9° Trofeo Deccla Cartagena 2005

- Presentazione Team DAJERGASSE e VSC Team Roma

- Report Minchions Team

- Report Ledzep

- Report Orazio

- Report Team Moto Europa

- Report Goffredo

9° TROFEO DECCLA CARTAGENA 2005

 

 

 

 

Ogni cosa a suo posto (o quasi)

 

di Alberto Sala

Foto di Luca Innocenti

 

 

Eh no, adesso basta. Come si fa a parlare di otto team italiani, senza naturalmente trascurare il resto? La partecipazione italiana al Trofeo Deccla inizia a diventare imbarazzante, o comunque troppo impegnativa per il sottoscritto per riuscire a tenere a mente tutto, per cui (con malcelato piacere) mi sento costretto mio malgrado (come no?) a limitarmi a raccontare l'avventura del Minchions Endurance Team. Come? Sì, esatto, sapete, quel team che un anno e mezzo fa, secondo molti per puro culo, secondo altri idem, riuscì ad aggiudicarsi incredibilmente il trofeo della categoria Open, mentre nelle due edizioni successive, quelle percorse con la moto propria, 'purgarono' detta vittoria con una serie sostanziosa di sfighe, voli nell'aere e rotture (comprese quelle fisiche). E raccontare quindi com'è andata questa volta a noi Minchions, non so perchè, ma mi dà un certo piacevole retrogusto.

Innanzitutto la nuova formula di gara: non più sei ore filate, ma due manche da 90 giri l'una, corrispondenti a circa tre ore di gara (calcolate naturalmente sul più veloce), intervallati da due ore di pausa. Una formula che doveva favorire la presenza di più moto di minore cilindrata, ma che alla fine non avrà sortito i risultati sperati. In ogni caso, certamente uno spettacolo diverso, con due partenze e due arrivi, e la possibilità di fare interventi tra una gara e l'altra.

A fianco dei consueti 'aficionados' di sempre, come i due equipaggi plurivincitori della famiglia Segarra (punto di riferimento assoluto se non di venerazione), al duo Javier Delgado/Alberto Martinez, coppia mostruosamente veloce anche se raramente presente al traguardo, alla sempre bella Laverda di Miguel Angel condotta da uno degli eroi di Albacete, Melo Berlanga (grande spettacolo in piega) e all'affascinante quanto temibile Guzzi Verde Legnano di Mauro Abbadini, si aggiungono una serie di altre bellezze da concorso, come la spettacolare Guzzi 750 Sport numero 7, dalla splendida carena integrale rosso dipinta, l'altra Guzzi rossa numero 23 condotta dagli inglesi, e via via di questo passo completando un panorama mozzafiato al via fatto di gioielli che almeno in buona parte meriterebbero ore di sfrontata ammirazione.

Dall'Italia giungono ben otto team: ad ogni edizione aumentano sempre più gli appassionati che, raggiunti e colpiti dal 'tam tam' su questa isola felice salpano per raggiungerla.

A fianco dei team quasi "di casa" su questo toboga nel deserto (Moretti, Wil Coyote, GasGoNel con la Le Mans di Nello trasformata in un minaccioso Alien, Minchions, Dajergasse) hanno l'ardire di presentarsi tre team esordienti: il team Moto Europa (facente capo all'omonimo Moto Club di Gorla Maggiore), che si meriteranno la palma di team più organizzato e affiatato, il team Cicalone da Roma con una moto incredibilmente agile e corta di interasse che farà faville in curva e con la sempre garantita simpatia di Peppe Cavaliere, e il team VSC, romani legati anche loro alla magica officina di Claudio Petrassi.

 

Cominciamo con una 'parata' da ferme: ecco la moto del team Moto Europa

Il bolide giallo del team Wil Coyote

La bellissima Guzzi di Mauro Abbadini

Qui siamo nel box Guzzi Motobox...

...altrimenti conosciuti come i temibili Segarra.

