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   Moto

 

Nevada:

l'America che mi piace

 

Testo di Alberto Sala

Foto Moto Guzzi/Milagro

 

 

 

Sovvertiamo le regole. Incominciamo dal fondo, cioè dalla conclusione, perchè il piacere provato lo rende quasi impellente: la Nevada 2004 è una goduria. Gli interventi effettuati mi hanno presentato una moto con un carattere migliorato rispetto alla Nevada 2002, tale da consentirmi un divertimento inaspettato. E, parcheggiata la moto, stavolta la vista mi appare ben gradevole, con come unica riserva il serbatoio e i convogliatori, anche se stavolta appaiono comunque meglio inseriti nel tutto. Insomma: questa Nevada mi ha stupito, divertito e convinto.

 

Vedere una motocicletta in fotografia crea sempre delle aspettative e la più preoccupante è la paura di rimanere un po' delusi alla verifica 'live', soprattutto quando ti sbilanci in positivo. Vederla parcheggiata sulle rive del lago di Lecco fa la sua bella figura, e non solo alla verifica che accennavo si timbra di un completo 'passed', ma mi sorprendo ad appagarmi di alcuni particolari come le stupende frecce degne del miglior produttore di parti aftermarket (e questo vuol dire soldi risparmiati nella sostituzione di frecce enormi e ciofecose), o con il bellissimo parafango posteriore, molto più 'americano' ma senza esagerare nell'avvicinarsi troppo allo stile del riferimento assoluto in campo custom, le Harley. Difatti, vista globalmente, a mio parere riesce perfettamente a centrare in pieno lo stile d'oltreoceano senza apparire come un clone, come le varie Shadow e falsi vari giapponesi. La copia spudorata andrebbe punita, ecchediamine. Un conto è l'ispirazione, finanche la citazione, ma scopiazzare può essere accettato solo durante la prova scritta di maturità, quando ti giochi cinque anni in un pezzo di carta, non quando fai motociclette. Comunque nel caso della Nevada possiamo anche trascurare questo importante aspetto per apprezzarla alla grande rispetto alla concorrenza giapponese (e non solo): semplicemente non c'è storia, soprattutto una volta in sella, ancor più in piega.

 

 

Lanciati sui sempre goduriosi nastrini d'asfalto sopra Lecco la Nevada sembra una bicicletta: leggera, maneggevolissima, tale da fare inversioni in un fazzoletto ancora un po' ripiegato, si trova perfettamente a suo agio a tal punto che, invece di suggerirti andature paciose e volte a concentrarsi sul paesaggio ti sorprende con la lingua mezza fuori all'angolo della bocca e con le pedane a sfiorare l'asfalto, e considerate che quest'ultime sono tutt'altro che basse, per cui si viaggia in curva ad andature da sportiva in tutta tranquillità e col motore tuttacoppia della Breva ci si diverte, senza sentire alcuna mancanza, perlomeno sinchè si sta sul misto stretto. La moto in piega risulta stabile; solo in presenza di irregolarità causa cazzeggio degli asfaltatori la forcella mostra qualche episodio di 'chattering' (tanto per dirla alla Biaggi) peraltro mai imbarazzante. E in caso di difficoltà, al contrario degli anonimi cloni già citati, qui si porta a casa la pelle, compresa quella del costoso giubbetto: riferendosi all'impianto Brembo la parola 'consueto' va preso nel senso più positivo possibile. C'è solo da stare un poco attenti a non esagerare per evitare bloccaggi. Dove invece la moto ti ricorda bene la sua destinazione d'uso è sul veloce tratto di superstrada tra Lecco e Mandello, quando la voglia di lanciarla in piegoni a centocinquanta ti passa presto appena becchi lo sconnesso: complice la mancanza di protezione aerodinamica e la posizione da 'stendi i panni' è facile innescare brusche oscillazioni poco rassicuranti, ma sarebbe stato chiedere troppo, e non è questo il terreno (e soprattutto le andature) per cui è stata forgiata. L'allungo comunque consente una velocità di punta mica male, visto che il gas, all'approssimarsi dei 180 sul tachimetro non stava ancora a fondo corsa. Saranno pochi i 48 cavalli, ma con una coppia così francamente sulla Nevada bastano e avanzano. Merito anche dell'accorciamento dei rapporti dato dalla diversa coppia conica, che consente al motore di prendere tutti i giri necessari.

