Campionato Italiano Naked 2003

Pre-campionato

- Team Progettomoto

- Team Maffezzini

- Mandello Racing Team

- Hobby Moto

- Guareschi

Gare

- Misano 23/3

- Mugello 6/4

- Varano 27/4

- Vallelunga 15/6

- Vallelunga 5/10

CAMPIONATO NAKED 2003

 

Pre-campionato

 

 

Affare di famiglia...

 

di Mauro Iosca

 

 

Arrivai alla base piuttosto presto quel sabato mattina e mentre ancora stavo parcheggiando intravidi Bob il sardo che armeggiava vicino alla sua immacolata V7 special nel piazzale; se ne stava lì accucciato e con uno straccetto cercava di eliminare le impronte, quasi sicuramente di Tiziano, disseminate democraticamente un pò d’ovunque. Ci salutammo calorosamente. Bob aveva un bel berretto, una specie di berretto militare che poteva essere di una divisa da ranger canadese o da guardia padana, tanto era lo stesso. Entrammo: dentro il capo (Bruno) ci aspettava e sottointeso il “buongiorno” disse: “Bene, allora prendete il furgone e andate a Missaglia: dovete fare un ritiro; tra mezz’ora sarà tutto pronto quindi potete anche partire!”. Gli feci notare che se il “mezzo” di lì a mezzora sarebbe stato funzionante si poteva andare in macchina e tornare con il mezzo, tanto era da provare e quindi così facemmo: caricammo tutta l’attrezzatura e partimmo alla volta di Missaglia, io e Bob il sardo.
Strada facendo realizzai che un pò per il freddo che mi rallentava la circolazione, un pò per l’eccitazione mi ero dimenticato tutti i documenti, il denaro, il telefono e non so che altro; ma ormai eravamo a metà strada e decisi che era meglio proseguire. Arrivati a destinazione feci il segnale e Giuseppe venne ad aprirci: ci accolse come sempre sorridente, come sempre ottimista.
Gli artigiani brianzoli in fondo sono tutti uguali; che siano semplici idraulici, imbianchini o geni della meccanica, hanno una dimensione del tempo tutta loro: “Non si preoccupi signora: sarà un lavoretto di cinque minuti... vedrà, domani avremo finito... vengo la settimana prossima, perché per tre giorni sono in un cantiere a Cremona” e così anche per noi la mezz’ora non era bastata ad ultimare il lavoro; dunque deposte armi e bagagli ci mettemmo a disposizione di Giuseppe come aiutanti (scusate se è poco). In questi momenti ogni cosa è interessante, ogni movimento è apprendimento: capirete come il solo tendere una chiave possa essere enormemente gratificante e poi il mezzo su cui stavamo per mettere le mani era veramente una delizia. Seguirono un paio d’ore di concentrazione e lavoro, quindi la creatura si animò... rabbiosa. La sensazione era quella di una persona antipatica e cattiva che si era svegliata male: il suono del due in uno non dava confidenza, appariva piuttosto brusco e capriccioso; lo stesso Giuseppe se ne accorse e mi disse: “non ti preoccupare: vedrai che tra un pò si slega e cambia carattere”. Speriamo, pensai tra me.

 

Nuda dal suo creatore

Ultimi ritocchi di papà Giuseppe

 

Sistemate le ultime regolazioni e assimilate tutte le raccomandazioni partii per il ritorno a Carate Brianza con le dita incrociate mentalmente sperando che la benzina fosse sufficiente. Il tragitto non era molto, credo una ventina di chilometri, ma bastarono a mettermi di cattivo umore: mi sembrava di essere in groppa ad un cavallo pazzo e selvatico; ad ogni mia domanda lei rispondeva con una maleducazione insopportabile e la posizione di guida caricatissima in avanti mi fece pensare di non essere più capace di guidare. Temetti di essere disarcionato più d’una volta; aveva il “minimo” altissimo, la seduta era altissima o così mi sembrò; due cose invece mi piacquero immediatamente: la frenata pastosa e poderosa del disco singolo da 420 Braking e il funzionamento dell’assetto posteriore, mentre l’anteriore non mi convinceva.
Arrivato a Carate scesi affidando la bestia alle mani sicure di Bruno, anch’egli sorridente e ottimista. Mentre mi toglievo il casco presi a girargli intorno cercando di capire cosa dell’universo visivo mi avrebbe aiutato a comprendere il perché di questa antipatia reciproca. Cominciai a fare l’elenco delle cose che avevo riscontrato a Bruno, il quale mantenendo il sorriso mi disse: “andiamo dentro”. Posizionammo la “Furiosa” sul banco e verificammo subito che il minimo alto non dipendeva da cause di origine meccanica e, considerato il comportamento scorbutico che avevo descritto, Bruno propose un trapianto cerebrale, così smontata sella e carena sostituimmo la centralina per verificare altre mappature; anche la frizione era durissima ma per questo ora non si poteva fare nulla.