Un occhio ai team venuti da Roma: la cortissima moto (1390 mm di interasse!) del team Cicalone

Dajergasse Team. Oltre a Fange e Claudio Petrassi c'è anche Davide De Martin

La moto del team VSC

Altro bolide temibile: la Guzzona di Teto e Javier. Riusciranno a finire la gara?

La stupenda Guzzi venuta dall'Inghilterra. Un gioiello.

Invece il GasGoNel team punta sul terrore. Mancava la bavetta e il tenente Ripley, per il resto l'effetto c'è!

Un occhio anche agli altri gioielli non Guzzi: questo è il box di Miguel Angel: Laverda e Ducati per lui e Melo Berlanga, indimenticato eroe di Albacete

Carinissima la Morini preparata da Abba per la coppia di piloti americani

Non scherzano neppure le Honda: ecco una delle quattro iscritte

Non vi dico la sinfonia di scarichi di questa Honda 500!

 

 

La nostra moto si presenta alle prove del venerdì con pochissime modifiche rispetto alla precedente edizione: l'adozione di un blow-by di sfogo dei vapori dell'olio al posto delle non altrettanto stylose bottigliette del Gatorade, e soprattutto due belle gomme Bridgestone fatte arrivare appositamente dal Giappone (cresciute tra le amorevoli attenzioni di due gheishe tra musiche di Sakamoto, letture di Mishima e nutrite a sushi di lattice) tramite il jet privato di Kenzo Tange (oh, se devo esagerare, esagero, neh), con la gomma posteriore in dimensione widescreen 150.

Cominciamo a rodarci da subito, e subito affiorano piccoli problemini. La forcella non sembra ben regolata, e il fichissimo blow-by sputacchia un po' d'olio sul plexiglass. Sono cose inammissibili. Così ci procuriamo un pezzo di apposito sofisticato condotto arancio "terra argillosa ai piedi del lago" (volgarmente detta canna da giardino) e un accurato serbatoio verde "Limone del Garda" (bottiglietta della Lemonsoda per i coatti) e lo colleghiamo allo sfiato del blow-by sigillando il tutto. Salto su per il mio turno, preoccupato innanzitutto di scacciare i miei fantasmi, ma la moto non mi aiuta del tutto. La ricordavo più salda e agile, ma non ho ancora bene a fuoco il motivo. In staccata saltella a tratti vigorosamente, in curva la forcella chattera che è un piacere... le gomme invece sono eccezionali. Tengono come un'ancora. Fino a che, percorrendo la seconda curva dopo il traguardo, improvvisamente mi scoda. Avrei pensato allo sporco a bordo pista, ma due cose vertono a sfavore di questa prima ipotesi: primo, a bordo pista, Vostro Onore, alle ore 12 e 15 del venerdì mattina io non c'ero transitato, ho i testimoni. Secondo, i piedi stranamente cominciano a scivolarmi dalle pedane. Considerando che il Pronto l'ho usato solo per lucidare la carrozzeria e non le pedane, preferisco fermarmi ai box a dare un'occhiata. Difatti, appena raggiunto Bruno noto il suo occhio fare un saltellino di disappunto, e non vi dico il mio di disappunto allo scoprire i miei bianchi stivali inondati d'olio! Anche queste sono cose che non si fanno. Soprattutto tappare lo sfogo dell'olio: da qualche parte, con tutto il ruzzare del nostro motorone, dovrà pur sfogarsi!

Rimediato al problema dell'olio, ci concentriamo (si fa per dire, non ne capiamo una mazza) sul setup delle sospensioni. Molliamo, precarichiamo, estensiamo, compressiamo... ma non ne veniamo del tutto a capo. Miglioriamo la staccata (anche perchè rinunciamo all'uso del freno posteriore, l'ho capita dopo un dritto senza conseguenze) e anche a centro curva saltella un po' meno, ma il problema principale (almeno per me e Mauro: Roberto digerisce tutto, probabilmente farebbe girare in questo circuito anche un sommergibile nucleare) resta in ingresso curva. Che è l'unico punto dove posso migliorarmi, essendo quasi del tutto incapace di tirare le staccate (eccetto un paio). Ma appena entro più veloce del consentito, la ruota davanti saltella impietosa. Pazienza.