Anche qui, come sulla Breva, si apprezza l'ottima regolarità del motore senza la benchè minima incertezza e il cambio, forse per la leva più lunga, è morbidissimo, a tal punto che ho provato a cambiare senza frizione, operazione non consigliabile visto il tipo di trasmissione ma riuscita comunque pienamente. E' un po' lunga l'escursione della leva, ma a fronte di tale morbidezza e precisione si può essere comunque soddisfatti (non vi dico le madonne dopo essere risalito sul Centauro).

 

 

 

La posizione di guida non mi ha convinto completamente, però c'è da dire che la Nevada privilegia non certo le pertiche, anzi, sia per l'altezza da sella piuttosto bassa e scavata sui lati in grado di far poggiare i piedi a terra anche a Brontolo, sia per le dimensioni tutt'altro che imponenti, i meno dotati in centimetri fanno un bel figurone, e le ragazze non hanno bisogno di selle 'Lady' per toccare terra. La Nevada al gentil sesso calza benissimo. I più alti forse stanno un po' infossati: non sarebbe male forse dotare come optional delle pedane un po' più avanzate, e la sella a me risultava leggermente inclinata in avanti. Nessun problema invece coi cilindri: per me era impossibile toccarli con le gambe. Molto comodo il cavalletto laterale, che non disturba più di tanto neppure in piega; il manubrio è piuttosto largo e tendenzialmente dritto, fa venire voglia di inclinare il busto in avanti più che stare in posizione 'relax'. La strumentazione è la stessa della Breva, impreziosita da una copertura cromata molto carina; anche qui, nessun'altra custom della stessa categoria (e anche oltre) offre strumenti così completi, con tanto di termometro e orologio. A voler proprio rompere sarebbe stato più appropriato lo sfondo bianco, anche se alla prima galleria apprezzerete la calda luce rossa emanata dagli strumenti.

 

 

 

Volendo cercare il pelo nell'uovo non mi fanno impazzire alcuni dettagli in plastica, come la copertura della triangolazione del telaio sotto il canotto di sterzo, o il coprialternatore che forse cromato fa più bella figura, o la mancata copertura di alcuni particolari degli iniettori non proprio bellissimi da vedere (qui forse bastava prolungare un pochetto l'unghietta cromata dei fianchetti); d'altra parte le verniciature mi sembrano ottime, gli specchietti sono belli e stabilissimi, i due ammortizzatori posteriori cromati (regolabili) rispetto alla Breva qui fanno bella figura, e soprattutto, anche rispetto alla Breva, il 'verniciatore' sembra abbia preso nota delle nostre rimostranze e si è saggiamente limitato col numero di colori complessivi, così che anche rispetto alla Breva la Nevada appare più elegante e meno pasticciata di colori nella meccanica.

Mi fermo qui: il resto sono dettagli tecnici (che per motore e trasmissione valgono quelli della Breva, ricordo solo che ora la Nevada è Euro 2 con scarico catalizzato con sonda Lambda a 3 vie) e per altri particolari si sconfinerebbe nel didattico o nell'opinabile; poco importa rispetto alla piacevole giornata in compagnia di questa gustosa custom che tutto fa meno che deludere le aspettative.

