RACCONTI
Il Ritorno del Re
Racconto
di Bernini Michele "red27"
Lui
era annoiato, solo per questo.
Se chiedete a Pauline Hailwood per quale ragione suo marito decise di
tornare alle gare nel 1978, lei vi risponderà, molto
semplicemente, per noia… e magari per dimostrare a se stesso
che poteva farcela.
Nel 1977, Mike Hailwood era un tranquillo uomo di 41 anni, che viveva
in nuova zelanda. Sposato con una bella donna, moderatamente ricco,
leggermente sovrappeso e ancora unanimemente considerato il miglior
motociclista del pianeta. Dopo una lunga carriera fatto di titoli e
vittorie a grappoli con le moto e qualche bella soddisfazione, pur se
ad un livello inferiore, con le auto, Mike poteva considerarsi anche un
uomo fortunato. Perchè in quei tempi il motomondiale, la F1
ed altre categorie al limite erano un continuo sfidare la morte, su
ogni curva ed ogni rettilineo. Gli amici persi da Mike erano
innumerevoli e lui stesso per due volte con le auto aveva rischiato
molto, la prima quando estrasse Regazzoni dalla sua BRM in fiamme,
subendole poi a sua volta, e nel tremendo incidente al Ring che gli
stronco’ la carriera.
Cosa poteva spingere ora un uomo a ritornare alle gare, contro
avversari mai visti, ad undici anni dalla sua ultima corsa in moto?
Oltretutto scegliendo la corsa piu’ difficile e pericolosa,
il Tourist Trophy, dove lui aveva gia’ scritto la sua
leggenda. Il tutto condito dal fatto che le moto da gara, che Mike non
guidava dal 1967, erano cambiate incredibilmente, le
velocita’ molto piu’ alte, gli angoli di piega
molto piu’ accentuati, e lo stile col ginocchio fuori
totalmente avulso a quello in uso ai suoi tempi.
Chiunque si sarebbe scoraggiato. Chiunque si sarebbe goduto il denaro,
la bella moglie ed una vita di certezze e sicurezze. Se non fosse il
fatto che qui si parla non di un campione qualsiasi. Ma del
piu’ grande.
A completare il quadro di questa, che sarebbe gia’ una grande
sfida, ci si puo’ aggiungere che Mike, il buono di questa
storia, l’eroe impavido che sfida la morte e se stesso, trova
al suo arrivo sull’isola il perfetto alter ego, il
“cattivo” della vicenda. E lo trova nella persona
di Phil Read. Se sull’isola di Man del 1978
c’è qualcuno che puo’ considerarsi
odiato è il vecchio Fil di Ferro. Perché nel
1972, era con Agostini a capo dei piloti insorti contro il TT. Rivolta
dettata dai troppi rischi del TT, ma anche dalle paghe ridicole che i
piloti ricevevano, per quella che in fondo era una gara che durava due
settimane. Ma se Agostini, pur di fronte a laute offerte, si
è sempre in seguito rifiutato di tornare a correre davvero
sul Mountain, dandosi a vedere agli isolani come uomo di coerenza, Phil
Read nel 1977 cedette ai suoi sogni, e torno’ a Douglas.
Certo non solo per romanticismo ma anche per i soldi degli
organizzatori. E per questo gli isolani, la gente comune, lo
odiò, vedendo in lui un traditore, un venduto.
L’astio arrivò a tal punto che Read venne preso a
sassate in velocita’ durante le prove, i benzinai si
rifiutavano di fargli benzina e gli alberghi di ospitarlo. Questo non
intaccò il suo rendimento e vinse due gare, venendo premiato
tra i fischi. Ma quando Read si presentò nuovamente
sull’isola, per affrontare il TT 1978, si trovò da
subito applicato un nomigliolo… baddie…
cattivo… quello era il suo ruolo.
Inutile dire che per una sfida di questo livello, la cornice era
inimitabile. Se chiedete ad un qualsiasi isolano,
quand’è stato che si è vista la massima
affluenza per un TT? Lui vi rispondera’ nel 1978, quando
tornò Mike the Bike. Appena infatti si seppe del come back
di Hailwood, gli appassionati prenotarono in massa i voli, i traghetti,
gli alberghi… in fondo nessuno se l’aspettava, i
piu’ ottimisti potevano sperare in un giro d’onore
del Re in esilio dorato, non di certo una lotta per dimostrare che il
suo posto era ancora sul trono. I genitori avevano modo di sognare, ed
i figli di vedere in azione l’uomo di cui tanto avevano
sentito parlare.
Ed Il TT, che solo due anni prima, perdendo il suo status di gara di
campionato, sembrava spacciato, era tornato di prepotenza ad essere la
gara piu’ importante del mondo.