Il nostro responso cronometrico conferma i tempi precedenti: Roberto è appena sotto ai due minuti, io al massimo strappo un 2'01" alto e Mauro è sui 2'05". Ci saremmo aspettati qualcosa di più, considerando le spettacolari Bridgestone. Invece la ciclistica non ce lo consente. E a dirla tutta, anche il motore. Non gira bello ruzzoso come dovrebbe. Bruno lavora sulla carburazione e in effetti va un po' meglio, ma siamo ancora un poco lontani dall'accordatura perfetta. Questo motorone può dare di più, dicono Tozzi, Morandi e Ruggieri. Nel pomeriggio poi, nel curvone ampio dopo la chicane, sento una vibrazione metallica. Rallento subito, cercando di sentire se è il motore ad avere problemi, ma un paio di curve dopo sento un colpo alla pianta del piede destro, e mi rendo conto che il mozzicone terminale dello scarico destro si è staccato e sballonzola tenuto solo dall'asta posteriore. Di nuovo ai box. Che palle, sembra di rivivere le ultime due edizioni, quando abbiamo collezionato tante di quelle noie...

Meno male: Firmino portato la saldatrice, e i meccanici del team Moto Europa ci saldano subito la frattura: viva!!! Grazie a loro e allo spirito di collaborazione che sempre regna in questo angolo di paradiso motociclistico, si riprende a girar... BIIIIIIP! Finite le prove. Beh, non abbiamo certo girato molto, anche se abbastanza per avere membra già indolenzite (basta così poco), mentre lo spirito è alto e nonostante le magagne ci stiamo divertendo.

 

Si comincia a girare: Dino Colombo del team Moto Europa

L'"intruso" De Martin

Roberto Freddi è già in palla

Si comincia a minchioneggiare: e uno...

...e due...

...e tre!

Mario comincia a prendere le misure...

Anche Orazio, seppur con valori 'leggermente' differenti...

Fabio punta Goffredo (o viceversa, dipende dalle 'armi'...)

Join the NelloBelloaMandelloeaCartagena Experience! (azz... mi sposta la gabbia...)

Il nostro Mototopo preferito.

Anche gli altri esordienti romani se la cavano bene

 

 

Sabato mattina ci diamo dentro un po' nelle qualifiche ma senza esagerare: siamo consapevoli che non riusciremo a spuntare un grandissimo tempo, ma Roberto tira fuori dal cilindro un bel 1:59.986 che ci consente di partire dalla 14° posizione. Messi meglio di noi sta il team Cicalone di Peppe e Mario con uno spettacolare 1:54.988 che vale la quinta posizione di partenza; a seguire l'altro team romano VSC (acronimo che preferisco non tradurre), sesti, settimi Fange, Davide e Claudio, ottavi Mototopo e Roberto Freddi, decimi Orazio, Ledzep e Fabio Forlati, tredicesimi giusto davanti a noi il team Moto Europa e 22° il GasGoNel con l'Alien. La pole è appannaggio del duo di fuoco Javier/Teto con un devastante 1:50.072.

La griglia di partenza (pdf)

 

Stavolta tocca a me. Alla quinta edizione sarà anche il caso che mi faccia coraggio e mi decida a fare la corsetta, saltar su e partire, poche storie. E come spesso accade devo dire che la paura è tutta nell'attesa: al calare della bandiera, con uno scatto degno di un palo del divieto di sosta, salto su e parto pensando di evitare gli esagitati, che però almeno a centro classifica dove sono non se ne vedono. Comincio pian piano a superare diverse moto (segno che la mia partenza è stata pessima) e devo dire che mi diverto non poco. Nel frattempo Fabio Forlati deve già rientrare ai box: si è sganciato uno dei due cavi dall'acceleratore.