 

 

SCHEDA TECNICA

Motore
Tipo: bicilindrico a V di 90°, 4 tempi
Materiale cilindri: lega di alluminio con riporto in Gilnisil
Pistoni: fusi in conchiglia, con 2 fasce ed 1 raschia olio
Raffreddamento: ad aria
Cilindrata: 744 cc
Alesaggio e corsa: 80x74 mm
Rapporto di compressione: 9,6:1
Distribuzione: 2 valvole ad aste in lega leggera e bilancieri
Diagramma di distribuzione:
apertura valvola aspirazione 18° P.P.M.S.
chiusura valvola aspirazione 50° D.P.M.I.
apertura valvola di scarico 53° P.P.M.I.
chiusura valvola di scarico 15° D.P.M.S.
valori validi con gioco di controllo tra bilancieri e valvole di 1 mm
Potenza massima albero correzione: DGM 35,5 kW a 6.800 giri/minuto
Coppia massima albero correzione: DGM 54,7 Nm a 3.600 giri/minuto
Alimentazione: iniezione elettronica Weber-Marelli
Avviamento: elettrico
Impianto di scarico: catalizzatore a 3 vie con sonda Lambda (Euro 2)


Trasmissione
Cambio: 5 marce
Valore rapporti cambio:
1° 11/26 = 1 : 2,3636
2° 14/23 = 1 : 1,6429
3° 18/23 = 1 : 1,2778
4° 18/19 = 1 : 1,0556
5° 20/18 = 1 : 0,9
Lubrificazione: forzata con pompa a lobi
capacità circuito: 2 kg
olio: AGIP SUPER4T 15W50
Trasmissione primaria: ad ingranaggi, rapporto: 16/21=1 : 1,3125
Trasmissione finale: a cardano rapporto 8/33=1 : 4,825
Frizione: monodisco a secco con parastrappi


Ciclistica
Telaio: tubolare a doppia culla scomponibile in acciaio ad alto limite di snervamento
Interasse: 1.467 mm
Avancorsa: 138 mm
Inclinazione cannotto di sterzo: 28°
Sospensione anteriore: forcella telescopica idraulica Marzocchi, Δ 40 mm
Escursione anteriore: 138 mm
Sospensione posteriore: forcellone oscillante pressofuso in lega leggera con 2 ammortizzatori regolabili nel precarico molla e ritorno
Escursione posteriore: 100 mm
Freno anteriore: disco flottante in acciaio inox, Δ 320 mm, pinza a 4 pistoncini differenziati e contrapposti
Freno posteriore: disco in acciaio inox, Δ 260 mm
Diametro cilindro pompa freno:
Pompa anteriore Ø 13 mm
Pompa posteriore Ø 12 mm
Diametro pinza:
Pinza anteriore Ø 34/30 mm
Pinza posteriore Ø 32 mm
Area superficie frenante:
Anteriore 21,3 cm 2
Posteriore 16,1 cm 2
Tipo di materiale d'attrito:
Anteriore Frendo 222
Posteriore Ferodo ID 450
Ruote: a raggi
Cerchio anteriore: 2,5”x18”
Cerchio posteriore: 3,50”x16”
Pneumatici:
Anteriore 100/90
Posteriore 130/90


Impianto elettrico
Tensione impianto: 12 V
Batteria: 12 V - 14 Amp/h
Alternatore: 12 V - 330 Watt
Fanale anteriore: 12 V - 55/60 W
Fanale posteriore: 12V - 5/21 W
Indicatori di direzione: 12V - 10 W


Dimensioni
Lunghezza: 2.166 mm
Larghezza: 805 mm
Altezza manopole: 1.068 mm
Altezza sella: 760 mm
Altezza minima da terra: 209 mm
Angolo di sterzata: 32° per parte
Peso a secco: 184 Kg
Tipo di serbatoio: lamiera elettro zincata con trattamento antiruggine
Capacità serbatoio carburante: 14 litri
Riserva: 4 litri
Colorazioni:
Grigio Luce
Nero Guzzi

 

Prezzo: 6.990 euro + messa in strada

 

 

© Anima Guzzista