9° TROFEO DECCLA CARTAGENA 2005
BIKE WARS
EPISODIO TRE
“HO
SUPERATO IOSCA!”
di Orazio Lupis
Introduzione
Questo non è un Report, per una serie di
ragioni:
Innanzitutto se dovessi scrivere una cronaca delle due (quattro) giornate
trascorse in terra di Espana dovrei citare anche alcuni tromboni ed
annessi episodi sgradevoli che, fra la prima e la seconda manche, mi
avevano determinato a vendere ‘O Animale a Iosca per 1350 euro (a
fine gara, non so perché, ho cambiato idea!).
Per
fortuna le tute non hanno le tasche porta libretto d’assegni e Mauro ha
perso una delle più grandi occasioni della sua vita.
In
secondo luogo, seguendo la linea già aperta da altri, queste poche righe
serviranno solo a magnificare la grandezza, la bellezza, la purezza, la
nobiltà d’animo mia e del nostro Team e dei suoi straordinari componenti.
Ovviamente nel corso della trattazione saranno citati anche alcuni
selezionati amici appartenenti ad altre squadre più o meno rivali, i
quali, pur non entrando direttamente nel vivo della vicenda, la
corroborano e la rendono vieppiù viva ed interessante.
Non starò a perdere tempo scrivendo di cose
ovvie, tipo che siamo il team più bello (oddio, se io e Fabio perdessimo
qualche chilo non sarebbe del tutto male, ma Led con la coda di cavallo
svolazzante lanciato verso la Palma al tramonto sembrava Peter Fonda in
Easy Rider; l’unica commissaria carina si è inchiodata al nostro box e non
si è mossa più; Firmino pensava fosse per il suo fascino brizzolato …….
contento lui!), che abbiamo la moto più bella (e su questo non ci piove,
anche se il Morini 500 non era davvero male), che vantiamo la coppia di
più grandi rompicoglioni di tutto il paddock (questo non so se veramente è
un pregio, ma a noi ci piace così), ecc…
Ho deciso quindi di raccontare solo alcuni
episodi che hanno piacevolmente contraddistinto il nostro garrulo
competere.
Un ultimo avvertimento: ho più di cinquant’anni
e scrivo quello che mi pare; se qualcuno si ritiene infastidito per i toni
e gli argomenti trattati salti pure al capitolo successivo; la lettura non
è obbligatoria e, in ogni caso, “francamente me ne infischio”
(grande Clark!).
Episodio 1 – Il Breefing
Sono partito con un obiettivo: scendere,
almeno per un giro, a 2’20”.
Un anno fa giravo di passo intorno a 2’45” –
2’50” (e, mi vergogno ad ammetterlo, ho girato anche in 3’ netti) e mi
superava perfino Garibaldi col 250.
A gennaio sono arrivato a girare in 2’30” e
almeno Garibaldi non mi superava più, ma ancora non c’eravamo,
specialmente in riferimento alla speciale competizione geriatria con nonno
Piero ove c’è in ballo una bottiglia di Lambrusco (light per questioni di
prostata).
Insomma, dovevo scendere a 2’20”!
(Per la cronaca, i Segarra, se è asciutto,
girano tranquillamente in 1’52” di passo, se, malauguratamente, piove
girano in 1’52”, se nevica girano in 1’52”, se c’è una bufera di sabbia
girano in 1’52”, se ……… girano in 1’52”).
Giovedì pomeriggio siamo arrivati in
circuito verso le cinque. I ragazzi (si fa per dire, che Massimo, Fabio e
Furio insieme sfiorano i 150!) avevano già scaricato il materiale, il
Maestro coccolava la bestia dormiente, allora abbiamo deciso di fare un
giro a piedi del percorso.
Sapevo che c’erano due o tre punti dove, con
le dritte giuste, avrei potuto migliorare parecchio e Fabio si è
incaricato di trasferirci tutto il suo sapere.