 

...ecco, questo aziona lo scarico dei liquami...

Nello, sbrigati!

Tremate: Fange è tornato!

E chissenef...

Abba in retromarcia

The Moretti Bike is hot!

Pronti?

Via! Tutti partono senza problemi...

...ehm, quasi tutti...

 

 

Non ho idea di che posizione ho, seguo il mio ritmo e la mia performance etc... cercando, visto che in ingresso curva la forcella mi pone il veto, almeno a centro curva di andare più svelto e godo della notevole tenuta delle Bridgestone che quasi quasi ribattezzerei Big Babol. Tengono benissimo, si consumano poco (almeno al nostro ritmo) e quel poco consumo è perfettamente regolare. Sanno anche di fragola. Senz'altro meglio delle Avon, anche se si perde un po' in agilità e maneggevolezza.

Rientro appena in tempo prima di una crisi agli avambracci doloranti e cedo il bolide precipitandomi al monitor ai box per vedere la posizione, ma non funziona. Per tutta la durata delle due gare nessuno saprà in che posizione è, in un'atmosfera un po' irreale che contribuirà a clamorosi risultati, palesi solo a tarda sera, a gare terminate da un pezzo.

Nel frattempo la bella belva di Mauro Abbadini si spupazza una bella oretta di radiografie ai box per capire cosa c'è che non va nell'impianto elettrico, e alla fine si scopre che è tutta colpa di un fottutissimo interruttore da due lire. Poco dopo altro colpo di scena ai vertici: la seconda moto della famiglia Segarra va arrosto: strapazzata di brutto improvvisamente all'ingresso della corsia box va a fuoco col pilota che la scaglia di lato per evitare le fiamme. E al giro 35 altro clamoroso colpo di scena: Teto decolla alla curva della palma danneggiando pesantemente la moto: ritiro inevitabile ed è già bello, visto il volo, che non si sia fatto assolutamente nulla!

Invece sia Mauro che Roberto terminano i loro turni regolarissimi, la moto va piuttosto bene e procediamo come un diesel, anzi, un turbodiesel, ecchediamine! Roberto esplora l'1 e 58 per poi cedermi il bolide. Teoricamente dopo di me dovrebbe finire l'ultimo breve turno Mauro, ma non sarà così. Salto su e mi godo il mio secondo turno: ora i muscoli e le ossa sono meno indolenzite, viaggio più sciolto e 'gasato', a tal punto che non mi accorgo di esser rimasto in pista così a lungo da vedere la bandiera a scacchi, che mi sorprende. VIVA! Abbiamo concluso la prima gara finalmente senza problemi, sono felicissimo! Ai box grandi pacche tra noi Minchions; siamo stati davvero bravi a gestire i turni al meglio. Bruno Scola conferma il suo naturale fiuto nella gestione del tempo.

Mi volto verso la moto dei nostri compagni di box, e un brivido mi corre lungo la schiena: la moto del Team Moretti è semidistrutta e coperta dalla polvere bianca degli estintori. Chiedo spiegazioni e mi dicono che Paolo è caduto alla prima curva dopo il rettilineo (che ben conosco). Clavicola rotta è il primo responso. In effetti mi ero accorto durante il mio turno che qualcuno era uscito di pista laggiù, ma (grazie al cielo) non avevo voluto approfondire: in gara ogni distrazione è pericolosa. Poco prima mi ero accorto che stavo pensando ad altro, e avevo fatto uno sforzo ulteriore di concentrazione. Mai perderla.

Uno sguardo alla gomma posteriore della moto di Paolo indica la probabile causa: non c'entra la cuffia del giunto cardanico che continuava a rompersi: molto più probabilmente è stata la gomma posteriore, visibilmente strappata. Ho saputo poi che non era una gomma da pista bensì da strada. Tranquillizzo subito Gigimia al telefono che abbiamo terminato la gara e che va tutto bene, omettendo però di Paolo. Meglio più tardi, quando ne sapremo qualcosa di più.

