandate via bluetooth.
Ormai è l'ora di partire: dei nuvoloni all'orizzonte ci fanno
interrompere il cazzeggio per partire al volo alla volta di
Pescasseroli. Poco dopo, le prime gocce. Approfitto dello stop che gli
altri utilizzano per mettere l'antipioggia per comprare coglioni di
mulo e guanciale (spariranno pochi giorni dopo il rientro a casa). Io
non la metto: tanto, sono solo due gocce. Detto fatto, dopo pochi
chilometri sono scolo come un pulcino. Peccato, perchè la strada
merita. Conoscendo il mio senso dell'orientamento mi attacco a
Vladimiro: ha organizzato il raduno, sa la strada! Comincia a venirmi
qualche dubbio quando lo vedo rallentare, i dubbi si rafforzano quando
si ferma e guarda la cartina, ho la certezza quando manda davanti Miki
col GPS. Ok, d'ora in poi sto attaccato a Miki. La strada si dipana
stupenda ma bagnata per un altro bel po' di chilometri, quando ad un
certo punto come per magia spunta il sole, ed in pochi minuti asciuga
tutta la strada. L'avevo detto, io, che erano solo due gocce! Bagnato
come poche volte in via mia, attacchiamo l'ultimo pezzo di strada, un
fantastico passo con l'asfalto via via più asciutto. Qui siamo
belli alti, e lo dimostrano i pali per gli spazzaneve ai lati della
strada. Dovevate vedere la faccia di Fabrizio KingFaber quando gli ho
spiegato a cosa servono: per un Sardo è probabilmente
inconcepibile che possa nevicare così tanto!
Curva dopo curva, la strada è asciutta (scoprirò poco
dopo che non è proprio così) e io prendo sempre di
più il ritmo, finche non mi ritrovo tra Alberto e Vladimiro, e
li scatta di nuovo la sindrome del cavallo da corsa. La strada è
curvosa, la compagnia invita a tirare: stacca punta piega, stacca punta
piega, stacca lamotoscivolafrenae nonpiegareohmado
nnac'èilguardrail hoappenarifattol amotocazzocazzoc azzo... mi
sono fermato con la ruota davanti sull'erba a due dita dal guard rail.
Io ero bianco come un lenzuolo, le mie mutande un po' meno quando sento
da dietro Vladimiro: "gnappo, la strada è quella con l'asfalto,
non quella con l'erba". Non ho avuto neanche la forza di mandarlo a
cagare. La strada si dipana ancora bella e asciutta fino a
Pescasseroli, ma nella seconda parte ho preferito andare un po'
più piano per godermi il paesaggio, diciamo così.
L'arrivo in albergo è una manna dopo tutta l'acqua e i
chilometri, ma li ci attendono le brutte notizie. Zinfo e un'altro (che
poi scopriremo essere Mauro Iosca) sono caduti. Mauro sta bene, Zinfo
è all'ospedale. Senza altre notizie, si sta tutti un po' in
ansia finche non si viene a sapere che ha "solo" una clavicola rotta. E
chi lo ammazza! Dopo cena arriva Mauro che ha rimediato una brutta
grattata ai paracilindri, che hanno quindi fatto il loro dovere, e una
pedana storta. Quello che attira di più la nostra attenzione
è l'arrivo della moto di Zinfo: siamo tutti, nostro malgrado,
esperti di cadute e grazie ai (pochi) segni sulla moto abbiamo
ricostruito l'incidente. Una banale scivolata da bagnato. La storia ce
la confermerà Zinfo stesso, arrivato durante il dopocena con i
soliti sardi che tirano fuori un paio di salami e del formaggio per
rifocillare il nostro che al pronto soccorso non ha mangiato niente.
Saranno gli antidolorifici, sarà la sua pellaccia, ma Zinfo
è più in forma che mai, tant'è che anche questa
volta vado a letto alle 2.
DDay+1: Al mio segnale scatenate l'inferno!
La mattina prometteva bel tempo, così alla faccia delle mie
dichiarazioni della sera prima, decido per il giro lungo. Dovrei
provare con la banda, ma tanto non sono capace a suonare e non è
che in tre ore di prove imparo... Così, la mia idea per la
giornata era giro lungo, pranzo al volo a Campo Imperatore e ritorno
dritto sparato via autostrada, per essere il prima possibile in albergo
e provare con gli altri. Pia illusione.
Al momento della partenza, incontro con piacere gli ultimi arrivi.