Esempio di breefing professionale (per la
serie: a noi Briatore ci fa una pippa):
Io – “Questa come la fai, in terza o
quarta?”
Lui – “Cazzo ne so, in quarta mi sembra,
mica mi ricordo, domani provo e ti faccio sapere”
Io – “E qui vai in pieno?
Lui – “Si ……. forse, certe volte, mi sa
che pelo un pochino, mah, domani provo e ti faccio sapere”
Io – “Qua tocchi il cordolo?”
Lui – “Certo, ti butti giù e vai alla
corda ….. però dipende ….. dalla marcia …… non son sicuro ….. e dal
traffico ….. certe volte mi sa che è meglio se si allarga ……. forse ……..
domani provo e ti faccio sapere”
Io - “ ………………..?”
Lui - “ ?!?!”
Ero finalmente pronto!
Episodio 2 – Le Prove
Era ora, si va!
Primo turno tranquillo, per scaldar le gomme
e ricordarsi il circuito tentando di mettere in pratica i preziosi
suggerimenti del Forlati.
Dopo un paio di giri arrivo lungo alla
Palma, curva ormai leggendaria, ed entro nella ghiaia: “cazzocazzocazzo-cadocadocado-oddioodiiooddio-cazzocadooddio”,
riesco a restare in piedi galleggiando e riconquistando a fatica
l’asfalto.
Rientro e Paperinik, “The Time Machine”,
l’unico cronometrista manuale al mondo che si permette di correggere i
tempi dei trasponder e quasi sempre c’ha ragione lui, mi informa che ho
fatto 2’25 – 2’23”.
Non male.
Secondo turno.
Vado, mi sembra di essere sciolto, sul
rettilineo mi passa Nello con la Lemans - stealth e decido di provare a
stargli dietro, almeno per un po’.
Stranamente non va via! In certe parti del
circuito mi avvicino un po’, in certe altre lui allunga ma più o meno
stiamo lì.
Sul rettilineo Nello rallenta per
identificare quale pezzo del motore aveva testè deciso di abbandonarlo (le
finiture non sono il pezzo forte dello stealth) e lo passo.
Vado, mi sembra di essere ancora più
sciolto, nel dubbio cidòilgas seguendo il verbo di mastropanzafange, mi
aspetto che Nello mi ripassi da un momento all’altro e invece non succede
niente.
Rientro al box e, mai me lo sarei aspettato,
un’emozione fortissima!
Mentre mi avvicino c’è un folto gruppo che
applaude, neanche fossi Capirossi che torna con la pole!
Fra tutti resterà per sempre nella memoria
l’immagine di Goffredo, ieratico nella sua tutina Chanel n.56 modello
seconda pelle, con un sorriso a 54 denti che si spella le mani.
Ho fatto 2’17” e pippi!
Improvvisamente da variante mobile sono
diventato un pilota, Fange si congratula, son davanti a Piero (che poi in
gara vincerà la bottiglia avendo imparato, almeno in una curva, a mettere
il ginocchino a terra, ma chi se ne fotte!).
Ragazzi! Sono arrivato!
Ciliegina finale: sono con Nello in box,
divisi dalla rete, entrambi in mutande e sudati come maiali sudati, e lui
mi fa: “Quando m’hai passato ho provato a venirti a prendere, ma non ce
l’ho fatta, andavamo uguali.”
E so’ soddisfazioni!
La mattina dopo Fabio Il Manico,
chiacchierando amenamente con Goff alla staccata della Palma, ha messo le
cose al posto giusto, ovvero il solito: nono posto sulla griglia di
partenza, dietro ai Moretti (un forte abbraccio a Paolo, lo sfortunato
architetto delle Dive, un grazie di esistere a Roberto) e davanti ai
Minchions!
Niente di nuovo sotto il sole!
Episodio 3 – L’Ingarellamento
Pronti? Via!
