Mandello 2003

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Stelvio

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Monza

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Report di Goffredo

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Mercoledi

Mandello, varo della barca Breva

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Sabato-Domenica

Mandello

Report di Goffredo

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AQUILE IN PISTA, MONZA 7 LUGLIO 2003

 

Quando ad un certo punto, in parabolica...

 

di Marcello Molteni

 


Arrivo esageratamente presto in autodromo, complice anche il fatto di abitare a 5km scarsi di distanza e, assieme ad altri Guzzisti mattinieri, parcheggio nel vastissimo paddock semideserto ma già, purtroppo, ben assolato.
Sbrigo le formalità d'iscrizione e nella lunga attesa dei miei turni comincio a curiosare intorno. L'enorme struttura dei box, di recente ulteriormente ampliata, è tutto un cantiere da ultimare entro la metà di settembre, in occasione dell'evento principale, il Gran Premio di Formula 1.
Anche il vecchio podio, dove sono stati premiati tutti i più grandi campioni del motorismo mondiale, è stato abbattuto assieme alle sue caratteristiche torrette, per far posto ad una nuova struttura polifunzionale voluta dalle sempre più ferree regole del business a sfondo motoristico.

Per i monzesi da generazioni come me, l'autodromo ha sempre avuto un significato particolare, qualcosa con cui distinguersi e vantarsi nei confronti di abitanti di metropoli vicine e lontane, magari durante le canoniche vacanze estive trascorse in gioventù, quasi obbligatoriamente, in Liguria.
L'autodromo era un amico dei ragazzini di Monza, un campo giochi su cui si poteva sempre contare, perlomeno nei giorni feriali, complici i vistosi tagli nelle reti che permettevano spericolate gare in bicicletta sulle sopraelevate (già allora in disuso), facendo la radiocronaca con voce nasale "Ecco Agostini che sta superando Pasolini alla prima di Lesmo…"
Tanto per rendere l'idea, quando si voleva andare in autodromo, ci si diceva semplicemente "Andiamo a Monza" e tanto bastava per capirsi, non serviva aggiungere altro, Monza era l'autodromo, punto e basta.
Ordunque, alla tenera età di 43 anni suonati, mi ritrovo così per la primissima volta a girare sul serio su quel "magico asfalto" che sono sempre stato abituato a vedere da dietro le reti metalliche e sul quale ho posato le ruote solo in occasione di qualche sporadica parata a bassa velocità in concomitanza di qualche raduno.
Ore 11:00; entro in pista e l'emozione è parecchia; conosco le varie curve e rettilinei come le mie tasche... ma è la teoria di tutta una vita che ora si scontra con la pratica.
Il primo giro è da apnea; velocità bassa, un segno della croce obbligatorio al curvone, dove c'è ancora un mazzo di fiori posato in occasione del trentesimo anniversario del tragico incidente di Pasolini e Saarinen, poi casini con le marce per cercare di capire come affrontare le curve, poi via, si parte…
Sbaglio immediatamente la prima variante, una delle cose più brutte ed inique del mondo, ma il curvone mi viene da dio, la variante della roggia così così, la prima di Lesmo una goduria unica tocco subito con la pedana, la seconda invece non la digerisco affatto, chiudo sempre troppo la traiettoria ed esco al centro della pista e a bassa velocità; l'accelerazione del serraglio mi fa stranamente alleggerire l'avantreno, mentre la variante Ascari me la aspettavo più tecnica, più difficile, ma in terza piena il mio Centauro se la beve proprio bene, poi via a palla fino alla parabolica, entrata in terza, piegone bello stabile e poi dentro la quarta e (qualche volta) anche la quinta ancora piegato per fiondarmi sul rettilineo dei box…
Giro dopo giro prendo un po’ più di confidenza e comicio a superare alcune moto, poi, dopo l'ennesima topica alla prima variante, vedo Goffredo dietro a me con la sua Scura... bene bene….
Mi supera, ma lo seguo e non lo mollo; alla Roggia e alla seconda di Lesmo è decisamente più veloce di me, alla Ascari siamo più o meno allo stesso livello, mentre mi prendo la rivincita alla prima di Lesmo e alla Parabolica, andiamo avanti così divertendoci (almeno io, ma spero anche lui) col Centauro che fa sfregare cavalletto, pedane e stivali, dimostrando i limiti di piega di questa naked così particolare; beati gli altri con le pedane alte….
Mi prendo la soddisfazione di avvicinarmi molto a Goffredo tra le due curve di Lesmo e di passarlo un paio di volte all'uscita della Parabolica, mentre lui mi allunga tantissimo al Serraglio e alle varianti; devo dire che guida proprio bene.
Poi il freno posteriore mi molla, evidentemente surriscaldato dall'uso intenso che ne ho fatto, quindi sono costretto a non usarlo per un giro intero per farlo raffreddare e poi a palla il successivo che però, purtroppo, è anche l'ultimo…


