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Ettore Gambioli
Artista ereditario: Esistono paesi giù da noi dove, anche senza percorrere distanze siderali, ci si può ritrovare a fare dei veri e propri “salti indietro nel tempo” nel periodo delle cose semplici e dure, quelle cose che non s’imparano con un corso su CD comprato in internet nell’altro emisfero. Quelle cose che solo antichissime tradizioni e grande orgoglio riescono a portare in dote nel futuro, quale segno di un nobile impegno e di un’esistenza decorosa. Siamo a
Cagli, nell’entroterra marchigiano, in quella parte della
provincia di Pesaro che non ha più nulla di romagnolo, nemmeno
la piadina: qui infatti il companatico si chiama crescia e ha
tutt’altro sapore. La loro attività artistica li impegna per l’ottanta percento nell’esecuzione di nuovi lavori mentre la restante parte la occupano i restauri e le manutenzioni (lavori molto delicati per chi vive in questa parte d’Italia ricca di edifici e monumenti medioevali) e comunque bisogna precisare che anche buona parte dei nuovi lavori sono pura interpretazione artistica: bassorilievi, statue e decorazioni che possono impreziosire fontane, monumenti o qualsiasi richiesta il cliente desideri. La capacità che i Gambioli hanno di spaziare, specialmente con l’arte scultorea, li ha portati anche a realizzare opere uniche come quando realizzarono un totem indiano di sei metri d’altezza in legno massiccio per il film di Veronesi “il mio west”, o con il recentissimo monumento realizzato per il centenario del “giro” che ha trovato posto sul gpm della tappa più dura che non a caso passava di qua. Entrando a
casa Gambioli si incontrano immediatamente una stupenda California II
del 1982 di Paolo e il V11 Sport verde Legnano di Ettore. L’amicizia con Franco Bartoli di Bicilindrica (vangelo d’ogni buon guzzista) ha fatto peggiorare la “malattia” di Ettore per la Moto Guzzi. “il guzzista ha la testa, è uno che ragiona …incontri uno sconosciuto guzzista, ci parli per due ore e poi come niente ci vai a cena insieme …è straordinario.” Grazie anche all’assidua collaborazione con la rivista Bicilindrica, i lavori di Ettore - oltre a moltiplicarsi - cominciano ad essere conosciuti dal pubblico che li apprezza sempre con soddisfazione (vedi anche il grande successo avuto dalle stampe distribuite con i tesseramenti di Anima Guzzista) e comunque possiamo tra i suoi lavori più importanti annoverare innumerevoli dipinti (circa una quarantina), sculture (tra cui l’ormai celeberrimo Premio Anima Guzzista/Bicilindrica), calendari, il biglietto d’auguri (acquarello) che la Moto Guzzi ha inviato a tutti i concessionari nel mondo, diverse mostre anche con Alis Agostini e la stessa Moto Guzzi in occasione dei raduni di Mandello. Pur non
essendo uomo di “numeri” Ettore cita i dati
dell’epoca Aprilia che evidentemente è il periodo che
più gli aveva fatto sperare in un grande rilancio per
l’azienda e non commenta l’attualità a parte per
l’alone di tristezza che si percepisce nei suoi occhi. Spesso divagando parla di Giuseppe Ghezzi, suo amico, e di quanto fosse perfetto il suo modo d’interpretare le Guzzi contemporanee; considera la Griso la moto che oggi meglio incarna la filosofia del marchio e pensa a lei come punto di partenza per la nuova Guzzi del futuro, che per Ettore dovrebbe essere marcatamente originale e di stile europeo senza somigliare ad una BMW, massiccia e tondeggiante con linee che non durino solo una stagione. Che bello se in una nuova era si ripartisse con rinnovate energie in un luogo che - ovunque fosse - contenesse tra le altre cose un monumento alla Moto Guzzi fatto proprio da Ettore Gambioli, che per questa azienda e per la sua storia ha tanta passione, tanta almeno quanta ne ha per la sua terra e per la sua arte, Ettore che salutandomi mi disse “Mandello forse non è più il luogo adeguato per produrre… ma per pensare non riesco ad immaginarne uno migliore.” |