XIII° TROFEO DECCLA, Cartagena
28/29 settembre 2007
Nerone a Cartagena
Di warsaw
Cartagena 2007:
Il XIII Trofeo Deccla è stato il mio esordio in gara e
praticamente anche in pista. Il “test” estivo a
Franciacorta, infatti, si era rivelato inutile, un impatto shock
– mi avevano tamponato dopo 4 giri - che mi aveva quasi
demoralizzato e convinto a desistere dalle velleità pistaiole. E
così sono andato in Spagna con un grande punto interrogativo
sulla testa, per affrontare quello che ritenevo e ritengo il mio vero
battesimo del fuoco.
Tutto quello che sto per raccontare è stato possibile grazie ad
Anima Guzzista e soprattutto al team Gasgonel, Piero, Nello e Goffredo,
che hanno avuto l’avventata idea di chiamarmi per sostituire
Goffredo alle prese con un matrimonio fantasma…
Ma ecco i protagonisti:
Nello, romano, pilota, meccanico per l’occasione, e proprietario
della moto, veterano di Cartagine, l’imperturbabilità
guzzista in persona, anche di fronte al quasi rogo della sua
“fiammante” creatura. Piero Gasgas, pilota, il Graham Hill
di Cartagena per l’aplomb molto british, pure lui un
“aficionado” delle corse ispaniche, battezzatore di curve,
noto in terra natia come “il terrore del Bracco”. Cristina,
moglie di Piero, team manager, il vero capo della combriccola, che
annota tutto sul suo taccuino e non dimentica niente, che decide le
strategie e riporta nei ranghi i piloti indisciplinati. Francesco (SBK)
infaticabile aiuto meccanico e assistente ai box, saggio consigliere,
bodyguard, ormai irrimediabilmente contagiato. Alessandra (Pris)
"ragazza-del-muretto", cronometrista, fotografa e staffetta partigiana
tra i box, il muretto e la pista, portatrice del passepartout che le
apre ogni porta (il quarto potere).
Venerdì, prove libere:
l’approccio con la pista è traumatico. Un tracciato
tortuoso ma mai claustrofobico, con tutto quello che serve, curve a
destra, curve a sinistra, curve non curve e rettilinei non rettilinei,
dossi cunette e semafori. Non è facile, ha qualche trabocchetto,
ma quando si impara, diventa puro divertimento. Infilo il casco, e come
Luke Skywalker che sale sull’X-Wing, investito
dell’eroicità che può avere solo un esordio
assoluto, ingrano la prima, e un po’ a balzellon balzelloni (ma
la frizione dove stacca?) e un po’ a zig zag, con i meccanici e i
piloti esperti si buttano verso il muretto o si appiattiscono contro le
pareti dei box, finalmente parto… un tizio in fondo alla corsia
mi dice con un gesto “ok pista libera vai benedetto
figliolo” ma io quando lo capisco sono già alla prima
curva. Facile. Freno, scalo e curvo… orpolina, stringe ! Come
diavolo si fa??....uff uff... dopo alcune frenate a vanvera e a
casaccio, esco dalle prime tre curve e mi infilo nella chicane a
velocità da postino al lavoro. Poi via verso la melanzana. "Ma
è una curva o un rettilineo?", mi chiedo, e mentre approccio la
melanzana vera e propria incombe un cupo pensiero: "Che cazzo ci sto a
fare qui?". La paura fa spavento. Non c’è dubbio. Almeno
finché non sono arrivato allo scollinamento, dove mi sono venute
in mente le parole di Piero, come Obi wan kenobi quando dice a Luke
“usa la forza”. “Usa cautela, resta sulla sinistra,
sennò vai ad arare i campi”, diceva Piero, rimbombante e
ovattato nel mio casco.
Le curve passano veloci, si fa per dire, e al secondo giro, convinto di
aver fatto l’impossibile, la voce che dentro di me diceva
“Torna a casa, finché sei tutto intero" si affievolisce e
capisco che se resto proprio in mezzo alla pista posso anche non
cadere. E capisco anche la moto in fondo era una mia cara alleata e che
potevo smetterla di tirare i semimanubri come se fossero le corna di un
torello durante una novillada. Insomma, nel mio sommo impedimento,
rigido come un cadavere di tacchino nel freezer, sono riuscito a
passare da 2.24 della prima tornata fino a 2.12. Tornato ai box, e
scoperto l’exploit, l’ho raccontato a tutti come se avessi
fatto il record del Mugello, ricevendo in cambio un sacco di sguardi
compassionevoli.
Sabato prove cronometrate.