Notevoli, fra gli altri, Gigi (mio salvatore in terra di Sardegna) con
il gruppone degli abruzzesi e la mano magica della band Ciro insieme ad
Enza che scopro con piacere essere in fase di replicazione. Nuovi baci
e abbracci, e si parte alla volta di Campo Imperatore. Della compagnia
del Budello solo Antoine sarà con me, Mauro e Steven
preferiscono essere presenti quando arriveranno gli strumenti e fanno
il giro corto. Ben presto mi trovo nel gruppetto degli assatanati:
Alberto che ci guida (ma la sa la strada? speriamo...) Mauro Iosca col
suo inconfondibile V11, Almerico con la Griso e Antonio, sempre
più assetato di curve. Nei rari pezzi dritti mi distanziano, ma
riesco a non perdere contatto e nelle curve il gruppo si ricompatta. Mi
affianco ad Almerico e gli dico che quando arriviamo gli do due
martellate sui collettori così gli levo quei venti cavalli che
ha più di me e vediamo se continua a sorpassarmi solo sui
dritti. Io stavo scherzando, ma lui la prende d'aceto e mi risponde con
un "vai, vai..." che ha un tono di velata sfida. Fatto sta che mi si
attacca tanto vicino che se avessi scoreggiato oltre l'odore avrebbe
sentito anche il rumore. La sua moto avrà anche 20 cavalli in
più, ma la mia ha un asino che la guida e comincio a tirarle il
collo. Allo stop successivo, Iosca ci fa i complimenti per la guida e
ci propone di fare un team per Cartagena. "Magari" obietto io
"però non so se si trova una tuta in pelle della mia misura".
Il tratto successivo di strada è per me familiare e alieno allo
stesso tempo: so di essere in posti che non ho mai visitato, ma al
tempo stesso sempra di stare in mezzo alle Alpi: la conformazione del
terreno, il cielo, il clima, la vegetazione, tutto farebbe pensare di
essere molti gradi più a nord, e invece... La conferma finale la
ho quando arriviamo a Campo Imperatore: il ristoro sembra proprio la
classica baita di montagna su uno sperduto altopiano alpino. Con
l'unica differenza che qua ci sono arrivato in 2 ore di moto e non con
4 ore di scarpinata su una pietraia. La supposta baita si rivela
però essere in realtà una delle idee commerciali migliori
al mondo: in pratica, una salumeria-macelleri a-formaggeria che ha non
nella massaia ma nel motociclante famelico la sua clientela d'elezione.
In parole povere, ti vendono vino-formaggio- arrosticini- salamelle che
poi ognuno si cuoce sui barbecue a disposizione della clientela che si
trovano sempre accesi e ben caldi. Il posto è famoso tra i
motociclisti, e il centinaio di moto che già sono sul posto al
nostro arrivo ne sono la conferma. Con noi probabilmente si sfiorano le
200 unità. Ritiro il pacco-viveri (salamino, salamella di
fegato,pane e arrosticini) e mi ritrovo a mangiare con Gigi, Antoine,
il Reverendo e Thio. Fatalmente ci si mette a parlare di salumi,
formaggi, vino e altre amenità tipiche locali. Scopro un sacco
di cose interessanti, per esempio che gli arrosticini vanno mangiati a
multipli di venti e così con antoine si decide di andare a fare
un po' di spesa. Arrosticini, un po' di formaggio e pane da
abbrustolire. Nel frattempo gli altri erano andati a recuperare un po'
di vino dai tavoli. Almerico mi propone anche di telefonare ad Andrea
Biello, ma desisto: non sono così bastardo.
Il pranzo e la piacevole compagnia non ci distraggono dal cielo che sta
diventando sempre più nero. Comincia piano piano a piovere, ma a
noi Giuliacci ci fa una pippa: è un tipico temporale di
montagna. Scrosci d'acqua per una mezz'oretta, poi di nuovo sole.
Lasciamo partire gli altri, noi viaggeremo comodi e asciutti tra poco.
Intanto ci si rifugia con i pochi rimasti sotto la tettoia del locale,
ristorati dal vino che gli altri fuggendo hanno lasciato alla nostra
mercè e dalle (poche) salamelle avanzate.
La mezz'ora passa e la pioggia leggera si è trasformata in una
mezza apocalisse. I napoletani partono, noi aspettiamo un momento di
pioggia con minore intensità e partiamo anche noi. Forse sta
spiovendo. Facciamo due curve. Forse sta ricominciando. Facciamo altre
due curve. Forse sta venendo giù il diluvio. Altre due curve.
Forse sta grandinando. Due curve ancora. Cazzo quant'è grossa!