 

Robi se magna Fange (tanto chi lo potrebbe negare?)

The MMU (Master Minchia of the Universe) Iosca

La bellissima V7 Sport carenata in gara

Bellissima anche questa Le Mans blu

Niente male anche la Honda CX500: saranno secondi assoluti e primi della 750

Mario mentre finisce impietosamente la gomma anteriore

Fabio in recupero

CP velocissimo!

Roberto ripreso dall'elicottero (ah, era il Concorde?)

 

 

Durante la pausa non facciamo nulla: sappiamo che abbiamo una valvola non a posto ma non avremmo certo tempo di cambiarla: proseguiamo così e via. Ci schieriamo al secondo via, che già vedrà diversi spazi vuoti in griglia. Al calar della bandiera Mauro schizza bene (per lui è meglio se c'è traffico!) e ancor meglio Graziano Molendi del team Moto Europa: alla fine del primo giro risulterà addirittura secondo, gasatissimo! Il Wil Coyote è invece di nuovo alle prese col comando del gas mentre dal muretto mi gusto l'incredibile procedere di Mario del team Cicalone: in curva è impressionante: supera chiunque gli venga a tiro, anche a mazzi, ad una velocità nettamente superiore! E' uno spettacolo vederlo affrontare soprattutto il tornante finale prima del traguardo. Peccato per lui e per Peppe che non abbia del tutto a mente che tipo di gara sta affrontando...

La pausa tra una gara e l'altra si sta rivelando dannosa. Tutta l'adrenalina della prima è svanita lasciando spazio a una specie di "down" anche fisico: tutti noi andiamo più lenti della prima manche; siamo anche costretti a far rientrare precocemente Iosca che inizia a vedere in fondo al rettilineo Omobono Tenni andare a braccetto in compagnia di Carlo Guzzi, e anch'io mi rendo conto che in alcune curve non riesco letteralmente a tenere più la corda. Non importa, basta proseguire tranquilli e regolari, anche se meno veloci. Nel frattempo la gomma anteriore della moto di Mario getta la spugna, anzi la mescola: strapazzata senza pietà si riduce a una vaga idea di copertone per motocicletta, e così anche la cortissima Guzzi del team Cicalone stramazza ai box. In precedenza pure l'altro team romano dall'intraducibile sigla si ritira, con contorno teatrale piuttosto marcato...

Il tutto, naturalmente, sempre senza sapere assolutamente nulla di posizioni di gara, nè della precedente. Il black-out dalla direzione prosegue in un mutismo bolscevico.

A pochi giri dal mio rientro previsto la moto comincia a singhiozzare: temo di aver finito la benzina, come mi era già capitato in prova, per cui rientro. Invece non è la gasolina, ma è il motore che comincia ad avere noie. Non spinge più in alto e anche dai quattromila giri diventa molto irregolare. Naturalmente ce ne fottiamo: Roby inforca il ferro e lo stira per tutto l'asse della pista, imperturbabile (probabilmente potremmo montargli anche i semimanubri sulla ruota posteriore con la moto girata che lui direbbe comunque che va bene!), ma al momento del rientro ai box avverte qualcosa di strano alla forcella. Non c'è tempo, mancano pochi giri, salta su Mauro e riparte, ma da subito è evidentemente lento. Talmente lento che pure Orazio riuscirà a passarlo (!), ma stoicamente concluderà la gara con la luce del sole ormai al tramonto e soprattutto col cuscinetto di sterzo girato nel cannotto (di nuovo) stortando la forcella. Non ho idea di come abbia fatto Mauro a portarla al traguardo: è assolutamente inguidabile in quelle condizioni!