La
gara si snoda. Per questioni di classe innata e nobiltà d’animo glisserei
pietosamente sullo sfilamento di un cavo del gas in entrambe le partenze,
dovuto essenzialmente alla testardaggine di Mastro Firmi (il che non ha
comunque impedito a Fabio “Fabulous” Forlati di passare un paio di Ossa al
primo giro con un cilindro solo). Poi, per sfogare l’incazzatura, si spara
cinque giri di seguito in 1’58”. Sale Led, miglior Rookie in assoluto (in
assoluto! Non esiste nessun’altro, nella mia limitata conoscenza, che
sale per la prima volta su una moto a manubri bassi, peraltro con
l’interasse kilometrico del LM, provenendo da un California con pedane e
cambio a bilanciere, e si permette di girare così su un circuito
ipertecnico come quello di Cartagena. I fighettoni dalle tutine da 50000
euros e molto tempo da perdere son belli che sistemati.), e, giro dopo
giro, arriva a 2’08”.
Salgo e vado e, per la prima volta nella mia carriera pistaiola, mi trovo
ingarellato con qualcuno: è un Laverda 750 arancione che va più o meno
come me, lo passo dove ci vuole la potenza, mi ripassa dove ci vuole il
manico e andiamo avanti così per tre o quattro giri finchè non mi ripassa
più, non so se perché l’ho staccato almeno un pochino oppure perché è
rientrato ai box, comunque è stata una bella esperienza, è la prima volta
che veramente mi diverto in corsa.
All’improvviso al curvone mi passa una
specie di missile arancione che si butta dentro con una piega perfetta e
mi abbandona in un nanosecondo. Sulle prime penso che il mio Laverda si
sia deciso a mettere la seconda, poi scoprirò trattarsi di Melo, pilota
abituale di SBK, con una Honda cazzutissima. Grande Manico!
Episodio 5 – La Paura
(piccolina)
E abbiamo provato anche questa.
II manche – I turno. Non son tanto a posto
col fisico, la cena si fa un po’ sentire, la moto spernacchia e non si
riesce a superare i 6.500 giri. Ce ne mancheranno 1.500 fino alla fine (a
gennaio accensione elettronica, vero Firmino?).
Vado subito lungo alla “Gasgas” (non nel
senso dello stile ma del nome della curva cieca dove il poro Piero è
caduto un anno fa) ed a fatica cerco di ritrovare un minimo di ritmo.
Finalmente sul rettilineo apro tutto (o
almeno ci provo, visto che son necessari circa 2,5 giri di manopola! Ah,
Maestro…..); Arrivo alla staccata, mi alzo (l’ho visto fare in TV), sto
per attaccarmi ai freni quando due missili terra-terra (nel vero senso
della parola) mi passano, uno a destra ed uno a sinistra, e, ad una
velocità impossibile, immediatamente davanti a me, si fiondano diritti
nella sabbia della via di fuga!
Trattasi del duo Segarra & Segarra e, credo,
Delgado & Martinez che, ingarellati fra loro e non volendo mollare neanche
un centimetro, incuranti della mia vistosa presenza a centro pista, sono
arrivati più che lunghi, lunghissimi, secondo me non hanno neanche provato
a staccare e sono andati decisamente diritti per non cadere.
Impresa che è riuscita solo al Segarra
Junior, che dopo un giro mi ha ripassato, perché l’altro l’ho visto, con
la coda dell’occhio, spatasciarsi contro le gomme in fondo.
Vengo seppellito da un bombardamento di
ghiaino che mi prende anche sulle mani, niente di grave ma un discreto
dolorino. In realtà il problema principale è stato lo stremizio (tecn.:
“mi son cacato sotto”), mi son dovuto rialzare e ho rischiato di andare
fuori anch’io, poi son finito completamente fuori traiettoria e la curva
successiva credo di averla fatta in prima a 11 all’ora.
Insomma, c’ho messo almeno due giri a
ritrovare un minimo di concentrazione e riprendere un ritmo decente ed
infatti è stato il turno con i tempi peggiori.