Poi arriva il fatidico sabato, le qualifiche tragicomiche. Gonfio il
petto, mi butto nella mischia, entro al segnale di via, puntuale come
il telefono che squilla mentre uno è al cesso, e inizio il giro
di riscaldamento seguito dal giro lanciato e alla terza passata (stavo
andando come un treno, giuro !!) per una ignota congiunzione astrale mi
parte l'anteriore alla curva Gasgas II. Olio, sentenzia il direttore di
gara che verrà poi a prendermi in motorino (oddio! come
Soccmacher), e in effetti oltre al mio, perso dal recupero vapori, ce
ne era altro in traiettoria, anche se mi è poi venuto il dubbio
che abbiano messo il filler solo per tirarmi su il morale…
Il morale, appunto, il mio un po' basso, ma in ripresa mentre realizzo
che i danni alla moto di Nello sono poca cosa e che saremmo potuti
ripartire in fretta... anche se vengo lasciato in balia di due
rachitici commissari di gara che pretendono di spingerla in salita,
sulla ghiaia, con la ruota completamente girata da una parte... e
quando mi buttano la moto addosso quasi commetto un omicidio, ma
preferisco ringraziarli, porelli, mica è colpa loro se sono
storditi. Al rientro scopro di aver fatto un solo giro cronometrato
(per miracolo) 2,11 e qualcosa.... siamo qualificati! Grazie signore
grazie grazie signore grazieeee... mi dispiace solo per Piero e Nello
che avrebbero potuto fare di meglio rispetto al mio modestissimo tempo.
Sabato sera, la gara. Con
una difficile partenza dalla posizione n.35 affidata all'esperienza di
Piero, piano piano, turno dopo turno, recuperiamo 5 posizioni (non ho
capito se per ritiri, per cadute, o tutti e due) finché
all'imbrunire, dopo il secondo turno di Nello, la moto inizia a fare i
capricci. Si vede che non gradisce il calo della temperatura
perché a Roma si sa il clima è mite. Problemi
all'accensione, pare... e allora rientro immediato per tentare una
soluzione... Dopo vari armeggiamenti (me ne sto a debita distanza,
perché del V11 so ogni segreto ma dei carburatori che non siano
kehin d'epoca non ne so una cippa) sembra esserci una vaga
possibilità di tentare di arrivare alla fine... Ma serve un
volontario per una missione suicida: bisogna buttarsi nella mischia con
una moto che sul rettilineo lancia fiammate di mezzo metro e che va un
po' si e soprattutto un po' no, col rischio di essere usato come un
paletto dello slalom speciale. Schivato, girato e abbattuto. Col favore
delle tenebre.
Insomma, quale migliore candidato del sottoscritto, votato per il
martirio pur di ritagliarsi una menzione al coraggio e
all’ardimento agonistico? E così eroicamente, sotto lo
sguardo ammirato e commosso delle astanti, con un gesto atletico salto
sul mio destriero d'acciaio e con ostentata baldanza mi accingo a
lasciare la pit lane, non senza una tradizionale e spettacolare
partenza a spinta con classica "culata" per l'avviamento in perfetto
stile "Ago". Mi involo in pista, sprezzante del pericolo, audace e col
petto gonfio di orgoglio affronto le prime curve al buio. Ma la moto va
proprio male.. non asseconda la bramosia di successo e la sete di
vittoria, e testarda non sale oltre i 5 mila giri... faccio un giro, ne
faccio un altro, sembra che col motore più caldo la moto vada un
pochino meglio, allora ci provo... tanto che mi costa. Manca solo
un'ora e mezza... vado finché posso. Ma non ho ancora finito di
formulare l’intrepido pensamento, che a metà del secondo
giro si stacca pure un cavo del gas, e con l’ausilio del cilindro
rimasto rientro mestamente nei box. Nello non indugia e non si da per
vinto, non sia mai! E si butta sotto il serbatoio. Stacca, attacca,
lima chiodi e martello, fiamma ossidrica e pialla, pronti a ripartire!
Attacca i cavi e via di avviamento col booster! La moto parte,
l’entusiasmo è alle stelle. Io esulto in silenzio e mi
accingo a calzare il casco… poi vedo dei vapori d’olio
salire da sotto il serbatoio… sono un po’ tanti… mi
piego in avanti per annusare… puzza di plastica bruciata…
mi chino in basso… Fuoco & Fiamme! Prendo quello che ho in
mano, la bottiglia di acqua con gli integratori salini, e allago lo
spinterogeno. Spengo un focolaio – anche se poi mi si fa
giustamente notare che l'acqua con gli integratori non è il
massimo per spegnere un incendio, soprattutto su un circuito
elettrico... mentre i cavi al manubrio vengono spenti dal solerte
meccanico del team Votantonio con un più corretto estintore a
polvere...la gara è finita... andate in pace e il premio "Nerone
a Cartagena" è per Nello. Di chi sennò?
© Anima Guzzista
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