Ci fermiamo per ripararci dalla grandine, ma la vista dello Skarrafone
in balia di chicchi di ghiaccio grossi come chicchi d'uva mi è
insopportabile. Tra le risate di Gigi e di Fabio mi stendo a protezione
del serbatoio.
Passiamo così alcuni minuti, e appena la grandine sembra
diminuire di intensità (non cessare, diminuire!) ripartiamo alla
folle velocità di 15-20 km/h, tra cumuli di grandine, fango,
strati di foglie e acqua che continua a venire giù a secchiate.
Stavo giusto pensando a come avremmo pensato a quella disavventura la
sera quando sento fischiettare allegramente. è Gigi il cui
cervello è probailmente andato distrutto nella grandinata che si
sta divertendo come un pazzo. Il suo buonumore mi contagia, e comincio
a vivere la situazione non più come una sfiga ma come un
divertente diversivo, e il tutto diventa improvvisamente più
sopportabile. Il potere dell'Amore Cosmico è davvero
incredibile! Poco dopo ci ricompattiamo con il gruppo dei napoletani
che ci precedeva, e nel prosieguo becchiamo fermi in autogrill anche
Miki e Tiziana, Califoggia, Isa, Paolone e Beef (e fose qualcun'altro
che ho dimanticato) . Dopo caffè, paglia (io no che ho smesso),
mezz'ora per trovare il numero delle autostrade per sapere se le uscite
sono tutte aperte o no, si riparte per arrivare finalmente a
Pescasseroli per il giro più breve. L'autostrada fortunatamente
è asciutta e anzi l'ultimo pezzo prima di arrivare (quello del
dritto del giorno precedente) ci da anche qualche soddisfazione
piegosa. Un tale avvenimento va festeggiato, e infatti prima di
arrivare in albergo ci fermiamo per una birretta. Arrivati in albergo,
dopo un bel po' di ore e bagnati come dei pulcini, scopro che la banda
ha appena finito di provare e, soprattutto, scopriamo che chi è
partito subito da Campo Imperatore ed ha fatto il giro lungo non ha
preso manco una goccia d'acqua. Ma vaffanculo!
Ormai è quasi l'ora di cena. Giusto il tempo di stendere tutto e
di fare una doccetta veloce, tanto le prove sono già finite.
Poco male, spero che siano tutti così ubriachi da non essere in
grado di capire che sto suonando malemalemale. Discorsi "rurali" mi
accompagnano per tutta la cena, si parla di viti, vitigni, vino... e le
degustazioni vanno di pari passo. La cerimonia delle premiazioni mi
lascia un po' di amaro in bocca. Neanche una volta viene nominata
GuzzistiLiberi, che in fondo di Anima Guzzista è un po' la
mamma, ma forse è meglio così. Anima Guzzista è
per tutti, per stare qui invece bisogna essere davvero delle TDC, e non
tutti ne sono in grado (vedi Gulizia la settimana scorsa).
Ormai è l'ora di scendere, e l'open bar mi attira. Ne prendo
possesso insieme a (non mi ricordo chi, magari fosse l'unica cosa che
non ricordo della serata) e cominciamo a preparare Cuba Libre e Gin
Tonic in proporzioni 1:1 (uno per me, uno per i "clienti"). Ben presto
i cocktail si scindono: la parte acquosa va verso la vescica, la parte
alcoolica verso il cervello, e non passa molto che sia l'una che
l'altro siano pieni. Cercare un bagno in quelle condizioni non è
roba da poco, e infatti decido che le begonie hanno disogno di un po'
di azoto. Anche cercare di restare con le scarpe asciutte non è
roba da poco, ma riesco ugualmente a farcela. Ad un tratto, sento una
voce lontana che mi chiama. Possibile che sia tanto ubriaco da avere le
allucinazioni? No, non ancora almeno. Mentre scende la pipì,
probabilmente cala anche leggermente il livello alcoolico, l'aria
fresca fa il resto e allora capisco: la Banda mi reclama! Non pretendo
di farne parte, è già troppo definirmi una guest star, ma
se mi vogliono sul palco ci può essere solo un motivo: è
l'ora dello Ska.
Arrivo che mi sto ancora chiudendo la patta, fortunatamente le vergogne
sono tutte al loro posto. Prendo l'armonica al volo, piccolo "discorso
motivazionale" per il pubblico e parto con l'intro. Una strofa...
due... sotto tutti saltano e ballano... non ce la faccio! passo la
palla a Gianni e mi butto di sotto. Inizialmente la mia idea era di
buttarmi letteralmente sulla gente da vera rockstar, ma evevo il
sospetto che vedendomi fare stage diving si sarebbero tolti tutti. Non
ho più il fisico, e infatti finita "Rudy, a message to you" mi
prendo una pausa e torno al mio "lavoro" di barman. Questa,
probabilmente, è stata la mia fine. Da li in poi ho solo flash.