Comunque s’è provato anche questa ed è
andata bene (anche al Segarrino, visto che alla fine, per fare una cosa
nuova, ha vinto).
Episodio 6 – Ho
superato Iosca
Crepuscolo.
Il sole sta tramontando, la luce si fa
fioca, sono quasi le otto di sera.
D’accordo con Massimo ho deciso di fare
l’ultimo turno; sono solo 8 giri ed abbiamo calcolato che rispetto a lui
perderò al massimo un giro, sosta compresa, e quindi ne vale la pena.
Fa più fresco, sento di andare molto meglio,
solo che non vedo più una fava perché ho tenuto la visiera scura e la luce
diminuisce sempre più.
All’improvviso, nella penombra, mi appare in
lontananza una moto sormontata da un gran culone apparentemente di colore
blu (sia la moto che il culone), che piano piano si avvicina.
Sembra la Minchion’s bike con su Iosca, ma
non ci posso credere, solo Fabio “The Marvellous” riesce ad ingarellarsi
con loro, per me sono di un altro pianeta.
Eppure mi avvicino sempre più mentre tutto
si oscura, e, da vicino, sul culone blu appare una scritta: è Iosca! è
Iosca!
Incredibile!
Sulle prime penso che Mauro voglia tentare
di ricucire un’amicizia messa a dura prova da alcune vicende accadute e
stia tentando di farmi passare consapevolmente. Poi mi rendo conto che:
a)
Non può vedermi essendo privo
di specchietti.
b)
Va bé l’amicizia ma far
passare volutamente un avversario in piena corsa, peraltro senza sapere
neanche in che posizione si è (lo sapevate che il cronometraggio non ha
funzionato per nulla per tutto il giorno, vero?) non lo farebbe nessuno,
soprattutto lui.
Mentre mi avvicino mi sovviene la cruda verità: ha rotto qualcosa (oh!),
magari ha la terza fissa, oppure va a 1 (si scoprirà più tardi che si è
mosso un’altra volta il cuscinetto Ghezzi e lo sterzo fa giacomo-giacomo).
Comunque un’occasione così non mi capiterà
mai più; all’ultima curva gli sono negli scarichi, potrei anche tentare di
passare in staccata ma non mi fido, un po’ per il rispetto che gli porto,
ma soprattutto perché ho paura che all’improvviso acceleri e mi lasci lì
con la faccia da baluba.
Ma quando entriamo in rettilineo mi rendo
conto che non ci sono cazzi, è proprio in difficoltà, apro tutto e lo
passo di potenza (non è che ce ne volesse molta, ad onor del vero) proprio
davanti ai box e mi godo il mio personalissimo trionfo.
Ho sorpassato Iosca! ho sorpassato Iosca!
Ancora non ci credo, ogni tanto tento di
voltarmi per vedere se ce l’ho attaccato al codino ma niente, è sparito.
E all’improvviso la bandiera a scacchi. E’
finita, è la prima volta che chiudo io ed è bellissimo, i pochi commissari
ancora vigili sventolano le bandiere, si rallenta tutti, ma sempre con la
gambetta fuori, “noblesse oblige”, si rientra ai box fra gli applausi.
Bellissimo!
A cena scopriremo anche di aver fatto il
miglior risultato da quando corriamo, settimi assoluti e quinti di classe,
straordinario, complici, fra gli altri, anche quel mattacchione di Segarra
n.2 che ha ben pensato di andare a fuoco ed il mitico Abba che, anche
quando va come una bestia, trova sempre il modo di riposarsi una
mezz’oretta ai box.
P.S.: Un complimentone è d’obbligo per
Mario che, sulla Guzzi-Buell di Peppe ha fatto cose che voi umani non
potreste neanche immaginare!
Adesso scusate ma devo andare a comperare il
Domino e portarlo di corsa dal Maestro. Gennaio è alle porte e non vorrei
ci trovassimo impreparati!
© Anima
Guzzista
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