 

Mauro con Giuseppe Ghezzi

Il frontale senza i doppi fari

La belva pronta a pungere!

 

Nell’attesa di riprovarla nel pomeriggio gli cambiammo la posizione del comando del cambio per adeguarlo alle mie misure e gli montai anche il portatarga dove sistemai la targa prova, che nel tragitto della mattina mi ero legata sulla schiena. Mentre eravamo a pranzo continuammo tra una conversazione e l’altra a ripercorrere le fasi della messa a punto; ripensando all’anteriore non capivo cosa fosse a non convincermi, tanto che inizialmente diedi la colpa a quel 120/60 forse un pò troppo pistaiolo per le mie capacità. Finita la pizza (mi ricordo solo che mangiammo pizza e nient’altro) rientrammo alla “base”: avevo una voglia matta di riprovarla e verificare se le mie impressioni erano esatte e se stavamo andando nella direzione giusta. Davanti alla porta ci aspettava Macho, sigaro in bocca con la “Centaura nera” parcheggiata di traverso nel piazzale; il gaglioffo era venuto a prendersi i coperchi delle valvole che aveva fatto modificare e riverniciare in tinta con la carrozzeria. Lo invitai a vedere la “furiosa” e fu così che il Macho dapprima la guardò attentamente, poi borbottò una filastrocca complimentosa di bei aggettivi misti a parolacce esclamative, infine sentenziò: “mi pare che la gomma davanti è sgonfia”. Ecco perché andava “strana”!!
Controllate le pressioni mi vestii in fretta e scaldato velocemente il motore partii gridando a Bruno da dentro il casco: “vado a Lecco e torno”. Avevo tante cose da verificare: le mie impressioni, il comportamento su un tratto che tante volte avevo percorso per testare le modifiche, le misurazioni chiestemi da Bruno, giri massimi in terza marcia, velocità indicate, assetti etc. Immediatamente si rivelò un’altra; sì, vi sembrerà assurdo, in fondo lo è stato anche per me, ma vi dico: non più una moto capricciosa bensì una gioiosa giostra, un’assoluta dolcissima giostra. Potrei aggiungere di danze veloci con R1 inferociti e di lame infuocate raggiunte e superate e ancora e ancora; il fatto che tra sogno e realtà all’apice del godimento mentre da Lecco volgevo verso casa il motore si spegne e la furiosa si placa svenuta. Tanta era l’adrenalina in circolo e l’enfasi del momento che come un “minchione” non mi ero ricordato di fare benzina, e così mi ritrovai sul ciglio dello stradone con moto appoggiata al guard-rail a grattarmi la testa (ringrazio sinceramente il ragazzo con il V-Strom giallo che mosso a compassione per l’imbecillità umana mi ha salvato dall’umiliante situazione).
Rientrai alla base tra gli astanti del sabato pomeriggio e come in una staffetta passai al compagno Roby la “Furiosa” per un altro breve giro di verifica (Roby si che è un bel manico e le sue impressioni sono sempre importanti informazioni per Bruno e Tiziano).
Io lo giuro: sono felice e soddisfatto e per quanto ne capisco la “Furiosa” e pronta: ora è tua Fabio... falla volare!!!

 

Svedesi al lavoro!

Pronta consegna!

Tiziano e Bruno. La preparazione del motore è opera loro

 


Faccio il mio rapporto a Bruno e insieme telefoniamo a Pigi Corda che è il fortunato proprietario della “Furiosa”. Relaziono anche a Pigi ogni particolare e gli chiedo se posso scrivere due righe a riguardo. Il grand’uomo mi risponde facendomi commuovere non poco: “ma certo! Vuoi scherzare! Ci abbiamo lavorato tutti, ormai siamo una famiglia e questa è la moto di famiglia”.

 

 

© Anima Guzzista