Rientrato al paddock mi sento stranamente leggero e contento; grandi risate e commenti, più o meno aderenti alla realtà, dei partecipanti alla sessione.
Sono molto contento del mio battesimo della pista; mi sono divertito, soprattutto per aver girato buona parte del turno in compagnia di altre moto, ma mi sono anche reso conto che nelle staccate sono un po’ troppo prudente, e questo mi fa perdere molta velocità, sia in entrata che in uscita di curva; mi riprometto di migliorare nella seconda sessione.
Nel frattempo sono arrivati altri Guzzisti, sia di Anima Guzzista che altri, e trascorriamo il tempo mangiando qualcosa, bevendo (rigorosamente non alcolici) e chiacchierando amabilmente.
Comunque mi aspettavo molta più gente; se l'anima sportiva dei Guzzisti si dovesse misurare da queste presenze direi che è stato un mezzo insuccesso.
D'altra parte bisogna dire che se questa manifestazione al posto del lunedì, fosse stata organizzata il venerdì precedente al fine settimana del raduno di Mandello, avrebbe avuto un seguito ben maggiore, soprattutto fra gli stranieri che sono scesi solo per il raduno; allungare la vacanza di un giorno è un conto…di una settimana è un altro…
In men che non si dica arriva l'ora della mia seconda sessione; purtroppo non siamo molti ed alcune moto sono preparate da gara; mi impappino un po’ allacciandomi i guanti e il casco ed entro in pista completamente solo, quasi tutti gli altri sono già partiti.
Nei primi giri tento mentalmente di pensare a come entrare meglio nelle curve più ostiche, ma non avendo nessuno davanti come stimolo, dopo un po’ comincio ad annoiarmi, complice anche la calura che si fa sentire; sono svogliato, lento, mi sembra di essere in una di quelle infinite e deserte strade americane cotte dal sole.
Mi permetto persino di modificare in corsa la compressione del posteriore e di guardare l'orologio…per fortuna mancano solo cinque minuti…
Entro in Parabolica deciso ma tranquillo, in piega ma senza esagerare, vicino al cordolo, una bella terza piena costante e coppiosa quando….mi ritrovo a terra che parto per la tangente assieme alla moto tra mille scintille; mi fermo dopo aver strisciato e ruzzolato per ore (almeno questa è stata l'impressione) a far compagnia alla mia cavalcatura malinconicamente sdraiata e semiaffondata nella ghiaia.
Mi rialzo subito e, dopo un rapido self check delle mie condizioni fisiche, segnalo al commissario che sto bene, facendogli però presente che secondo me c'era dello sporco in pista, visto che stavo viaggiando nella norma, addirittura più lento che in mattinata; non penso mi abbia creduto, anche perché vedo il suo collega all'ingresso della parabolica che sventola solo la bandiera gialla, proprio mentre arrivano altre moto; riconosco Alberto come capofila e, con mio enorme disappunto, lo vedo scivolare in fotocopia esattamente nel punto dove sono scivolato io; gran ruzzolata pure lui, e a questo punto i commissari si rendono conto che è il caso di esporre la bandiera rossa e sospendere la sessione, peraltro già quasi esaurita.
Fortunatamente anche Alberto ha solo botte e escoriazioni, e mentre il camion ci riporta al paddock, vediamo una copiosa scia d'olio sul cemento della corsia box; una moto prima di noi ha avuto un problema e ha perso l'olio sul quale siamo scivolati.
Comunque tutto è bene ciò che finisce bene; nella stessa giornata ho avuto sia il battesimo della pista che quello dell'asfalto, noi e le moto non abbiamo riportato danni gravi…e forse alla fine è solo l'orgoglio ad essere ferito…



A breve, le foto dell'Anima Guzzista Minchion Team in pista a Monza

 

© Anima Guzzista