Credo di aver parlato di musica con Mullah, di politica con Gigi, col
Comandante di rapporto padri-figlie, ad un certo punto credo anche di
aver provato a prendere l'armonica per "long train running" ma i primi
timidi tentativi fortunatamente lontani dal microfono mi hanno convinto
a desistere.
Era il momento giusto per una boccata d'aria. In effetti, mi sono un
po' ripreso ed ho cominciato a parlare con Raffa e Michela, lasciata
l'anno scorso bambina e ritrovata quest'anno una splendida giovane
donna. Ste e Raffa sono davvero fortunati ad avere una figlia con la
testa sulle spalle e cercavo di dirlo anche a lei. Non so cosa ne sia
uscito fuori. (nota per Raffa: Non ti preoccupare, la missione che mi
hai affidato me la ricordo!)
Poco dopo (ma potrebbero essere passate ore) l'alcool reclama il suo
tributo. Sono sdraiato sul pratoin cerca di ripiglio quando Gigi mi si
avvicina e mi chiede se sto male. Riseco a biascicare un "voglio
tornare in camera", e insieme al portiere di notte mi infilano a letto.
Poco dopo (ma potrebbero essere passate ore) mi sveglio per sboccare.
Ora sto di nuovo un po' meglio. Quasi quasi scendo di nuovo.
Vabbè, non sto poi così meglio. Mi spoglio e mi metto
nuovamente a letto. Questi i risultati: http://www.maiallo. it/Mauro/
ABRUZZO_2007/ ATTENZIONE. htm
Il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi è "sei un
coglione. Se bevevi un po' di meno a quest'ora eri giù di sotto
a divertirti insieme agli altri". Stavo messo così male che ho
avuto le allucinazioni: in mattinata ho sentito degli zampognari
suonare nei corridoi!
DDay+2: Mammamiachemaldites ta!
Il risveglio al mattino dopo è tragico: il mal di testa, le
valigie da fare, il lungo viaggio in autostrada, gli arrivederci agli
amici vecchi e nuovi... che non ho potuto fare. Quando la Compagnia del
Budello è pronta a partire ormai non c'è più
nessuno, tranne Fange (che però è ancora a letto) e gli
"angeli custodi" che vegliano sul suo sonno.
Che altro dire? il ritorno è stato noioso come solo un viaggio
in autostrada con la moto può esserlo, i saluti con la compagnia
del budello tristi come solo i saluti con degli amici possono essere,
il ritorno alla normalità triste come solo il ritorno da un
viaggio bellissimo può esserlo.
DDay+18: Quando si riparte?
Un saluto a tutti, ma in particolare:
A Vladimiro, manco devo spiegarvi il perchè. Per quanto possa dire o fare, sarò sempre in debito.
Ai sardi, che definire amici è troppo poco. Peccato per
l'assenza di Piero, ma anche quel signore che gli assomiglia è
simpatico
Alla compagnia del Budello. Per sopportare i miei ritardi e dormire con
me bisogna volermi veramente bene. Siete gli unici che ci riescono, a
parte mia moglie.
A tutta la GLBB, che ancora una volta mi ha regalato 3 minuti di gloria (immeritata)
A Gigi, che per due anni di fila mi ha cavato d'impiccio. Sarai mica tu che porti sfiga?
Al Mullah. Prima o poi ci rincontreremo, o davanti a un palco o dietro una pila di copertoni incendiati.
A Ste, Raffa e Mchela, che spero presto miei concittadini.
A Zinfo, che ha dimostrato che basta una risata e i problemi spariscono
A chi si è fatto il ritorno da Campo imperatore sotto la
grandine ridendo e scherzando. Roba che QdE se la sognano (ogni
riferimento ad Isa ed al suo portatarga è volutamente casuale)
A Thio e gli abruzzesi, per avermi insegnato che l'arrosticino è un'arte, e che vanno mangiati a multipli di 20.
A tutti quelli che non ho avuto modo di conoscere. A voi è andata bene, io ho sicuramente perso qualcosa.
A tutti quelli che ho conosciuto. Scusatemi, la prossima volta siete autorizzati a fare finta di non vedermi.
Ci si rivede a Mandello, in settembre.
O alla peggio l'anno prossimo
D
©
Anima Guzzista

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