Grandi complimenti ai vincitori, il 'solito' Manel Segarra col figlio: sono gli unici di cui si conosca la posizione in classifica. Due schiacciasassi. Noi siamo contenti di aver finito finalmente la gara senza problemi, eccetto che negli ultimi giri. Facciamo un rapido giro dagli altri italiani e sembrano tutti a posto (eccetto naturalmente Paolo): vai con le consuete foto di gruppo, e poco dopo compare la prima classifica, quella della prima gara: siamo terzi di classe!!! Gasatissimi ci diamo svariati cinque fino a raggiungere almeno 1250: dopo la grande sfiga delle ultime due edizioni, siamo ripagati da un'ottimo risultato che premia la nostra regolarità e strategia ai box (che naturalmente non sveliamo nei particolari, siamo troppo occupati con gli autografi).

Ma la sorpresa più grande giungerà più tardi, con le chiappe già appoggiate sotto al tavolo della cena al circuito: sarà Abba stesso a rivelarcela in anteprima: dalla classifica finale siamo secondi di categoria e terzi assoluti!!! VIVAAAAAAA!!!!! Il gasamento è tale che la stanchezza della gara improvvisamente svanisce e vai di olaaa al tavolo!

 

La nuova collezione di United Minchions of Cartagena

The Ultimate Experienced Original Minchions Endurance Team

Orgoglione in posa

E siamo già con le gambe sotto al tavolo!

Indubbiamente i più chiassosi.

The Romans Abbuffin

Premiati gli sfortunati americani: la Morini non ha funzionato

La targa a Anima Guzzista da parte della Deccla.

A Lupis la medaglietta va di traverso...

Medaglia per il Cicalone Team

Secondi!!!

Grandissimi. Come sempre. Onore al Motobox Team!

 

 

L'apoteosi alla premiazione: innanzitutto viene premiata Anima Guzzista per l'appoggio e la promozione alla Deccla e ci consegnano una targa nominandoci "delegazione italiana della Deccla"! Grazie di cuore: sono queste cose, ben più che i risultati di gara, che ci scaldano e appassionano: sappiamo che giungono sincere da persone che noi stimiamo tantissimo. E' poi il turno del premio per il miglior team esordiente, e se lo aggiudica il team Moto Europa: davvero bravissimi (6° di classe alla loro prima partecipazione), simpatici, allegri e ben organizzati. Siamo certi che siano ormai anche loro irrimediabilmente rovinati da questa cronica malattia e li aspettiamo certi alla prossima edizione. A proposito di classifica, un episodio troppo esilarante: il Dajergasse Team è quarto di classe a solo 1 giro dal podio: che sfiga, direte voi. E invece no: quel Grande Minchia di Fange si è fatto gli ultimi giri della seconda gara a cazzeggiare, viaggiando salutando i leprotti e procedendo con la mano sinistra sul fianco, come se fosse sul lungomare di Ostia!

In conclusione: ci siamo divertiti e appassionati come sempre, e stavolta non solo ce la siamo cavata senza danni ma finalmente abbiamo raggiunto un risultato frutto certo anche di un pizzico di fortuna ma soprattutto di caparbietà e capacità di interpretazione della gara. Anche se ora il nostro pensiero va al povero Mototopo, le cui fratture non si limitano alla clavicola ma anche a scapola e quattro costole. Un abbraccio di cuore (senza stringere troppo!).

 

Classifica della prima gara (pdf)

Classifica della seconda gara (pdf)

Classifica finale (pdf)

 

Per altre info, foto e risultati: www.deccla.com

 

Grazie a:

- Mauro Abba, Miguel Angel, Teto e a tutti gli uomini appassionati della Deccla: sono già state scritte tante parole sul frutto del loro grande lavoro ma non sono mai sprecate nè abbastanza;

 

- a tutta la spedizione italiana, ma in particolare a Mauro Iosca e Roberto Masperi: grazie a voi conosco la gioia di vedere una bandiera a scacchi dal vivo;

 

- a Luca Innocenti: il mio nipotino è sempre prezioso ogni volta che ci segue, e stavolta ha fatto anche delle gran belle foto.

 

 

GALLERY

 

 

 

 

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