Per le gare Mike the Bike si assicurò una Ducati per la F1 e
delle Yamaha per le altre gare. Soprattutto con la Ducati era sfavorito
anche dal mezzo, decisamente a corto di cavalli contro le Honda
Ufficiali. Ma se la Honda aveva il motore, il pompone aveva il telaio
ed Hailwood in prova, ottenne un ottimo tempo, vicino al record sul
giro. Tutte le chiacchere sul troppo vecchio, troppo diverso, troppo
tempo fuori dalle gare furono azzerate in 60km di maestria... chi
voleva il primo posto doveva fare i conti anche con lui…
Come disse il suo manager e biografo, nonché fautore in gran
parte del rientro di Mike, Ted Maculaey, la pressione sulle spalle del
pilota era enorme... lui aveva mantenuto con la stampa e gli avversari
un profilo basso, al punto di chiedere a Mick Grant, forse il pilota
migliore su quelle strade nel 1978, di fargli da traino per un giro,
per rinfrescargli la memoria... “fu come se Dio mi chiedesse
di spiegargli la Bibbia” disse lui… ma in
realta’ Mike era arrivato sull’isola ripulito,
motivato ed in forma fisica. E l’idea non era di ben
figurare. L’idea era di vincere ed anche con un certo stile.
Per questo, Hailwood, che partiva con il n°12, 50 secondi dopo
Read col n°1, aveva un piano. Semplice ed efficace. Andarlo a
prendere sulla strada, ancor prima che sul tabellone dei tempi.
Il giorno della gara iniziò malamente… Hailwood
cadde con la 250 in prova, al rampino di governor’s bridge.
Lui era incolume e si avviò a piedi ai box, per cercare la
concentrazione giusta per la sfida.
Parti’ come detto col numero 12. Alla caccia di Phil Read.
Nelle prime fasi della gara fu Tom Herron a condurre brevemente, ma
dopo iniziò il lungo solo del virtuoso. Mike semplicemente
faceva un altro sport, ed alla fine del 2° giro aveva preso
Read, che era partito 50 secondi prima… la gara era finita
ma Read segui’ come un ombra il rivale… sembrava
che l’orologio fosse tornato indietro di 10 anni, con i due
vecchi campioni che si fiancheggiavano come nei tempi d’oro.
Durò finchè Read, per tenere il passo di Mike,
sbudellò il motore della sua moto. Sporco d’olio,
dopo un paio di sbandate pazzesche per il lubrificante finito sulle
gomme, Fil di Ferro pote’ solo fermarsi a bordo strada e
lasciare al Re quel regno che gli era sempre appartenuto.
L’isola di Man era l’isola di Hailwood. E basta.
Quando tagliò il traguardo l’isola esplose come in
un boato… e con essa la moto di Mike. 100 metri dopo
l’arrivo la Ducati clamorosamente
ammutoli’… il destino e la dea bendata fecero un
regalo al campione… avrebbero riscosso il loro debito in
seguito.
Sua moglie Pauline ricorda che Mike era incredibilmente calmo, quando
gli telefonò dopo l’arrivo… disse che
non si rendeva ancora conto di quello che aveva ottenuto… ma
aveva fatto quello che rende diversa una superstar da un normale
campione… reso l’impossibile non una cosa nemmeno
concepibile, ma un cosa semplicemente difficile… e
fattibilissima.
Phil Read andò a complimentarsi con lui in albergo, senza
nemmeno essersi tolto la tuta della Honda Britain, ed a dispetto della
pessima nomea che aveva in quei giorni, era sinceramente ammirato.
Aveva avuto modo di seguirlo per tre giri e mezzo, tre giri e mezzo col
pilota piu’ grande di tutti i tempi, ed era estasiato dalla
guida che Hailwood mostrò… il rimpianto era per
quella rottura 100 metri dopo l’arrivo. “Forse,
disse Read, se la mia Honda non si fosse rotta, avrei potuto pressarlo
sin sul traguardo… e magari la sua Ducati sarebbe scoppiata
un chilometro prima... ma sarei diventato il piu’ odiato
vincitore della storia del TT... e non so se mi avrebbero fatto salire
sul podio vivo!”
Dopo questa gara il TT di Mike prosegui’ senza altri acuti,
principalmente per le rotture delle Yamaha con cui correva.
Ma l’anno dopo tornò e con la Suzuki RG500 ottenne
un’altra vittoria, nella Senior. La n°14. Da li a
poco abbandonò l’attività agonistica.
Per sempre.
In quel 1979 si chiuse un era, quella dei Read, degli Agostini, degli
Hailwood… e si apriva quella di uomo semplice e buono,
antidivo per eccellenza e quasi analfabeta. Joey Dunlop. Il primo e per
ora unico a superare in numero di vittorie Mike the Bike.
In seguito solo McGuinnes e Molineaux, con le loro 14 vittorie,
riusciranno poi a ed elevarsi al livello di Mike.
Nel 1981, un sera, Mike usci’ con i suoi due figli in auto,
per andare a prendersi il tipico “fish and chips”
britannico. Un autocarro fece un’ irresponsabile, quanto
imprevedibile, inversione ad u davanti alla sua auto. Solo David, il
figlio minore, sopravvisse al terribile impatto. Ma come disse il
dottor Costa, sul volto di Mike era impresso uno strano sorriso.
Perché la nera signora,con cui Mike aveva giocato per anni e
di cui si era sempre beffato, per prenderlo con se aveva dovuto barare.
© Anima
Guzzista
|